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Esperimento di Hershey Chase
Il secondo esperimento fondamentale per determinare che il DNA è la molecola che porta l'informazione genetica fu effettuato da Alfred Hershey e Martha Chase nel 1952. Essi usarono batteriofagi, virus che infettano i batteri per produrre nuovi virus. I virus sono composti solo da un involucro proteico e materiale genetico contenuto all'interno di esso.
Per scoprire se era il DNA o la proteina che fungeva da materiale genetico, Hershey e Chase contrassegnarono i virus con isotopi radioattivi:
- 35S per marcare le proteine (poiché il DNA non contiene zolfo)
- 32P per marcare il DNA (poiché le proteine non contengono fosforo)
Quindi infettarono cellule batteriche con questi virus radioattivi. Dopo aver agitato le colture per staccare i virus dalle cellule batteriche, centrifugarono le colture per separare le cellule dai virus.
Osservarono che il 32P (DNA radioattivo) si trovava all'interno delle cellule batteriche infette, mentre il 35S (proteina radioattiva) rimaneva fuori dalle cellule batteriche.
Questo dimostrò che il DNA, non la proteina, era il materiale genetico che i virus iniettavano nelle cellule per produrre nuovi virus.
CAPITOLO 1
Il lavoro di ricerca nelle scienze sociali
Secondo alcuni le scienze sociali devono ispirarsi a quelle naturali, mutando solo l'oggetto di analisi.
Secondo altri, invece, le scienze sociali sono molto diverse da quelle naturali per l'oggetto che studiano, l'essere umano.
Il più celebre rappresentante del primo filone, chiamato positivista, è Emile Durkheim, secondo il quale lo scienziato sociale deve considerare i fenomeni politici e sociali come “cose”.
Ciò che caratterizza le «cose» è che queste non possono essere modificate con la sola volontà. Il ricercatore, libero da preconcetti, deve trattare i fenomeni “secondo le loro proprietà intrinseche ed i loro comuni caratteri esterni”.
Weber entusi esprime un'altra posizione, sostenendo che questo può portare solo ad una serie di “giudizi sostanziali”. Secondo questo approccio detto costruttivista, il ricercatore che impone un ordine nella realtà, selezionando gli eventi che hanno, per lui, interesse e significato.
Con ciò, Weber allude a due cose:
- ogni conoscenza scientifica è «selettiva»;
- tale selezione non è data dalla «natura delle cose», ma dal ricercatore, che la riconosce un significato, in quel preciso momento storico.
Quando ci si propone di fare ricerca lo si
fa con due obiettivi: per descrivere un fenomeno,
o per spiegarlo.
Nel primo caso si cerca di descrivere le caratteristiche,
mentre nel secondo caso ci si sforza di rispondere
ad un ci? e perchè?.
La ricerca descrittiva illustra lo stato delle cose in
un dato settare, mentre quella esplicativa ricerca
le ragioni per cui le cose stanno nel modo in cui sono.
A questi due tipi di ricerca sono comuni le fasi di
concettualizzazione dei fenomeni, di classificazione
e di misurazione, mentre differiscono in altre, quali
la formulazione delle ipotesi esplicative e le
selezioni della popolazione da studiare, che nella
ricerca descrittiva è ispirata alle varietà dei casi,
mentre in quella esplicativa è legato al controllo
dei possibili fattori di disturbo.
Le ricerche esplicite presuppongono sempre ua (una)
fase descrittiva, ma non si limitano a questa.
Un processo di ricerca è deduttivo quando parte
dalle teorie per spiegare un fenomeno, mentre è
induttivo quando, partendo dai fatti, prova a
giustificarsi con una teoria.
Stato dell'arte, o sommari (abstracts) di articoli.
- Fonti informatiche con accesso fornacie come la biblioteca di dipartimento o informali (come i contatti personali)
Rilevante é sottolineare come i contenuti di libri, riviste e papers abbiano diversi livelli di attualitá. I libri, visto il tempo che si impiega nello scriverli, risultano i meno attuali.
Il miglior modo per approcciarsi alla raccolta di informazioni é "delleegre", espandendo progressivamente le proprie ricerche. Dopo poco si iniziano e ritrovare sempre gli stessi riferimenti bibliografici. Quando il ritorno marginale delle nostre ricerche é vicino allo zero, la fine delle nostre ricerche sará vicina.
