vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Meccanismi di difesa del bambino durante la malattia
1. Uno dei meccanismi di difesa che il bambino utilizza durante la malattia è la negazione. Spesso il bambino cerca di negare la sua malattia, inventando scuse o raccontando di altri impegni o di essere in vacanza. Questo avviene perché la malattia può essere così spaventosa che il bambino non riesce ad accettarla e cerca di rimuoverla.
2. Un altro meccanismo di difesa comune che il bambino utilizza, soprattutto quando si trova in ospedale, è l'identificazione. Il bambino si identifica con le figure che lo mettono in difficoltà e che gli causano paura, come ad esempio il personale sanitario. È molto comune osservare nei bambini, anche nei più piccoli, il gioco del dottore, in cui ripetono le procedure che vengono fatte su di loro, sia sul proprio orsacchiotto che sulla bambola.
identificano con il ruolo dell' "aggressore" o comunque con il ruolo della persona che fa paura in questo momento. Quindi superano la loro paura identificandosi con le persone che vengono ritenute più forti in questo momento un po' difficile della loro vita.
4. La proiezione - proiettano sugli altri atteggiamenti ostili per allontanare i vissuti del dolore e di colpa. In questo caso spesso il bambino ha delle reazioni che, dicevamo prima, anche aggressive e se la prende con i genitori o con il personale medico-sanitario. Quindi butta fuori, proietta al di fuori questa sua difficoltà essendo anche molto aggressivo.
5. La compensazione, il bambino cerca magari di colmare quella che è la sua difficoltà, la sua preoccupazione concentrandosi in maniera, però, non del tutto sana, un po' morbosa, su qualcosa che sa fare molto bene. Magari qui vediamo il bambino che nella sua stanza si mette a costruire qualcosa con i lego e
concentrarsi solamente su questa attività che lo impegna tanto, magari anche difficoltosa, tende a concentrarsi su qualcosa che lo fa comunque mantenere attivo, che lo mette anche un po' in gioco, nella condizione di dimostrarci che è ancora in grado di fare delle cose che lo impegnano, per superare questo momento difficile. 6. La razzionalizzazione – si tenta di giustificare i bisogni e i vissuti inaccettabili trasformandoli in eventi accettabili, si fa leva su aspetti positivi per accettare l'evento negativo e almeno controllarlo con la ragione. Questo ovviamente è un meccanismo di difesa molto più evoluto, sicuramente di bambini più grandi e dei genitori, qualcosa che ci consente di rielaborare quello che sta capitando e cercare di attribuire un significato. Ovviamente qua siamo di fronte a qualcosa di più complesso. Riassunto dei meccanismi di difesa I MECCANISMI DI DIFESA DEI BAMBINI -La regressione – sia dei genitori che deibambini – i bambini diventano infantili, meno autosufficienti e i genitori si ritrovano a curare il bambino con delle vecchie modalità.La negazione – rifiuto di accettare coscientemente quello che succede, creando delle fantasie per modificare la realtà, in questo caso la malattia è uno stressor troppo grande e fa paura al punto di essere rimossa.
Identificazione – il bambino si identifica con le figure che ha intorno, come le figure sanitarie (es. il gioco del dottore) cercando di identificarsi in modo da avere un ruolo attivo nella loro malattia e non un ruolo passivo.
La proiezione – il bambino si rende aggressivo per cercare di gestire ciò che ha dentro.
Compensazione – si tenta di sostituire e compensare il dolore o la preoccupazione concentrandosi in attività che danno soddisfazione e fanno sentire ancora attivi e soddisfatti delle proprie capacità.
Razionalizzazione – si tenta di giustificare i bisogni e vissuti.
Inaccettabilitrasformandoli inI meccanismi di difesa possono essere messi in atto anche dai genitori che in quel momento reagiscono cercando di difendersi.
L'adattamento psicologico del bambino in ospedale in base all'età (impatto stressor potenzialmente negativo).
Per i bambini il ricovero in un ospedale si presenta come un evento stressante all'interno della quale il piccolo paziente sente di non avere il controllo della situazione, perché si trova circondato da estranei ed è spesso costretto a momenti di separazione dai genitori. Dai 0 ai 3 anni l'ospedalizzazione è sinonimo di separazione, procedure dolorose, restrizioni delle attività motorie e aumento di dipendenza dai genitori. Questi fattori possono.
Differenze di età che influenzano la partecipazione al consenso.
La scuola in ospedale.
