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Comunque nell’800 lo spazio urbano da vita alla società dei consumi (grandi magazzini)->questi immensi
negozi cambiano i comportamenti delle persone: appaiono come cattedrali profane dove trionfano imposizioni
di stili di vita diversi per permettere il continuo acquisto. Diventano una forma di turismo dove no si compra
nulla, diventano una zona franca per l’emancipazione delle donne e l’economia viene fusa con l’estetica.
L’individuo e la società diventano strutture dinamiche tra cui avvengono transazioni complesse->Simmel
analizza le strutture latenti e regole formali implicite che formano la società->la forma delle interazioni affiora
come complesso gioco di forze, che nascono in relazione a contenuti storicamente determinati.->così si
impone il conflitto tra forze opposte che appare proficuo, un antinomia a pendolo tra vita e forma. La realtà è in
continuo divenire ed è composta da un campo di forze entro il quale agisce ogni individuo->la socializzazione
è un’azione reciproca che implica il continuo modificarsi dei termini della relazione e il rapporto con la
metropoli, che è mobile, variabile e artificiale, elabora sia rapporti con l’esterno che con l’interno e quindi
determina ogni individuo (l’individuo singolo è dominato da quello generale)-> con la divisione del lavoro vi è
una sovrapproduzione dello spirito oggettivo rispetto a quello soggettivo: non si evolvono allo stesso modo-
>l’uomo impone il suo artificio sulla natura ma anche sul singolo. Il singolo non gode della naturalità delle
cose, ma solo la sua imposizione da parte della ratio.->l’individuo non riesce a preservare l’indipendenza e la
particolarità ma viene determinato dalle forze preponderanti della società->l’individuo deve lottare con il
proprio ambiente ->lotta per l’esistenza (darwinismo), perché il soggetto rifiuta di venire livellato nel
meccanismo (alienazione tecnica, omologazione sociale) e per sopravvivere la personalità si piega alle forze
della sovra struttura.
Fenomeni della metropoli:
1.Intensificazione della vita nervosa: l’uomo è un essere che distingue e la sua coscienza viene stimolata
dalla differenza delle impressioni del momento con quelle che precede->si susseguono immagini cangianti che
portano l’individuo a accentuare i fattori di consumo. L’individuo si difende da questa aggressione spegnendo
la propria sensibilità e le sue capacità di reazione->altera la percezione sensibile con l’ambiente che invece
aveva nella vita di provincia, che basata sui sentimenti e le conoscenze durature, nella parte intellettuale della
nostra mente, perché quella più superficiale e più adattabile. (Ci si difende con l’intelletto nella metropoli
spaesante e frastornante).->questo rende marginali i rapporti affettivi con l’ambiente-> alle cose
intellettualizzate perché sempre più colte corrisponde un atteggiamento individuale intellettualizzato perché
sempre più superficiale, unico strumento di difesa alla violenza invasiva della metropoli. Il fenomeno che
incarna maggiormente questo intellettualismo è il denaro, simbolo della metropoli come sede dell’economia
monetaria->diventa meta-merce: è la merce più ambita che da il sigillo di mercificazione alle altre cose. Esso
prescinde da ogni carattere soggettivo, è puramente un dato oggettivo e corrisponde perfettamente al dominio
dell’intelletto (l’uomo razionale non è interessato alle forme individuali, così come il denaro). Il denaro diventa
medium stesso dell’interazione, riducendo però lo spessore, ma sembra conciliare vita e forma.->il denaro è la
forma formans simbolica, costituisce i simboli della interscambiabilità delle merci.
2.Individuo blasè: L’indifferenza nei confronti dell’individualità dei fenomeni è parallela al collasso
dell’affettività->la dominazione dello spirito tecnologico che si riflette nell’intelletto calcolante, rendendo
marginale la parte qualitativa dell’esperienza-> i rapporti personali diventano sempre più calcolati e prendono
piede gli arrampicatori sociali (operano con gli uomini come se fossero numeri e non come affettività-> si
produce per clienti astratti)->le metropoli diventano il cervello e non il cuore di un paese, tanto che la vita nella
metropoli è assoggettata ai principi di puntualità e esattezza.-> l’abitante tipico della metropoli è l’individuo
blasè in cui la percezione e l’intellettualismo si fondono, rendendolo disinteressato al valore delle cose, non
percepisce più. A causa della precedente sovra stimolazione (susseguirsi incessante di eventi che consumano
le energie induce assuefazione e riduce la ricettività), non sente più gli stimoli esterni->tutto diventa rumore di
fondo, ogni evento diventa opaco e l’oggetto si riduce a merce (avverte solo il prezzo e l’acquisto ripetuto) per
un potenziale acquisto (perde i criteri che danno profondità prospettica al mondo circostante). Sul piano
personale si sviluppa l’atteggiamento blaser, mentre su quello di interazione prevale la riservatezza,estraneità,
repulsione dell’alterità.->ogni individuo appare come straniero. Da un lato i gruppi sociali si basano sulla
chiusura verso ciò che c’è subito sotto per garantire l’identità di ciascun membro, però, quando il gruppo
cresce la sua unità interna si allenta, la nettezza dei suoi confini si sbriciola e l’individuo guadagna libertà di
movimento, sviluppando la specificità.->così l’individuo può esprimere la propria natura. L’elemento di
distinzione è non materiale, perché nasce dall’esigenza di placare un bisogno stimolato dalla società e viene
proposto come merce->così si differenziano i bisogni del consumatore-> così si differenzia il pubblico stesso
come accade nella moda di oggi, dove si porta all’estremo l’individualizzazione: stimolando il senso della
differenza, si attira l’attenzione del proprio ambiente (capricci e ricercatezza)->l’unico mezzo per salvare,
attraverso l’attenzione degli altri la stima per sé.->questa accentuazione dell’artificio estetico rende l’individuo
alienato, perché dando così tanto valore alla superficialità dell’intelletto perde la profondità, creandosi
maschere intercambiabili e vistose, accentuando la propria inconsistenza rispetto all’artificio. Quindi da un lato
la vita piena di stimoli è più facile perché tutto è alla portata di mano, ma allo stesso tempo ciò porta a perdere
i contenuti personali e per salvarsi l’individuo deve dare prova di singolarità estreme. L’individuo non è veicolo
di status, ma di identità mercificate, composte dal desiderio di appartenere al gruppo ma allo stesso tempo di
essere personali.
