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Unità di riconoscimento dei volti
Qui sono immagazzinate le descrizioni visive che permettono a un particolare faccia di essere discriminata da altre facce conosciute o sconosciute. In questo unità sono contenute le descrizioni delle persone che conosciamo e si confrontano gli stimoli percepiti con altri stimoli tridimensionali. Qualora il confronto risulti positivo il volto percepito è classificato come "faccia già vista", se invece il confronto risulti negativo il volto è classificato come "faccia nuova".
(person-identity nodes: PINs):
Nodi di identità personale identificazione della persona, ed informazioni semantiche, ad esempio professione e interessi. L'attivazione del nodo di identità personale consente di legare un volto riconosciuto come noto alle informazioni semantiche relative a quella determinata persona (esperienze passate vissute, professione, stato sociale, ecc...). Gli autori precisano che i nodi di
identità si trovano in un magazzino semantico separato da quello della memoria semantica generale;
Generazione del nome- (name retrieval): recupero del nome della persona, che è attivato dopo un appropriato PIN. Il nome di una persona è immagazzinato in maniera separata dalle altre informazioni. (Un deficit a questo livello determina “proposopoanomia”, cioè l'incapacità di ricordare il nome di una persona, nonostante si conservino tutte le conoscenze semantiche legate a quel volto)
Lo studente descriva brevemente il principale risultato dello studio di Quiroga et al. (2005, Nature) popolarmente soprannominato come lo studio de “Il neurone di Jennifer Aniston” (3)
Quiroga et al. (2005) hanno dimostrato, utilizzando la tecnica di registrazione da singolo neurone, l'esistenza di neuroni singoli che codificherebbero in modo selettivo per una certa identità (il neurone di Jennifer Aniston; denominati anche
“grandmother cells”).(NB: è sotto riportato un copia-e-incolla di un articolo di focus che trattaval’argomento. Per l’esame indicherei la parte in corsivo)Un solo neurone basta per riconoscere una persona. Nel cervello c'è un neurone "dedicato" a ogni persona famosa o familiare. Un neurone che lavora da solo per permetterci di riconoscere immediatamente le persone conosciute. Spesso non riconosciamo il vicino di casa ma sappiamo a prima vista identificare Nicole Kidman o Sharon Stone su un cartellone o in una pubblicità. Questo ci succede - stranamente - nonostante incontriamo il nostro vicino più spesso della Kidman. I meccanismi della memoria connessi al riconoscimento di oggetti e persone ancora non sono chiari agli scienziati, ma secondo i risultati di un esperimento condotto in California e pubblicato su Nature, sarebbe un neurone specifico a far scattare l'immediata identificazione nel cervello di personaggi famosi e
familiari.Connessioni familiari. Negli anni '60 Jerome Lettvin aveva ipotizzato l'esistenza di neuroni "specializzati" nel riconoscimento delle persone familiari: chiamava il "neurone nonna" quello che, secondo il neurobiologo, ci permetterebbe di riconoscere nostra nonna a prima vista.
Rodrigo Quian Quiroga del California Institute of Technology di Pasadena e il suo team hanno applicato su otto pazienti affetti da epilessia un dispositivo composto da 100 elettrodi che sono stati impiantati nel cervello, per monitorarne l'attività. In questo modo i ricercatori, per ciascun paziente, sono stati in grado di misurare l'attività elettrica di ogni singolo neurone connesso con gli elettrodi. Ai volontari sono state mostrate per un secondo una serie di istantanee di personaggi famosi, di animali, di oggetti vari e edifici noti, tutte mischiate fra loro.
Dai dati registrati durante la visione delle foto
Piacere sono il "neurone
"le parti vs. il tutto" nel contesto dell'elaborazione dei volti consiste nel fatto che il cervello umano tende a riconoscere e identificare i volti basandosi su caratteristiche specifiche, come gli occhi, il naso o la bocca, anziché considerare l'intero volto come un'unica entità. Questo fenomeno è stato dimostrato dagli studi sui neuroni nel lobo temporale mediano, che hanno evidenziato come alcuni neuroni si attivino solo in risposta a specifiche caratteristiche facciali, come ad esempio il volto di Bill Clinton o Jennifer Aniston. Questi neuroni "dedicati" potrebbero essere alla base del processo di riconoscimento delle persone e potrebbero contribuire a una migliore comprensione del funzionamento della memoria visiva. Pertanto, se non riusciamo a riconoscere qualcuno potrebbe essere perché non abbiamo "dedicato" un neurone a quella persona.“le parti vs. il tutto” è uno dei paradigmi sperimentali a supporto dellatesi dell’elaborazione olistica dei volti, introdotto nel 1993 da Tanaka e Farah. Inquesto paradigma sperimentale, ai partecipanti è richiesto di apprendere i nomidi diverse facce (es: Larry) e successivamente di identificare una strutturafacciale (es: qual è il naso di Larry?), presentata isolatamente o all’interno diuna faccia intera. Tanaka e Farah mostrarono che il riconoscimento di unasingola struttura facciale (es: naso, bocca, occhi) era più accurato quando eramostrata all’interno della faccia rispetto a quando era mostrata isolatamente ojumbled part-whole taskall’interno di una faccia (vd immagine sottostante). Ildimostra come i vari elementi del volto vengano integrati in una configurazionepoiché, se dopo aver presentato un volto, si presenta solo una sua parte,singolarmente o di nuovo nel contesto, è più facile capire
se la parte appartiene davvero a quel volto o meno se viene presentato nella configurazione. Tale paradigma ha permesso di dimostrare che le informazioni derivanti dall'interfaccia influenzano la percezione delle singole strutture facciali. Inoltre Tanaka e Farah misero in evidenza che tale effetto non si verificava utilizzando stimoli non facciali (es: case)24. La regione fusiforme per i volti è sensibile all'effetto inversione? Lo studente descriva brevemente lo studio di Mazard e colleghi (2006; Neuropsychologia). (3) Mazard et al. 2005. Adattamento e inversione. A 10 soggetti venivano mostrati blocchi di volti up e inv, con faccia con la stessa identità ripetuta consecutivamente in metà dei blocchi, alta metà diversa. La risposta nel giro fusiforme mediale bilateralmente risultava essere ridotta per i volti ripetuti rispetto ai volti differenti, replicando risultati precedenti per cui FFA risulta sensibile alla configurazione dei volti el'adattamento della risposta ne è una prova. Questo però non si verifica nel caso dei volti invertiti.
