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CAPITOLO SESTO
L’IMPERSCRUTABILE SPARTA
Davide Bordoni
Storia greca antica
Usi Lugano – BLLCI I
2018
Introduzione
L’immagine di Sparta ha attraversato i millenni nonostante si tratti di una delle civiltà di cui possediamo
meno fonti ed indizi diretti in assoluto, questa polis fu ammirata fin dall’antichità per le sue leggi e
l’immagine degli imbattibili soldati spartani mantiene ancor oggi la sua rilevanza. Non a caso fu trattata da
autori antichi come Aristotele, Tucidide o anche da più recenti come Machiavelli, Adams o perfino dal
dittatore Adolf Hitler.
Guerra e umorismo spartano
Si narra secondo Erodoto che il re spartano Leonida incontrò re Serse alle Termopili in vista dello scontro
con il suo possente esercito persiano poiché ricevette voce di un’indignitosa alleanza futura tra spartani e
persiani.
Lo scontro tra re Leonida e Serse avvenne seppure il re spartano fosse certo della sua sconfitta, esso fu
violento e durò per quasi due giorni, l’esito fu la disfatta spartana. Sappiamo che Leonida aveva ormai più di
cinquant’anni, i celebri 300 guerrieri che portò con sé erano adulti e tutti con figli ancora in vita, inoltre egli
ricevette dall’oracolo La Pizia di Delfi la profezia della disfatta spartana e la morte di un re. Si può quindi
affermare che Leonida era certo di andare incontro a morte certa, egli voleva conquistare gloria eterna ed
immortale nel tempo. Essenziale anche ricordare il forte legame tra spartani e la divinità Eracle, Leonida
stesso credeva fermamente di discendere dal dio e lo scontro risultava difatti un modo o rituale per
avvicinarsi ed unirsi “spiritualmente al loro progenitore più illustre. Non avrebbero potuto scegliere un posto
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più propizio per morire” .
Si narra che gli spartani possedessero un particolare e tagliente umorismo legato alla guerra, nell’attesa dello
scontro con i persiani l’oplita più valoroso spartano chiamato Dienekes intratteneva i compagni con il suo
umorismo, i modi umoristici spartani rivestono una tale importanza da essere tuttora studiati come esempi di
battute dirette e taglienti con l’obiettivo di far tacere l’avversario.
Le fonti
Tra le più celebri fonti troviamo quella di Plutarco in particolare l’opera “Vite parallele” nella quale si narra
di Licurgo, il primo legislatore spartano. Purtroppo, egli visse al di fuori dell’epoca di supremazia spartana e
gli elementi riguardanti la sua vita paiono poco attendibili.
Altro autore celebre che trattò degli spartani e in particolare della loro costituzione è Senofonte, il quale pone
l’immagine che gli spartani avevano di loro stessi:
La città non ha mai cercato di esautorare i re perché invidiosa […] infatti non risulta che alcun governo –
democratico, oligarchico, tirannico o monarchico che fosse. si sia perpetuato sempre intatto nel tempo: solo
questa monarchia si conserva interrottamente.
Sparta vantava infatti la sua supremazia militare legandola alla sua imperscrutabilità nel seguire le leggi
senza mai contraddirle.
La più attendibile ed oggettiva fonte risulta però essere quella di Aristotele, il quale scrisse sulle leggi
spartane citando ad esempio gli éphoroi i quali avevano il compito di sorvegliare le attività dei re e
possedevano un grande controllo su essi. Infatti, questi sorveglianti controllavano re e cittadini, venivano
eletti annualmente ed erano scelti tra la gente del popolo (uno per distretto), ebbero per un certo periodo il
potere esecutivo per muovere guerra, giuravano mensilmente fedeltà con i re, dichiaravano guerra contro gli
iloti ogni anno e possedevano la facoltà dell’asteroscopia: ogni 9 anni osservavano le stelle per comprendere
se i re erano corretti e se non lo erano venivano destituiti (forte controllo sui re).
Sappiamo inoltre della suddivisione in tre classi della società spartana, la classe superiore era quella degli
spartiati caratterizzati definiti ómoioi, cioè uguali. Questo status era ereditario, occorreva dunque essere figli
di madre e padre spartano (i bambini venivano bagnati nel vino e se sani accolti, se non sani abbandonato
1 Edith Hall, Gli antichi greci, Einaudi editore, 2016, p. 168 1
agli iloti), inoltre occorreva il Possesso di terra coltivata dagli iloti, avevano obblighi fiscali e militari: il
cittadino era soldato e doveva partecipare al sissizio portando cibo, cioè l’obbligo di mangiare insieme ogni
volta ed il divieto di mangiare a casa privatamente), infine v’era l’obbligo alla formazione di agogé.
