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Il Modello Francese

Il sistema che si è sviluppato in Francia nel periodo della Rivoluzione e dell'impero napoleonico merita il nome di modello, in quanto è stato recepito in numerose esperienze giuridiche. I suoi principali elementi costitutivi sono:

  • Il primato della legge come fonte del diritto.
  • Il Codice è la forma principale di legislazione e in esso si esprime la Costituzione materiale della Nazione.
  • L'organizzazione piramidale delle Corti con al vertice la Cassazione.
  • La separazione tra giurisdizione ordinaria ed amministrativa e la conseguente opposizione tra diritto pubblico e diritto civile comune.

La peculiare esperienza storica francese è strumento necessario per distinguere ciò che in quel modello vi è di caratteristico e irripetibile in altri ambienti.

Lo Stato francese, a differenza di quello tedesco, si formò da un nucleo centrale piuttosto ristretto. In realtà la stessa idea di Francia era assente.

Perché erano esistenti impressionanti diversità tra le varie parti di essa. L'unità della Francia è stata un "idea indotta dall'assorbimento linguistico, culturale ed istituzionale. L'andamento dei cicli storici portò al convincimento che:

  • Nei momenti in cui regnava un Re forte all'interno vi erano epoche di sicurezza, crescita economica, gloria militare.
  • Nei momenti di contestazione interna all'autorità regia vi erano tempi calamitosi contrassegnati da regresso socio-economico e intervento di potenze straniere.

Quindi l'idea di legalità si rinveniva nella capacità di promuovere una più perfezionata organizzazione pubblica in cui i comandi provenienti dal vertice trovassero più affidabile esecuzione.

Nel tentativo di riorganizzare lo Stato, in modo da tenere a freno l'autonomia dei feudatari, i sovrani francesi del XVI secolo ebbero l'idea di sfruttare le capacità

Razionalizzatrici dei giuristi, i quali furono chiamati a comporre i Parlamenti (corti di giustizia e amministrazione), sostanzialmente simili a quelli inglesi. Ciò fu favorito dalla fioritura nello stesso secolo di talenti giuridici provenienti dalla scuola francese dei Culti.

La politica di reclutamento dei funzionari e parlamentari tra i giuristi contribuì a formare un ceto sociale definito "noblesse de robe", nobiltà di toga, che si contrapponeva alla "noblesse d'épée", nobiltà feudale.

In sostanza i giuristi vennero arruolati al servizio dello Stato seguendo un disegno di accentramento del potere statuale.

Nel XVI secolo, il diritto civile comune nel regno di Francia risulta diviso in due aree:

  • Paesi di diritto scritto nelle regioni meridionali, la tradizione giuridica romana (costituita dalla Lex romana Wisigothorum e dalla Lex romana Burgundionum) prevale sul diritto di matrice germanica e sostanzia le consuetudini locali.
Qui il diritto giustinianeo è considerato iuscommune con funzioni di diritto positivo, a carattere sussidiario nei confronti delle consuetudini locali che assumono il ruolo di iura propria.- Paesi di diritto consuetudinario nelle regioni settentrionali, le consuetudini esprimono un carattere prevalentemente germanico. Qui il diritto giustinianeo ha una funzione di carattere culturale e fornisce principi e tecniche del ragionamento giuridico sia per le scuole sia per la pratica. Al fine di soddisfare le esigenze di certezza del diritto e di semplificazione nel suo accertamento, la politica regia si avvia verso tentativi di riordinamento e concentrazione del materiale giuridico esistente. Nel 1497, il re Carlo VII con l'Ordonnance di Montil-lez-Tours dispone la redazione scritta delle consuetudini locali di ciascun distretto. Il re giustifica questa operazione affermando che con essa si intende abbreviare i processi, diminuire le spese e introdurre la certezza nei giudizi. In realtà,l'autorità del sovrano si esplicava in un ambito giuridico che rappresentava il monopolio dei giuristi e in cui egli non aveva un controllo diretto. Il diritto consuetudinario diviene così un diritto statalizzato e applicabile in quanto riconosciuto valido dal sovrano. Tuttavia questa iniziativa ebbe rilevanza più sull'unificazione linguistica che non sulla unità giuridica. Infatti il risultato ultimo del processo di redazione delle costume fu quello di favorire l'unificazione dei paesi di diritto consuetudinario e non quello di contribuire ad un rafforzamento del potere centrale. Si sviluppò dunque la coscienza dell'esistenza di un diritto comune consuetudinario da opporre al diritto romano comune e di cui i Parlamenti divennero i custodi. La più compiuta realizzazione delle istanze di accentramento e di semplificazione del diritto avviene con l'attività politica e legislativa di Luigi XIV (Re Sole). Egli sottrae

All'aristocrazia ogni funzione di governo e la attribuisce a ministri di estrazione borghese, da lui stesso nominati; affida l'amministrazione delle province agli Intendenti, anche essi rappresentanti della borghesia.

L'opera legislativa di Luigi XIV tende all'unificazione del diritto francese, che si realizza solo parzialmente nel campo delle procedure e nel diritto commerciale.

Grande ispiratore del sovrano è il suo ministro Colbert.

