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SEMEIOTICA STENOSI CAROTIDEA
La stenosi dell’arteria carotide interna è la principale causa associata all’insorgenza dell’ictus, il quale è tra i
maggiori fattori di morte in Italia, assieme alle neoplasie ed alle malattie cardiovascolari che interessano
strettamente il cuore. L’ictus causa fino al 12% dei decessi per anno in Italia; inoltre esso è la principale
causa di invalidità e la seconda causa di demenza, dopo le patologie di stampo neurologico come
l’Alzheimer. Nel mondo l’ictus colpisce 15 milioni di persone ogni anno, mietendo, tra questi, circa 5 milioni
di morti e riducendo svariati milioni di persone alla disabilità.
Ictus è una parola derivata dal latino che significa “colpo”, ciò che una volta veniva definito come “colpo
apoplettico”.
Il termine ictus sta ad indicare la comparsa improvvisa di segni e sintomi che sono riferibili ad un deficit
focale o globale delle funzioni cerebrali dovuto ad un insufficiente apporto di sangue, per una durata
superiore alle 24 ore, lasciando dei deficit neurologici o addirittura comportando la morte.
Accanto agli ictus è importante parlare anche del TIA, ovvero l’attacco ischemico transitorio, che simula la
stessa sintomatologia dell’ictus, ma che si risolve in genere nel giro di pochi minuti senza lasciare deficit
permanenti. La sua durata, comunque, è sempre inferiore a 24 ore.
EPIDEMIOLOGIA
L’incidenza è maggiore negli uomini rispetto che nelle donne in tutte le età fino agli 80 anni, dai quali
l’incidenza diventa maggiore nelle donne rispetto che negli uomini (età < 80 anni => maggiore incidenza
negli uomini; età > 80 anni => maggiore incidenza nelle donne).
A causa dell'aspettativa di vita più elevata nelle donne, le conseguenze di un ictus in queste ultime sono
drammaticamente più severe, perché le donne, al primo ictus, sono in media più vecchie degli uomini.
Inoltre, le differenze di genere tra uomo e donna, come il minor calibro dei vasi nelle donne o la loro
maggiore frequenza cardiaca, rendono i due sessi soggetti a rischi differenti nell’insorgenza dell’ictus.
Anche la terapia farmacologica ha efficacia differente nei due sessi, come ad esempio l’uso di aspirina nella
prevenzione primaria, che nelle donne funziona meno rispetto che negli uomini.
FATTORI DI RISCHIO NON MODIFICABILI
- Età, l’incidenza dell’ictus nelle varie fasce d’età tende ad aumentare in ordine crescente, con un picco
massimo intorno agli 85 anni di età.
- Sesso, tutti quegli individui che cambiano sesso divengono poi soggetti alle patologie maggiorente
frequenti del sesso acquisito e definitivo.
- Familiarità per arteriopatia aterosclerotica.
FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI
- Ipertensione;
- Fumo;
- Diabete [N.D.S. probabilmente la professoressa fa riferimento al diabete mellito di tipo 2, il quale, una
volto insorto, può talvolta regredire, soprattutto in quei pazienti obesi che vengono sottoposti a particolari
diete accoppiate all’esercizio fisico];
- Anemia falciforme [N.D.S. non ha molto senso annoverare l’anemia falciforme tra i fattori di rischio
modificabili, essendo quest’ultima una malattia genetica];
- Dislipidemia;
- Fibrillazione atriale. 1
IPERTENSIONE ED ICTUS
L’ ipertensione, dopo l’età, è il più importante fattore di rischio per l’ictus, sia ischemico che emorragico (la
differenza tra le varie tipologie di ictus sarà chiarita successivamente). Il cervello costituisce uno dei
principali organi bersaglio dell’ipertensione arteriosa, la quale può essere considerata come un determinante
non secondaria per l’insorgenza della demenza senile o della malattia di Alzheimer.
Studi prospettici (studio prospettico = studio che segue un gruppo di persone dalla nascita alla morte) come
lo “studio di Framingham” ed il “city heart study”, dimostrano che c’è una maggiore incidenza di ictus nei
pazienti ipertesi e che soprattutto la pressione arteriosa sistolica è un fattore di rischio cerebrovascolare
più significativo rispetto alla diastolica.
L’ipertensione sistolica, inoltre, è una condizione tipica del paziente senile.
Questi studi dimostrano anche che la pressione arteriosa differenziale (differenza tra pressione sistolica e
pressione diastolica) è un importante fattore di rischio cerebrovascolare perché essa è un indice di rigidità
della parete arteriosa, rigidità che è maggiore negli anziani.
Un individuo iperteso ha un rischio 7 volte maggiore di avere un ictus rispetto ad un individuo non iperteso.
Inoltre, l’ipertensione raddoppia il rischio di andare incontro ad arteropatie coronariche, scompensi cardiaci
ed arteropatie periferiche.
Eseguire una diagnosi di ipertensione ed impostare una terapia farmacologica volta alla riduzione della
pressione arteriosa riduce il rischio di ictus di 1/3 fino ad ½, quindi è estremamente importante fare medicina
preventiva, attraverso interventi di prevenzione primaria e secondaria.
Perché, però, l’ipertensione aumenta il rischio di ictus?
Inizialmente si pensava che l’elevata pressione nel sistema cardiovascolare causasse un moto turbolento del
flusso sanguigno, comportando così insulti meccanici ripetuti sulla parete dei vasi, dai quali dipendeva la
genesi dell’ictus. La situazione, però, è più complessa di quanto appena riportato.
