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Modulo 1.2 FFETTI DISTORSIVI E MINACCE ALLA VALIDITÀ DI UNA
una rilevazione possono verificarsi degli errori involontari o effetti
RILEVAZIONE DI DATI: in
imprevisti. Tra questi i principali effetti derivanti direttamente dallo psicologo/ricercatore inteso
come individuo portatore di soggettività, ed eventualmente origine di errori involontari, sono: -
Effetto attitudini: che riguarda la rigorosità degli psicologi/ricercatori influisce sulle modalità di
valutazione di uno stesso test e/o strumento di rilevazione. -Errore di genere: si riferisce alla
diversa attribuzione di valore nei confronti di soggetti del proprio o dell'altro sesso (le donne
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studiano di più etc.) Effetto inerzia: lo psicologo/ricercatore tende a conservare la propria
valutazione iniziale del soggetto. Errore di "tendenza centrale": è la tendenza a non usare gli
estremi della scala di valutazione da parte degli psicologi (valutatori). Effetto Pigmalione o errore
di aspettativa: è la tendenza ad esprimere dei giudizi basati su pregiudizi o prime impressioni.
Effetto proiettivo: è determinato, nell’esprimere una valutazione, attribuire ai partecipanti
caratteristiche della personalità e della struttura mentale del ricercatore. Effetto alone: La struttura
cognitiva dello psicologo/ricercatore o elementi specifici del soggetto esercitano un'influenza sulla
valutazione della prestazione sul test e/o strumento di rilevazione, troppo severo o troppo
favorevole. Altri fattori che possono influenzare una rilevazione sono: l'ambiente in cui avviene la
rilevazione; la professionalità dell'intervistatore (impreparazione dei rilevatori; la percezione della
presenza del promotore della ricerca; items/quesiti mal posti; ect.----_------/////////////////----- Modulo
L
1.2 E VARIABILI : Prima di comprendere il concetto di variabile bisogna precisare cosa si intende per
La proprietà, che può essere una qualità fisica o psicologica, consente di diversificare tra
proprietà.
loro le unità o i casi e deve assumere stati diversi, poiché condizione necessaria per essere una
variabile e che la caratteristica deve avere almeno due modalità. Se una proprietà può assumere stati
diversi da caso a caso allora si dice che può variare. per trasformare una proprietà in una variabile
bisogna definirla operativamente. Si definisce Variabile una caratteristica o aspetto dei casi di
analisi (campione o popolazione), che assume categorie e valori diversi (variabili). Una prima
classificazione delle variabili viene effettuata in base alle caratteristiche delle proprietà
corrispondenti. La differenziazione delle proprietà dei soggetti avviene in base al principio di
uguaglianza o disuguaglianza a cui segue il raggruppamento dei casi. Questo tipo di variabile
caratterizzata da dati distribuiti in categorie viene classificata come qualitativa. È il caso dello stato
civile (celibe/nubile, sposato, divorziato, vedovo/a), ma anche della professione che vengono
definite anche categoriali perché semplici elenchi di categorie. Una variabile è invece classificata
come quantitativa quando i valori che può assumere definiscano numericamente una grandezza,
esempio il Kg. La distinzione tra variabili qualitative e quantitative è molto importante perché da
essa dipendono i metodi di analisi per effettuare la sintesi dei dati, e quindi la validità stessa di uno
specifico metodo statistico è legata alla tipologia di variabile e dalla scala di misurazione cui viene
applicato. Le variabili latenti sono l'ansia o la violenza. I valori della variabile formano una scala di
misura e lo scaling è il processo di creazione di una scala collocando insieme un gruppo di item tra
loro connessi. La misurazione consiste nelle procedure per l’assegnazione sistematica di simboli ad
oggetti o eventi per rappresentare quantità (scaling) o per stabilire a quale categoria corrisponda un
oggetto in base ad un proprio attributo (classificazione). ((/(Per individuare se una variabile espressa
numericamente è di tipo quantitativo o qualitativo è possibile utilizzare il metodo della
sottrazione.Il metodo del valore intermedio è invece utile per differenziare una variabile discreta
da una continua. Dato che generalmente (ma non sempre) una variabile discreta assume solo valori
unitari, laddove per ogni coppia di valori di una variabile quantitativa non sia possibile individuare
un valore intermedio significativo allora la variabile sarà discreta. Nei casi contrari, ad esempio per
le misure di superficie o velocità, si determina una variabile continua. ))). ///////////////////////// Modulo
1.2 Livelli di misurazione : Una scala di misurazione identifica e sottolinea il tipo di informazione
numerica conferita da una misura, cioè ad intervallari, ordinali e nominali. la “classificazione” di
livelli di misurazione prodotta dalla combinazione dei differenti criteri e delle procedure di
misurazione si dispone su quattro categorie: scala nominale, ordinale, ad intervalli e di rapporti. La
scala nominale (o classificatoria), è la più semplice, si determina quando una proprietà si presta ad
essere descritta con una serie di attributi (etichette) che ne specificano le varie modalità. esempio la
classificazione maschio/femmina può essere espressa con 1 (maschio) 2 (femmina). Un esempio
