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SOLUZIONI A LIVELLO EUROPEO

3)

3.1) GARANZIA GIOVANI

A livello europeo è stato emanato il progetto "Youth Employment Initiative", un pacchetto di misure

volte a favorire da una parte una maggiore qualità della formazione, dall'altra l'ingesso dei giovani

nel mondo del lavoro.

L'Unione Europea, infatti, si impegna a mettere a disposizione risorse finanziarie (attraverso il

Fondo Sociale Europeo - FSE) e, allo stesso tempo, fornisce chiari orientamenti strategici ai paesi

membri.

Gli obiettivi di questo progetto possono essere riassunti in quattro punti fondamentali:

sviluppare le competenze dei giovani;

 6

garantire che i tirocini offrano un’esperienza lavorativa di elevata qualità offrendo una

 formazione adeguata;

migliorare la qualità e l’offerta dei programmi di apprendistato;

 offrire ai giovani maggiori possibilità di lavorare e formarsi all’estero, favorendo la mobilità

 nei paesi attraverso la rete Eures.

Lo sforzo richiesto ai Paesi Membri è quello di combinare tra loro le iniziative per dare vita a una

vera e propria rete di azioni complementari, seguendo allo stesso tempo la strategia europea.

Con i fondi della YEI, pari a 6 miliardi di euro per il periodo 2014-2015, l'UE sostiene, in particolare,

la Garanzia Giovani (Youth Guarantee) per far sì che ogni Paese si impegni a garantire ai giovani

un'offerta «qualitativamente valida di lavoro, di proseguimento degli studi, apprendistato o

tirocinio» entro 4 mesi dall'uscita dal sistema di istruzione o dall'inizio della disoccupazione.

A questo proposito l’Italia, così come tutti i Paesi Membri, è chiamata a fornire misure di sostegno

all'istruzione, alla formazione e all’occupazione giovanile, in cui tutti i soggetti pubblici e privati

possano fare la loro parte attraverso le misure e gli incentivi che vengono messi a disposizione.

A partire dal 2014 si punta ad offrire ai giovani un percorso di formazione o completamento degli

studi, o un tirocinio retribuito, o il sostegno all'autoimprenditorialità, o un'esperienza di servizio

civile oppure un'opportunità di lavoro o un contratto di apprendistato, anche da svolgersi all'estero

con la rete Eures. I giovani saranno coinvolti in attività di informazione e orientamento fin da subito,

verranno rafforzate le azioni nei confronti di coloro che hanno abbandonato, o rischiano di

abbandonare, la scuola, verrà garantito un colloquio personalizzato sulle prospettive di studio e di

lavoro.

Con i fondi europei della Youth Employment Initiative e del Fondo Sociale Europeo saranno poi

attivati percorsi di alternanza studio/lavoro, di avviamento al lavoro, di apprendistato, di tirocinio e

di auto-imprenditorialità, tutti garantiti attraverso una forte collaborazione tra autorità nazionali,

regionali e territoriali. Un sistema di banche dati, di piattaforme per l'incontro domanda/offerta e di

comunicazione consentirà anche un continuo monitoraggio degli interventi e una loro valutazione.

L’attuazione della Garanzia Giovani prevede il coinvolgimento di tutte le istituzioni che hanno

competenze in materia di lavoro.

Per il biennio 2014-2015 l’Italia ha a disposizione circa 1,5 miliardi di euro, da destinare al

potenziamento dei servizi di accoglienza e indirizzo per i giovani e, soprattutto, ai loro percorsi di

istruzione, formazione e avvio al lavoro.

FLEXICURITY

3.1)

Negli ultimi tempi il termine Flexicurity è inserito in qualsiasi dibattito riguardante la

disoccupazione giovanile e le riforme attuate dai governi.

La traduzione letterale sarebbe “flessicurezza” e rappresenta un modello che assicuri ai cittadini

dell'Unione Europea di beneficiare di un livello elevato di sicurezza occupazionale, vale a dire

poter trovare agevolmente un lavoro in ogni fase della loro vita attiva e di avere buone prospettive

di sviluppo della carriera in un contesto economico in rapido cambiamento.

La flexicurity vuole inoltre sostenere sia i lavoratori che gli imprenditori a cogliere appieno le

opportunità che la globalizzazione presenta loro: crea quindi una situazione in cui la sicurezza e la

flessibilità possono rafforzarsi reciprocamente.

La Danimarca o la Svezia possono essere considerati come gli esempi migliori nei Paesi europei,

perché hanno sviluppato mercati del lavoro flessibili senza creare problemi di esclusione sociale.

I Paesi che hanno dato inizio al dibattito su questo tema cosi delicato sono senza dubbio la

Danimarca e i Paesi Bassi; è proprio grazie a loro che oggi l’idea di bilanciare flessibilità e

sicurezza si è diffusa in tutta Europa.

Per comprendere a fondo il ragionamento occorre fare chiarezza sui termini: innanzitutto per

flessibilità si intende per le imprese una maggiore libertà e risposte più efficaci ai nuovi bisogni e

alle nuove competenze richieste dalla produzione; per sicurezza, si intende qualcosa di più che la 7

semplice garanzia di mantenere il proprio posto di lavoro.

Significa infatti dotare le persone delle competenze che consentano loro di progredire durante la

loro vita lavorativa e le aiutino a trovare un nuovo impiego senza troppe difficoltà; ha anche a che

fare con adeguate indennità di disoccupazione per agevolare le transizioni; comprende inoltre

opportunità di formazione per tutti i lavoratori, soprattutto per quelli scarsamente qualificati e per i

lavoratori anziani.

