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COESIONE:
possono naturalmente cambiare. Nella deposizione di Antonio Formicola, c0è una sua attenta
ricostruzione in cui ciascuno compare con uno specifico ruolo. Il clan è organizzato secondo
u ’atte ta asseg azio e di a sio i e due so o le p i ipali atti ità: uella dello spa io e del 3
o t ollo delle ie di a esso al ua tie e e uella dell’o ga izzazio e della iole za, att a e so il
compito esecutivo dei killer e il supporto a loro dato con la conservazione delle armi. La coesione
interna non solo è importante per la qualità delle attività del gruppo, ma per la sua stessa
sopravvivenza; al pari delle alleanze tra clan, specialmente tra uno più piccolo e debole e uno più
C’ u a fusio e di i te ti e di i te essi t a il si golo ade e te e il la , a a he
forte e numeroso.
t a i o po e ti di u la e l’alt o. L’appa te e za i pli a u a i u ia all’auto o ia pe so ale,
che appare del tutto totalizzante: non si può contravvenire alle indicazioni ricevute, non è possibile
s olge e la o u e atti ità deli ue ziale se za auto izzazio e, l’uso della iole za ei o f o ti
di pe so e este e al g uppo egolata i a ie a igida. La i u ia all’i di idualità se a a e e
delle caratteristiche più profonde che transitano attraverso una massiccia identitificazione col
gruppo e col suo capo, e un patto di appartenenza perpetua al clan. La cancellazione parziale dei
li iti dell’Io e dell’ide tità si gola e – dice Kaes - è un momento necessario allo stabilirsi
dell’ide tifi azio e: iò he ie e pe so dal “ ie e du ue a uisito dal lega e. Questo spi ito
di appa te e za di a atte e fusio ale p ese te a he ell’u io e t a g uppi di e si e o solo
L’esse e <u a osa sola> a si u a e te i o t o a e essità
tra un individuo e il suo gruppo.
o ete: la aggio e fo za ilita e e u a aggio e effi ie za ell’o ga izza e gli affa i. “e a
però di poter rilevare che lungo la dimensione simbiotica corre parallelamente anche un profondo
individualismo dovuto alla necessità di badare ai propri interessi, ma soprattutto alla propria
incolumità.
Appartenenza è sinonimo di protezione, una tutela assolutamente necessaria, potremmo dire
itale; a allo stesso te po l’appa te e za u a a io otale pe h hi si lega a u g uppo
lo fa per la vita. Nonostante ci sia un pericolo così rilevante, le persone sfidano la sorte, forse per
un mal celato senso di onnipotenza, forse ancora perché con la partecipazione al nuovo gruppo
avvertono una protezione che li tutela da qualunque possibile aggressione. In generale, qualunque
tolle ato: ua do si e t a i u ’o ga izzazio e diffi ile pote e
movimento separativo è mal
us i e. L’u ità po ta o s fo za e do i io sugli alt i, la sepa azio e solo de olezza.
LE ROTTURE: Sono molte le occasioni che accendono conflitti e provocano rotture anche violente.
“o o i gio o t oppi i te essi ei appo ti all’i te o del g uppo e t a g uppi alleati. T a l’alt o, i
un clima alimentato continuamente dalla sospettosità, è facile pensare che si arrivi a tanto. In
te all’o ga izzazio e, ta te olte ie e
molti casi, la distribuzione delle risorse intername
condotta in modo diseguale, accende tensioni che possono portare a rotture violente. Le
dis ussio i sulle spa tizio i del de a o so o f e ue tissi e, sop attutto pe l’i possi ilità di
raggiungere una regola certa e definitiva anche a causa dei continui imprevisti. Si osservano ad
esempio dei repentini cambiamenti di appartenenze, che creano dei violenti contrasti che spesso
si trasformano in vere e proprie faide. Nelle indagini di polizia, questa forte mutazione delle
strutture dei gruppi emerge molto chiaramente. Questo sembra in contraddizione con la regola,
anche se non scritta, ma esistente, che non si può cambiare appartenenza; in realtà, è anche vero
che tante volte ci sono cambiamenti di fronte da cui le persone escono indenni. Le rotture toccano
anche le famiglie al loro interno e assumono in questi casi toni davvero drammatici: padri e figli,
a iti e ogli posso o t o a si da u o e to all’alt o su f o ti o t apposti. 4
I CAPI: non è possibile agire al di fuori del volere del capo; si tratta di una leadership assolutistica
dove ogni decisione discende rigorosamente dall0alto anche in alcune disposizioni specifiche.
Esistono poi delle variazioni a seconda dalla conformazione del clan. Laddove il gruppo è retto da
u a sola pe so a sa à uella he de ide pe tutti; ua do i e e all’api e del g uppo ’ u u leo
più ampio, la decisione diventa collegiale. In due occasioni, nel racconto di Salvatore Giuliano,
e e ge l’esiste za di u a so ta di di etto io he prende le decisioni comuni più rilevanti. I capi
sono generalmente delle figure carismatiche. Chi regge il clan può essere anche poco più grande o
addirittura più giovane degli altri ma assume il ruolo di capo e di padre, almeno nella
rappresentazione che dà di se stesso. E un leader che si rispetti si comporta anche come tale.
Manifesta la sua forza come anche la sua magnanimità, mette in mostra il suo potere economico.
