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Microeconomia

La microeconomia si occupa delle decisioni prese a livello individuale dei singoli agenti economici, che si possono dividere in due gruppi: produttori e imprese/consumatori.

La microeconomia può essere divisa in 2 parti:

  1. Teoria del consumatore → scelte dei consumatori che vengono aggregate ad un primo livello, ci permette di capire perché la curva di domanda individuale del singolo consumatore presenta una relazione inversa con il prezzo unitario di una determinata merce.

Curva di domanda individuale del singolo consumatore In un’economia ci sono tante curve di domande individuali, tutte negative per cui anche la loro sommatoria presenta un’inclinazione negativa, che è detta curva di domanda di mercato.

Esprime la relazione tra prezzo unitario e quantità complessivamente domandata, la curva di domanda è a livello aggregato, viene dalla sommatoria delle curve di domande individuali.

La teoria del consumatore è uno dei fondamenti della microeconomia e tra prezzo unitario e PD c’è una relazione inversa.

  1. Teoria dell’impresa → un’impresa è un’organizzazione che acquista input sul mercato e grazie ai fattori primari (capitale e lavoro) li trasforma in output. Input → org → output. Ci sono forme di mercato, forme stilizzate degli ambienti competitivi che si osservano nel mondo reale.

Le forme di mercato sono 4 → concorrenza perfetta, concorrenza monopolistica, il monopolio e oligopolio è forma di mercato della concorrenza monopolistica: un mercato si definisce di concorrenza monopolistica, quando, come in concorrenza perfetta esistono tante piccole imprese (n → ∞) ma non si verifica l’altra assunzione, cioè i prodotti realizzati da queste imprese non sono omogenei, sono differenziati. Es. politica di marca, che tende a differenziare il prodotto da quello di altri, non c’è l’omogeneità dei prodotti, agli occhi dei consumatori non sono più fungibili.

Imprese numerose ma cade l’assunzione di omogeneità. Politica di differenziazione: isolare l’impatto che tali politiche hanno sul consumatore.

Queste forme servono per capire se le decisioni prese dalle singole imprese siano coerenti o meno con l’interesse generale e possono essere utili alcune politiche pubbliche. Ci permettono di contrastare agenzie attrattive.

Mercato in concorrenza perfetta

Definizione: è un ambiente in cui le imprese operano in un certo modo, un mercato si dice perfettamente concorrenziale quando il numero delle imprese è molto elevato (N→+∞), per gli economisti le dimensioni di ciascun impresa tendono a 0 e in questo caso (∃>0 lim 1/N=0); il caso opposto è il monopolio dove un’impresa ha tutto il mercato, se le imprese sono 2 hanno ognuna la metà. Se N delle imprese tende a +∞, la dimensione di ciascun impresa tende a 0=) le imprese sono molto piccole e vedano prodotti (beni/servizi) omogenei.

Omogeneità di prodotti: i prodotti delle varie imprese sono identici agli occhi del consumatore, quindi ogni prodotto è reciprocamente sostituito all’altro. Questa assunzione è importante ma poco realistica, perché ogni impresa cerca di differenziare la propria produzione a quella di altre. A volte si consorziano e cercano di differenziare la produzione degli altri consorzi; non è concorrenza perfetta perché le strategie di differenziazione non esistono.

Mercato di concorrenza perfetta: le decisioni sono importanti

  1. N→+∞(>0)
  2. Prodotti omogenei

Economia di informazione è imperfetta. Branca dell’economia che si insegna aspetti dell’economia reale.

Decisioni del prezzo: le imprese non sono in grado di decidere i prezzi in un mercato perfettamente concorrenziale. Il prezzo lo decide l’interazione tra domanda e offerta. (è il mercato che fa il prezzo).

Pe: parametro dato da ciascun produttore; il prezzo è un parametro dato dal mercato. Non è una variabile decisionale dell’impresa.

  1. N→+∞
  2. Omogenei

Impresa in concorrenza perfetta: price taker

Non è price maker

Obiettivo dell’impresa: impresa è agente autointeressato che punta a profitto (π) e massimo profitto possibile (max π).

Profitto → ricavi totali (RT)-costi totali(CT)

RT=PxQ

Il fatturato di un’impresa è il valore monetario delle vendite.

π= fatturato-costi di produzione

π= aumento RT, diminuisce CT

Teoria neoclassica del comportamento dell’impresa in concorrenza perfetta.

