Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
TERAPIA DELL’IPERTIROIDISMO:
farmacologica che prevde l’uso di farmaci sintomatici (trattano i sintomi ma non la causa) che sono
• carbimazolo e propiltiouracile PTU che inibiscono la TPO e hanno effetto immunosoppressore; il PTu sembra
inibire anche la deiodinasi periferica (trasforma T4 in T3). Vengono anche utilizzati i beta-bloccanti per
contrastare gli effetti cardiovascolari.
chirurgica se dopo 18-24 mesi di terapia il pz non è guarito, spesso bambini e giovani non guariscono.
• radioterapia ossia la terapia con iodio radioattivo, utilizzata spesso nei pz anziani.
•
IPOTIROIDISMO: condizione caratterizzata dalla carenza di ormoni tiroidei, si possono categorizzare:
primitivo ossia il problema è a livello tiroideo, si possono riconoscere:
• una forma congenita dovute nei 2/3 dei casi a delle alterazioni nello sviluppo della ghiandola (ipoplastica,
• aplastica o ectopica con posizionamento retrolinguale). Il restante 30% dei casi è da attribuirsi a difetti dei geni
deputati alla captazione dello iodio o alla sintesi degli ormoni. Nei neonati fra il terzo e il quinto giorno di vita
viene prelevata una goccia di sangue dal calcagno e si misura il TSH.
iatrogene che sono molto frequenti e si riscontrano in seguito a tiroidectomia totale o subtotale, ma anche in
• seguito a terapia ablativa con iodio 131.
autoimmuni di cui la più nota è la tiroidite di Hashimoto ma anche quella post-partum, l’hashitossicosi e la
• tiroidite silente che sono varianti della capostipite.
non autoimmuni che sono meno frequenti e ne è un esempio la tireoidite subacuta ossia una malattia virale.
•
centrali ossia dovute a ipotalamo o ipofisi. Nel primo possono essere dovuti a neoplasie, radioteraoia o sequele
• chirurgiche. Per quanto riguarda l’ipofisi possono essere patologie isolate oppure associate a panipopituarsimo
(diminuzione generalizzata della secrezione di ormoni ipofisari).
periferici in cui il problema è a livello tissutale a livello del recettore.
•
IPOTIROIDISMO CLINICO: ipotiroidismo caratterizzato da innalzamento del TSH e carenza di ormoni tiroidei. Ha
una prevalenza del 2-8% nella popolazione sopra i 60 anni.
IPOTIROIDISMO SUBCLINICO: ipotiroidismo caratterizzato da TSH aumentato ma ormoni nella norma. Questa
forma concorre al rischio cardiovascolare e allo sviluppo di malattie neurodegenerative in età avanzata. Ha una
prevalenza del 22% nelle donne e del 16% degli uomini sopra i 60. 5
Endocrino
SINTOMATOLOGIA DA IPOTIROIDISMO: è legata alla carenza di ormoni e prevede:
la cute secca, spessa e giallastra (accumulo di mucopolissacaridi e carotenoidi);
• metabolismo basale rallentato con conseguente debolezza, astenia e sonnolenza;
• importante aumento del peso;
• miopatia in quanto gli ormoni tiroidei sono trofici per il muscolo,
• disturbi del ciclo mestruale fino all’amenorrea;
• ingrossamento della lingua e della faringe (voce profonda).
• nell’anziano le modificazioni sono prevalentemente nella sfera cognitiva e quindi depressione, astenia,
• snoressia e calo di peso.
sul sistema cardiocircolatorio hanno l’effetto di irrigidimento delle pareti del cuore e dei vasi per sostituzione con
• tessuto fibroso delle cellule muscolari. SI hanno una minor capacità diastolica, una pressione sistemica
maggiore (aumento post-carico) e un deficit contrattile che si traducono in una riduzione della gittata cardiaca.