Vite sfarzose, piene di beni sempre esibiti, consumi elevatissimi, di ogni tipo. Il rapporto con gli
alt i ade e ti se a ipete e uello della ple e o l’a isto azia. Co e i og i g uppo, la
funzione del capo, specialmente in una situazione di leadership ascritta, ha ampi riverberi dal
punto di vista emotivo; funzioni di comando, ma anche di tutela degli aderenti al clan; dal
momento che è lui a decidere sulle azioni violente da compiere, è anche sua la funzione di
o te e e l’e oti ità e l’agg essi ità dei suoi accoliti. Quando il gruppo è solido e maturo si può
e se, effi a i dal pu to di ista dell’effi ie za o ga izzati a. “i osse ato la
arrivare a soluzioni di
capacità di sfruttare le competenze delle singole persone nel gruppo, attuando una diversa
modalità organizzativa, costruita secondo schemi diversi da quelli tradizionali e improntati a
a atte i a age iali. Nell’i te esse di tutti, ias u o segui a le ose di ui a e a aggio e
esperienza. Venivano svolte singole attività da coloro che possedevano maggiori conoscenze in
ciascun ramo di attività: a qualcuno il controllo dei cantieri, ad altri il traffico di droga, ad altri
a o a le elazio i pu li he. Il g uppo all’este o si p ese ta a o e u u i o lo o o oliti o,
mentre la sua leadership era affidata a una struttura organizzata per i diversi livelli di competenza,
o do u o stile più i i o a uello di tipo azie dale. No ’e a più u apo, a u di etto io al
se
suo comando. Nei clan di Secondigliano, è stato attuato un decentramento del potere e del
controllo mediante la creazione di una pluralità di squadre suddivise su una vasta zona territoriale;
un sistema agile, capace di poter intervenite con prontezza senza restare invischiato in ritardi
dovuti alla centralizzazione delle decisioni. La delega conferita a questi quadri intermedi era
comunque circoscritta. La loro autonomia veniva limitata proprio per mantenere un costante
controllo sulle attività e sul territorio.
GENERAZIONI: il passaggio delle generazioni è uno dei principali fattori del cambiamento e del
rimescolamento degli assetti organizzativi e di potere. Non bisogna dimenticare le crisi frequenti
che i clan subiscono sia con la morte di alcuni loro affiliali sia con gli arresti subiti. A seguito di
specifiche inchieste, un clan può essere anche quasi decimato. Per questi motivi, si è assistito a un
a assa e to dell’età dei o po e ti.
notevole Ci sono diversi giovani che cercano di creare uno
spazio per sé, tante volte facilitati dal fatto che i padri sono reclusi. Il comando passa facilmente in
mano ai figli. E nel momento in cui si autonomizzano hanno la necessità di rimarcare la propria
scelta adottando un comportamento che enfatizzi la loro capacità di intimidazione. Sono recenti le
cronache dei tanti cadaveri trovati bruciati di giovani appartenenti a clan in guerra tra loro, che
stanno cercando di conquistare il predominio nello spaccio di stupefacenti, dopo i colpi subiti dal 5
I ueste faide, do e ’ alla ase u passaggio ge e azio ale, t o ia o tutti gli
clan dominante. is o o l’as esa dei figli e si
ingredienti del classico conflitto tra padri e figli. Vi sono padri che favo
pongono come oggetto di identificazione, padri castranti che cercano di mantenere il loro potere a
difesa di una propria immagine onnipotente, e padri marginali che lasciano il campo ad altre figure
familiari come gli zii o anche le donne. 3. TERRITORIO
I onfini dell’Io: salvatore Giuliano ha detto che le estorsioni vengono fatte per delimitare il
te ito io. U ’affe azio e he desta stupo e pe h si potrebbe ragionevolmente pensare che è il
dell’esto sio e. Però l’e fasi data al te ito io da pa te di Giulia o i du e a
denaro lo scopo primo
considerarlo determinante nella vita di ciascun clan. Il territorio è il luogo del potere e riferimento
u iale ella ost uzio e dell’ide tità e dello status del a o ista. Il territorio disegna i confini
dell’Io, ostituis e il li ite, olt e he la p otezio e, sia pe l’Io i di iduale sia pe uello g uppale.
Oltre ad essere il luogo degli affari e del potere, è il garante di una costruzione identitaria solida;
diventa una necessità primaria riuscire a marcarlo e a difenderlo. Il perdurare senza soluzione di
continuità di una vita quotidiana spesa nel medesimo luogo rafforza ancora di più una soggettività
profondamente identificata con quei luoghi e con quella cultura. Dal punto di vista analitico è utile
la distinzione tra power syndicate ed enterprise syndicate, in cui sono tenute separate
l’o ga izzazio e pe il do i io del te ito io e uella dei t affi i ille iti. Due esige ze he o o o
parallelamente, anche in modo indipendente, e rispondono a due diversi assetti psicologici: gli
affari si connettono ad aspetti più evoluti della psiche individuale e del gruppo, il territorio a luoghi
della e te più a est ali e pe e ti e si eg essi i. L’e fatizzazio e di uest’ultimo aspetto, cioè
della difesa degli spazi, va spesso a detrimento di quelle parti più adulte e organizzate che si
concretizzano nelle attività economiche. Quando si è sostenuto che il territorio è luogo del potere
tità e ui di e tità i eli i a ile dalla ita dei la ,
e riferimento cruciale nella costruzione dell’ide
si è implicitamente detto che la sfera emotiva, gli assetti psicologici più profondi, trovano la loro
rappresentazione in quei <luoghi delle origini> che per questo motivo vanno protetti a oltranza.
No solo u p o le a di appa te e za