Recentemente infatti è stato
teorizzato un modello, che
tiene conto di più fattori,
attraverso cui l’ipertensione
arreca danno ai nostri vasi.
L’ ipertensione aumenta lo
shear stress, ovvero la forza
di attrito, da cui dipendono
sia un ispessimento della
parete vasale sia
modificazioni
dell’espressione genica
(citochine, fattori di
crescita e molecole di
adesione). Ciò predispone
all’aterosclerosi.
L’ipertensione causa anche
un moto turbolento del
flusso sanguigno, da cui
dipendono, come già affermato precedentemente, danni meccanici della parete vasale che causano danno
endoteliale. In particolare viene danneggiata la tonaca intima dei vasi, costituita dalle cellule endoteliali che,
a seguito del danno, andranno incontro a modificazioni del loro stato redox (con aumento della
produzione di ROS) ed a modificazioni del loro metabolismo dei lipidi con aumento alla predisposizione
all’aterosclerosi.
Quindi l’ipertensione causa shear stress e danno endoteliale, che predispongono all’aterosclerosi, la
quale, a sua volta, aumenta il rischio di ictus. 2
[N.D.S. la prof. afferma che questo modello non verra’ richiesto all’esame.]
In vivo un’ecografia ad alto potere di risoluzione
consente di studiare la struttura della parete dei
vasi, andando eventualmente a cogliere la presenza
di placche aterosclerotiche. Questa metodica
consente di esaminare dettagliatamente le
caratteristiche delle tre tonache vascolari (intima,
media ed avventizia), in particolare è possibile
anche misurarle, andando soprattutto a vedere
quanto vale la distanza intima-media. Tale
distanza intima-media tende ad aumentare con
l’età: è circa 2/10 di millimetro nei bambini, 6/10
di millimetro nei giovani-adulti, 7/10 di millimetro
negli adulti (30 anni). La distanza intima-media,
quindi, tende ad aumentare con l’età e può anche
essere considerato come un parametro
aterosclerotico: maggiore è la distanza intima-media, maggiore sarà la probabilità che l’individuo
sviluppi placche aterosclerotiche. Spesso, individui con una distanza intima-media maggiore ad 1
millimetro, presentano placche aterosclerotiche.Attraverso un’ecografia ad alto potere di risoluzione è
possibile quindi valutare la distanza intima-media, e nel caso in cui sia elevata andare ad agire sui fattori di
rischio modificabili.
La pressione arteriosa risulta quindi un potente stimolo emodinamico che contribuisce agli adattamenti della
parete arteriosa. Un aumento della pressione infatti provoca una deviazione dell’endotelio verso un fenotipo
aterogenico. Tra i vari stimoli precedentemente citati, lo shear stress è lo stimolo fisiologico principale per
il rimodellamento vascolare.
TIPI DI ICTUS
- Ictus ischemico Riguarda l’80% degli ictus; è caratterizzato da una riduzione dell’apporto di
sangue (per ragioni che possono essere di vario tipo) a livello di determinate zone del nostro
cervello;
- Ictus emorragico Questa tipologia di ictus comprende il restante 20% dei casi, è dovuto a rottura
dei vasi e può essere suddiviso in altre due sottocategorie:
1. Ictus emorragico dovuto ad emorragie intraparenchimali (17% dei casi): riguarda la
rottura di piccoli vasi all’interno del parenchima cerebrale;
2. Ictus emorragico dovuto ad emorragie subaracnoidee (3% dei casi): riguarda la rottura di
aneurismi posti in sede subaracnoidea.
In generale, la mortalità è più alta nell’ictus emorragico piuttosto che in quello ischemico.
ICTUS ISCHEMICO
Le possibili cause di ictus ischemico possono essere:
- Patologie dei grossi vasi (30-40% dei casi), quali le arterie carotidi, le arterie vertebrali, l’arco
aortico;
- Patologie dei piccoli vasi cerebrali (15-30% dei casi); in questo caso insorge una problematica
detta infarto lacunare (LACS), dovuta ad una occlusione delle arterie perforanti, le quali si staccano
a pettine dalle grandi arterie del circolo di Willis e irrorano la sostanza bianca. Tale occlusione causa
un infarto piccolo e profondo (lacuna). Le lacune sono disposte bilateralmente nella sostanza bianca
e sono costituite da cellule morte;
- Cardioembolismo (20-30% dei casi), prevale negli anziani con fibrillazione atriale. Un paziente
con un atrio fibrillante presenta una dilatazione dell’atrio (soprattutto a livello dell’atrio sinistro)
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accompagnata dalla stasi del sangue al livello della camera cardiaca atriale. Il sangue, inoltre,
durante una fibrillazione atriale, assume un moto vorticoso. Queste condizioni sono un substrato
ottimale che può portare alla formazione di trombi a livello atriale, dai quali trombi si
distaccheranno emboli, che migreranno verso i vasi di varie regioni corporee, tra le quali è compreso
il cervello;
- Altre cause (3% dei casi);
- Meccanismo indeterminato (8-30% dei casi): sono degli ictus per i quali non è possibile
determinare la causa o perché gli accertamenti che vengono eseguiti non sono sufficienti o perché,
come talvolta capita, i progressi medici attuali non sono in grado di identificare una causa specifica.
L’ictus ischemico può essere di tipo occlusivo o emod