Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
D) patologia: sempre presente il pericolo di aversi una sua fossilizzazione, un’osservazione acritica
delle regole e norme, una mancanza di flessibilità, resistenza alle innovazioni, ritardi
nell’espletamento delle pratiche e stagnazioni della routine; inoltre, il personale di
un’organizzazione tende ad aumentare quasi automaticamente perché ogni persona desidera
moltiplicare i subordinati (legge di Parkinson). Da ciò, la continua crescita della burocrazia, che
genera più lavoro inutile e diventa sempre meno produttiva.
E. obbedienza cieca: spersonalizzazione dei rapporti umani – distanza psicologica.
Il conflitto nelle organizzazioni
Tra i lati deboli delle organizzazioni risulta anche il conflitto. Esso può essere:
a) irrazionale: quando caratteri e problemi personali possono interferire con i ruoli ricoperti nelle
organizzazioni;
b) razionale tra soggetti:
“che competono indirettamente” dovuti a differenze di interessi, valori, norme, obiettivi pur nel
mantenimento del bene comune;
“che competono direttamente” nel medesimo reparto al fine di ottenere maggior prestigio;
“interni alla gerarchia” collocati a livelli diversi della struttura aziendale.
La gestione del conflitto
La corretta strategia per la gestione del conflitto comporta la capacità di trasformare il conflitto fra
due o più persone in un confronto fra diversi modi di leggere la realtà anche attraverso rapporti più
umani.
Altre tecniche socio-psicologiche:
cooptazione: ampliare il processo decisionale alle parti insoddisfatte;
ristrutturazione organizzativa: porsi obiettivi superiori, riduzione dell’ambiguità lavorativa,
miglioramento nelle regole, procedure e politiche, ricollocazione o aggiunta di risorse, compensi ed
incentivi, cambiamento della comunicazione, rotazione del personale, formazione ad hoc,
trasferimento del personale.
Devianza e controllo sociale
La devianza
Proviamo a definire la devianza come un comportamento che si discosta dalle norme di un gruppo
e a causa del quale L'individuo che lo mette in atto può venire isolato o sottoposto a trattamenti
curativi, correttivi o punitivi. Sulla base di questa definizione possiamo isolare tre componenti della
devianza: l'individuo che si comporta in un certo modo, la norma che viene usata come pietra di
paragone per stabilire se un comportamento sia deviante o meno , Un gruppo chi reagisce al
comportamento in questione. Diciamo anche che le teorie che hanno tentato di spiegare la
devianza si sono concentrati sull'individuo, la norma, il gruppo. L'opposto della devianza è la
conformità.
Teorie non sociologiche della devianza
a) La spiegazione biologica
Teoria del tipo criminale (Lombroso, 1899): la devianza deriva da particolari tratti tipici;
Teoria della struttura corporea (Sheldon, 1940): la devianza deriva da una particolare costituzione
fisica;
Teoria cromosomica (Price, 1967): la devianza è attribuita ad anomalie dei cromosomi sessuali.
b) La spiegazione psicologica
Teoria psicoanalitica (Freud, 1916): la devianza deriva dai conflitti di personalità (mancanza di
inibizioni necessarie per tenere a bada gli impulsi aggressivi).
Teorie della devianza
Teorie sociologiche:
a) La teoria dell’anomia (Durkheim, 1897): la devianza deriva dalla mancanza di norme; in periodi
di crisi gli individui perdono il senso di quanto ci si aspetta da loro.
b) La teoria della disorganizzazione sociale (Scuola di Chicago, 1942): la devianza deriva da
rapporti sociali assenti, fragili o conflittuali.
c) La teoria del legame sociale (Hirschi, 1969): la devianza è dovuta alla debolezza del legame
fra individuo e società.
d) La teoria della tensione (Merton, 1938): la devianza è il risultato del divario tra le mete di una
cultura ed i mezzi approvati per raggiungerle.
e) Le teorie culturali:
per Sellin (1938) la devianza è dovuta a conflitti tra norme culturali diverse;
per Miller (1958) esiste una sottocultura autonoma delle classi inferiori che genera la delinquenza
delle bande;
per Sutherland (1939) alcuni assumono comportamenti devianti per effetto dell’associazione
differenziale: la criminalità è appresa.
f) La teoria dell’etichettamento (Becker, 1963): la devianza è determinata dalla capacità dei
gruppi più potenti di apporre l’etichetta di deviante a membri dei gruppi più deboli.
Merton: tipi di devianza
La classificazione di Merton si basa, appunto, sulla distinzione tra “accettazione” o “rifiuto”
delle mete e delle norme proprie di una cultura.
Merton rappresenta conformità e devianza non come categorie separate ma bensì due estremi di
una stessa scala entro i quali si verificano combinazioni diverse.
Merton: tipi di devianza
la conformità: comporta l’accettazione totale sia delle mete di una società sia dei mezzi
istituzionalizzati per raggiungerle. La conformità è l’unica risposta non deviante;
l’innovazione: consenso sulle mete, uso dei mezzi non istituzionalmente consentiti;
il ritualismo: rifiuto delle mete, fedeltà ai mezzi istituzionalizzati;
la rinuncia: è l’adattamento orientato negativamente tanto verso i fini, quanto verso i mezzi;
la ribellione: rifiuto delle mete e dei mezzi. Il ribelle si adopera per un sistema alternativo,
giudicato più giusto.
