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LE MINOR
UNIVERSAL Ebbe gravi problemi economici fra il 1930 e il 1945. La strategia iniziale fu di lanciare nuove star in film horror
sorprendenti (Dracula, 1931). Dopo il 1935 si dedicò al pubblico di provincia, per cui produceva film di serie B.
COLUMBIA I budget limitati non le impedirono di produrre film popolari, spesso con star o registi in prestito (Capra).
UNITED ARTISTS Iniziò il declino con la nascita del suono. Griffith si ritirò negli anni Trenta, e Chaplin dirigeva solo un film
ogni cinque anni. La USA prese a distribuire film di produttori indipendenti, e il listino affiancava prestigiose produzioni
inglesi, musical, film americani. Per sopravvivere dovette lavorare anche con film a basso budget e di serie B.
GLI INDIPENDENTI Qualche società indipendente realizzava anche film di prestigio, altre coprivano la seconda parte dei
doppi spettacoli co film di serie B, come western o serials. Lontani da Hollywood erano gli indipendenti che producevano
pellicole a basso costo per specifiche etnie, e nonostante il limitato successo di alcune, era impossibile ritagliarsi una fetta
nel mercato USA, dove le compagnie maggiori si sostenevano arrivando perfino a prestarsi attori.
CODICE HAYS: L’AUTOCENSURA A HOLLYWOOD La Motion Picture Producers and Distribuiton Association, fondata nel
1922 per migliorare l’immagine e l’efficienza della cinematografia, divenne sempre più nota per la sua funzione di
censura. I rimi anni Trenta furono un periodo conservatore, in cui si analizzarono gli effetti del cinema sugli spettatori,
che chiedevano sempre più regole. All’inizio del 1930 la pressione obbligò la MPPDA a promuovere il Codice di Produzione,
che tracciava standard morali sulla rappresentazione di crimine, sesso, violenza e perversione (omosessualità). Tutti i film
di Hollywood dovevano sottostare, pena la censura. Anche i western, visti come la glorificazione dei criminali (che
solitamente morivano ammazzati) subirono i provvedimenti, e allo stesso modo diverse dive. Tra i gruppi sociali che
chiedevano maggiore castigatezza la Legione Cattolica della Decenza, il cui sistema di valutazione minacciava gli incassi.
Il pericolo di una censura ufficiale era sempre più forte, così nel 1934 la MPPDA stabilì regole forti: gli studios che
producevano senza approvazione venivano multati, e non potevano proiettare nelle sale degli altri membri. Questa regola
piegò le resistenze, e il materiale discutibile, pure usato, divenne più indiretto. La MPPDA fu forse repressiva, ma fece da
filtro contro una censura nazionale potenzialmente più estrema.
L’ESERCIZIO NEGLI ANNI TRENTA Sonoro e Depressione modificarono il modo in cui le sale presentavano i film: alcune
case vedevano nel sonoro solo la possibilità di eliminare le orchestre, di fatto il controllo creativo della programmazione
era così tolto ai gestori, che ora ricevevano pellicole pronte per l’uso. Visto che molti spettatori volevano spendere poco,
in aggiunta ai cortometraggi si inaugurò la consuetudine dei doppi e dei tripli spettacoli, che erano solitamente Bmovie.
Altro trucco per gli esercenti era quello di organizzare premi e iniziative (ogni biglietto dava diritto a un piatto di
porcellana), fidelizzando in tal modo gli spettatori. Con la seconda guerra l’incremento del pubblico fece sparire l’uso.
INNOVAZIONI A HOLLYWOOD L’espansione dell’industria cinematografica negli anni Venti fece nascere società di servizi
tecnici e moltiplicò i reparti degli studios.
Suono Negli anni Trenta furono introdotti microfoni direzionali, giraffe leggere e versatili; divenne possibile registrare
separatamente musica, voci ed effetti. La registrazione su piste multiple favorì la nascita della colonna sonora, per la cui
scrittura furono ingaggiati compositori tardo-romantici. Fu Steiner, con la partitura grandiosa per King Kong (budget tale
da permettergli di ingaggiare 46 musicisti, a fronte dei dieci propostigli dalla RKO, e scrisse una partitura originale, anziché
un mix di brani esistenti), a fissare le coordinate musicali del suono stile sinfonico (leitmotiv, in continuità con la tradizione
ottocentesca). Di solito, i compositori componevano musica non invadente.
Movimenti di macchina Per agevolare i movimenti si cercò di ricorrere a sostegni solidi ma leggeri. Si perfezionarono gru
e dolly, e il 1932 fu introdotto il Rotambulator, dolly di tre quintali che poteva sollevare la macchina da presa fino a 2
metri. Le spettacolari carrellate di alcuni nuovi film si devono a questo equipaggiamento, e anche i movimenti di gru
divennero più frequenti, un esempio di dolly all’indietro celebre è quello usato in Via col vento (1939, di Fleming),
sull’enorme banchina ferroviaria piena di confederati feriti, dove fu usata una gru per costruzioni.
Technicolor L’innovazione più spettacolare fu il colore. La pellicola della Technicolor usata negli anni Venti sopravvisse
fino al primo sonoro, ma era costosa e produceva colori fra l’arancione rosa e il blu. Nei primi anni Trenta l’azienda
inaugurò una macchina da presa dotata di prismi, con i quali suddivideva la luce dell’obiettivo in tre pellicole. La Pioneer,
nel 1935, produsse un cortometraggio dal vivo, La Cucaracha, dimostrando come la Technicolor restituiva colori vivaci
anche in un teatro di posa. Oggi il colore è considerato realistico, ma inizialmente lo si associava a fantasia e spettacolo.