TIROIDITE DI HASHIMOTO: è la malattia autoimmune più frequente nonché la malattia endocrina più frequente
ed è causa di ipotiroidismo nelle aree a disponibilità iodica in quanto una tireoglobulina iodata è più immunogena.
Ha una prevalenza netta nel genere femminile (rapporto 5:1) ed è sottostimata in quanto si stima che la forma
subclinica colpisca il 45% delle donne adulte ed il 20 degli uomini.
Si associa spesso ad altre malattie autoimmuni quali gastrite atrofica, diabete mellito di tipo I.
È una malattia multifattoriale.
Il suo quadro clinico è molto variegato:
tiroide ingrossata o di dimensioni normali;
• ipotiroidismo manifesto o ormoni normali;
• si può anche riscontrare un’oculopatia tipica del Basedow in quanto possono esserci anticorpi anti TSH-R che
• invece di attivarlo lo inibiscono.
La diagnosi è clinica (il gold standard sarebbe l’istologia ma sul pz vivo è di difficile attuazione) e prevde che siano
presenti almeno due dei seguenti fattori:
aumento del TSH con ipotiroidismo clinico o subclinico;
• presenza di autoanticorpi:
• anti-tireoglobulina che appaiono per primi e poi spariscono;
• anti-tireoperossidasi che appaiono successivamente ma restano sempre positivi.
•
presenza di un quadro ecografico suggestivo ossia una tiroide ipoecogena con tralci connettuvali iperecogeni,
• vascolarizzazione aumentata e possibile presenza di pseudo pseudo noduli tiroidei ossia zone nodulari
iperecogene composte di tessuto sano non ancora attaccato.
La terapia prevede la somministrazione del pro-ormone levotiroxina T4(T3 non viene somministrato perché ha
emivita di sole 3 ore). Questa viene applicata quando:
il TSH>10;
• se il valore è compreso fra 4,5 e 10 bisogna valutare o meno se trattare il pz in base al rischio cardiovascolare e
• alla sintomatologia.
si trattano sempre i bambini;
• si trattano sempre le donne in gravidanza o che ne stanno programmando una.
•
TIROIDITE SUBACUTA DI DE QUERVAIN: è una patologia a eziologia virale con delle recrudescenze annuali che
porta alla distruzione dle tessuto tiroideo, si possono distinguere diverse fasi:
nalle prima fase si ha una tireotossicosi distruttiva senza produzione di ormoni ma la distruzione dei follicoli
• causa un rilascio massiccio di questi ultimi. In scintigrafia la tiroide non si osserva per la distruzione massiva. SI
ha quindi TSH soppresso e ipertiroidismo transitorio.
la seconda fase che è di recupero in cui si ha eutiroidismo transitorio;
• la terxa fase di ipotiroidismo in quanto i tireociti si stanno ricostituendo ma il processo impiega tempo.
•
Il pz lamenta dolore alla tiroide (SINTOMO PATOGNOMONICO) e alla palpazione è lignea, sono inoltre presenti
aumento della VES e della PCR come indici si flogosi. 6
Endocrino
NODI TIROIDEI: è una patologia molto frequente nella popolazione adulta e dal punto di vista epidemiologico:
il 95% sono benigni dovuti a carenza iodica o a difetti enzimatici, a loro volta possono essere:
• l’80% sono pseudonodi, cisti o nodi;
• il 20% sono adenomi ovvero nodi benigni con alterazione clonale.
•
il 5% sono maligni ossia carcinomi tiroidei differenziati che generano dall’epitelio tiroideo e dai tireociti:
• l’80% è costituito da carcinoma papillare della tiroide;
• l’11% da carcinoma follicolare;
• molto raro il carcinoma anaplastico;
• il 4% sono carcinomi midollari tiroidei;
• metastasi di linfomi di carcinoma a cellule chiare del rene, carcinomi mammari.
