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LA RIVOLUZIONE DEL WEB 2.0
Internet ha modificato il modo di agire e di comunicare degli individui. Le tre fasi
storiche caratterizzate da una serie di invenzioni che hanno progressivamente
ampliato la gamma delle forme di comunicazione mediata dal computer sono:
La fase pionieristica: iniziata con la creazione nel 1969 della rete computer Arpanet.
Inizialmente, ai tempi della guerra fredda, lo scopo era quello di costruire una rete
di comunicazione militare sicura ed efficace, in grado di resistere a eventuali
attacchi nucleari sovietici. Il progetto Arpanet venne poi rinominato Internet, che
continuò a svilupparsi in ambito universitario e governativo;
La fase del web 1.0: iniziata all'inizio degli anni 90. Vi era la possibilità offerta agli
utenti di navigare nel web facilmente tramite i motori di ricerca e dalla presenza di
siti e portali in prevalenza statici (che permettono di visualizzare documenti
ipertestuali ma senza poter interagire con essi). Si diffonde l'uso della posta
elettronica, della mailing list, della chat, del forum e dei blog;
La fase del web 2.0: inizia alla fine degli anni 90. Si passa da un web statico a un
web dinamico, basato su strumenti e applicazioni che permettono un elevato livello
di interazione tra siti e utenti e tra gli utenti stessi. Vengono inventati e si diffondono
sul web piattaforme di condivisione di contenuti specifici (come YouTube), di siti
wiki (come Wikipedia) e di piattaforme sociali (come Facebook). Gli utenti della rete
non solo hanno la possibilità di fruire i contenuti presenti sul Web ma anche di
modificarli, commentarli, condividerli con altri attribuendo loro nuovi significati, e di
creare e distribuire contenuti in prima persona senza alcuna intermediazione.
L'audience é attivamente coinvolta.
Ogni invenzione tecnologica accende un dibattito tra due orientamenti di pensiero:
il determinismo tecnologico (secondo cui il mutamento sociale é il risultato di un
cambiamento tecnologico) e la prospettiva della costruzione sociale della
tecnologia (per cui é la società a generare e a determinare le tecnologie attraverso
l'uso che ne fanno i suoi utenti).
I media digitali sono:
Digitali: basati su codici numerici che possono trasportare rapidamente immense
quantità di informazioni;
Convergenti: diversi tipi di contenuti convergono in un unico supporto come il tablet
veicola contenuti televisivi, film, libri;
Ipertestuali: permettono di fruire i contenuti in maniera non lineare (attraverso i
link);
Distribuiti: i contenuti informativi sono prodotti e distribuiti da molti a molti;
Interattivi: gli utenti nell'ambiente digitale possono interagire direttamente con i
contenuti, selezionandoli e modificandoli, possono produrli in prima persona e
pubblicarli online;
Sociali: i social media permettono di creare un profilo personale attraverso il quale
mantenere e gestire le relazioni con amici e familiari e creare nuovi legami;
Mobili: in quanto smartphone, tablet, netbook... sono dispostivi che permettono agli
individui di accedere alla rete da qualunque luogo e in qualsiasi momento.
Anche le persone comuni, attraverso i social media, espongono alla visibilità
pubblica dettagli relativi alla loro vita privata e i pensieri più intimi. Chiunque può
diffondere informazioni su chiunque altro, danneggiandolo in qualche modo
(cyberbullismo). Gli utenti della rete devono diventare consapevoli del fatto che i
dati personali forniti nei profili e nelle relazioni sociali intrattenute online vengono
raccolti, archiviati, indicizzati e monetizzati da parte dei gestori di piattaforme (come
Facebook, Google e Amazon), cioè venduti agli inserzionisti pubblicitari che
possono così proporre pubblicità sempre più mirata.
I media digitali permettono di aumentare la sensazione di vicinanza fisica e
psicologica con gli interlocutori, soprattutto con le nuove innovazioni tecnologiche
(Skype o messaggi vocali).
Con i social media cambia il modo di lavorare, ad esempio c'è la possibilità di
creare la propria immagine professionale e di fare circolare il proprio curriculum
online o di lavorare in modo collaborativo e partecipativo a progetti collettivi con
persone spazialmente distanti. Attraverso essi gli utenti mettono a disposizione di
un vasto pubblico le proprie competenze, conoscenze ed esperienze concorrendo
alla costruzione del sistema culturale globale (molti siti online sollecitano gli utenti a
collaborare e migliorare le prestazioni rese, come TripAdvisor con le recensioni).
L'audience é produttiva, ovvero é sia destinatario che emittenti dei testi culturali.
Esiste un piacere nella condivisione.
PERCHÉ STUDIARE I MEDIA?
