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DEFINIRE GLI SPECIFICI COMPORTAMENTI POSITIVI SOSTITUTIVI

Il comportamento problema tipico dei soggetti con ritardo mentale è quello di aggredire le altre persone quando si vuole ottenere un oggetto che la persona ha in mano. In questo caso va insegnata una modalità alternativa e sostitutiva per esprimere le proprie richieste.

Una possibile sequenza di azioni alternative e positive che potrebbe essere insegnata è la seguente:

  1. Avvicinarsi all'altro
  2. Fermarsi a distanza di un braccio
  3. Indicare l'oggetto con la mano aperta
  4. Indicare sé stesso
  5. Ottenere l'oggetto, ringraziare toccando la spalla dell'altro

Queste azioni/gesti devono essere comprensibili a tutti, ciò permetterà una corretta interpretazione. La definizione di comportamenti positivi alternativi è difficile nei casi di stereotipie autostimolatorie o comportamenti problema motivati da una funzione autoregolatoria positiva. Nello scegliere comportamenti positivi che

Per garantire che i comportamenti alternativi abbiano un adeguato valore funzionale, si dovrebbero seguire questi 3 criteri aggiuntivi e la capacità di produrre effetti sensoriali funzionali:

  1. Comportamenti alternativi il più possibile appropriati all'età e non infantilizzanti
  2. Comportamenti alternativi non stigmatizzanti socialmente
  3. Comportamenti alternativi che non interferiscano con l'apprendimento di altre abilità

3. Accompagnamento: nell'esercitare l'alunno sui comportamenti positivi, la relazione di aiuto dovrà arricchirsi di azioni specifiche che accompagnino l'esecuzione dei comportamenti positivi alternativi. In questo momento ci saranno di grande utilità dei comportamenti precursori a quello problematico. Nella situazione antecedente immediata, cogliendo tali precursori, chi interviene può più facilmente dare l'aiuto.

4. Valorizzazione del comportamento: l'azione positiva dell'alunno

POSITIVO

È importante garantire effetti positivi. Chi interviene avrà il compito di valorizzare il comportamento positivo. Sono molto utili le lodi descrittive. Se fosse necessario ricorrere a forme di valorizzazione tangibili.

5. F: Accade spesso che il comportamento problema riappaia improvvisamente. L'insegnante avrà allora il compito di frustrare questo comportamento, di fare in modo che non ottenga gli effetti che l'analisi funzionale ha evidenziato. Se l'effetto funzionalmente significativo è ottenere un oggetto, questo non dovrà passare di mano. L'operatore dovrà allora agire come forza pacifica di interposizione. È diverso frustrare un comportamento dall'impedirlo. Nel primo caso il soggetto agisce, ma l'azione non ha l'esito abituale previsto, nel secondo caso l'azione non può essere compiuta e di conseguenza l'attore non può fare.

L'esperienza della sua inefficacia rispetto al risultato atteso. La frustrazione del comportamento problema può essere semplice per quei comportamenti che portano a gratificazioni sociali. È però complessa o impossibile nel caso dei comportamenti problema rinforzati, cioè una funzione autoregolatoria sensoriale.

Gli effetti collaterali negativi della frustrazione si dividono in:

CATEGORIE

  • L'effetto di incremento di forza/frequenza nel comportamento problema
  • L'effetto di risposte emozionali-comportamentali di aggressività

6. E' : non appena si comincia a percepire un progresso dell'alunno disabile si dovrebbe lavorare per la generalizzazione e il mantenimento del cambiamento positivo. Un cambiamento si generalizza quando il nuovo comportamento viene usato dal soggetto in una serie ampia e diversa di contesti, persone, luoghi e situazioni. La generalizzazione è una tipica

difficoltà degli alunni con ritardo mentale o autismo. La generalizzazione dei comportamenti acquisiti non va attesa in modo passivo, ma va attivata pazientemente e sistematicamente. Modificare progressivamente le condizioni in cui sta avvenendo l'apprendimento, cambiando persone, oggetti, luoghi, momenti della giornata. L'unico modo garantito per evitare che le persone disabili dimentichino le strategie apprese è quello di rendere i comportamenti positivi realmente utili e impiegati frequentemente nei vari contesti reali. L'INTERVENTO POSITIVO PUNITIVO Il gruppo deve fare una valutazione importante sulla necessità di aggiungere all'intervento positivo alcuni aspetti punitivi, come conseguenze spiacevoli da far vivere all'alunno dopo i comportamenti problema. Accade quando le procedure del livello positivo sostitutivo hanno ottenuto un risultato insufficiente. Il gruppo deve decidere se quello che ora rimane del comportamento problema richiedeun'ulteriore fase di intervento. Questo livello di intervento si definisce positivo punitivo perché è lo sviluppo ulteriore dell'intervento positivo ma aggiunge qualcosa ad esso: le procedure della fase precedente non vengono affatto interrotte né ridotte. Per la relazione è necessario che ponga dei limiti e applichi procedure punitive. Per punizione si intende un evento psicologicamente negativo che viene fatto seguire a un comportamento problema con l'obiettivo di farlo cessare o diminuire. Si può CLASSIFICARE LA PUNIZIONE IN GRANDI CATEGORIE: 1. Punizione di primo tipo: dare al soggetto una stimolazione spiacevole dopo il comportamento negativo. 2. Punizione di secondo tipo: sospendere una situazione positiva dopo il comportamento problematico. La punizione, per funzionare, deve avere delle precise caratteristiche: - Immediata - Forte - Continua e inevitabile I costi della punizione sono sia a livello personale che relazionale e sociale.

