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Il pensiero di Del Vecchio

Colui che, nel primo decennio del Novecento, determinò la crisi definitiva della filosofia del diritto positivistica in Italia, restaurandovi gli studi filosofico-giuridici allora alquanto screditati e promuovendo di questi un fecondo rifiorimento (anche se poi esso prese per gran parte altre vie) fu il bolognese Giorgio Del Vecchio (1878-1970), la cui opera ebbe grande diffusione in ogni parte del mondo.

In anni ancora dominati pressoché incontrastatamente dal positivismo l'apparizione successiva di tre opere del Del Vecchio, I presupposti filosofici della nozione del diritto (1905), II concetto del diritto (1906), II concetto della natura e il principio del diritto (1908), sconvolse il mondo degli studi filosofici, il diritto venne osservato cioè non dalla parte dell'oggetto, come fenomeno che il pensiero passivamente conosce, ma dalla parte del soggetto, in relazione ad un'attività, entro più o meno ampi creatrice.

Del pensiero dell'uomo. Per il Del Vecchio il concetto universale del diritto è anteriore logicamente ai fenomeni empirici conosciuti come giuridici, non nel senso che esso sia innato, ma in quanto l'universale è la condizione di conoscibilità del particolare: è, secondo la terminologia kantiana, trascendentale. Valgono naturalmente contro questa concezione del concetto del diritto come forma a priori dell'esperienza giuridica le obiezioni state mosse all'analoga teoria dello Stammler; ma senza dubbio essa fa valere, di contro all'oggettivismo ingenuo dei positivisti, il grave argomento che qualsiasi indagine intorno ai fenomeni giuridici presuppone la nozione della giuridicità di essi e pone l'indeclinabile problema del valore dell'attività ordinatrice del soggetto, giacché "senza la forma che gli dà l'essere, il diritto non sarebbe il diritto", e questa forma gliela dà il pensiero.

Lezione 12

Quando Gentile pensa la società la risolve inter homines nella società interiore homine, nella società trascendentale: una sorta di corpo mistico immanentisticamente concepito, in cui i più sono consumati nell'unità del Soggetto assoluto.

Gentile costruisce la propria filosofia, costituita da un soggettivismo assoluto, o "attualismo", fondato sul principio che non può esservi realtà se non del pensante, cioè del soggetto attuale del pensiero. Il pensato, l'oggetto del pensiero, fuori dell'atto del pensiero non ha realtà.

In Gentile la molteplicità dei soggetti non è reale: perché i soggetti empirici, i vari io, sono oggetti dell'Io trascendentale, che li pone, ossia li crea, nell'atto in cui li pensa e pensandoli ne consuma l'individualità facendoli universali nella sua universalità stessa.

Secondo Trendelenburg il diritto era

concepito come parte della moralità, entro una visione teleologica dell'osvolgimento progressivo del mondo umanoIl pensiero di Gentile05. Giovanni Gentile, nato a Castelvetrano in Sicilia nel 1875, ucciso dai partigiani comunisti aFirenze nel 1944, si ricollega allo Hegel assai più direttamente della Croce, che aveva risentito,come si è detto, anche di altre e varie influenze. Attraverso una "riforma della dialetticahegeliana" (tale è il titolo di una sua opera del 1913) egli costruisce la propria filosofia,costituito da un soggettivismo assoluto, o "attualismo", fondato sul principio che non puòesservi realtà se non del pensante, cioè del soggetto attuale del pensiero. II pensato, l'oggettodel pensiero, fuori dell'atto del pensiero non ha realtà.Non hanno perciò realtà, se non nell'atto in cui il pensiero del soggetto assoluto li pensa, epensandoli li fa essere, né Dio

Né la natura né i valori, e neppure gli empirici, i soggetti particolari, gli uomini insomma in quanto individui empiricamente esistenti. La molteplicità dei soggetti non è reale: perché i soggetti empirici, i vari io, sono oggetti dell'Io trascendentale, che li pone, ossia li crea, nell'atto in cui li pensa e pensandoli ne consuma l'individualità facendoli universali nella sua universalità stessa.

Il pensiero di Croce

06. Benedetto Croce, nato a Pescasseroli in Abruzzo nel 1866, e morto a Napoli nel 1952, aveva seguito in gioventù, senza portarli a termine, gli studi di giurisprudenza. Ma assai più che di questi, che fin da principio non gli si rivelarono congeniali, si giovò negli anni giovanili della consuetudine con il maggiore studioso italiano del Marx di quel tempo, Antonio Labriola, che lo indirizzò appunto alla conoscenza del pensiero marxiano; e da questo, che pure criticò severamente in

quanto dottrina filosofica, il Croce trasse l'idea del momento "economico" dell'attività umana, elemento fra i più fecondi della sua dottrina. Insieme col Marx, agirono poi profondamente sul suo pensiero il De Sanctis, lo Hegel e il Vico. La filosofia crociana non nacque come dottrina sistematica, anche se finì con assumere la forma del sistema, col nome di "filosofia dello Spirito", ma si sviluppò attraverso ricerche particolari, dettate soprattutto dai problemi dell'arte e della storia. La "filosofia dello Spirito" anzi non è generalmente considerata la parte più feconda e più vitale dell'opera del Croce. Per il Croce lo Spirito, che è tutta la realtà, è uno, ma la sua unità non esclude distinzioni, anche se queste si implicano l'una con l'altra. Distinte sono anzitutto l'attività teorica e l'attività pratica; e

nell'ambito di ciascuna di esse si ha poi una distinzione ulteriore, secondo che l'attività dello spirito sia corrispettiva all'individuale oppure all'universale. Nell'ambito dell'attività teoretica si hanno così i due momenti "distinti" della conoscenza dell'individuale (momento estetico) e della conoscenza dell'universale (momento logico); nell'ambito dell'attività pratica, quello della volizione dell'individuale (momento economico) e quello della volizione dell'universale (momento etico).

