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PREMESSA.
Il code civil può considerarsi il primo vero codice dell'età moderna.
Esso segna il trionfo dei gruppi borghesi, usciti vittoriosi dalla rivoluzione, e ne recepisce con
fedeltà il programma ideologico. Il codice civile, in effetti, “vuole essere un atto di rottura con
il passato'” e una proiezione verso il futuro. Il codice diventa l'unica fonte capace di
esprimere la volontà generale e la forma principe di legislazione. Insomma, il codice tende
presuntuosamente verso tre direzioni: unità, completezza ed esclusività. Il Code civil non
è, però, solo la conseguenza degli eventi rivoluzionari del 1789 e della volontà di Napoleone.
Alle sue spalle ci sono secoli di storia che culminano nella Rivoluzione, intesa anche come
complesso di nuove forze intellettuali, nuovi modi di concepire l'uomo, la società e lo stato.
PRECODIFICAZIONE.
L’esigenza dell’accentramento del potere regio, si sentì a partire da Ugo Capeto, prima
conte e poi incoronato Re nel 1987, il quale trovava difficoltà ad amministrare le proprie
terre. Inizialmente la Francia si caratterizza per dei periodi in cui: da una parte, l’aumento del
potere regio portava a pace e prosperità; dall’altra, periodi in cui il diminuire del potere regio
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portava a disordini e guerre. Si comincia a diffondere l’opinione tra i cittadini che avere un
Re forte fosse vantaggioso per tutti. I PARLAMENTS.
I sovrani francesi nel tentativo di riorganizzare lo Stato,
chiamarono dei giuristi a comporre delle corti di giustizia
e amministrazione che già esistevano in varie parti del
regno: i Parlaments. Inizialmente vi erano quelli di
Parigi, Toulouse, Bordeaux e Provence, che altro non
erano che le antiche Curiae Regis. Tra il 1515 e il 1575
furono creati altri otto Parlaments. La politica di
reclutamento di tali giuristi contribuì a formare un ceto
sociale denominato “nobiltà di toga”, in
contrapposizione alla nobiltà feudale che venne detta
“nobiltà di spada”.
DIRITTO CIVILE COMUNE.
Per quanto riguarda il diritto civile comune, la Francia si trovava divisa in due grandi aree:
vigevano
● Zona nord→ consuetudini locali di origine germanica;
→ era riconosciuto come diritto vigente il
● Zona sud diritto romano comune.
Secondo un’ordinanza del sovrano, si procedette alla redazione scritta delle coutumes
locali degli usi e degli stili processuali vigenti. Tale iniziativa, che aveva il fine di accentrare il
potere regio, ebbe invece una maggiore rilevanza sull’unificazione linguistica del paese che
non sulla sua unità giuridica. Il risultato fu quello di favorire l’unificazione dei paesi di diritto
consuetudinario e di formare quindi la coscienza dell’esistenza di un droit commun
coutumier da opporre al diritto romano comune.
Mutazione di strategia.
Con l’avvento della Casa dei Borbone (1553-1610), il potere regio mutò strategia. Il
sovrano affidò le sorti dell’accentramento monarchico ad un corpo di funzionari regi, i
quali, a differenza dei giuristi parlamentari, non venivano in genere nobilitati. Glli uffici
vennero strutturati in forma di piramide gerarchica, con un vertice rappresentato da un
ministro responsabile di fronte al sovrano. Il periodo del Re Sole, Luigi XIV, (1638-1715),
segnò l’apogeo di tale politica regia con l’emissione di tre ordinanze:
1667-1669→ riformò la procedura civile;
● Ordonnance sur la procédure civile,
1673→ riformò la disciplina dei commerci;
● Ordonnance du commerce,
1681→ riordinò la materia della navigazione marittima.
● Ordonnance de la marine,
LA RIVOLUZIONE FRANCESE.
La rivoluzione francese si presentò come movimento politico di rifondazione dello Stato
sulla base di valori universali: affermò il valore dell’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla
legge e il primato della legge. Venne inoltre formulata la Déclaration des droits de
l’homme et du citoyen il 26 agosto del 1789.
Il nuovo ordine.
Si dovette ripensare il rapporto tra Stato e società civile ed i rapporti interni alla società
civile. Crescita d’importanza dell’apparato burocratico centralizzato per la
modernizzazione dell’amministrazione della cosa pubblica ed unificazione le strutture
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amministrative del paese. La legalità in materia di diritto amministrativo venne attenuata in
nome dell’efficienza. Si procedette inoltre alla riorganizzazione delle fonti, riducendole alla
legge; quindi vennero aboliti il diritto comune, le fonti dottrinali e giurisprudenziali, le
consuetudini e gli statuti locali. Si rese necessario poi un apparato per l’amministrazione
della giustizia: il giudice divenne un pubblico funzionario addetto esclusivamente
all’applicazione della legge e la magistratura organizzata come corpo burocratico.
IL CODE CIVIL DES FRANÇAIS DEL 1804.
