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6. IL RE DI DENARI
il 22 marzo 1987, un posto di blocco sulla strada provinciale che attraversa
Il capomafia di Castelvetrano:
la Valle del Beli e, fe a Giuseppe Cle e te, ipote dell o o i o apo afia astel et a ese, uella di
Francesco Accardo Cannata e di Giuseppe Accardo Mantellina, entrambi esponenti di spicco della famiglia
mafiosa di Partanna (A Partanna, la famiglia degli Accardo, i cui membri sono conosciuti come Cannata, è
legata ai corleonesi di Salvatore Riina). E, infine, quella di Matteo Messina Denaro, figlio di Francesco,
capomafia di Castelvetrano e grande amico degli Accardo. Ora, i Cannata hanno deciso di assumere il 26
controllo del territorio, spodestando la famiglia degli Ingoglia che da anni gestisce alcune redditizie attività
imprenditoriali, grazie anche a una serie di canali commerciali con il Canada, gli USA e la Gran Bretagna).
Pochi mesi dopo, quando il successivo 6 giugno ignoti danno alle fiamme le autovetture di Antonino
Ingoglia, la guerra tra le due famiglie è già dichiarata: vengono uccisi Francesco Accardo e suo fratello
Stefano.
Nel periodo degli anni 80-90 si osserva a Partanna, un paese in Provincia di Trapani, una guerra di mafia tra
due famiglie: la famiglia degli Accardo, i cui membri sono conosciuti come i Cannata (legata ai corleonesi di
Salvatore Riina)e la famiglia degli Ingoglia. I Cannata hanno deciso di assumere il controllo del territorio,
spodestando la famiglia degli Ingoglia che da anni gestisce alcune importanti attività imprenditoriali. Si
assiste ad una lunga serie di omicidi di uomini appartenenti alla famiglia degli Ingoglia e questa guerra si
protrarrà fino al 1991. Secondo diverse testimonianze di collaboratori di giustizia, ad aver aiutato gli
Accardo è stato un giovane capomafia di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, il quale, terminate le fasi
più cruente del conflitto, aveva celebrato ostentatamente il proprio trionfo, proclamandosi vincitore. Si
tratta di un giovane intraprendente e spietato che, oltre alla vittoria, reclama anche tutto il merito di averla
ottenuta. Il gruppo vincente nella guerra di mafia di Partanna agisce in perfetta assonanza con il modus
ope a di he ha se p e o t addisti to l i te e to a ato dei o leo esi: o i si a o te ta della
o pleta s o fitta della os a a e sa ia e dell a a do o del a po da pa te dei pe de ti; o o e
sterminarli, eliminando tutti coloro i quali si sospetta abbiano avuto un qualche ruolo a fianco degli
avversari.
La strategia di guerra mutuata da Riina richiede che i nemici vengano ricercati attivamente anche fuori dalla
Sicilia, individuati e, infine, tutti indistintamente eliminati, anche nel caso in cui dovessero assumere un
comportamento prudente e sottomesso, che li inducesse a condurre vita ritirata; anche nel caso in cui
è solo questione di mese, di anni, ma tutti coloro i quali si sospetta
dovessero scegliere di cambiar vita:
abbiano avuto un qualche ruolo a fianco degli avversari vanno soppressi.
