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Inefficienza della burocrazia
Le organizzazioni possono risultare inefficienti anche se progettate razionalmente, la sociologia ha provato a chiarire questo fenomeno fornendo diverse spiegazioni, tra cui:
- Formalismo burocratico (Merton): la struttura burocratica esercita una pressione costante sul funzionamento affinché sia metodico, prudente e disciplinato. Lo scopo di regole e procedure è trattare tutte le situazioni concrete in modo impersonale al fine di evitare ostacoli e favoritismi. Questo comporta che coloro che lavorano in questi ambienti sviluppino una deformazione professionale tale per cui le regole e le procedure elaborate per raggiungere alcuni obiettivi, diventano esse stesse il fine, nel senso che l'applicazione delle norme è più importante del raggiungimento degli obiettivi prefissati. Questa incapacità di adattarsi alle situazioni concrete, di mancanza di flessibilità, ha l'effetto di produrre inefficienza.
- Giochi di
Potere (Crozier), un'organizzazione perfettamente razionale non esiste poiché non esiste un'unica soluzione ai problemi né un unico modo di svolgere un compito. Questo comporta un margine di incertezza nel regolare i ruoli organizzativi. Crozier mette al centro della sua analisi le relazioni di potere, ossia la possibilità di agire interferendo sulle azioni degli altri al di là di quanto previsto dal ruolo organizzativo. In una situazione del genere la dinamica che si instaura consiste nel fatto che colui che ha quel potere discrezionale cercherà di mantenere inalterato ciò che rende possibile questa condizione, mentre coloro che subiscono questo potere cercheranno di metterlo sotto controllo attraverso una maggiore regolamentazione che elimini l'incertezza da cui ha origine. La direzione burocratica nel tentativo di gestire questi conflitti introduce altre regole diminuendo la flessibilità necessaria ad affrontare i problemi.
Che si possono presentare.
ALTRE FORME ORGANIZZATIVE
La burocrazia di Weber si fonda sul principio della prevedibilità dei comportamenti, garantito dalla standardizzazione (definizione delle singole operazioni che potranno essere ripetute senza sbagliare da parte di chi le deve svolgere).
Questo principio si scontra contro due difficoltà:
- le persone non sono passive ma interagiscono con l’organizzazione e possono avere scopi diversi, in competizione, per cui gli individui non sono mai totalmente prevedibili;
- la standardizzazione delle operazioni da compiere si realizza solo se l’organizzazione opera in un ambiente stabile e prevedibile ma non se l’ambiente è instabile e imprevedibile.
Mintzberg propose la teoria delle cinque configurazioni organizzative tipiche, ottenute sulla base del modo in cui le attività sono coordinate fra loro, allo scopo di conseguire maggiore efficienza:
- struttura semplice, tutte le funzioni di direzione e
controllo sono accentrate e coordinate dal vertice– 16(es: falegnameria artigianale);burocrazia meccanica, le attività sono coordinate attraverso la standardizzazione delle operazioni e la– struttura gerarchica (es: fabbrica di automobili);burocrazia professionale, i dipendenti formati vengono coordinati dall'esterno e viene lasciata ad essi– autonomia nello svolgere il proprio lavoro, risultano essere più controllati dagli utenti chedall'organizzazione (es: organizzazione scolastica);struttura divisionale, vengono coordinate le attività fissando obbiettivi generali, ogni divisione– (ricerca, acquisti, marketing, etc) è autonoma nel decidere il modo con cui raggiungere quegli obbiettivi(es: industria farmaceutica);adhocrazia, il gruppo viene espressamente costituito per il raggiungimento di un fine (ad hoc) ed è– formato da persone che si conoscono, si fidano delle competenze di ognuno, senza struttura
gerarchia è un elemento fondamentale nelle organizzazioni moderne. Essa implica la presenza di regole prefissate che determinano l'autorità e la responsabilità dei diversi livelli gerarchici. Inoltre, la gerarchia permette di stabilire una chiara catena di comando e di controllo all'interno dell'organizzazione. Un esempio di organizzazione che si basa sulla gerarchia è un gruppo di scienziati. In questo caso, ci sono dei ricercatori di base che lavorano sotto la supervisione di un capo laboratorio, che a sua volta risponde a un direttore di dipartimento. Questa struttura gerarchica permette di organizzare il lavoro in modo efficiente e di garantire che le decisioni vengano prese in modo razionale e coerente. Tuttavia, è importante sottolineare che non esiste "un unico modo migliore" per progettare un'organizzazione. Ogni contesto e ogni obiettivo richiedono una struttura organizzativa specifica. Pertanto, è necessario adattare la gerarchia alle esigenze e alle caratteristiche dell'organizzazione. Ritornando alla definizione weberiana di burocrazia come organizzazione moderna razionale, diventa evidente che il concetto di razionalità è complesso e richiede un'analisi più approfondita. Herbert Simon, economista e studioso, ha contribuito in modo significativo a chiarire il concetto di razionalità. Secondo Weber, la burocrazia è razionale perché obbliga gli attori che vi lavorano a comportarsi in modo razionale rispetto agli obiettivi dell'organizzazione. Tuttavia, secondo Simon, questa idea di razionalità non può essere realizzata nel comportamento concreto. Ciò è dovuto alla difficoltà di prevedere e conoscere tutte le possibili conseguenze delle decisioni prese e alla complessità nel considerare tutte le alternative possibili. In conclusione, la gerarchia è un elemento fondamentale nelle organizzazioni moderne, ma è importante adattarla alle specifiche esigenze dell'organizzazione. Inoltre, il concetto di razionalità è complesso e richiede un'analisi approfondita per essere compreso appieno.Razionalità è dunque limitata (sia quella individuale che quella collettiva), essa non cerca di ottenere i massimi risultati possibili in astratto ma risultati soddisfacenti. Per fare questo semplifica la realtà tralasciando tutte le possibili concatenazioni di cause ed effetti e considerando solo gli aspetti ritenuti rilevanti ed essenziali.