Sin dalla prima fase della rivoluzione fu progettata l’emanazione di un codice civile, che
secondo la Legge sull’organizzazione giudiziaria, avrebbe dovuto contenere delle leggi
“semplici, chiare,.. e comuni a tutti i regni”. Vennero presentati tre progetti dalla commissione
capitanata da Cambacérès:
● Il primo progetto di codice fu presentato nel 1793, con 719 articoli, ma fu respinto
perché troppo breve e complesso;
● Il secondo progetto presentato nel 1794, venne semplificato a soli 297 articoli. Fu
anch'esso respinto perché essendo così breve, avrebbe lasciato troppo spazio alla
giurisprudenza;
● Il terzo progetto conteneva 1104 articoli e venne presentato nel 1976, ma non
venne mai discusso.
Fu quando Napoleone Bonaparte prese il potere che le vicende relative al codice assunsero
un corso rapido. Nel 1800 Napoleone nominò subito una nuova commissione di soli quattro
giuristi che terminarono il progetto dopo 4 mesi. Nel giro di 3 anni il progetto fu discusso e
approvato con il nome “Code civil de Français” ed entrò in vigore 1804.
il 21 marzo del
Stile, struttura e contenuto del Code civil.
Per quanto riguarda lo stile, il Code Civil presenta uno stile letterario, semplice ed elegante.
Per quanto riguarda la struttura il Code civil si compone di 2281 articoli distribuiti in un titolo
introduttivo e tre libri, i quali prendono a modello lo schema delle Istituzioni giustinianee:
dedicato alle persone e contiene la disciplina delle capacità, dello stato civile,
Primo Libro→
del domicilio, dell’assenza e del diritto di famiglia;
Secondo Libro→ dedicato ai beni e alla proprietà e contiene la disciplina dei diritti reali;
Terzo libro→ dedicato alla materia delle obbligazioni e contrattuale, nonchè quella delle
garanzie e della responsabilità patrimoniale.
Il Code civil contiene una equilibrata miscela di istanze proveniente da elaborazioni culturali
diverse
Le lacune del Code civil.
Verso la fine del XIX secolo e nei primi anni del XX secolo cominciò a diffondersi l’idea che il
codice fosse in alcune parti lacunoso. L’origine delle lacune sta nell’insorgere di questioni
imprevedibili al tempo di Napoleone.
Ma il codice era già lacunoso sin dall’entrata in vigore per quanto riguarda alcuni degli istituti
maggiori: proprietà, contratto e responsabilità civile.
● LA PROPRIETÀ → art. 544: "La proprietà è il diritto di godere e disporre delle cose
nella maniera più assoluta, purchè ..”;
○ Rimane in sospeso la definizione della parola “cose”, dovendo decidere se il
termine indichi solo un oggetto corporale oppure indichi qualunque oggetto di
appartenenza o titolarità.
● IL CONTRATTO→ Il Code civil contiene una sequenza di norme (1108-1131-1133)
riguardanti le cause che rendono nullo un contratto, per le quali si arriva alla
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conclusione che qualsiasi contratto può essere dichiarato nullo senza violare la
lettera del codice;
● LA R.C. → art. 1382: “Qualsiasi azione umana che rechi un danno ad altri, obbliga
colui che l’abbia commessa, con colpa, a risarcire il danno”;
○ La nozione di colpa si configura come una clausola generale che però non
viene definita in nessuna parte del codice.
L’ÉCOLE DE L'EXÉGÈSE.
La fiducia nel codice (e nella legge) era tale da condizionare anche la scienza giuridica,
specie in Francia, ove si era sviluppata la cosiddetta "Scuola dell'esegesi", ispirata al
principio di attenersi al commento (= esegesi) del codice. Tale scuola approfondì, spiegò ed
integrò tramite l'interpretazione molte disposizioni del codice, eliminando eventuali lacune.
Si minimizzò comunque sul piano formale il ruolo del giurista (e del giudice): da
ricostruttore ed espositore della regola contenuta nel sistema del "diritto comune" per riferirla
al caso concreto, venne delegato ad applicare al caso concreto la norma voluta dal
legislatore. Si chiese, anzi, al giurista, in ossequio al principio costituzionale della
separazione dei poteri, di attenersi alla volontà del legislatore, la quale è considerata
espressione della volontà popolare: l'autonomia dell'interprete doveva sottostare alla
'volontà della legge' ed imporsi di scomparire di fronte alla 'volontà delle maggioranze'.
FRANCOIS GÉNY (1861-1959) E LA SCUOLA SCIENTIFICA.
François Gény è stato un giurista che introdusse il concetto di “libera ricerca scientifica“
nell'interpretazione del diritto positivo.
Noto per la sua critica al metodo di interpretazione basato unicamente sull'esegesi
(=commento) dei testi giuridici, Gény propose di lasciare ampio spazio alla libera ricerca
scientifica nell'ambito dei metodi interpretativi.
La sua fiducia nella discrezione dei giudici per l'interpretazione della legge ebbe notevole
influenza a livello europeo. Egli portò al riconoscimento della giurisprudenza come formante
essenziale del sistema.
Capitolo ottavo.
Il modello tedesco.
PREMESSA.
La codificazione tedesca avvenne in epoca tarda poiché, ancora nel 1815, all'indomani del
Congresso di Vienna, la Germania era divisa in 39 stati sovrani, nei quali venivano applicato
un diritto consuetudinario di stampo prettamente germanico. Della sua vigenza fanno fede
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numerose compilazion