•
INCIDENZA E MORTALITÀ NEOPLASIE TIROIDEE: il 60% della popolazione fra i 40 e i 60 anni presenta
all’ecografia un nodo rilevante (maggiore di 2-3 mm) ma fra questi la prevalenza di carcinoma è del 5%. Negli
ultimi 30 anni il tasso di incidenza del tumore tiroideo è triplicato tuttavia la mortalità è molto bassa (sopravvivenza
a 5 anni del 97%).
Fra le neoplasie tiroidee l’80% non danno evoluzione mentre il restante 20% sono forme aggressive.
Anche le patologie tiroidee hanno un’incidenza maggiore nel genere femminile almeno fino alla menopausa.
I fattori di rischio per lo sviluppo di tumore tiroideo differenziato DTC:
esposizione a radiazioni ionizzanti in età pediatrica in quanto il 90% dei tireociti (contro il 30% dell’adulto) del
• bambino esprime NIS e quindi c’è una probabilità maggiore di intake di iodio radioattivo.
familiarità per tumori tiroidei;
•
DIAGNOSI DI TUMORE TIROIDEO: Si basa su numerosi fattori:
anamnesi in cui si valuta:
• familiarità;
• esposizione a radiazioni (es. Chernobyl);
• cambiamento della voce;
• ingrossamento linfonodale;
• consistenza e fissità nodulare;
• ingorssamento della ghiandola.
•
esami di laboratorio che vanno a dosare:
• la tireoglobulina usata come controllo dopo tiroidectomia;
• la calcitonina che è prodotta dalle cellule C che danno vita al carcinoma midollare per cui un suo livello troppo
• elevato è indice di possibile neoplasia, è però molto poco specifico.
ecografia tiroidea dove si valuta:
• il colore della tiroide, se è ipoecogena con margini sfumati e bozzuti irregolari è indice di patologia;
• la presenza di microcalcificazioni che sono indice di malignità, sono visibili come granuli iperecogeni con
• cono d’ombra posteriore;
nel carcinoma midollare ci sono depositi di amiloide visibili come zone iperecogene con cono d’ombra.
• linfonodi sospetti.
•
CARCINOMA PAPILLARE DELLA TIROIDE: carcinoma la cui diagnosi è possibile osservando i nuclei (citologico)
che sono: chiarificati, a vetro smerigliato, sovrapposti con pseudoinclusioni a grano di caffè dovute a invaginazioni
della membrana nucleare. Questo tipo di tumore può essere capsulato o non capsulato, può dare
mebolizzazione nella tiroide stessa, può essere multifocale e nel 60% dei casi da metastasi linfonodali poco
aggressive.
CARCINOMA FOLLICOLARE DELLA TIROIDE: tumore che nella sua crescita forma dei veri e propri follicoli
capsulati e differisce dal precedente perché la sua proliferazione supera la capsula tiroidea oppure le
embolizzazioni superano la capsula. La diagnosi si fa grazie all’istologico in quanto i nuclei sono normali.
Questa varinate è più aggressiva e le cellule maligne sono caratterizzate da:
riduzione di NIS ma in alcuni casi è posisbile comunque la terapia con iodio 131;
• riduzione della TPO;
• preservazione dei TSH, si usa infatti nei pz guariti una terapia TSH soppressiva tramite ipertiroidismo iatrogeno.
• mantiene la sintesi di tireoglobulina che viene utilizzata come follow-up dopo tiroidectomia.
• 7
Endocrino
GENETICA DEI CARCINOMI TIROIDEI: possiamo osservare:
nel 60% dei carcinomi papillari si ha una mutazione a carico dell’oncogene B-RAF ossia una serin-treonin
• chinasi che media l’attivazione della via dell’oncogene RAs che attraverso le vie di MAPK stimola la
proliferazione e la sopravvivenza cellulare. Questa mutazione fa si che BRAF sia costitutivamente attivo.
una piccola parte dei carcinomi presenta mutazioni a carico di BRAS (non ci sono mai mutazioni sia di RAS che<