La punizione può:

  • Produrre comportamenti di evitamento o addirittura rinforzamento del comportamento problema
  • Produrre ansia, disagio e disturbi emotionali
  • Insegnare modelli di comportamento aggressivo
  • Danneggiare la relazione di aiuto

Tutti questi effetti diventano deleteri con gli alunni disabili, che hanno bisogno di essere compresi e accettati. Accettare una persona non significa accettare e giustificare i suoi comportamenti negativi, ma aiutarla a trovare di sostitutivi.

La punizione aggressiva, personale e dannosa sembra essere una modalità impiegata nei contesti educativi e relazionali. Tutto ciò è legato ad alcune ragioni, una di queste è che purtroppo questa è la prima e a volte l'unica modalità di intervento che ci viene in mente in alcuni momenti di tensione. Essa ha l'effetto di far cessare a breve termine il comportamento problema. Il gruppo di lavoro si trova a dover decidere la fattibilità di quelle procedure.

positive punitive che sono realmente utilizzabili e accettabili sotto il profilo etico, legale e professionale. Alcune di queste (l'ordine di presentazione coincide PROCEDURE DI INTERVENTO con l'ordine con cui dovrebbero essere usate):

  • Il TIME OUT: è un esempio di punizione di secondo tipo, consiste nell'allontanare brevemente la persona da una situazione gradevole. Due difficoltà pratiche: bisogna fare molta attenzione ed essere certi che la sospensione di un'attività sia veramente spiacevole, per funzionare deve sottrarre all'alunno dei rinforzamenti e non permettergli di fuggire da un'attività noiosa. Il time-out per avere successo deve essere:
    • Immediato
    • Preannunciato con precisione e concordato con l'alunno
    • Breve: qualche minuto di allontanamento
    • Non deve trasformarsi in una punizione di primo tipo
  • Il costo della risposta: consiste nel far seguire al comportamento problema un comportamento riparatore.

Esempio: portare una persona a chiedere scusa a un compagno che ha offeso o se distrugge qualcosa, di venir multato della cifra necessaria per riacquistare. Più compresa, dalle persone disabili. Vanno seguite alcune regole base:

  • Chiarire in anticipo le sanzioni
  • Accertarsi che ciò che noi crediamo essere un costo non sia in realtà un premio per l'alunno punito
  • Fare in modo che le valorizzazioni e le gratificazioni siano più numerose delle punizioni

L'ipercorrezione è una forma di intervento punitivo su un comportamento problema che consiste nel guidare l'alunno a eseguire una correzione del suo comportamento dopo che lo ha emesso. Punta alla punizione del comportamento problema e all'insegnamento di comportamenti positivi e abilità nuove.

Il blocco fisico è una metodologia punitiva difficile consiste nel bloccare il comportamento negativo del soggetto solo dopo che questo comincia a essere emesso. Procedura usata molto raramente.

Usata con soggetti con deficit intellettivi molto gravi, manifestano comportamenti distruttivi e autolesionistici. Fare molta attenzione al fatto che il contatto fisico non scateni una risposta di aggressività ancora maggiore. È la procedura più restrittiva, richiede più impegno da parte di chi la usa e più sofferenza in chi la riceve. Una forte valenza protettiva e di contenimento del soggetto. Difficile quando si interagisce con alunni che manifestano comportamenti molto violenti e pericolosi. L'aiuto concreto degli altri componenti del gruppo educativo è molto importante.

Cleopatra D'Ambrosio nei suoi lavori analizza gli effetti psicologici delle punizioni fisiche e i danni causati da relazioni educative aggressive e asimmetriche. Nei suoi libri "Psicologia delle punizioni fisiche" e "Si può educare senza punire" intende allertare psicologi, insegnanti, educatori,

genitori suidanni che atteggiamenti di aggressività fisica e verbale possono causare nei bambini. Il libro parte dalla descrizione storica dei metodi punitivi e di correzione dei bambini, per dimostrare che l'idea che si debba picchiare per il bene del bambino è assolutamente falsa. La seconda parte del libro pone l'attenzione sulle conseguenze psico-fisiche e sociali. L'analisi fa degli effetti delle punizioni aggressive su alcune dimensioni psicologiche, comportamentali, affettive, emotive e relazionali della persona. Alcune sono: - L'ATTACCO AI CONFINI DEL SÉ: L'immagine interiorizzata da un bambino che subisce frequenti punizioni è un'immagine negativa di sé, sente di non valere nulla e arriva a pensare di avere meritato i maltrattamenti. Ha come conseguenza il calo dell'autostima e la difficoltà nel costruire relazioni sane con gli altri. - L'EFFETTO SULL'AGGRESSIVITÀ: I bambini che vengono puniti con violenza tendono ad imparare che l'aggressività è un modo accettabile per risolvere i conflitti. Questo può portare ad un aumento dell'aggressività nel comportamento del bambino, sia verso se stesso che verso gli altri. - L'EFFETTO SULL'EMOZIONALITÀ: Le punizioni aggressive possono causare un aumento dell'ansia e dello stress nel bambino. Questo può influire negativamente sul suo benessere emotivo e sulla sua capacità di gestire le emozioni in modo sano. - L'EFFETTO SULLA RELAZIONE GENITORI-BAMBINO: Le punizioni aggressive possono compromettere la fiducia e la sicurezza che il bambino ha nei confronti dei genitori. Questo può influire sulla qualità della relazione genitore-bambino e sulla capacità del bambino di sviluppare relazioni affettive stabili e sicure. - L'EFFETTO SULLA SOCIETÀ: L'uso di punizioni aggressive nei confronti dei bambini può contribuire alla perpetuazione della violenza nella società. I bambini che crescono in un ambiente in cui la violenza è considerata normale e accettabile, possono replicare questi comportamenti violenti nella loro vita adulta.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
31 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marc.Us di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della disabilità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università della Sicilia Centrale "KORE" di Enna o del prof Pellerone Monica.