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DITIRAMBO

Genere poetico di cui purtroppo poco sappiamo, data la scarsità di testi giunti fino a noi. Siamo consapevoli però che le esecuzioni e le gare ditirambiche avevano nell'Atene classica una magnificenza nell'allestimento e un'importanza sociale non inferiori a quelle di tragedia e commedia. Non lo si può intendere come facente parte del genere drammatico, perché la sua natura venne sempre percepita dagli antichi solo come poesia corale. Il ditirambo nacque come canto culturale corale in onore di Dioniso e certamente in epoca assai antica, ed è possibile attestare la sua esistenza come genere poetico già maturo ed elaborato intorno all'VIII-VII secolo. Tuttavia rimangono oscuri i suoi contenuti, la sua struttura, la sua incidenza nel rito religioso, le forme della sua esecuzione. Il termine dithyrambos era di dubbia interpretazione già per gli antichi: esso va inteso come riferimento alla doppia nascita del dio.

ancora immaturo nel ventre di Semele folgorata e poi di nuovo, a gestazione compiuta, dalla coscia di Zeus; le testimonianze antiche infatti identificano lo specifico religioso originario del ditirambo come canto culturale sulla nascita di Dioniso. Dalle testimonianze non è possibile desumere se il ditirambo antico prevedesse nella sua struttura una qualche forma di drammatizzazione o mimesi diversa dalla semplice narrazione, e nemmeno se all'interno della compagine corale si enucleasse la figura di un solista. Pare certo però che una qualche forma di dialogo dovesse caratterizzarlo, forse all'interno di una divisione del coro in 2 semicori, dal momento che alcune fonti definiscono il ditirambo come "ciò che aveva domande e risposte". È probabile che la figura dell'exarchon, "colui che intona, che dà l'avvio al canto" fosse da identificare in origine con quella del poeta stesso, che cantava in monodia.

Cioè in forma solistica, un'anabole, ossia un proemio concluso in se stesso, con la funzione di contestualizzare la performance nell'occasione sociale e religiosa in cui era in quel momento inserita. Altrettanto probabile del resto che già prima della seconda metà del VI sec il contenuto del canto non fosse ormai dedicato solo a Dioniso o al ricordo della sua nascita, ma fosse divenuto una narrazione di argomento mitico-eroico svincolata dall'obbligo di far riferimento ai dati dionisiaci. Arione a Corinto e Laso ad Atene sarebbero stati i primi 2 poeti che fecero del ditirambo un vero e proprio spettacolo inserito in una festa civica. L'esecuzione del ditirambo, ancora fino a tutto il V secolo, non fu limitata solo alle feste dionisiache (a differenza di tragedia e commedia), ma fu prassi normale anche in occasioni dedicate ad Apollo in Atene, Delo e Delfi. Anche le esecuzioni ditirambiche avrebbero avuto luogo inizialmente nell'agorà,

x poi spostarsinell'orchestra del teatro di Dioniso. Gli agoni precedevano quelli drammatici e occupavano 1-2giorni. Ogni anno erano in gara 10 cori di ragazzi e 10 di uomini, ciascuno composto da 50coreuti, tutti cittadini scelti tra i membri delle singole tribù; anche i coreghi venivano designatiall'interno delle tribù e poi sottoposti all'approvazione dell'arconte, mentre poeti e musicistierano invece designati direttamente dall'arconte. Certo che i coreuti, coronati di edera,èeseguivano il loro canto al suono del flauto, muovendosi e danzando in uno schema circolare,intorno all'altare del dio e separandosi poi in 2 semicori, mentre il flautista rimaneva all'internodel cerchio dei coreuti. Conclusa l'anabolé con le lodi di Dioniso, il coro dava inizio alla sezionenarrativa riservata al racconto di un episodio eroico-mitico. Contrapposta alla sobrietà poeticae musicale dei ditirambi antichi, la nuova

tendenza della seconda metà del V sec sembra invece caratterizzarsi di una crescente ampollosità, vacuità e oscurità di linguaggio, e soprattutto per alcune invenzioni musicali baroccheggianti e scompostamente mimetiche, duramente criticata dai contemporanei. Scollamento di della poesia ditirambica dalla sua funzione di elaborazione dei valori sociali e religiosi, a vantaggio invece di una spettacolarità sorprendente ma vuota. Per il ditirambo non attestato l'utilizzo di maschere e nemmeno alcuna forma di sfruttamento dell'area propriamente scenica; questi dati sembrano confermare come la natura narrativa del canto non si fosse mai evoluta nella direzione di una personalità altra da parte di nessun componente del coro. TRAGEDIA L'origine della tragedia tutt'ora un problema non risolto, a causa della contraddittorietà delle fonti antiche a riguardo. La testimonianza di Aristotele individua per la tragedia un

Percorso distabilizzazione ideativo che nasce da antiche forme di improvvisazione, solo nel tempo consolidatesi in strutture formali poeticamente definite. Tali momenti di improvvisazione sono secondo il poeta quelli specifici del genere ditirambico: dunque l'origine della tragedia viene collocata fin dall'inizio all'interno del culto dionisiaco. Più difficile però intendere le ragioni della testimonianza aristotelica in rapportare la tragedia anche al genere satiresco: secondo il filosofo, i grandi temi e la solennità del tessuto tragico si sarebbero in realtà evoluti da piccole storie scherzose di tipo satiresco. Il termine greco tragodia significherebbe "canto del capro". Secondo alcune teorie i capri sarebbero gli attori mascherati da capri, quindi il canto dei satiri, oppure l'animale premio consegnato al vincitore dell'agone tragico. In ogni caso la forma definitiva della tragedia ormai quanto di più lontano da.