Effetti L’uso della cinepresa multipla e altre complicazioni del sonoro fecero sì che gli effetti speciali venissero affidati a
professionisti. Di solito l’effetto prevedeva che le immagini girate separatamente venissero combinate, secondo
retroproiezione o stampa ottica. Nel primo caso gli attori recitavano nel teatro di posa mentre su uno schermo dietro di
loro si proiettava un’immagine girata in precedenza; nel secondo si aveva la possibilità di rifotografare e combinare
immagini. L’uso classico era di coprire una parte del fotogramma con un mascherino, in cui l’operatore lasciava un’area
non impressionata su cui lavorava il tecnico degli effetti; mascherini a volte mobili, quando l’operatore degli effetti doveva
realizzare più mascherini per ogni fotogramma. La stampante ottica era usata per produrre raffiche di inquadrature che
usavano sovrimpressioni di calendari o titoli di giornale, spesso per indicare il passare del tempo.
Ripresa Negli anni Trenta l’immagine sfumata e flou divenne meno estrema. Nel 1931 la Kodak introdusse la pellicola
Super Sensitive, adatta alla luce diffusa delle lampade a incandescenza: alcuni film preferivano un’immagine scintillante
per comunicare romanticismo, altre uno stile meno impastato. Pratica diffusa fra i registi americani era quella di radunare
gli attori in un’area priva di profondità, per poi passare da uno all’altro alternando campi controcampi. In tal senso il
regista Orson Welles propose un uso estensivo della profondità di campo in Quarto Potere (1941), dove molte delle
inquadrature in profondità furono ottenute con la stampante ottica, combinando piani nitidi e girati separatamente.
QUARTO POTERE La fortuna di Quarto potere, primo lungometraggio di Welles, è legata al manifestarsi di uno stile capace
di sconvolgere convenzioni, per cui divenne un riferimento per i registi impegnati in una scrittura cinematografica lontana
dalla trasparenza enunciativa, e molte delle soluzioni adottate spinsero la critica a sottolineare l’influenza del film nella
modifica dei codici del realismo cinematografico. Anzitutto le inquadrature lunghe e complesse, contraddistinte dalla
presenza di più azioni, disposte su piani diversi e dotate della stessa evidenza grazie alla profondità di campo. In tali
circostanze il regista sceglie di non frammentare l’azione, come avveniva nel découpage analitico, lasciando al racconto
per immagini la facoltà di distendersi con ritmo fluido, e allo spettatore un ruolo attivo. D’altra parte molti degli effetti di
realismo presenti sono frutto di trucchi, che lasciano emergere una estetica del falso. L’impiego di obiettivi grandangolari
facilitò l’intento di uguagliare la messa a fuoco dell’occhio; la presenza di soffitti infranse poi un’altra convenzione, e così
accadde con le inquadrature riprese angolando molto la cinepresa dal basso o dall’alto. La sensazione è di un film che
rivela una grande soggettività autoriale. Tuttavia, alla base della pellicola si nota al contempo grande eterogeneità: da un
lato anticipazione del cinema moderno, dall’altro summa di quello classico. Vi sono infatti intere sequenze accostate per
contrasto (montaggio sovietico), altre – come l’inizio fiabesco e horror – di gusto espressionista; ancora, il finto
cinegiornale che segue si fonda su un registro trasparente, tipico dell’oggettività. Ad armonizzare, poi, la colonna sonora.
Nel film, dopo aver mostrato la morte del protagonista Kane, un magnate della stampa impersonato da Welles, ne viene
proposto un profilo attraverso un finto cinegiornale, che racconta un mezzo secolo di storia USA. Il giornalista tenta quindi
di dare un senso all’ultima parola di Kane, Rosebund, tentando di far luce sulla sua contradditoria vita. I numerosi
flashback raccontano il protagonista da diversi punti diversi, di amici e conoscenti, e lo stesso Welles affermò che il valore
del film stava nel trattamento del tempo e nella presentazione del personaggio.
PRINCIPALI REGISTI L’introduzione del sonoro e la situazione politica del vecchio continente spinsero verso gli studios
molti nuovi registi.
La vecchia generazione Chaplin fu uno dei più strenui avversari del parlato, e come produttore di sé stesso e grazie alla
fama, poté continuare a girare film muti di successo (Il grande dittatore, 1940). Von Sternberg continuò a proporre storie
melodrammatiche convenzionali, con uno stile basato sull’amore per le ombre e le inquadrature barocche. Lubitsch si
adattò presto al sonoro; John Ford continuò a essere prolifico (Ombre rosse, 1939, che nonostante la sua propensione
per i western fu l’unico del periodo. Divenne un classico del genere, e racconta il viaggio di un eterogeneo gruppo di
persone attraverso un pericoloso territorio abitato dai pellerossa. Usò qui, per la prima volta, le suggestive formazioni
rocciose della Monument Valley, una scenografia naturale che divenne poi il suo marchio di fabbrica). Hawks, che aveva
esordito negli anni Venti, si cimentò in generi diversi, specializzandosi in un cinema asciutto, rivelandosi maestro del ritmo
veloce e del montaggio analitico. Wyler aveva esordito come regista di western a basso costo sul finire del periodo muto.
Il veterano Borzage continuò a dirigere melodrammi sentimentali, come Addio alle armi (1932), adattamento del romanzo
di Hemingway. Vidor continuò fra western e melodrammi, così come Walsh, che realizzò diversi famosi film d&rs