La devianza come carriera
Prendiamo in esame le fasi di sviluppo della devianza in modo da identificare i passaggi essenziali
nello sviluppo del comportamento deviante.
La formazione delle norme: le regole sono il prodotto di un processo di moralizzazione.
La natura delle norme: in base alla loro differenza ed alla loro specificità o genericità.
L’estensione della devianza: la devianza è molto più estesa di quella che risulta dalle statistiche
ufficiali. Il numero dei reati ufficiali rappresenta solo una parte di quelli reali.
La devianza come carriera
L’etichettamento: è il risultato della relazione tra comportamento qualificato come deviante e
individuazione del soggetto identificato come tale.
La stigmatizzazione: lo stigma è quella caratteristica di una persona o di un gruppo che viene
considerata un difetto e suscita tentativi di punire, isolare i suoi portatori.
La dimensione collettiva della devianza . Quando la devianza si “collettivizza” dà al gruppo
deviante più potere e crea una nuova serie di problemi per le autorità. Il maggior potere cambia
anche la reazione della società.
Il controllo sociale
Il controllo sociale è tutto l’apparato di norme e valori di una società, con le sanzioni che servono a
farli rispettare.
Parsons (1965) individua tre metodi di controllo sociale:
a) l’isolamento: si isola il deviante quando non c’è recupero;
b) l’allontanamento: se ne limitano i contatti con gli altri;
c) la riabilitazione: viene aiutato a riassumere un ruolo nella società.
Il controllo informale
Applicazione informale delle sanzioni secondo 4 tipi:
a) ricompense sociali: inducono a tenere un certo comportamento, soprattutto per la valutazione
delle conseguenze della conformità;
b) censure: controlli negativi: isolamento, critica, minacce fisiche, ecc., mirano a scoraggiare e a
far cessare i comportamenti devianti;
c) persuasione: mira al ravvedimento, mobilitando il senso di colpa;
d) ridefinizione delle norme: quanto in precedenza era considerato deviante non lo è più.
Il controllo formale
Si articola in organizzazioni e regole la cui funzione è quella di far rispettare la conformità.
Tre fasi successive e distinte per il trattamento della devianza:
Polizia → arresto;
Tribunali →processo;
Sistema penitenziario → espiazione condanna.
Famiglia: definizione
Considerata da molti la principale istituzione sociale è definita come: “l’insieme di due o più
persone legate da vincoli di sangue, matrimonio o adozione, che formano una unità economica,
sono responsabili della reciproca cura e spesso vivono insieme nel medesimo aggregato
domestico” .
Alcune classificazioni
Nonostante la forte variabilità delle strutture familiari, sociologi e antropologici hanno proposto una
classificazione fondata su cinque caratteristiche strutturali:
forme di famiglia;
forme di matrimonio;
scelta del coniuge;
modelli di residenza;
discendenza ed eredità.
Forme di famiglia
La forma di famiglia riguarda la composizione del nucleo familiare.
Le principali sono la famiglia nucleare, composta dai genitori e dalla prole e la famiglia estesa,
composta dalla forma precedente e da altri parenti biologici e acquisiti, quali nonni, zii, suoceri…
La famiglia nucleare costituisce attualmente la tipologia più diffusa in Occidente.
Le società in cui prevale la forma estesa sono soprattutto società patriarcali, cioè fondate sulla
dominanza maschile. Le società matriarcali, invece, sono più rare, in questo caso l’autorità viene
conferita a madri e mogli.
Forme di matrimonio
Le principali forme di matrimonio sono la monogamia (un uomo con una donna), la poligamia (una
persona con più partner) e il matrimonio di gruppo (più uomini con più donne); la poligamia si può
distinguere, a sua volta, in poliginia (un uomo con più donne) e poliandria (una donna con più
uomini).
Scelta del coniuge
La scelta del coniuge può avvenire all’esterno di gruppi quali il clan, il villaggio, la tribù, la casta, la
famiglia stessa o all’interno degli stessi. Il primo sistema è detto esogamia, il secondo endogamia.
Tale elemento richiama l’attenzione sul tabù dell’incesto, ampiamente diffuso nelle attuali società,
esso proibisce il matrimonio e i rapporti sessuali tra persone legate da strette relazioni biologiche.
Il modello di residenza
I modelli di residenza è relativo al luogo in cui gli sposi decidono di vivere. Nel modello neolocale,
la coppia si separa dalle famiglie di origine degli sposi, nel modello patrilocale, la coppia va a
vivere con i parenti del marito o nelle vicinanze, nel modello matrilocale, la coppia va a vivere con i
parenti della moglie o nelle vicinanze.
Il modello neolocale è quello prevalente nelle società occidentali, ma è piuttosto raro in altre
parti del mondo.
Discendenza ed eredità
Nel sistema di discendenza patrilineare (più frequente) la parentela è tracciata per linea
maschile, nel sistema matrilineare (più raro) la parentela è tracciata per linea femminile e nel
sistema bilineare (più diffuso in Occidente) la parentela è tracciata per linea sia maschile che