La risposta degli Accardo e dei loro alleati arriva violentissima già nei primi mesi del 1988, allorquando si
registra uno dei più drammatici episodi di lupara bianca verificatisi (termine che sta ad indicare un omicidio
di afia he p e ede l o ulta e to del o po dell assassi ato ella p o i ia di T apa i – la contestuale
–
scomparsa da Partanna di Filippo Ingoglia , del figlio Pietro e di un amico le cui dinamiche sono rimaste
pe olti a i a olte el iste o. E, tutta ia, la sa gui osa faida di Pa ta a solo all i izio e si p ot a à
fino al 1991. La guerra di mafia cambia terreno solo temporaneamente il 31 agosto 1990, quando ai l
e ati ge e ali di Pale o ie e sopp esso l autot aspo tato e Isido o Cesa e, he agli i ui e ti isulta
vicino agli Accardo. Furono uccisi Gaetano Ragolia, Antonino Russo, compare di anello di Pietro Ingoglia,
Nicola Atria e Salvatore Atria, Antonino Gulotta e Carlo Salvatore Favara. Una carneficina, insomma, sulla
quale, probabilmente, non si sarebbe ai fatta piena luce, individuando le motivazioni sottese allo scontro e
i e l appa te e za ai due di al u e do e di uel
ai singoli omicidi, le strategie adottate dagli assassi
piccolo centro (Rosalba Triolo, Piera Aiello e Rita Atria) che agli inizi degli anni 90 avrebbero deciso
coraggiosamente di rompere i ponti con il loro passato, collaborando senza riserve con i magistrati e gli
inquirenti. Di questa impressionante sequenza di omicidi hanno parlato anche alcuni collaboratori di
giustizia, i di a do el gio a e Matteo Messi a De a o l espo e te più i ista di u o degli s hie a e ti di
guerra: colui il quale, terminate le fasi più cruente del conflitto, aveva celebrato ostentamente il proprio
t io fo, p o la a dosi i ito e. A o so i aiuto degli A a do , du ue, u gio a e i t ap e de te e
spietato che, oltre alla vittoria, reclama anche tutto il merito di averla ottenuta. E che quando manda i suoi
uomini a sparare in piazza, chiede loro un supplemento di impegno nella plateale rivendicazione del delitto,
pe h tutti sappia o hi o a da, hi il i ito e. No da stupi si he il g uppo i e te ella gue a
27
di mafia di Partanna agisca in perfetta assonanza con il modus operandi che ha sempre contraddistinto
l i te e to a ato dei o leo esi: o i si a o te ta della o pleta s o fitta della os a a e sa ia e
dell a a do o del a po da pa te dei pe de ti; occorre sterminarli. La strategia di guerra mutuata da
Riina richiede che i nemici vengano ricercati attivamente anche fuori dalla Sicilia, individuati e, infine, tutti
indistintamente eliminati, anche nel caso in cui dovessero assumere un comportamento prudente e
sottomesso, che li inducesse a condurre vita ritirata; anche nel caso in cui dovessero scegliere di cambiar
vita: è solo questione di mese, di anni, ma tutti coloro i quali si sospetta abbiano avuto un qualche ruolo a
fianco degli avversari vanno soppressi.
la grande marcia di Matteo Messina Denaro verso la conquista della leadership
Guerra di importazione:
afiosa ha i izio già ei p i i a i . I uel pe iodo a Pale o, si o atte a u a gue a di afia t a
fa iglie pale ita e Bo tate, I ze illo, Badala e ti e dall alt a uella
due fazioni: da una parte quella delle
dei corleonesi. Guerra a seguito della quale Riina si fa eleggere capo della Commissione e si assiste alla
presa definiva del potere da parte dei corleonesi. Anche nel trapanese, quindi, si fa sentire la presenza di
Riina. In analogia a quanto accaduto a Palermo, anche a Trapani si assiste ad un rivoluzionamento degli
assetti gerarchico-mafiosi, con una riduzione del numero dei mandamenti ( Alcamo, Mazzara del Vallo,
et a o e l affida e to a ias u o di uesti a pe so e di ui ‘ii a si fida a.