Il progetto viene attuato con l'emanazione, tra il 1667 ed il 1681, di quattro Ordonnances che riformarono la procedura civile e penale, la disciplina dei commerci e la navigazione marittima.

Le Ordonnances si presentano largamente innovative, anche se sono in gran parte rielaborazione di fonti esistenti, non sostituiscono del tutto il vecchio ordinamento, sono prive di una impostazione sistematica e mancano dei caratteri della completezza e della non eterointegrabilità.

La Rivoluzione francese (1789-1799)

è il risultato di diversi elementi: - progetto politico di azione rivoluzionaria, sostenuto dalle riflessioni giusfilosofiche. - istanze sociali che provengono dalle classi medio-basse. - cambiamenti nella forma di governo e nella concezione del diritto. Dunque, essa si presenta come un fenomeno di continuità ma anche di rottura rispetto al passato. Il rapporto tra Stato e società civile era problematico perché i tentativi di razionalizzazione monarchica avevano dimostrato come lo strumento per modernizzare l'amministrazione della cosa pubblica fosse un apparato centralizzato, che al suo interno era vincolato a procedere secondo modelli di azione prestabiliti dal vertice, e al suo esterno era dotato di vasta discrezionalità. Il diritto della Rivoluzione, prodotto all'interno delle assemblee legislative rivoluzionarie, viene definito "Droit Intermediarie". Si tratta di una legislazione settoriale; caratterizzata dalla transitorietà.dall'elaborazione di numerosi progetti e da una sperimentazione continua di nuove soluzioni giuridiche.

L'idea della sovranità della Nazione comporta l'idea che la legge si configura come la volontà generale della Nazione, la quale è un ente astratto al quale si riconosce una volontà e che agisce in concreto attraverso l'istituto della rappresentanza.

Il diritto si esaurisce nella legge, dotata di chiarezza, semplicità e generalità, ai fini di una migliore conoscenza da parte della comunità.

Si afferma la libertà dell'individuo, intesa come indipendenza da qualsiasi potere personale; realizzata attraverso l'abolizione del regime feudale e degli istituti ad esso connessi, quali il fedecommesso e il maggiorascato.

Non vi sono più preclusioni di tipo corporativo e l'accesso al lavoro degli uomini è regolato dal criterio meritocratico.

La famiglia è considerata come l'ambito di

Appartenenza dell'individuo ed il nucleo fondamentale della società politica. Si avverte l'esigenza di garantire al suo interno i diritti alla libertà e all'eguaglianza. Per rispondere a tale esigenza, si interviene sul regime della patria potestà e si prevede che l'emancipazione del figlio avvenga non in seguito ad un atto volontario del padre ma automaticamente al raggiungimento della maggiore età fissata al compimento del 21esimo anno di vita. Il matrimonio si configura come un contratto civile, con la conseguente previsione del divorzio in diverse declinazioni.

La proprietà si presenta come un diritto sacro e inviolabile, il cui unico limite è la necessità pubblica. La semplificazione del diritto, che segue alla Rivoluzione francese, comporta una semplificazione anche nel rapporto dell'uomo con la cosa, il quale diviene esclusivamente uno: la proprietà.

Il giudice diviene un pubblico funzionario addetto

esclusivamente all'applicazione della legge. La magistratura, come corpo burocratico, è organizzata secondo una gerarchia in relazione alle funzioni esercitate.

Le questioni di rilevanza limitata furono affidate a Tribunali monocratici, presenti su tutto il territorio nazionale. Da essi si procedeva ad un livello superiore costituito da un Tribunale di prima istanza e da un Tribunale d'appello, al quale si poteva ricorrere contro la sentenza di primo grado.

Al vertice della piramide giudiziaria fu posto il Tribunale di Cassazione, il quale non aveva il compito di giudicare in terza istanza, ma soltanto quello di controllare che l'interpretazione delle leggi fosse uniforme da parte di tutte le Corti d'appello dello Stato.

Il diritto privato, da sempre inteso come un diritto di competenza dei privati, viene configurato come un diritto pubblico su cui la Nazione deve intervenire.

Non si giunge alla creazione di un codice civile nazionale, in quanto per rendere

Pubblico un ambito tradizionalmente riservato ai privati sono necessari una forte autorità e una piena condivisione, le quali si realizzano nel governo di Napoleone.

Il Code Civil des Français viene promulgato il 21 marzo 1804. Esso si compone di 2281 articoli, si divide in 3 libri, con un richiamo alla tripartizione Gaiana (Persone; Beni e differenti modificazioni della proprietà; Differenti modi di acquisto della proprietà) ed è preceduto da un Titolo Preliminare, composto da 6 articoli, che riguarda la pubblicazione, gli effetti e l'applicazione delle leggi in generale.

Il linguaggio del Codice è stringato, coeso ed elegante. Esso si colloca a metà strada tra l'empireo dei concetti e il terreno della decisione concreta. L'utilizzo da parte del legislatore di un livello espressivo intermedio tra quello che sotto il profilo semantico caratterizza la formulazione di principi teorici generali, compito affidato alla dottrina.

quello che caratterizza la decisione relativa ad un fatto concreto, affidata alla g
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
105 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/02 Diritto privato comparato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher letyellena7 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi giuridici comparati e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Pradureux Sabrina.