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SECOLO COME CHRISTIAN GOTTLOD HEYNE
Fu un autorevole membro dell'università di Gottingen e non cessò mai di suggerire la via per comparare antichi e selvaggi, per quanto riguarda la comprensione della cultura greca. Della sua produzione si rimane colpiti soprattutto dalle riflessioni metodologiche, contenute nelle sue prolusioni e nei suoi discorsi accademici. La comparazione fra i Greci e i selvaggi era invocata come uno strumento per raggiungere quello che egli aveva individuato come suo obiettivo principale, ossia interpretare la civiltà antica senza l'imposizione dei nostri punti di vista, ma cercando di calarsi il più possibile nei modi di pensare di tutti coloro che l'avevano creata. È necessario che lo studioso abbandoni il proprio presente e si lasci catturare dallo spirito dell'antichità, riportando la propria mente al tempo degli eroi e dei poeti e vedere ciò che loro hanno visto e sentire ciò che hanno sentito.
lorohanno sentito.“ogni opera d’arte antica deve essere considerata e giudicata con i concetti econ lo spirito, con quei concetti e con quello spirito con i quali fu compiutadall’artista antico”questo per Heyne era il modo migliore per comprendere quei Greci “primitivi”,che apparivano così distanti dal suo tempo. I modi di pensare dei Romani, inoltre,non hanno avuto lo stesso interesse per lo studioso; anche se consideriamo come
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l’autore abbia suggerito comunque la comparazione con i Latini. Egli nondubitava certamente che i primi abitatori di Roma fossero un popolo piuttostorozzo, il cui modo di pensare poteva sfuggire all’osservatore moderno.Purtroppo, il modello comparativo inaugurato da Heyne era destinato asoccombere di fronte al nuovo paradigma scientifico delleALTERTHUMWISSENSHAFT. A decretare la morte del comparatismo alla Heyne fuperò la nascita di un paradigma antropologico, ossia
L'idealizzazione dei Greci come insuperabile modello di civiltà. L'antropologia comparativa, dopo aver subito la forte spinta di controllo da parte della Alterthumwissenshaft, riaffiora in Inghilterra nella seconda metà del XIX. In questo momento la domanda postaci: siamo noi in grado di procedere ad una antropologia comparativa dei Romani? Avrebbe rischiato di trovare una risposta che sarebbe potuta apparire anche alquanto ridicola. Nell'opera di JAMES GEORGE FRAZER, i materiali romani coinvolti sono tanto abbondanti quanto quelli offerti da Spencer e Gillen o quelli europei, raccolti dai folcloristi ottocenteschi. È necessario concentrarsi sulle prime pagine della sua opera "The golden bought", per rendersi conto della incredibile comparazione che egli metteva in atto non solo tra i Romani e i selvaggi", ma anche tra i selvaggi e i Romani. L'autore raccoglieva all'infinito dei frammenti del suo sapere etnografico in una serie
Entries a carattere molto generale, quelle stesse che ricorrono nei titoli all'interno della sua opera. Il suo fine era quello di descrivere l'evoluzione della religione primitiva e della società, attraverso l'enunciazione di tesi generali del tipo like produces like. L'autore conosce già in anticipo il momento in cui quel determinato costume romano dovrà entrare in scena, etc. l'antropologo allora, assume le vesti di un abilissimo cacciatore di somiglianze, che ritiene di avere interpretato un costume o una determinata credenza, in modo da riuscire a creare dei paralleli con un costume o una credenza proveniente da una cultura lontana. Quest'opera prendeva le mosse:
Un celebre dipinto del Turner, che portava lo stesso nome;
- Una glossa di Servio nel suo commento a Virgilio.
- È posta in margine ai versi in cui il poeta descrive l'aureus ramus di cui Enea entra in possesso per l'accesso al mondo dei morti. Lo
Lo scoliasta affermava che la pubblica opinione metteva in relazione questo ramo con una vicenda particolare: nel santuario di Diana a Nemi cresceva un albero di cui nessuno poteva strappare i rami. Si dava però questa possibilità a uno schiavo fuggitivo che volesse combattere contro il sacerdote del tempio. Se costui lo batteva, avrebbe ricevuto il titolo di Rex Nemorensis e preso il suo posto.