La Commissione Europea e gli Stati membri sono arrivati alla conclusione che è possibile

concepire e attuare politiche di flessicurezza attraverso quattro componenti:

1. Forme contrattuali flessibili e affidabili grazie a una normativa del lavoro più moderna, insieme a

contrattazioni collettive intelligenti e ad un’organizzazione del lavoro al passo con i tempi;

2. Strategie integrate di apprendimento lungo tutto l’arco della vita per assicurare la continua

adattabilità e occupabilità dei lavoratori, in particolare di quelli più vulnerabili, garantendo loro la

possibilità di aggiornarsi costantemente;

3. Efficaci politiche del mercato del lavoro che aiutino le persone a far fronte a cambiamenti rapidi,

riducano i periodi di disoccupazione e agevolino la transizione verso nuovi posti di lavoro;

4. Sistemi moderni di sicurezza sociale che forniscano un adeguato supporto al reddito,

incoraggino l’occupazione e agevolino la mobilità dei lavoratori. Ciò significa misure che aiutino le

persone a conciliare il lavoro con le responsabilità private e familiari, come per esempio la cura dei

figli, senza per questo emarginarsi dal mondo del lavoro.

È dimostrato che queste quattro componenti possono rinforzarsi l’una con l’altra e migliorare

l’occupazione complessiva (delle donne, dei giovani e dei lavoratori anziani), ridurre i tassi di

coloro che sono a rischio di povertà e valorizzare il capitale umano. Il coinvolgimento attivo delle

parti sociali è la chiave per far sì che la flessicurezza vada a vantaggio di tutti. È inoltre essenziale

che tutti i soggetti interessati siano pronti ad accettare il cambiamento e ad assumersene la

responsabilità. Infatti ad oggi i migliori risultati di queste politiche si riscontrano nei Paesi in cui il

dialogo tra le parti sociali e le autorità pubbliche è costante e costruttivo.

L’attuazione dei principi comuni di flessicurezza negli Stati membri richiede misure e interventi

pianificati adeguatamente. Poiché gli Stati membri presentano un contesto socioeconomico,

culturale e istituzionale estremamente variegato, le azioni specifiche saranno anch’esse diverse.

Le buone pratiche raccolte in tutta l’ Unione Europea forniscono l’opportunità ai Paesi di

apprendere l’uno dall’altro e di analizzare ciò che può funzionare meglio nella loro situazione. Le

politiche di flessicurezza comportano costi rilevanti e devono essere pienamente compatibili con

politiche di bilancio sostenibili sul piano finanziario.

In certi Paesi la spesa legata alla flessicurezza è già sufficientemente elevata, ma se ne deve

accrescere l’efficacia, in particolare migliorando la struttura dell’apprendimento permanente.

Da un punto di vista politico ed economico l’approccio della flessicurezza cerca di promuovere la

flessibilità nelle aziende e al tempo stesso di diminuire il rischio sociale per i lavoratori. Perciò

dovrebbero essere create delle situazioni di reciproco vantaggio, affinché sia le aziende sia i

lavoratori siano in grado di beneficiare dello stimolo produttivo.

Analizzando il grafico sulla protezione dai licenziamenti individuali dei lavoratori nei vari paesi

europei calcolato dall’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development)

nel 2013 (riferito all’anno 2010), e considerato in una scala di valori che va da 0 (meno

vincolante) a 6 (più restrittivo), emerge un dato interessante: non sempre avere lavoratori

protetti è sinonimo di disoccupazione.

Infatti l’Italia (paese storicamente considerato fra quelli con il più elevato grado di protezione) ha un

indice di 1,72, di poco superiore a quello della Danimarca (1,50) e addirittura inferiore a quello

della Germania (1,94). Ciò significa che è possibile ottenere competitività e occupazione senza

intaccare i diritti e le tutele fondamentali dei lavoratori. Altre nazioni storicamente flessibili, come 8

gli Stati Uniti (con un indice bassissimo pari a 0,35), hanno tassi di disoccupazione solo

leggermente migliori rispetto a quelli dell’Unione Europea.

Questo serve a dimostrare che spesso si tende a considerare la flessibilità come un bene o un

male assoluto, a seconda dell’ideologia politica: andrebbe invece considerata come un elemento

fondamentale in un economia globalizzata e estremamente competitiva, che se utilizzato nella

giusta maniera può permettere di ridurre la disoccupazione e far ripartire la crescita. Grafico 3.2

4) LA SITUAZIONE IN ITALIA

4.1) RILANCIO DELL'OCCUPAZIONE ATTRAVERSO L'INNOVAZIONE

TECNOLOGICA

Una misura molto interessante attuata dal Governo Monti è stata istituire una nuova forma

giuridica per le imprese, la "Startup innovativa", con il chiaro scopo di perseguire obiettivi di

crescita sostenibile, sviluppo tecnologico e occupazione giovanile.

In particolare, per essere definite startup innovative, le società devono avere determinate

caratteristiche: innanzitutto i soci devono essere in maggioranza persone fisiche e la sede

principale degli affari e degli interessi deve essere in Italia. L'oggetto sociale prevalente deve

riguardare lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad

alto valore tecnologico.

Altri requisiti sono ad esempio s

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
12 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher eridantony di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Castellani Massimiliano.