Trapani e Castel
p e de le osse già ual he a o p i a, t a l agosto del e i p i i esi del , i o o ita za o
e t e a he a Pale o dilaga l offe si a dei
il cruento e sanguinoso conflitto che si accende in trapanese,
gruppi di fuoco corleonesi. In quel lembo di Sicilia, Riina è di casa. Già fin dai primi anni 80, trascorre lunghi
periodi della sua latitanza presso una villa a Mazara del Vallo, dove numerosi esponenti di rilievo del
sodalizio trapanese si recano a ossequiarlo. Anche in questa parte di Sicilia, dunque, era inevitabile che le
fedeltà a Riina diventasse elemento di discrimine e- al tempo stesso- pretesto per un drastico mutamento
degli assetti al e ti e dell organizzazione mafiosa; così, quando nel capoluogo si accendono le ostilità
o t o Badala e ti e Bo tate, a T apa i e i tutta la p o i ia olti uo i i d o o e legati pe a ti a
tradizione alle due famiglie palermitane vengono eliminati o posati, mentre viene consacrata la posizione di
assoluto predominio di alcuni emergenti, schierati apertamente con Riina e i suoi alleati. Più in
generale,muore chi assume una posizione moderata e pacificatrice, chi cerca di comporre i contrasti interni
all o ga izzazio e e chi vorrebbe rispettare una posizione non-interventista, di assoluta neutralità e –
indipendenza. La conclusione della guerra di mafia e la vittoria dello schieramento corleonese portano in
– afiosi ell i te a
analogia a quanto accaduto a Palermo al rivoluzionamento degli assetti gerarchico-
provincia, con una riduzione del numero dei mandamenti (Alcamo, Mazara del Vallo, Trapani e
Castel et a o e l affida e to di ias u o di uesti a pe so e di o p o ata fede ii ia a. Il e hio apo
della Commissione provinciale, viene posato mentre ancora si trova in carcere, e sostituito
Cola Buccellato
da Francesco Messina Denaro, cui viene affidata anche la responsabilità del mandamento mafioso di
Castelvetrano. Il mandamento di Mazara del Vallo viene affidato a Mariano Agate, già imputato e
condannato nel primo maxiprocesso, mentre quelli di Alcamo e di Trapani vengono consegnati
ispetti a e te a Vi e zo Milazzo e a Vi e zo Vi ga. F a es o Messi a De a o, p i a o a del uo o
di i estitu a, già da te po u auto ità i ezza “i ilia. Egli fie o del
incarico e della formale cerimonia
suo piccolo Matteo ed è a lui che intende consegnare negli anni a venire la delega a governare il
mandamento di Castelvetrano.
È del suo piccolo Matteo che don Ciccio va fiero; un ragazzino dagli occhi verdi, vivace e pieno di iniziativa, a
cui non vuol fare mancare il viatico che meritano i prescelti. La storia che ritorna, dicevamo, Matteo
Messina Denaro è, dunque, il predestinato; è a lui che il padre Francesco negli anni a venire intende
consegnare la delega a governare il vasto mandamento di Castelvetrano, comprendente anche le famiglie
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mafiose di Gibellina,Salaparuta, Poggioreale, Santa Ninfa, Partanna e Campobello di Mazara. Ma prima
occorre farlo crescere, questo ragazzo; insegnarli la difficile arte di comandare e poi salvaguardarlo dalle
cattive compagnie, evitare che intorno al suo nome nascano tragedie.
te al ui to a o di edi i a all U i e sità
quella di Lillo Santangelo è la storia di uno stude
Storia di Lillo:
di Palermo, originario di Castelvetrano, che viene ucciso soltanto per il fatto di aver voluto far dei soldi . Il
padre era un pastore, che già alla fine degli anni 50 aveva avuto problemi con la giustizia; era un uomo
d o o e all a ti a, legato da f ate a a i izia a F a es o Messi a De a o. Te zo di i ue figli as hi, Lillo
aveva deciso di laurearsi e dare una svolta alla sua condizione sociale perché per lui era un punto di
orgoglio riuscire a laurearsi in medicina. Con questo chiodo fisso, Lillo tenta di stare al passo con le materie,
prova a riscattare con lo studio una storia familiare difficile. A Castelvetrano torna solo per il fine settimana,
giusto per rivedere vecchi amici e conoscenti. A Palermo, Lillo non si lascia sfuggire le migliori occasioni
galanti che possono capitargli, grazie anche ai tanti amici introdotti nei buoni salotti della borghesia
cittadina. A un certo punto, alla comitiva comincia ad aggregarsi occasionalmente anche Matteo Messina
De a o. Lillo ap e all a i o Matteo le po te di u a ie te di e so da uello delle ittadi e di p o i ia,
mettendogli a disposizione la casa, gli amici, le