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Effetto del riconoscimento delle parti nel contesto del volto
Questo effetto si può osservare durante una sperimentazione, quando viene presentato prima un volto e poi solo una sua parte, oppure viene presentato un volto e successivamente un volto con un elemento differente. Gli studi dimostrano che generalmente siamo più bravi a riconoscere degli elementi che non sono coerenti con quel volto, o di eventuali cambiamenti, rispetto a riconoscere solamente a chi appartiene quella singola parte.
Per quanto riguarda le parti verso il tutto (part whole effect) ci dice che quando noi elaboriamo una caratteristica all'interno della configurazione iniziale (ad esempio il naso nella sua configurazione iniziale) sarà più facile poi riconoscere il naso corretto in un compito, per esempio, che preveda di sceglierne tra due, se questo viene ripresentato all'interno della configurazione iniziale piuttosto che isolato. Ciò perché originariamente, quel tipo di caratteristica la abbiamo elaborata integrandola.
nelcomplesso volto piuttosto che in modo isolato.- In cosa consiste il "Thatcher face effect"? (4)
L'effetto Thatcher analizzato da Murray dimostra l'esistenza di più modalità di elaborazione, una di tipo olistico-configurale e quella basata sulle caratteristiche del singolo. Per poter osservare questo effetto viene presentato un volto, man mano che questi viene ruotato il soggetto nota qualcosa che non va, ciò che avviene è uno shift tra una modalità di elaborazione all'altra, da quella basata sulle singole parti a quella olistico-configurale, e si nota proprio che gli elementi come bocca e occhi sono ruotati rispetto al volto.
È un effetto davvero eclatante perché riesce a mettere in luce l'esistenza di entrambe le modalità di elaborazione.
Quella olistico-configurale e quella basata sulle singole caratteristiche. In questo caso viene presentato ruotato un certo volto. Il compito del soggetto è quello di dire durante una rotazione di questo stimolo se nota qualcosa di strano. In genere, ad un certo punto i soggetti dicono che sì, c'è qualcosa di strano. Lo dicono "ad un certo punto" e non all'inizio perché quello che avviene è proprio uno shift qualitativo da un tipo di valutazione basata su singole caratteristiche, perché quando un volto è ruotato noi non lo elaboriamo in modo olistico. Su un tipo di elaborazione olistico-configurale man mano che il volto comincia a ruotare. Quindi, a un certo punto avverrebbe questo shift. Quando avviene ci rendiamo conto che ci sono degli elementi di stranezza all'interno del volto proprio perché integriamo gli elementi (occhi e bocca) con il resto del volto e ci rendiamo conto che occhi e bocca sono a loro volta
ruotati rispetto al volto.- Si descriva brevemente i risultati dello studio di Hugenberg e Corneille (2009, Cognitive Science) circa l'effetto dell'appartenenza all'ingroup vs. outgroup del volto sulla "qualità" della sua elaborazione. (4)
Secondo Hungenberg e Corneille l'elaborazione dei volti è sintonizzata sui volti dell'ingroup e per dimostrare questo hanno condotto degli studi coinvolgendo colleghi della stessa università, con altri studenti, di un'altra. Per questo studio è stato usato il paradigma del composite effect. I risultati dimostrano che nel momento in cui i volti sono allineati abbiamo molta difficoltà a discriminare se una metà del volto è superiore del volto è uguale o meno ad un volto precedentemente presentato, rispetto a quando le metà sono disallineate. L'effetto composite era più ampio per membri dell'ingroup rispetto a quelli
dell'outgroup.
Mi aspetto che eventualmente si dica che è stato utilizzato quel paradigma composite e che si è ottenuto quel risultato. Ovvero è stato osservato che è più facile elaborare i volti dello stesso ingroup piuttosto che dell'outgroup. Ma volendo essere più precisi elaborare meglio significa che sono elaborati in modo più olistico quelli dell'ingroup rispetto a quelli dell'outgroup. Se voleste essere ancora più precisi si può dire che era più facile riconoscere le identità dei soggetti dell'ingroup quando le due porzioni erano shiftate e disallineate rispetto a quando erano nella condizione di allineamento, in cui appunto c'era l'elaborazione olistico-configurale che non permetteva il riconoscimento e il ritornare all'identità di partenza.
Si può stringere dicendo che organizzando il paradigma composite è stato dimostrato
chel'effetto composite era più ampio per membri dell'ingroup rispetto a quelli dell'outgroup. Vidicevo che l'effetto composite è proprio la differenza di prestazione tra le due metà allineate e le due metà disallineate. Questo effetto è maggiore, quindi a sostegno di un'elaborazione più olistico-configurale, per i membri dell'ingroup rispetto a quelli dell'outgroup.