Lezione 13

Vyšinskij enunciò ufficialmente le critiche, nell'epoca staliniana, ai giuristi dell'età rivoluzionaria, impostando per contro una teoria del diritto ispirata a una concezione di esso nettamente imperativistica e statualistica.

A proposito della rivoluzione bolscevica scrive nel 1921 lo Stučka, ci si trova in un periodo di transizione nel quale ci si deve

servire del diritto Nella concezione marxista, il diritto è una sovrastruttura che verrà estinta nella società comunista. Rejsner intende la rivoluzione come il conflitto tra il diritto spontaneo, o "intuitivo", della classe dominata e il diritto della classe dominante (che è il diritto positivo). Nel giustificare il diritto coattivo esercitato dal potere statuale, Vyšinskij corregge la sua definizione sostituendo a "volontà della classe dominante" "volontà del popolo sovietico". Lezione 14. Secondo la concezione di Giuseppe Maggiore, lo Stato totalitario è anti-individualistico, anti-giacobino, anti-borghese, anti-liberale, anti-classista, anti-bolscevico, anti-massonico. Secondo la concezione di Giuseppe Maggiore, alla base dello Stato totalitario vi sono valori positivi come il popolo, la razza, la religione, il lavoro, l'autorità. Il movimento fascista ebbe prevalentemente alla

03. Il fascismo era un attivismo irrazionalistico che utilizzava motivi di varia origine filosofica, derivati in forma più o meno diretta ed autentica dalle filosofie antipositivistiche dell'inizio del secolo.

04. I fratelli Rocco lavorarono alle leggi fasciste scritte nel 1924-1925 e poi promulgate nel 1930.

05. Il pensiero di Alfredo Rocco polemizza con la concezione "atomistica e meccanica" della società e dello Stato risalente alla Riforma protestante e al giusnaturalismo dei secoli XVII e XVIII.

06. Secondo il pensiero dei fratelli Rocco, "I diritti dell'individuo non sono che riflesso dei diritti dello Stato"; "come tutti i diritti individuali, anche la libertà è una concessione dello Stato".

07. Carlo Costamagna contrappone la dottrina del fascismo allo Stato moderno ma non ne fa nascere proprio dalla opposizione adesso i valori fondanti.

08. Il diritto nello Stato corporativo. Il movimento fascista ebbe

Prevalentemente alla base a suo fondamento nessuna dottrina, se non un attivismo irrazionalistico che utilizzava motivi di varia origine filosofica, derivati in forma più o meno diretta ed autentica dalle filosofie antipositivistiche dell'inizio del secolo. Esso rimaneva tutto un movimento politico, in cui confluivano sentimenti ed interessi anche diversi fra loro. Solo in un secondo tempo, consolidatosi come regime, il fascismo si diede una dottrina che, elaborata dal Gentile sulla base dell'idea hegeliana dello Stato etico, fu esposta con la firma del Mussolini nell'Enciclopedia Italiana, alla voce Fascismo nel 1932.

Nella "voce" dell'Enciclopedia Italiana, che sopravvenne a teorizzare uno stato di cose nella pratica già realizzato da tempo, non si parla del diritto; ma quale dovrebbe essere dovuto essere l'atteggiamento del regime anche a proposito di esso si potrebbe facilmente desumere dalla concezione dello Stato che vi era prospettata.

Ed in effetti la legislazione fascista operò, anzi aquel tema aveva già per gran parte operato, per attribuire allo Stato un numero crescente di poteri mentre i giuristi più ossequiosi verso il regime si sforzarono di fare rientrare lo Stato fascista, che pur si proclamava hegelianamente Stato etico, nella figura dello Stato di diritto.

Lo stato corporativo è l'insieme dello stato liberale e dello stato socialista. Tutti i cittadini, alla scuola, alla sanità, ecc... pur avendo diritti individuali, hanno diritto alla casa, al lavoro, come quelli di scelta e di impresa. Ogni lavoratore appartiene ad una corporazione che sarebbe un'associazione di lavoratori che si occupano della stessa attività senza distinzione tra dipendenti e imprenditori. Le corporazioni sono anche organi economici e politici che prendono il posto sia dei partiti e sia dei sindacati avendo come obiettivo quello di controllare i prodotti e decidere il prezzo dare autorizzazioni.

decidere gli orari di lavoro, Il compito più importante che accomuna tutte le corporazioni però è
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SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mandina48 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Bonavoglia Massimiliano.