I media vanno studiati perché sono centrali per la nostra vita quotidiana, in quanto
dimensioni sociali, culturali, politiche ed economiche del mondo contemporaneo,
contribuiscono a dare senso al mondo, costruiscono e condividono i suoi significati,
sono considerati come parti del tessuto generale dell'esperienza. Esistono altre
metafore che definiscono il ruolo dei media, qualcuno li vede come canali che
consentono di far arrivare un messaggio alla mente, oppure possono essere visti
come linguaggi utili all'interpretazione dei testi. Mc Luhan considera i media come
estensioni dell'uomo, ma che forse sono in grado di sviluppare quanto di diminuire
le nostre capacità. Gran parte della preoccupazione pubblica circa gli effetti dei
media si concentra sul fatto che arriveranno a rimpiazzare la normale socialità,
allevando generazioni drogate dello schermo. Non esiste una singola teoria dei
media. Secondo Castells la società si costituisce attraverso uno spazio di flussi,
cioè la rete elettronica ma anche fisica lungo la quale si muovono informazioni,
merci e persone nell'era dell'informazione. Ci muoviamo in spazi mediali, nella
realtà e nell'immaginazione, in senso materiale e simbolico; studiare i media
significa studiare i questi movimenti nel tempo e nello spazio e le interrelazioni tra
di essi. Le esperienze sono concrete, anche quelle mediali, ma noi abbiamo la
capacità di distinguere la fantasia con la realtà mantenendo una distanza critica
con i media. Quindi le risposte ai media variano molto da persona a persona.
L'esperienza é fisica ma anche psicologica, per studiare i media occorre
confrontarsi con il ruolo che svolge l'inconscio nel costituire e sottoporre
l'esperienza al dubbio. La mediazione comporta una costante trasformazione dei
significati, vengono trasmessi ed elaborati significati che ci permettono di dare
senso al mondo in cui viviamo. La mediazione é paragonata alla traduzione.
Steiner identifica 4 momenti della traduzione:
Fiducia: identificare un valore nel testo;
Aggressione: entrare nel testo e afferrare il possesso del significato con violenza;
Incorporazione: appropriarsi del senso;
Restituzione: restituzione del senso precedentemente afferrato e appropriato.
La mediazione, a differenza della traduzione, é più condivisa, aperta ed i significati
mediati si muovono tra i testi, é considerata qualcosa di più. Siamo tutti mediatori.
Si deve considerare anche la tecnologia, che é diventata ormai il mezzo attraverso
cui sempre più spesso ci confrontiamo con la realtà. Spesso il cambiamento
tecnologico ha prodotto conseguenze che portano a un cambiamento radicale del
mondo in cui viviamo: stampa, televisione, telefono, Internet, hanno offerto nuovi
modi di gestire l'informazione e di comunicarla, nuovi modi di influenzare e di
produrre, trasmettere il significato. McLuhan considera la tecnologia come
estensione della nostra capacità umana di agire nel mondo. Le società trovano
nella tecnologia una fonte di magia e mistero, le tecnologie mediali possono essere
considerate come il prodotto di un'industria culturale (come la fotografia). La
tecnologia può essere anche vista come fatto economico o politico. L'individuo ha
bisogno della tecnologia, non occorre capirne il funzionamento ma l'importante é
saperla usare.
I tre principali meccanismi di coinvolgimento testuale sono la retorica, la poetica e
l'erotismo. Esse sono strategie testuali di analisi, tutti i testi le utilizzano.
RETORICA: La retorica é una pratica é uno strumento che permette di parlare bene
e in vista di uno scopo, ma anche di capire e insegnare come farlo nel miglior modo
possibile. La retorica é persuasione, é un linguaggio orientato all'azione, con
l'obiettivo di cambiarne l'orientamento e a influenzarla. Gli spazi che i media
costruiscono per noi in pubblico e in privato sono costruiti retoricamente. Il
linguaggio dei media é retorico. La persuasione implica la libertà, dal momento che
é insensato tentare di persuadere qualcuno che non può scegliere e implica
differenza, dato che é inutile tentare di influenzare qualcuno che é già della nostra
opinione. La retorica implica classificazione e dibattito e non solo persuasione.
Presuppone che ci sia qualcosa da comunicare. Zenone descrive la retorica come
una mano aperta e la contrappone al pugno chiuso della logica, l'apertura indica
uno spazio aperto al dibattito dove si manifestano divergenze di opinioni (il
successo o la soluzione non sono garantiti in quanto il discorso o la richiesta
possono essere ignorati), nella società attuale i media ci offrono costantemente una
mano aperta (ci coinvolgono, ci interpellano e ci chiedono attenzione). I media
contemporanei ci persuadono che quello che essi rappresentano é realmente
accaduto (come facciamo a sapere che Nail Armstrong é andato veramente sulla
Luna?). Riponiamo fiducia nelle istituzioni responsabili di riportarci la storia. Alla
base della retorica ci sono i luoghi comuni, ovvero i simboli condivisi e riconoscibili
in una comunità, esprimono e dipendono dall'opinione pubblica. Un esempio di
retorica del testo sono le metafore, le metonimie, le sineddoche, l'ironia. Esaminare
i testi dei media dal lungo di vista retorico significa esaminare come i significati
vengono costruiti e adattati in modo plausibile, piacevole e persuasivo; significa
esaminare la relazione tra familiare e nuovo, decifrare la strategia testuale e
considerare il pubblico. La pubblicità é l'industrializzazione della retorica.
POETICA: Fin dalle origini gli esseri umani hanno amato raccontarsi a vicenda
storie. Le storie hanno bisogno di un pubblico. Le storie sono una parte essenziale
della realtà sociale, non si può capire una cultura se non si capiscono le sue storie.
Secondo Silverstone nella cultura mediale contemporanea c'é una proliferazione di
storie nei testi dei media e noi abbiamo la capacità di collegare i prodotti mediali
all'esperienza. Le storie offrono pi