RT= P (prezzo di vendita) x Q (n° delle unità prodotte)

Il RT può aumentare se aumenta la sua produzione.

All’aumentare di Q, i CT aumentano.

Più produco, questa aumenta con rendimenti decrescenti.

Più produco con rendimenti decrescenti i costi aumentano.

  • Equilibrio del monopolio ≠ da quello in CP
    1. Minore quantità prodotta
    2. Restrizione della produzione da parte del monopolista
    3. Vende ad un prezzo superiore rispetto a quello in CP

M

Pc

Qc

Pm > Pc

Qm < Qc

Domanda esame

Esaminare le conseguenze del monopolio/monopolizzazione di un mercato per il benessere sociale (implicazioni di welfare del monopolio)

Il monopolista realizza extra-profitto del potere di mercato (Pm>Pc=CM→πm) → monopolista ha potere di mercato.

Potere monopolistico: impresa vende la produzione ad un costo più alto del CM, i consumatori che pagano un Pm maggiore, sono danneggiati. Effetto netto (eliminando i vantaggi del monopolista e gli svantaggi dei consumatori).

Efficienza 3 nozioni:

  1. efficienza allocativa: ha a che fare con la correttezza, con un efficiente utilizzo delle risorse produttive in un sistema economico
  2. efficienza produttiva: ha a che fare con i costi di produzione di un’impresa/industria
  3. efficienza dinamica: ha a che fare con la capacità di fare innovazione, capacità di introdurre sul mercato nuove tecnologie e nuovi prodotti

Domanda esame

Perché in CP garantisce efficienza allocativa?

Reinterpretando la curva di domanda di mercato come la curva del beneficio marginale per i consumatori e reinterpretando la curva di offerta di mercato come la curva che esprime costo marginale dell’impresa.

Curva del beneficio marginale (curva di domanda)

Bs(esternalità positive)=0

DT curva rilevante

Mercato conduce a produzione non efficiente; si produce troppo poco. Equilibrio non è più caratterizzato da EA.

Domanda esame: Gli strumenti delle politiche ambientali

3 tipi

  1. Strumenti di comando e controllo→direttive che impongono ai produttori di adottare tecnologie per ridurre esternalità negative. (le attività delle imprese impongono tecnologie ai produttori) Sono strumenti molto prescrittivi e molto vincolanti in senso intrinseco→impongono alle imprese determinati strumenti; ma le imprese sono eterogenee per dimensioni e rendimenti e perciò crea problema.
  2. Strumenti di imposizione di imposte mirate→chi inquina paga, tasso in relazione all’emissione che provoca. Creazione di un mercato dei permessi negoziali
  3. Strumenti di mercato dei diritti commerciabili o negoziabili→creazione di un mercato che non esisterebbe in natura se una certa autorità pubblica non istituisse un mercato; per correggere un fallimento del mercato. Le imprese sanno che se superano un certo livello di emissioni devono pagare le imposte ma possono adottare con maggiore flessibilità i cambiamenti tecnologici. È lo strumento più efficace in quanto riduce il gap tra costi pubblici e costi privati.

vedi es. CO2

Domanda esame: Teorema di Coase

Con esternalità negative ambientali è sempre inevitabile l’intervento pubblico o ci sono altre soluzioni? Se e quando è possibile un fallimento del mercato può essere corretto un intervento pubblico.

A certe condizioni la contrattazione tra privati può attenuare/ridurre le esternalità negative che emergono dannose? I privati sono mossi dall’essere auto-interessati e razionali.

Tutto questo è possibile se sono rispettate 3 condizioni

  1. I diritti di proprietà sono ben definiti (non è sempre scontato)
  2. Il numero N di soggetti coinvolti è limitato (non sempre è così)
  3. Costi di contrattazione sono bassi (non sempre è così)

Per esempio vedi quaderno

Le condizioni influenzano in parte l’economia politica: economisti pro-market hanno visto in questo teorema il meccanismo che metteva in luce le relazioni tra privati→secondo loro cancella i possibili interventi pubblici→idea estrema, ma il teorema vale per le 3 condizioni.

Le imprese sono già vedano

Perché esistono le imprese? Le imprese sono economi pianificate→ decisioni prese centralmente, non opera il mercato all’interno della organizzazione d’impresa. Il mercato disciplina le singole imprese (detti anche economia pianificate).

Domanda esame: Fallimento dello Stato

Dettagli
A.A. 2017-2018
12 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinadimonte di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione alla microeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Venturini Luciano.