Il grosso problema non é trovare le informaziuoni, ma non lasciarsi sommergere dalla stesse. Conviene limitarsi delle ricerche più recenti. Le riviste sono più aggiornate dei libri, ma gli ultimi sono più completi.
Terminata la fase espansiva si passa alla organizzativa delle letture e, dunque, alla fase di costruzione.
rientranti in quel concetto possiedono tutte le
caratteristiche elencate e 2) la relazione tra
estensione del termine (ovvero tra oggetti e
proprietà di un concetto) e intensione. Tanto più
ampio è il numero di proprietà o caratteristiche
cui un concetto fa riferimento, tanto più piccola
sara la classe di oggetti cui esso può essere applicato.
Viceversa, tanto minore è il numero di caratteristiche
e proprietà di un concetto, tanto più vasto è
l'insieme di oggetti cui questo può riferirsi.
Altra funzione del concetto è quella di
strumento di comunicazione sociale. Se esso non
fosse condiviso, almeno parzialmente, dalla nostre
comunità, non potremmo con esse comunicare.
Il fatto che i concetti siano rappresentazioni mentali
rende possibile l'interpretazioni differenti dello stesso
concetto. Il compito della concettualizzazione è,
dunque, non solo l'individuazione di condizioni
di applicazione del concetto, ma anche il riconoscimento
delle interpretazioni differenti dello stesso ed,
al bisogno, la risoluzione delle stesse.
Essendo mediante i concetti che si costruisce
la teoria e questi, è necessario, dunque, anche
il riconoscimento di una rilevante funzione tecnica.
I tecgnati ha segnalato che i concetti siano utili ad almeno
tre attività tecniche: spiegazione, generalizzazione
21
Un presone e dì oggetti che possiedono "solo alcune" delle proprietà del concetto; salire lungo le scale di astrazione può portare ad un abbondano permutai dì un concetto.
Le proposte alternative di Collier e Mahon e una definìzione e "geometria variabile", ovvero l'utilizzo dello stesso concetto in contesti in cui ha significati diversi. Talvolta, tuttavia, non possiamo sapere aprioristicamente quelli essi rientrano e quali no nell'estensione del concetto che vogliamo specificare.
Problema diverso è quello che sorge dalla una richiesta connotativa del concetto dal fatto, cioè, che i concetti sono composti de proprietà differenti, possedute in misure differenti dagli oggetti rientrano nel concetto. È da tale ricchezza connotativa che sostituisce le multidimensionalità.
I concetti multidimensionali offrono una più ampia descrizione delle caratteristiche comuni agli oggetti, ma rendono più difficìle la comunicazione tra studiosi.
Il problema delle multi è non solo che gli oggetti in essame potrebbero avere punteggia uguale, derivante da combinazioni differenti, ma anche che nell'analisi degli effetti di una variabile bisogna fare attenzione a quale dimensione si stia esaminando.
Gli
umani si hanno quando, qualesino, negstificando i dati, compie uno sbaglio (es. errori di digitazione/battitura).
Questi problemi implicano che anche nelle analisi secondarie bisogna essere consapevoli di come i dati siano stati raccolti. Per egottare tale sfario, spesso gli studiosi, desiderano minutigisamane come hammo ottenuto le infornszioni utiluzzate nelle propie analisi.
Proprio al fine di guidarci nella selezione delle fonti secondarie, Gem, ci propone una serie di regole:
- usare indicazioni di fonti che hanno controllato le compatabiliuà;
- quando si usano fonti differenti, occorre sempre comparare minuziosamente le definizioni e le note su ciò che è incluso o escluso;
- cercare fonti alternative di informazione statistice per controllare in che miscro concordano tra loro;
- se un indicatore risulta seriamente problematio nell'ambito della compatabilità (o degli enormi, provare e sostiblito.
Nelle scienze sociali, all'interno dell'ambito delle analisi primarie, esistono tre modi di ottenere dati:
- facendo domande alle gente;
- osservando direttamente il comportamento;
- utilizzando informazioni disponibili di altre fonti;