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CAPITOLO 3: IL CICLO DEGLI INVESTIMENTI
Il ciclo politico: vita, morte e miracoli
Prendiamo nuovamente in considerazione l'ipi del '67 di Fenoaltea, che come visto ha un
andamento ciclico dovuto al ciclo dell'industria metalmeccanica; quali sono però le cause
di questo ciclo?
Ciclo politico: l'ipotesi del “ciclo politico” riconduce il ciclo della domanda di beni di
investimento a variazioni della fiducia degli imprenditori industriali nel governo del
momento, delle loro aspettative e cioè di politiche ad essi più o meno favorevoli. Si
ipotizza infatti che la dotazione di capitale produttivo desiderata dagli industriali
dipendesse non solo, direttamente, dalla produzione attesa, ma anche, inversamente, dal
rischio associato a tali immobilizzazioni. Il ruolo delle aspettative è dunque cruciale in
questo modello.
In un’economia chiusa (no imp, no exp) e privata (no spesa pubblica e tassazione), per un
dato livello generale dei prezzi, la domanda aggregata (Y) è data dalla somma di consumi
(C) e investimenti (I): Y = C + I
Gli investimenti (I) sono determinati:
-dal tasso di interesse (i) determinato sul mercato monetario
-dalle aspettative degli imprenditori (ρ) sui rendimenti attesi (efficienza marginale del
capitale)
Le variazione di ρ sono la variabile cruciale del modello del ciclo politico.
Si ipotizza per semplicità che esitano 2 regimi, a seconda delle aspettative degli
imprenditori sul governo di turno:
-regime ad “alto rischio”(Destra, Crispi):le aspettative degli imprenditori sono sfavorevoli
(ρ basso).
-regime “basso rischio”(De Pretis, Giolitti) le aspettative degli imprenditori sono favorevoli
(ρ alto)
Il flusso di nuovi investimenti si ha quando cambia regime: quando si passa dal REGIME 1
al REGIME 2 e viceversa. Dunque, si investe quando il regime cambia in meglio, mentre si
disinveste se il regime cambia in peggio e in entrambi i casi si investe e si disinveste per
dura la durata della transazione.
Asse dei tempi: Basso rischio
Alto rischio
Alto rischio Basso rischio
Destra storica De Pretis Crispi Giolitti
1887
1876 1900
Funzionamento del modello in 3 casi differenti:
1) economia con crescita del prodotto (gY) nulla: K/L e K/Y (stesso isoquanto poiché Y è
dato e Y determina L) cambiano quando cambia regime; flusso investimento (positivo o
negativo) dura un solo anno.
Flusso una tantum di investimenti che aumenta rapporto (K/L) (intensità capitalistica della
produzione). L’isoquanto è invariato: dunque aumenta anche K/Y (ρ ).
2) economia con crescita del prodotto (gY= 0,02% annuo): in questo caso Y non è più
dato, il flusso degli investimenti è costante e positivo, lasciando invariato (K/L)); K/Y può
aumentare oppure no, si ipotizza che K/Y cambia poi quando cambia regime.
3) economia con crescita del prodotto (gY=2%annuo): il flusso degli investimenti è
costante e positivo per la crescita del reddito (K/Y invariato). in questo terzo caso si
ipotizza che la transizione da un regime all’altro sia graduale e non avvenga in un solo
anno. K/Y cambia fintanto che dura la transizione da un regime all’altro. Emergono, in
forma stilizzata, i cicli degli anni 80 e del periodo giolittiano.
In breve, dunque, gli industriali avrebbero investito poco sotto i governi sordi ai loro
interessi, e molto invece sotto i governi per essi “ragionevoli” di Depretis e poi di Giolitti. Si
sarebbero peraltro fidati di Depretis e di Giolitti anche gli imprenditori stranieri: le
importazioni di capitali avevano seguito un ciclo parallelo a quello degli investimenti interni,
e la lira era stata forte proprio nei periodi di alta congiuntura (e viceversa). L'ipotesi che il
ciclo della produzione industriale fosse legato alla fiducia o alla sfiducia degli
industriali nei governi del momento, che sia stato cioè in questo senso un “ciclo
politico” risulta gradita, anche se, gli investimenti seguono lo stesso ciclo non solo
in Italia, ma anche in numerosi altri paesi; l’Italia non era un “gigante” nell’economia
mondiale e sembra quindi difficile che le aspettative degli industriali italiani sulle
politiche nazionali possano aver influenzato sistematicamente l’andamento di
aggregati economici sovra-nazionali ed è quindi chiaro come questo ciclo in Italia
non possa aver seguito in realtà il ciclo politico; il caso italiano rientra infatti
nell'ampio ciclo mondiale noto come “ciclo Kuznets”. L'ipotesi del “ciclo politico”
viene dunque abbandonata definitivamente.