Strutture che rivelino la semplicità e l'arcaicità dell'improvvisazione, così come d'altro canto vi risultano assenti i temi tradizionali del culto dionisiaco. Le lodi e l'allusione a Dioniso appaiono nella tragedia in maniera parallela a quella di tutte le altre divinità.

Nelle Grandi Dionisie ogni poeta gareggiava con una trilogia tragica, seguita da un dramma satiresco. La trilogia poteva essere legata (formata da 3 opere che trattavano in successione 3 momenti della medesima vicenda), oppure sciolta (formata da 3 opere non legate tra loro).

Ogni tragedia veniva a sua volta composta secondo un sistema interno stabilito, basato sull'alternanza di parti cantate e recitate. Dopo il prologo introduttivo, seguiva l'ingresso del coro nell'orchestra, con una sezione cantata denominata pàrodo, dopodiché si susseguivano episodi in cui l'azione era suddivisa, da 3 a 7. Gli episodi erano intervallati dagli stasimi.

A conclusione vi era l'esodo, in cui l'azione veniva a terminare e sia il coro che gli attori uscivano dalla scena. Generalmente lo scambio tra 2 personaggi viene articolato nella successione di 2 discorsi recitati, detti rhéseis, in sé compiuti, a cui segue una seconda contrapposizione di discorsi di minore ampiezza. A conclusione dello scambio viene infine inserita una sticomotìa, cioè uno scambio di battute veloce e concitato di un solo verso ciascuna. La disticomìa vede invece la contrapposizione di battute di 2 versi ciascuna, mentre l'antilabé si organizza in una spezzatura del singolo verso in 2 o 3 battute di personaggi diversi. Ancor più ampia la cosiddetta rhésis angelikè, cioè il discorso informativo del messaggero, che porta sulla scena notizie di fatti avvenuti altrove ma la cui conoscenza necessaria al proseguire dell'azione. La monodìa invece è il momento in cui un

Attore si esprime non attraverso la recitazione ma in un canto a solo. È DRAMMA SATIRESCO

Il dramma satiresco era l'opera che veniva rappresentata dopo la trilogia tragica e chiudeva la giornata di rappresentazioni in modo più leggero, rilassando la tensione emotiva accumulata dal pubblico. Il suo ingresso nell'agone dionisiaco coincide con l'arrivo ad Atene di Pratina di Fliunte, poeta che gareggiò tra il 499 e il 496 e che perfezionò le antiche trame burlesche agite dal coro dei satiri dionisiaci. A differenza della commedia, il dramma satiresco era composto dal medesimo poeta autore della trilogia tragica che lo precedeva. A noi rimane per intero solo:

  • Ciclope di Euripide: episodio omerico dell'accecamento di Polifemo da parte di Odisseo.
  • Metà circa dei Segugi di Sofocle: storia delle imprese truffaldine di Ermes bambino e dell'invenzione della lira.
  • Ampi frammenti dei Pescatori di Eschilo: salvataggio di Perseo e Danae.
nell'arca finita sullescogliere dell'isola Serifo. In ogni caso la sua naturale affinità con la tragedia segnalata anche dal fatto di condividere con quella, oltre autore e giornata, anche gli attori, i coreuti e la struttura compositiva. Anche le vicende e i personaggi dell'azione sono gli stessi della tradizione utilizzati nella tragedia, ma a rovesciarne tono e finalità la presenza del coro irridente dei satiri che interagiscono con gli eroi, e che per tutta la durata del dramma li costringono ad un continuo abbassamento di solennità. È presumibile da alcune pitture vascolari, che il coro dei satiri, guidati dal vecchio padre Sileno, portasse cinture di cuoio col fallo eretto, orecchie e coda equine, maschere dai tratti volgari, a sottolineare la natura di creature legate a culti di fertilità, smodate nella costante ricerca di vino e di sesso, incuranti delle convenzioni. La danza tipica lasikinnìs.èCOMMEDIASulle origini della commedia siamo ancora meno informati di quanto non accada per la tragedia.Aristotele tratta del genere comico nella seconda parte della Poetica, che però andataèperduta. All'inizio la commedia era ritenuta un genere minore rispetto alla tragedia secondoèAristotele anche per questo che difficile far luce sui suo esordi. La commedia fu ammessa adèAtene agli agoni teatrali delle Grandi Dionisie del 486 a.C. Inizialmente ad Atene gli spettacolicomici erano di impronta giambica: il giambo era un genere lirico fiorito tra il VII e il VI secoloa.C. nella Ionia. Le caratteristiche principali erano l'attacco personale, l'oscenità e la derisione.Sulla paternità della commedia circolavo diverse versioni ed ancora Aristotele ad informarcièche i dori si ritenevano inventori sia della tragedia che della commedia. Si fa risalire il teminekomodia all'usanza attica del komos.strade della città, cantando e ballando. Era un'atmosfera di gioia e festa, con le persone che si abbracciavano e ridevano insieme. I colori vivaci dei vestiti e le bandiere sventolanti rendevano l'atmosfera ancora più festosa. Era un momento di celebrazione e di condivisione, in cui tutti si sentivano uniti e felici.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
16 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher c.sara di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura teatrale della Grecia antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Cavalli Marina.