3.Il saggio sulla moda.
Simmel lavora sul versante sociale, analizza gli intrecci dei rapporti inter personali e le strutture alla base delle
personalità singole, a livello sociologico e psicologico.
La vita si compone di una pluralità di forze,e ognuna di esse si limita a vicenda e tende ad altro, per ciò per
raggiungere la totalità espressiva gli elementi urtano l’uno contro l’altro e giocano come dualismi. Ogni volta
che l’energia interna preme oltre al limite della sua manifestazione visibile, la vita acquista la ricchezza che
integra il suo aspetto frammentario (delimitato ma connesso tra le forze) che copre forze più profonde e
irrisolte. Per scorgere le forze è necessario soffermarsi sulla tensione tra ciò che si manifesta e il modo in cui
avviene la manifestazione-> la realtà si presenta come un insieme che oltre ai vari frammenti finiti comprende
anche le linee di forza che li cuciono in una trama di reciproca tensione tra elementi dissonanti (aspirazione
mai pienamente raggiunta)->alla base dell’esperienza della vita nella sua interezza ci sono contrapposizioni
irrisolvibili di forze e ogni manifestazione è l’urto di queste forze, che limitandosi reciprocamente costituiscono
quel limite che è la forma di ogni frammento.-> il dualismo non si può risolvere perché non può essere
descritto immediatamente, ma solo sentito nelle sue opposizioni. Quello che l’intelletto coglie solo nella sua
realtà di fatto, l’aisthesis lo coglie solo nella sua possibilità->vanno colte in flagrante. Quindi siamo sempre tesi
nel soddisfacimento di due bisogni opposti (vita emotiva/sociale), (aspirazione all’universale/ricerca del
particolare) (fusione con il gruppo/distinzione individuale. Prendendo spunto dal darwinismo integrato, dove si
contrappongono ereditarietà (durata) e variabilità, Simmel vede nell’imitazione l’ereditarietà psicologica, ed è
parte integrante dell’individuo perché rende possibile l’agire finalizzato senza che entri in scena nessun
elemento personale.->si da sfogo all’energia produttiva pur essendo esonerati dalla presa di posizione, dal
tormento della scelta, mentre la variabilità è la distinzione, per cui l’individuo è proteso verso altro, spiccare
rispetto all’uniformità.->solo stando all’interno del loro conflitto sorge la società umana, in cui coesistono
uniformità e individualismo.
Nella moda si incarna la dialettica imitazione-distinzione e sviluppa in un campo unitario questo dualismo
senza eliminare le rispettive energie. La moda è efficace, perché effimera e quindi omogenea alla struttura
della società (astratta con denaro, intellettualismo), diventa una forma di vita che agisce sulla struttura della
società e va colta come forma formans e non come forma formata, perché è continuo lo sviluppo dei suoi
contenuti. Le mode, essendo di classe, instaurano il fenomeno della rincorsa degli strati sociali inferiori
all’imitazione, e l’elite, appena se ne accorge le modifica per essere autentica.-> trickle down. Questa teoria
non è la sola a funzionare perché molte mode nascono dal basso (punk), ma secondo Simmel la moda di per
sé, impone una gerarchia sociale per diffondersi, poi non importa il modo. Una merce, quando viene definita di
moda, acquista valore che aumenta il suo costo, richiedendo al consumatore maggiore disponibilità
finanziaria.->la moda crea gerarchie di valori. Nel 1900 sono cambiate le gerarchie sociali: prima erano
verticali e dall’alto al basso, poi sono diventate orizzontali poste sullo stesso piano, però permane l’esigenza di
uniformit&agr