Questo era il testo da cui partiva Frazer per ripercorrere il percorso attraverso l'evoluzione di:
- Regalità
- Magia
- Religione
L'effetto di questo saggio sul pubblico, anche più illustre, fu veramente straordinario e le conseguenze sono molte. Un episodio, però, possiamo citarlo: lo scrittore americano Alfred Prokosch incontrò Thomas Stearns Eliot e lo pregò di leggere la prima parte del Mercoledì delle ceneri. Egli si rifiutò con la scusa di essere stanco. Allora gli venne poi fatta una controproposta:
quella di andare a visitare il lago di Nemi alla ricerca del Ramo d'oro. Questa proposta fu accettata. Si recarono allora il giorno seguente verso la meta, dove notarono la vecchia quercia, cercando di percepirne l'ubicazione del Ramo d'oro. Il racconto frazeriano del bosco e del suo ramo esercita un tale fascino, da spingere poeti e letterati ad addentrarsi nel bosco di Ariccia, per cercare il presunto ramo d'oro dell'albero. Prokosch si rende conto ad un certo punto di non avere veramente trovato quel famoso ramo e crede di aver deluso il suo valico compagno di escursioni, che però lo rassicura. Quello che qui interessa è però un altro aspetto: quello che stupisce è il carattere ordinario della quercia, che ci fa comprendere quale fosse la forza attrattiva avesse l'opera di Frazer sui suoi lettori. Essa era divenuta qualcosa di più di un semplice saggio di antropologia: era considerata quasi un libro sacro. Verso la fine diad avere opinioni contrastanti sul tema dell'aureus ramus virgiliano. L'autore del testo sostiene che l'aureus ramus debba essere identificato con il vischio, mentre Norden critica questa interpretazione e la definisce una "pseudo-esegesi" di Servio. Frazer, invece, basa la sua opera su questa interpretazione e rimprovera Norden di averla trascurata. Il testo sottolinea quindi la divergenza di opinioni tra i due studiosi e la loro incapacità di comprendersi reciprocamente.Il conflitto sembra scendere addirittura al piano morale. Le loro difficoltà di comunicazione si spiegano meglio se vengono analizzati i presupposti delle loro rispettive posizioni. Celato nell'apparente rispetto dell'opinione degli scoliasti, Frazer mirava a proteggere la propria convinzione sui POPULAR BELIEFS degli antichi, che potevano essere messi sullo stesso piano di quelli dei selvaggi. Ecco come si spiega il fatto che il rex Nemoriensis e la leggenda del ramo d'oro possano essere individuate sia all'interno che all'esterno della cultura antica. Per Frazer, la cultura antica può essere interpretata attraverso la comparazione per il semplice motivo che in essa la componente selvaggia è molto più forte di quanto si pensi. La discussione con Norden verteva quindi direttamente sull'importanza di quella pubblica opinio che poteva accomunare i selvaggi ai Romani. Norden difendeva la sua interpretazione del ramo virgiliano,
secondo Marrett, si rivolge all'uomo come appartenente alla cultura umana in generale, senza distinzioni di livello culturale. Nel suo saggio, Marrett analizza la cerimonia della lustratio, una pratica religiosa romana che consisteva nella purificazione rituale di una persona o di un luogo. Egli sostiene che questa cerimonia può essere considerata un esempio di come l'antropologia e le humanities possano interagire e arricchirsi reciprocamente. Le humanities, secondo Marrett, si occupano di studiare e comprendere la cultura umana attraverso l'analisi di opere artistiche, letterarie, filosofiche e storiche. Esse si concentrano sulla higher culture, cioè sulla cultura raffinata e intellettuale. L'antropologia, invece, si occupa di studiare l'uomo nella sua interezza, comprese le sue pratiche culturali più semplici e quotidiane. Essa si interessa di tutte le culture umane, senza fare distinzioni di livello culturale. Nel caso della cerimonia della lustratio, Marrett sostiene che l'antropologia può contribuire a comprendere il significato e la funzione di questa pratica all'interno della cultura romana. Allo stesso tempo, le humanities possono arricchire l'analisi antropologica fornendo contesto storico, letterario e artistico. In conclusione, Marrett sostiene che l'antropologia e le humanities sono due discipline complementari che possono offrire una visione più completa e approfondita della cultura umana. La cerimonia della lustratio è solo un esempio di come queste due discipline possono interagire e arricchirsi reciprocamente.si rivolge invece ad un uomo “of the simpler or lower kind”
METTERE INSIEME I DUE AMBITI SI PRESENTAVA COME UN COMPITO VERAMENTE ARDUO, PERCHÉ NON SI TRATTAVA DI CONCILIARE DUE DISCIPLINE, MA ADDIRITTURA DUE TIPI DI UOMINI DIFFERENTI:
- I ROMANI E I SELVAGGI;
- I CLASSICI E I PRIMITIVI.
La soluzione proposta da Marrett era duplice:
Da un lato, egli faceva appello alla categoria dei PHENOMENA OF⇒ TRANSITION, nei quali cultura alta e bassa potevano incontrarsi a metà strada;
Dall’altro, egli si affida alle caratteristiche individuali dei singoli studiosi che ⇒ partecipavano all’impresa.
È inutile riproporre che nessuna delle due soluzioni sarebbe in grado di soddisfare le nostre esigenze metodologiche, anche se la prima potrebbe sicuramente offrirci qualche interessante spunto di riflessione.
Dopo il tentativo di Frazer, il comparativismo sembra non aver trovato molti adepti fra gli studiosi di Roma. Originale è stato il caso di W. F.
Jackson Knight, anche se almeno dal punto di vista dell'argomento egli non si è allontanato molto dal lavoro di Frazer. In un saggio del 1936, intitolato "Cumaean gates", egli inizia la sua analisi dall'episodio dell'Eneide, che precede quello della ricerca del Ramo d'oro (la descrizione delle porte del tempio di Apollo a Cuma) per poi tornare sul tema del Ramo d'oro. La sua analisi mette in campo confronti:
- con testimonianze di carattere preistorico;
- cita nomi di antropologi illustri come Rivers e Hocart.
Giunge infine ad una conclusione: dietro l'episodio virgiliano della sosta di Enea alle porte del tempio e del ramo d'oro che gli consente la discesa negli inferi, si cela in realtà un paradigma di iniziazione al mondo ultraterreno, che è presente in moltissime culture.