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Il fine del dialogo è:

• La Maieutica: per mezzo di domande opportune poste dall'interlocutore, far "partorire" le verità che egli custodisce dentro di sé;

• Il "Ti esti?": la ricerca di definizioni generali attraverso la domanda "che cos'è?".

La morale di Socrate: la virtù.

Il punto-chiave della morale di Socrate è la sua nuova concezione della virtù come ricerca e come scienza.

Per "virtù" i Greci intendevano il modo di essere ottimale di qualcosa, riferito alle persone la maniera ottimale di essere uomini. I sofisti invece avevano sostenuto che la virtù non fosse un dono, ma un valore o un fine che deve essere umanamente cercato e conquistato con sforzo e impegno. In questo stesso contesto si colloca Socrate, affermando che la virtù non è un dono gratuito, ma una faticosa conquista, in quanto l'essere uomini è un'arte difficile.

È importante. La virtù è:

  • Ricerca: una faticosa conquista;
  • Scienza: una forma di sapere insegnabile. Da qui derivano i paradossi "<<nessuno pecca volontariamente>>", "<<chi fa il male lo fa per ignoranza del bene>>" e "<<è preferibile subire il male che commetterlo>>";
  • Unica: un esercizio di razionalità possibile agli uomini. Da qui deriva il Razionalismo etico (se si conosce il bene si fa) e l'Eudemonismo (una vita virtuosa è anche felice).

Il demone, l'anima e la religione. Socrate tende a dare alla propria opera un carattere religioso. Egli considera il filosofare come una missione e un compito che gli sono stati affidati dalla divinità e parla di un demone che lo consiglia in tutti i momenti decisivi della vita. Questo demone è stato spesso interpretato come la voce della coscienza, ma esso è la guida trascendente e divina della condotta umana. Il demone dunque è

un nuovo dio chiamato "demone". Socrate fu processato e condannato a morte con l'accusa di corrompere i giovani e di non credere agli dei della città. La morte di Socrate fu un evento significativo nella storia della filosofia. Al momento dell'esecuzione, Socrate accettò la sua condanna con calma e dignità, rifiutando di fuggire o di cercare di convincere i giudici a cambiarne l'esito. Questo atteggiamento di accettazione della morte è stato interpretato come un esempio di coraggio e integrità morale da parte di Socrate. La morte di Socrate segnò anche la fine di un'epoca nella filosofia greca. Dopo la sua morte, i suoi discepoli, come Platone e Senofonte, presero in mano il suo insegnamento e lo svilupparono ulteriormente. La figura di Socrate divenne un punto di riferimento per molti filosofi successivi e la sua filosofia influenzò profondamente il pensiero occidentale.

Divinità nuove; e colpevole anche di corrompere i giovani. Socrate non scappò né si ribellò. La sua difesa fu un'esaltazione del compito educativo che si era assunto nei confronti degli Ateniesi. Egli dichiarò che in nessun caso avrebbe tralasciato questo compito. Così venne riconosciuto colpevole e condannato a morte.

PLATONE

La vita.

  • Nacque ad Atene, da una famiglia aristocratica, nel 427 a.C.
  • A vent'anni cominciò a frequentare Socrate, diventandone discepolo.
  • La morte del maestro rappresentò per lui un evento decisivo, infatti voleva dedicarsi alla politica ma la morte di Socrate, ritenuta da lui un'ingiustizia, lo spinse a una condanna generale della politica del tempo.
  • Fa diversi viaggi ma nei suoi scritti non ne parla. Parla invece del viaggio che fece nell'Italia meridionale, dove conobbe le comunità pitagoriche.
  • Fonda l'Accademia, organizzata sul modello
delle comunità pitagoriche, ovvero un'associazione religiosa. Si dedicò all'insegnamento ad Atene fino alla sua morte nel 347 a.C. È il primo filosofo dell'antichità di cui sono rimaste le opere. La sua attività letteraria si divide in tre periodi: scritti giovanili, scritti della maturità e scritti della vecchiaia. Platone e Socrate. La fedeltà all'insegnamento e alla persona di Socrate è il carattere dominante dell'intera attività filosofica di Platone. La sua ricerca tende a configurarsi come uno sforzo di interpretazione della personalità filosofica di Socrate. La stessa modalità espressiva adottata da Platone nella sua produzione scritta, il dialogo, rappresenta lo stesso fondamento di Socrate: la filosofia come sapere aperto. Filosofia e mito. Un'altra caratteristica dell'opera platonica è l'uso dei "miti", ossia di racconti.

Fantastici attraverso cui vengono esposti concetti e dottrine filosofiche. In Platone, il mito, riveste due significati fondamentali:

  1. Il mito è uno strumento di cui il filosofo si serve per comunicare in maniera più accessibile e intuitiva le proprie dottrine all'interlocutore;
  2. Il mito è un mezzo di cui il filosofo si serve per poter parlare di realtà che vanno al di là dei limiti entro i quali l'indagine rigorosamente razionale deve contenersi.

Interessi e motivazioni del filosofare platonico. Platone dichiara che la passione che lo ha spinto a filosofare è stata la ricerca di una comunità in cui l'uomo potesse vivere in pace e in giustizia con i suoi simili. Esplicitando l'interesse pedagogico-formativo legato a quello politico. È stata poi delineata la figura di un Platone "educatore".