Lo studente descriva il sistema esteso del modello di Haxby e Gobbini in particolare in riferimento all'elaborazione dei volti familiari (in particolare in riferimento al concetto di "emotional signature" associato ai volti familiari). (7)
Nel modello di Haxby e Gobbini è previsto un extended system che include aree coinvolte nella rappresentazione della conoscenza sulla persona e nella risposta emotionale per individui familiari. Si possono definire diversi livelli di familiarità; chiaramente un volto familiare solo a livello visivo produrrà un'attivazione all'interno del sistema meno diffusa rispetto a quella di una persona significativa (esempio la mamma).
Si potrebbero indicare i nomi delle regioni che compongono il sistema esteso (corteccia prefrontale mediale, corteccia temporale anteriore, giunzione temporo-parietale,
precuneo/cingolo posteriore) e le loro funzioni nella rappresentazione della conoscenza di una persona (informazioni biografiche, memorie episodiche, tratti di personalità, intenzioni probabili, relazioni con gli altri).
I volti familiari evocano:
- Risposta più grande nel precuneo (a supporto dell'ipotesi che potrebbe svolgere un ruolo importante nell'acquisizione della familiarità);
- Risposta più debole nel giro fusiforme e nel solco intraparietale (a suggerire che l'elaborazione di volti visivamente familiari, rispetto ai volti nuovi, possa richiedere minore attenzione, forse a causa dell'accesso facilitato alle rappresentazioni visive memorizzate).
I volti di altri per noi significativi producono un'attività più distribuita che coinvolge numerose regioni e sono caratterizzati anche dall'attività di regioni implicate nell'elaborazione delle emozioni. Sono cioè contrassegnati da un "Emotional Signature".
Questa è anche osservabile sotto forma di conduttanza cutanea. La risposta galvanica della pelle (GSR) è la misura delle variazioni continue nelle caratteristiche elettriche della pelle, come ad esempio la conduttanza, a seguito della variazione della sudorazione del corpo umano. La teoria tradizionale riguardo l'analisi della GSR è basata sull'ipotesi che la resistenza cutanea varia in funzione dello stato delle ghiandole sudoripare cutanee. La sudorazione del corpo umano è regolata dal Sistema Nervoso Autonomo (ANS). In particolare, se il ramo simpatico (SNS) del sistema nervoso autonomo è altamente attivato, l'attività delle ghiandole sudoripare aumenta di conseguenza, aumentando a sua volta la conduttanza cutanea e viceversa. In questo modo, la conduttanza cutanea può essere una misura delle risposte del Sistema Nervoso Simpatico umano. Tale sistema, negli esseri umani, è direttamente coinvolto nella regolazione del
comportamento emozionale. Ulteriori studi hanno evidenziato la relazione tra il segnale GSR e alcuni stati mentali come stress, stanchezza e coinvolgimento. Il segnale GSR è molto facile da registrare: in generale sono sufficienti due elettrodi applicati a dito indice e medio di una mano. La variazione di una corrente a basso voltaggio applicata tra i due elettrodi è utilizzata per misurare la risposta galvanica della pelle. Nella popolazione neurologica normale è possibile osservare una risposta di conduttanza cutanea più grande per volti familiari rispetto a non familiari. Riguardo all'aspetto clinico, i prosopoagnosici associativi non riconoscono i volti, cioè non distinguono lo zio da uno sconosciuto, ma la risposta di conduttanza cutanea è risparmiata: più grande per i volti familiari. Per spiegare ciò esistono due ipotesi: 1. Meccanismo comune danneggiato nel fusiforme, ma sufficiente per innescare risposta emozionale alla.