Modulo 4: la cultura
CHE COS'È LA CULTURA
I membri di una società condividono una cultura. Il termine cultura deriva dal latino "colere" che significa coltivare la terra. Nel linguaggio delle scienze sociali il termine cultura indica i modi di vita dei membri di una società (Giddens). Tutte le società sono accomunate dal fatto che i loro membri sono legati da relazioni strutturate sulla base di una cultura comune. La cultura è alla base della possibilità di cooperare e comunicare tra i membri di una società. Cultura e società si influenzano reciprocamente.
è un rapporto bidirezionale. Caratteristica fondamentale della cultura è che essa è appresa e non ereditata. Smelser afferma che l'acquisizione della cultura è una questione di apprendimento, gli esseri umani sono unici in quanto il loro comportamento è solo in parte istintivo. Il sociologo Peterson sostiene che la cultura è costituita da quattro tipi di elementi.
- VALORI: affermano ciò che è desiderabile - ciò che dovremmo volere, sono criteri di valutazione in base a cui ogni contesto socio-culturale stabilisce ciò che è accettato o disapprovato relativamente ai modi di agire, di pensare e di sentire. I valori dunque hanno una dimensione normativa (Sciolla). Kluckhohn individua tre dimensioni dei valori:
- affettiva, i valori sono legati agli affetti ed ai sentimenti delle persone che incarnano quei valori;
- cognitiva, i valori sono espressi in affermazioni argomentabili dagli attori sociali;
- selettiva,
norme costitutive, quelle che nel momento in cui vengono definite costituiscono una pratica sociale che prima delle regole non esisteva (regole dei giochi) o le norme che definiscono a quali condizioni una pratica è valida (es: il matrimonio è valido solo se è presente un pubblico ufficiale);
norme regolative, regolano pratiche sociali già esistenti (regolamentazione coppie di fatto);
norme statuite, sono emanate in forma scritta da un'autorità e dispongono di un apparato che le fa applicare e amministra le sanzioni, sono considerate più vincolanti a livello sociale;
norme consuetudinarie, vengono prodotte spontaneamente, non sono scritte e non hanno un apparato di applicazione e di amministrazione delle sanzioni, sono considerate socialmente meno vincolanti.
Il grado di formalizzazione di una norma non va di pari passo con il suo potere vincolante o con la sua influenza. Il fatto che la morale quotidiana sia implicita non
La rende meno influente infatti l'esclusione sociale che può colpire chi la infrange rappresenta punizioni più efficaci di sanzioni esplicite e formali.
183. CREDENZE: affermano che cos'è la realtà intorno a noi - quello che la realtà è.
Le credenze sono le convinzioni che i membri di una collettività hanno in relazione a quello che è la realtà intorno a loro: sono proposizioni che descrivono la realtà basandosi su dati di fatto o atti di fede.
Sperber classifica le credenze in:
- fattuali, proposizioni che descrivono un fatto vincolate al principio logico di non contraddizione (es: la terra gira intorno al sole);
- rappresentazionali, descrivono la rappresentazione di qualcosa, non sono vincolate al principio di non contraddittorietà, il loro contenuto è indeterminato, vago ed incoerente. Si crede a queste proposizioni perché si ha fiducia nella fonte di questa credenza (es: il...
4. SIMBOLI: segni che stanno al posto di qualcos'altro, indicano una relazione tra un oggetto concreto e un'idea astratta.
I simboli sono:
- intersoggettivi, in quanto condivisi da un gruppo sociale;
- analogici, poiché il legame tra il segno ed il significato a cui si riferiscono è di affinità;
- impliciti, perché rappresentano una conoscenza che le persone sanno usare ma non sanno argomentare il criterio con il quale è stata fatta l'associazione tra il segno ed il significato a cui rimanda.
Sciolla distingue i simboli dai segnali: i segnali hanno un valore prevalentemente informativo, vengono introdotti attraverso una convenzione, sono univocamente interpretabili.
Altri segni che non bisogna confondere con i simboli sono i marchi che hanno un carattere arbitrario e soggettivo, la loro funzione può essere informativa e/o di riconoscimento.
ILdiversità culturali significative. Questo fenomeno è noto come pluralismo culturale. Il pluralismo culturale si riferisce alla coesistenza di diverse culture all'interno di una società, in cui le persone mantengono le proprie tradizioni, lingue, religioni e valori culturali. Il pluralismo culturale può assumere diverse forme. Una forma comune è la multiculturalità, in cui diverse culture coesistono all'interno di una società senza una cultura dominante. In questo contesto, le persone sono libere di esprimere e praticare la propria cultura senza subire discriminazioni o assimilazione forzata. Un'altra forma di pluralismo culturale è l'interculturalità, in cui le diverse culture interagiscono e si influenzano reciprocamente. Questo può avvenire attraverso il dialogo, lo scambio culturale, la collaborazione e la costruzione di ponti tra le diverse comunità culturali. Il pluralismo culturale può anche manifestarsi attraverso politiche di inclusione e di promozione della diversità culturale. Queste politiche possono includere l'istituzione di leggi antidiscriminazione, programmi di educazione interculturale, promozione delle lingue minoritarie e sostegno alle comunità culturali marginalizzate. In conclusione, il pluralismo culturale è un fenomeno che si verifica quando una società è caratterizzata da diversità culturale significativa. Questo fenomeno può assumere diverse forme, come la multiculturalità e l'interculturalità, e può essere promosso attraverso politiche di inclusione e di promozione della diversità culturale.