L'Apologia di Socrate e i primi dialoghi. Il primo periodo dell'attività filosofica di Platone

È dedicato all'illustrazione e alla difesa dell'insegnamento di Socrate e alla polemica contro i sofisti. L'Apologia di Socrate e il Critone, in particolare, chiariscono questi punti.

L'Apologia (34 dialoghi e 13 lettere) costituisce un'esaltazione del compito che Socrate si è assunto di fronte a sé stesso e di fronte agli altri, e perciò l'esaltazione della vita consacrata alla ricerca filosofica. L'intero significato dello scritto è contenuto in una frase: "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta dall'uomo".

Il Critone presenta Socrate di fronte al dilemma: accettare la morte per il rispetto che l'uomo giusto deve alle leggi del proprio paese, o accogliere la proposta degli amici di fuggire dal carcere, smentendo così la sostanza del proprio insegnamento.

Se nell'Apologia di Socrate e nel Critone Platone fissa gli atteggiamenti che hanno fatto di

Socrate il filosofo per eccellenza, in un gruppo di dialoghi egli illustra invece i capisaldi dell'insegnamento socratico:
  1. La virtù è una sola e si identifica con la scienza;
  2. Solo come scienza, la virtù è insegnabile;
  3. Nella virtù come scienza consiste la felicità dell'uomo.
Il metodo seguito da Platone nei dialoghi minori è quello dialettico: si ammette la tesi opposta a quella di Socrate e si fa vedere che essa o non conduce a nulla, o conduce a conseguenze assurde.
  • Il Protagora: la virtù non è scienza ma abilità dell'esperienza;
  • L'Eutidemo: rappresenta l'Eristica cioè l'arte di battagliare parole;
  • Il Gorgia: Platone attacca l'arte dei sofisti ovvero la retorica (tecnica di persuasione);
  • Il Crativo: affronta se il linguaggio è un mezzo per insegnare la natura delle cose.
La dottrina delle idee. La teoria delle idee segna l'inizio.

Della seconda fase, in cui Platone va al di là delle dottrine che Socrate aveva insegnato. Rappresenta il cuore del platonismo maturo. Questa teoria deriva dal concetto di scienza. In antitesi ai sofisti e a Socrate, Platone ritiene che la scienza debba avere caratteri di stabilità e dell'immutabilità, quindi della perfezione. È convinto che il pensiero rifletta l'essere, ossia che la mente sia uno specchio di ciò che esiste: in base a questo definisce il realismo gnoseologico (il pensiero riflette su un oggetto/concetto esistente).

Oggetto proprio della scienza, secondo Platone, sono le idee: entità immutabili, perfette, esistenti oltre alla mente e le cose nell'iperuranio (al di là del cielo) e che insieme alle altre idee forma una zona d'essere diversa dalla nostra. Sono anche criteri di giudizio, condizioni di possibilità, cause e modelli delle cose. Si distinguono in: etiche, matematiche, di cose naturali,

Di cose artificiali. Al vertice c'è l'idea del bene. Per il filosofo le cose: imitano le idee (mimesi), partecipano all'essenza delle idee (metessi), hanno in sé le idee (parusia). La conoscenza per Platone è reminiscenza: provoca un'anima immortale ed è soggetto del dialogo il Fedone in cui elenca prove dell'immortalità dell'anima. Si distingue in sensibile (congettura e credenza) e razionale (ragione matematica e intelligenza filosofica). Ci sono due gradi di conoscenza:

  1. Dualismo gnoseologico: scienza/opinione;
  2. Dualismo ontologico: le cose/le idee.

La dottrina dell'amore e della bellezza. Il sapere stabilisce tra uomo e le idee, e tra gli uomini associati nella comune ricerca, un rapporto che non è puramente intellettuale, perché impegna l'uomo nella sua totalità, e quindi anche dal punto di vista della volontà. Questo rapporto è definito da Platone come amore (éros).

Alla teoria dell'amore sono dedicati due dialoghi: il Simposio e il Fedro.

  • Il Simposio: distingue l'amore volgare da uno celeste. Ai vari tipi di bellezza corrisponde un tipo di amore: del corpo, dell'anima, delle leggi, delle scienze. Il più alto grado di bellezza è la bellezza in sé, a cui corrisponde l'amore filosofico;
  • Il Fedro: come può l'anima raggiungere la bellezza suprema? Con il "Mito della biga alata" Platone divide l'anima in tre: l'auriga (anima razionale), cavallo bianco (anima irascibile) e cavallo nero (anima concupiscibile). L'uomo è giusto quando le parti dell'anima sono in armonia. Lo Stato ideale.

Tutti i temi speculativi e i risultati fondamentali dei dialoghi si trovano riassunti nella massima opera di Platone, la Repubblica. La repubblica è diretta alla determinazione della natura della giustizia: condizione fondamentale della nascita e della vita dello Stato.

Lo Stato deve essere costituito da tre classi: i governanti, caratterizzati dalla saggezza; i guerrieri, coraggiosi; i lavoratori, caratterizzati dalla temperanza. Lo stato è.
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A.A. 2019-2020
5 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher a_21 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Ferrara o del prof D'Alfonso Matteo Vincenzo.