Queste regolamentazioni creavano un forte senso unitario ed impedivano l’accumulo di potere da parte di un
singolo.
Gli spartani ebbero una forte ascesa nell’VIII secolo con la conquista della Laconia, perfino Plutarco ne
esaltava le gesta centinaia di anni più tardi. La discesa spartana iniziò con la rivolta di Argo ed il forte
terremoto del 464 a.C., nonostante gli spartani ebbero un breve periodo glorioso sotto Agesilao con la
sconfitta di Atene, nel 371 a.C. furono sconfitti dai Tebani ponendo fine al suo status di più potente stato
militare greco.
Senofonte scrisse un’imponente biografia su Agesilao dandoci informazioni sulle sue campagne d’Oriente
volte ad eliminare il pericolo persiano che permisero l’arricchimento di Sparta.
Il sistema di Sparta
Gli spartani vantavano il sistema di leggi a loro dire migliore che potesse esserci, basavano la loro superiorità
militare su di esso. Essi credevano che le istituzioni avessero alla radice il caos, infatti secondo il mito
ricevettero dall’oracolo di Delfi la Grande Rhetra, cioè appunto la costituzione, essenziale per gli spartani. I
re spartani in tempo di pace si occupavano della religione e prestavano giuramento come sopracitato agli
éphoroi, essi governavano e venivano governati allo stesso modo. Nella Sparta d’età classica era inoltre
riconosciuta grande importanza agli anziani, i quali dopo i sessant’anni potevano sedere nel gerousia, il
consiglio che giudicava i reati capitali, il rispetto per l’anziano era elevatissimo.
Sappiamo che Sparta sorgeva circondata da montagne ed il mare, queste protezioni naturali fecero sì che gli
spartani non conobbero le mura o l’acropoli difensiva. L’isolamento topografico modificò ed influenzò
l’architettura spartana, la quale si distanziava dalla monumentalità ateniese. Sotto l’aspetto archeologico
abbiamo poche prove materiale, dei principali tempi di Atena che un tempo era ricoperto dalle armi in
bronzo dei nemici sconfitti e quello di Artemide Orthia si conservano solo le basi. Gli scavi hanno però
portato alla luce reperti che potrebbero mettere in dubbio l’isolamento spartano totale in età arcaica, molte
maschere ritrovate negli scavi risentono di influenze esterne a Sparta. Il tempio di Artemide riporta anche la
tradizione delle fanciulle spartane di intonare canti lirici partheneia e di cui abbiamo oggi alcune
testimonianze, inoltre le fanciulle spartane possedevano molti diritti rispetto ad altre città come Atene.
Queste donne erano fortemente legate all’Elena dei poemi omerici come incarnazione di bellezza e fascino
assoluto, tanto che Erodoto ci riporta la storia di una fanciulla che fu “curata” dalla bruttezza venendo portata
regolarmente dinanzi la statua di Elena.
Allontanandoci dalla città di Sparta un luogo centrale di culto era il santuario presente in Laconia, più
precisamente ad Amicle. La costruzione fu affidata dagli spartani a Baticle di Magnesia, in opposizione alla
loro tendenza xenofoba e fu così che il famoso scultore realizzò un’opera di altissimo livello architettonico
con bassorilievi sbalorditivi data la loro bellezza.
Le donne spartane
Le donne a Sparta godevano di maggiori benefici rispetto al resto della Grecia, esse godevano
d’indipendenza economica e potevano avere proprietà intestate a loro nome, inoltre si di che possedessero lo
stesso spirito tagliente deli uomini spartani e non a caso si dedicavano all’attività fisica, partecipavano a gare
di lotta, corsa e lancio. Fu una donna spartana che nel IV secolo a.C. vinse un evento olimpico ben due volte
e a vedere inciso il suo nome.
Gli spartani associavano la salute fisica al generare una prole forte e sana, infatti le donne a Sparta a
differenza che nel resto di Grecia si maritavano e generavano prole nel momento di massimo splendore
fisico, questo fatto diminuiva la mortalità infantile. Coloro che generavano più di tre figli erano esentati dal
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