classico è costituito dalla scala nominale della variabile regione geografica di provenienza (Lazio,
Piemonte, Sardegna etc.) e la variabile dicotomica SI/NO. La scala ordinale (o a ranghi) anch’essa
di natura qualitativa dei dati analizzati espressi in questo caso attraverso categorie (modalità)
ordinabili. Le diverse categorie sono ordinate gerarchicamente a seconda del valore, esempio la
squadra al primo posto nel campionato di calcio e quella al secondo posto. La scala ad intervalli
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(equivalenti) è di tipo quantitativo e al contrario delle due precedenti è ammissibile il riferimento a
valori numerici. Non si tratta più di categorie (ordinate o no), ma di numeri che esprimono
grandezze e le cifre assegnate alle intensità osservate del fenomeno definiscono quantitativamente
la distanza tra i valori. Per esempio possiamo determinare di quante unità è la differenza di età tra
una posizione nella graduatoria e la successiva. Un esempio di scala ad intervalli sono le scale
Celsius e Fahrenheit per la misurazione della temperatura. La scala a rapporti è una scala a intervalli
con in più lo zero reale, la scala non può assumere valori negativi. Le scale metriche (o cardinali)
comprendono le scale ad intervalli e rapporti, laddove il fenomeno non sia trasferibile (come ad
esempio il peso); una sotto-categoria definisce le scale di quantità, nel caso in cui il fenomeno sia
trasmissibile (come ad esempio il denaro). La scala a rapporti indica una misurazione delle
grandezze/quantità che esistono in natura (risposte corrette); quella a intervalli stabilisce una
misurazione della qualità (in questo caso il rendimento scolastico) attraverso una procedura di
quantificazione. È possibile trasformare una scala a rapporti in una scala ad intervalli, ma non
effettuare il procedimento inverso.
Modulo 2 Matrice: i dati rilevati vengono trasferiti in una matrice rettangolare di numeri, detta
matrice dei dati. In fase di registrazione i dati vengono posizionati nelle celle ottenute
dall'intersezione di righe e colonne. ciascuna colonna corrisponde ad una variabile o caratteristica(
proprietà di diversa natura)e ciascuna riga corrisponde a ciascun caso (nuclei come la famiglia ect.).
una matrice è un insieme di n*m elementi tra loro omogenei organizzati in n righe e m colonne, che
in quanto tale può essere trattato come un unico oggetto. su ogni riga del database avremo tutte le
informazioni relative a un certo soggetto, mentre su ogni colonna avremo tutte le informazioni
relative a una certa variabile. ///////////////////// Modulo 2 un test psicologico
TEST PSICOLOGICi:
consiste essenzialmente in una misurazione obiettiva e standardizzata di un campione di
comportamento. T P : Si prefiggono di esplorare la personalità come i test di
EST DI ERSONALITÀ
dominanza–sottomissione o quelli di introversione–estroversione, allo scopo di riferirla ad una
classificazione o ad una tipologia. In questo caso l’interpretazione dei dati, a differenza di quanto
avviene nei test di rendimento, sono sottoposti ad un’interpretazione non solo quantitativa, ma
anche qualitativa. I dati sono sottoposti ad un’interpretazione quantitativa e qualitativa. si
distinguono due grandi categorie: i test obiettivi costruiti su principi omologhi ai test di rendimento,
quindi con prove o domande le cui risposte vengono dapprima quantitativamente conteggiate e poi
qualitativamente valutate, e i test proiettivi idonei all’indagine dei processi inconsci, ma non
facilmente assoggettabili ad una generalizzazione delle risposte entro schemi prefissati e quindi
conteggiabili. I test obiettivi: questa categoria non punta ad individuare le caratteristiche costitutive
di una personalità, ma punta a valutare una sintomatologia clinica, qualificando nosograficamente le
corrispondenti possibili modificazioni nel corso del tempo. Tra questi i principali sono:
L’Inventario Multifasico di Personalità del Minnesota – MMPI che prende in esame i tratti
patologici della personalità mediante il confronto tra le risposte dei soggetti esaminati e quelle dei
pazienti affetti da diversi tipi di disturbi mentali . Altro metodo è l’analisi fattoriale che permette di
costruire insiemi che codificano un determinato tratto o funzione mentale in rapporto alle rispettive
correlazioni. A questa categoria appartiene il questionario Cattell test 16 PF, un esaustivo inventario
di personalità fondato sulla misurazione di 16 dimensioni, funzionalmente indipendenti e
psicologicamente significative, condotte su gruppi normali e clinici. Altro metodo è l’EPI proposto
da Eysenck, prevedeva tre fattori: Estraversione- Introversione, Neuroticismo, Psicoticismo. l’EPPS
si fonda sul metodo della correlazione per lo stile di risposta per ridurre gli effetti della
desiderabilità sociale. Big Five Questionnaire, Five-Factor Model (FFM), è un reattivo le cui basi
teoriche si fondano su differenti concezioni presentate precedentemente come l'approccio fattoriale
elaborato da Hans Eysenck e la teoria della sedimentazione linguistica sviluppata da Cattel. Le
cinque dimensioni dei Big Five quindi rappresentano strutture latenti a cui poter ricondurre ogni
spiegazione e descrizione dell’individuo poiché si riferiscono alle modalità stabili utilizzate dalla
persona per interagire con gli altri e con l’ambiente, alla regolazione dell’umore e alla attività
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