La scuola è importantissima per lo sviluppo di un bambino, prima di tutto perché aiuta il processo di separazione della famiglia.
permette al bambino anche di costruire altre relazioni al di fuori di essa e favorisce i processi di apprendimento nel bambino. Ci sono, purtroppo, dei bambini che si devono sottoporre a programmi terapeutici molto lunghi e faticosi, rimanendo per la maggior parte del tempo in ospedale. Un bambino, che non frequenta la scuola come tutti gli altri, può sviluppare delle tendenze depressive e sperimentare un abbassamento dell'autostima, perché si sente diverso dagli altri. Nel 1971 si istituisce la scuola in ospedale, che permette ai bambini ospedalizzati per lungo tempo di continuare gli studi, con degli accorgimenti specifici. Il progetto della scuola è rappresentato dallo sforzo di ripristinare nella struttura sanitaria la realtà dell'intervento didattico. Lo scopo della scuola in ospedale è quello di far proseguire la crescita del bambino in maniera adeguata in base alla sua età e alle sue potenzialità. La scuola in ospedale
La scuola in ospedale è più di un qualcosa di mentale che fisico, perché si può fare anche lezione ai piedi del letto, anche perché non ci sono vere e proprie classi. Vengono raccolti i ragazzi e bambini di età differenti e si cerca di costruire un concetto di scuola, sebbene diverso da quello canonico, in cui si concorda anche il tempo della lezione e in cui vengono coinvolti anche i genitori. La scuola in ospedale è un ponte con la scuola a cui si tornerà. Ci sono tre piani di azione diversi su cui si interviene: il piano didattico, il piano identitario e il piano comunitario. Si lavora sul piano didattico per far sì che il bambino non perda completamente gli anni di scuola canonica. La scelta più corretta è quella di progettare interventi didattici individuali di tipo strettamente curricolare. È importante anche che il bambino non perda i contatti con la sua scuola, cercando anche di seguirlo nel momento in cui ritornerà a frequentarla.
Il tema del rientro a scuola è molto importante, perché non si può pensare che una volta uscito dall'ospedale tutto torni magicamente alla normalità, anzi spesso nascono nuove difficoltà proprio nel momento in cui dovremmo tornare alla normalità. È possibile che fino a quel momento il bambino abbia sviluppato problematiche diverse, possono tendere ad isolarsi, non sanno bene come socializzare e si sentono a disagio, perché fino a quel momento hanno vissuto diversamente. Riassunto 10. Funzioni dello psicologo pediatrico Le funzioni dello psicologo pediatrico possono essere diverse in base al tipo di bisogno che si ha di fronte, così come possono essere diversi i suoi interventi. È necessario che lo psicologo sia preparato non solo nel suo campo, ma che abbia anche conoscenze sulle terapie, sui farmaci e sulle patologie per conoscere eventuali effetti particolari e aiutare il paziente a gestirli (oltre che mettere al corrente).Anche la famiglia). In sintesi, le funzioni dello psicologopediatrico sono:
- Lo psicologo pediatrico deve fornire un supporto psicologico per tutti gli aspetti legati alla malattia pediatrica.
- Deve occuparsi della salute mentale e dei problemi ad essa relati.
- Deve fare un assessment dei problemi psicologici del soggetto (per questo dobbiamo avere una buona conoscenza degli strumenti di valutazione e diagnosi psicologica.)
- Applicare interventi efficaci, evidence based, per far star meglio le persone, sia in termini di prevenzione che in relazione alle conseguenze della malattia.
- Lo psicologo ha un ruolo nelle politiche di salute pubblica.
11. La caring niche
Il modello della caring niche nasce nel 2004 da Axia (anche se il concetto di nicchia esisteva già), che lo applica all'ambito ospedaliero per cercare di analizzare la realtà psichica del bambino malato. La parola "niche" si riferisce alla nicchia, ossia il luogo in cui gli organismi
Nascono, crescono e si sviluppano, e da cui si separano con il tempo. Secondo questo modello i bambini, che all'inizio sono in una nicchia evolutiva, sono costretti a migrare nella nicchia di cura perché la nicchia evolutiva non può più provvedere da sola allasopravvivenza del bambino. Al centro del sistema c'è il bambino, con le sue caratteristiche personali e biologiche, in torno a lui, da una parte abbiamo la nicchia naturale (famiglia, scuola, pari e rete sociale) in cui il bambino è nato e cresciuto e dall'altro lato abbiamo la nicchia di cura (medico, infermieri, psicologi e altre figure) in cui il bambino ha dovuto trasferirsi a causa dellamalattia. Entrambi i sistemi di nicchia sono immersi in un ecosistema formato dalle risorse (mediche, economiche etc) e anche dal contesto culturale, idee e percezioni.
12. Il coping e i metodi per rilevarlo
Il coping consiste nelle strategie con le quali le persone affrontano le
situazionipotenzialmente stressanti. L'ospedalizzazione è una degli eventi stressanti che necessita di buone strategie di coping. La percezione soggettiva dello stress incide sullo stato di salute più di quanto non lo faccia l'evento stressante in sé. Secondo Lazarus e Folkman (1984), la persona è un agente attivo in grado di influenzare l'impatto degli eventi con delle strategie emotive, cognitive e comportamentali. Questo modello individua ben tre stili di coping: il primo incentrato sul problema, ossia che cercano di risolvere il problema dalla fonte da cui viene lo stress; abbiamo uno stile centrato sulle emozioni, in cui si cerca di lavorare sulla reazione che lo stressor causa, in questo caso non cambia la fonte ma come noi ci rapportiamo ad essa; e in fine uno stile centrato sull'evitamento, in cui il soggetto cerca di fuggire dalla fonte di stress. Uno strumento per rilevare le strategie di coping del bambino in ambito