Elaborazione dei volti: modello neurale (core system)
19) Si descriva il modello neurale di elaborazione dei volti di Haxby e Gobbini (2012) concentrandosi in particolare sul sistema denominato "core system". (10)
Il modello di Haxby e Gobbini si compone di due sistemi, da una parte abbiamo il core system che si occupa di elaborare tutte le parti invarianti, la struttura del volto, ma anche degli aspetti mutevoli come le espressioni facciali; e l'extended system che invece, si occupa dell'elaborazione
dell'identità e delle conoscenze sulla persona. L'Extendid System è formato dalla Corteccia prefrontale mediale, che si occupa di elaborare informazioni sui tratti personali, sulle attitudini e stati mentali; dalla giunzione temporoparietale e dalla corteccia anteriore temporale; il Precuneo è collegato al riconoscimento della memoria episodica. Tornando sul Core System, invece, è formato dal giro fusiforme e dal giro occipitale inferiore, che si occupano principalmente dell'elaborazione dei tratti invarianti del volto, e il solco temporale superiore che si occupa dell'analisi delle espressioni, quindi degli aspetti dinamici. Riprendendo la tassonomia di Adolph e Birmingham potremmo dire che le prime due aree si occupano dell'analisi dei cue, mentre la seconda si occupa dell'analisi
system del modello di elaborazione dei volti di Haxby e Gobbini (2012) coinvolge principalmente due regioni cerebrali: il giro fusiforme (corrispondente alla corteccia infero-temporale) e il solco temporale superiore. Il giro fusiforme è coinvolto nella percezione dei cambiamenti di espressione facciale, mentre il solco temporale superiore è selettivo per i cambiamenti di identità.Presentato un volto, viene fatta un'analisi strutturale, che porta alla creazione di una rappresentazione neutra del volto. Dopo di che viene fatta una rappresentazione su quello che abbiamo costruito e ciò che abbiamo in memoria (face recognition unit), se il confronto ha un risultato positivo, allora, vengono recuperate tutte le informazioni relative all'identità dell'individuo, e in ultimo viene generato il nome ad esso collegato, se invece il confronto risulta negativo, allora vengono raccolte in memoria le informazioni necessarie per un successivo riconoscimento. Nel modello neurale di Haxby e Gobbini vengono rappresentati due sistemi di elaborazione dei volti. Abbiamo il Core System, sistema centrale per l'analisi visiva dei volti, utile a costruire la rappresentazione 3D del modello di Bruce e Young; e l'Extended system per ulteriori elaborazioni al di fuori delle cortecce extrastriate, dopo che il core system ha costruito la rappresentazione.
3D dei volti. Entrambi i modelli sono di tipo gerarchico, oltre che ad avere una simile differenziazione tra due vie che elaborano informazioni diverse, una elabora informazioni statiche e un'altra quelle dinamiche, anche se non c'è una precisa corrispondenza tra i modelli. Entrambi i due modelli sono suddivisi in due sistemi, nel modello di Haxby e Gobbini abbiamo Core system ed extendend System, anche nel modello di Bruce e Young abbiamo delle componenti che elaborano info visive e una elabora le info non visive. In entrambi i modelli sono presenti dei moduli che si occupano di elaborare delle informazioni visive, come lo structural encodig per Bruce e Young e il Core System per Haxby e Gobbini, mentre ci sono anche aree che si occupano invece di elaborare info non visive.
-------Domande e risposte per l'esame di Basi funzionali e cognitive dell'intersoggettività - Sessa Università degli Studi di Padova
22) Una delle prime prove sperimentali
una ricerca condotta da un gruppo di neuroscienziati. Secondo lo studio, le regioni del cervello coinvolte nell'analisi dell'identità del volto si trovano principalmente nell'emisfero destro, mentre le regioni coinvolte nell'analisi delle espressioni facciali si trovano principalmente nell'emisfero sinistro. Questo suggerisce che il cervello umano ha una specializzazione funzionale per l'elaborazione di queste due caratteristiche del volto. Le regioni coinvolte nell'analisi dell'identità del volto sembrano essere responsabili del riconoscimento delle persone, mentre le regioni coinvolte nell'analisi delle espressioni facciali sembrano essere responsabili della comprensione delle emozioni e delle intenzioni comunicate attraverso il volto. Questo studio fornisce una base scientifica per comprendere meglio come il cervello umano elabora le informazioni visive legate al volto umano. La conoscenza di queste regioni cerebrali può essere utile per lo sviluppo di nuove terapie per disturbi legati all'identificazione delle persone o alla comprensione delle espressioni facciali.