Il ciclo kuznets nel mondo e in Italia:
Durante il cinquantennio post-unitario l'economia internazionale è caratterizzata da cicli
lunghi (da 15 a 25 anni) nei movimenti transoceanici di risorse. Le risorse che si muovono
dall'Europa verso i cosiddetti paesi nuovi (Usa, Canada, Argentina, Australia) sono di tipo
reale (uomini) e parliamo quindi di migrazioni e di tipo finanziario (denaro/capitali
provenienti soprattutto dall'Inghilterra). Questi flussi di risorse salgono fino a livelli massimi
nei primi anni '70, negli ultimi anni '80, e alla vigilia della grande guerra, ricadendo a livelli
minimi alla fine degli anni '70 e di nuovo verso la fine del secolo. Seguono lo stesso ciclo
lungo le costruzioni nei paesi d'immigrazione (paesi nuovi); in INGHILTERRA, paese di
forte emigrazione e principale esportatore di capitali, le costruzioni seguono un ciclo
speculare (“di segno opposto”) ai flussi transoceanici. Questo complesso di cicli lunghi
viene scoperto da Simon Kuznets e la sua scuola (KS). Essi considerano collegati i cicli
nelle costruzioni e nei flussi di risorse: le emigrazioni (flussi reali di risorse)
spostavano la domanda di infrastruttura dai paesi di origine a quelli di destinazione,
riducendo pertanto le costruzioni nei primi e aumentandole nei secondi; spostando così gli
investimenti da un continente all'altro mettevano a loro volta in moto i flussi di capitali. Il
ciclo migratorio generava pertanto cicli speculari nelle costruzioni dei paesi d'origine, e il
ciclo parallelo nei flussi di capitale sempre nei paesi d'origine, dato che le infrastrutture
devono essere finanziate in qualche modo. La variabile endogena, l'impulso che dà il
via a tutto questo processo è dunque l'emigrazione. In sintesi: gli investimenti in
infrastrutture sono definiti come “population-sensitive capital formation”, ovvero
“formazione di capitale da impulso demografico”.
Una visione alternativa alla scuola kuznetsiana: secondo Habakkuk, Lewis e altri
studiosi il ciclo nelle esportazioni di capitali inglesi non ha nulla a che vedere con le
emigrazioni e con la domanda di costruzioni: “correlation is not causation” (la correlazione
è una cosa e il nesso causale è un'altra). Secondo questi, il ciclo nelle esportazioni di
capitali inglesi è un ciclo di borsa (variabile esogena), un ciclo di fiducia. Nei primi
anni '70, negli anni '80, poi nel periodo pre-guerra, aumenta la fiducia dei risparmiatori
inglesi nei titoli stranieri, mentre negli anni complementari la fiducia stessa diminuisce.
Bisogna quindi guardare a come risparmiatori e investitori del paese centro
(Inghilterra) guardano ai governi e quindi in particolare ai titoli dei paesi periferici;
se si fidano di questi, allora a quei paesi arrivano risorse, altrimenti no.
Dobbiamo calare Kuznets nel contesto italiano per vedere se ciò che da lui è stato
scoperto vale anche in Italia: tra la fine degli anni 1970 e l’inizio degli anni 1980 si hanno a
disposizione nuove stime di Fenoaltea riguardanti il settore delle costruzioni nel periodo
compreso tra il 1861-1913 e possiamo osservare come le costruzioni in Italia seguono un
andamento ciclico che è lo stesso di quello tipico del ciclo Kuznets.
Prima di tutto è però importante osservare come in Italia ci sia un primo breve ciclo post-
unitario (primi anni '60) che non può essere ricondotto all'andamento ciclico di Kuznets
perché “tutto italiano” per una serie di motivi: nel 1861 viene proclamata l'Unità d'Italia ed è
quindi un periodo caratterizzato da grandi aspettative (il paese era libero e non più
soggetto a dominazione straniera che lo frenava) e nel 1866 c'è la 3a guerra di
indipendenza con la quale si cerca di acquisire il Veneto; si tratta quindi di anni troppo
specifici del nostro paese, mentre il contesto della KS è di più ampio respiro; solamente
dopo i primi anni le date di MAX e MIN coincidono con quelle tipiche del ciclo Kuznets:
-MAX: 1874, 1886, 1912
-MIN: 1876, 1898
Il ciclo si ritrova anche nell'indice delle costruzioni urbane, e con qualche variante nelle
singole componenti delle costruzioni complessive. Per ricostruire l'indice delle costruzioni
urbane, Fenoaltea si serve dei dati relativi al “dazio-consumo”; le città italiane erano
tipicamente murate, con poche porte di accesso, per far entrare merci in città si pagava il
dazio, detto appunto “dazio-consumo”. L’indice complessivo delle costruzioni urbane
include e combina i dati sui materiali da costruzione che pagavano, città per città, anno per
anno, “dazio-consumo”.
Solamente dopo i primi anni '60, dunque, anche le costruzioni in Italia (così come in altri
paesi nel mondo) seguono il ciclo Kuznets.
figura 3.01 (a):
Il ciclo in Italia: i flussi demografici
Per la scuola di Kuznets come si è detto, i cicli speculari delle costruzioni in Inghilterra e
nei paesi nuovi erano dovuti al ciclo nei flussi migratori, che spostavano la domanda di
infrastrutture e causavano così un ciclo parallelo nel flusso di capitali. Anche in Italia le
costruzioni seguivano le lunghe oscillazioni del ciclo Kuznets, ma l'Italia era un paese di
emigrazione, e le costruzioni seguivano il ciclo dei paesi d'immigrazione. Il caso italiano
rientrerebbe comunque nella norma kuznetsiana, con cicli inversi nelle costruzioni e nelle
emigrazioni, se il ciclo nelle emigrazioni italiane fosse speculare a quello delle emigrazioni
complessive dall'Europa; rappresenterebbe invece un'eccezione a quella norma se il ciclo
delle emigrazioni italiane fosse (come sembra più probabile) parallelo a quello delle
emigrazioni complessive.
Il punto di partenza per studiare la relazione tra ciclo italiano e ciclo mondiale, è osservare
l'andamento delle emigrazioni italiane.
Le statistiche sull'emigrazione italiana che sono riportate dal Sommario sono molto
imprecise; Arthur Bloomfield osservò che questa serie segue un ciclo Kuznets correlato
positivamente con le costruzioni in Italia e oltre oceano ed è per questo che il caso italiano
non