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Estratto del documento

PIAGETIANO

Costrutti teorici fondamentali: interesse soprattutto epistemologico;

intelligenza come più alto grado di adattamento mentale; adattamento come

equilibrio fra assimilazione e accomodamento; ogni adattamento avviene in

modo organizzato; conoscere significa agire sulla realtà ed è possibile

attraverso l’utilizzo di schemi e strutture.

4 fasi

Piaget distingue nello sviluppi dell’intelligenza: intelligenza senso-

motoria; pensiero simbolico; pensiero operatorio concreto; pensiero operatorio

formale.

Dall’intelligenza senso-motoria al pensiero simbolico

Dalla nascita alla comparsa del pensiero (18 mesi circa) Piaget distingue 6 fasi

o stadi.

0-1 mese: esercizio dei riflessi;

- l’adattamento all’ambiente si basa sul

perfezionamento di comportamenti riflessi quali fonazione, suzione,

prensione, riflessi pupillari e palpebrali. Per esempio, il neonato gira la

testa e succhia il capezzolo a contatto con il seno. In questa fase vi è un

perfezionamento graduale di meccanismi ereditari senza modificazione

della struttura.

- 1-3 mesi: reazioni circolari primarie; appaiono i primi adattamenti e le

reazioni circolari primarie, circolari perché tendenti alla ripetizione dopo

la percezione di un risultato; si tratta di movimenti semplici caratterizzati

dall’essere “centrati su se stessi”; ad esempio il bambino impara a

portare il pollice alla bocca, usare la prensione, coordinare schemi di

azione come prendere un oggetto e portarlo alla bocca. In questo periodo

le nozioni di oggetto, spazio e tempo è appena agli inizi; ad esempio, un

oggetto che scompare dal campo visivo di fatto cessa di esistere.

- 3-8 mesi: reazioni circolari secondarie; differenti dalle prime perché

dirette ad un risultato nell’ambiente esterno, a far “durare spettacoli

interessanti”; ad esempio, scuotere le coperte con le gambe. Non si parla

ancora di comportamenti intelligenti, il bambino una mezzi per

raggiungere fini prestabiliti ma senza una vera e propria intenzionalità.

- 8-12 mesi: schemi di azione; a 10 mesi compare l’intenzionalità. Il

bambino esplora il mondo; succhia, morsica, strofina, sbatte gli oggetti

ecc…Esibisce atti d’intelligenza caratterizzati dalla risoluzione di un

problema, con coordinamento intenzionale mezzi-fini. Si tratta

d’intelligenza senso-motoria, non utilizza ancora immagini e azioni

mentali. Le nozioni di oggetto, spazio, tempo e causalità si consolidano;

ad esempio il bambino comincia a cercare gli oggetti fuori dal proprio

campo visivo.

- 12-18 mesi: reazione circolare terziaria; è in grado di compiere atti

d’intelligenza, risolvere un problema; le reazioni circolari terziarie

consentono l’utilizzo di schemi del tutto nuovi oltre a quelli familiari, di

scoprire nuove relazioni fra gli oggetti; il limite è che gli oggetti devono

essere presenti poiché si tratta ancora di intelligenza senso-motoria. Ad

esempio, è in grado di prendere un bastone per raggiungere un oggetto

lontano. Inoltre, esplora l’ambiente grazie all’acquisita deambulazione.

- 18 mesi in poi: pensiero simbolico; l’ultimo stadio del periodo senso-

motorio coincide con lo sviluppo del pensiero simbolico il quale consente

le rappresentazioni di oggetti non presenti, di trovare soluzioni mediante

atti d’invenzione; ad esempio, il bambino ha già nella mente il bastone

quando decide di usarlo per raggiungere un oggetto distante, ovvero ha

compiuto mentalmente l’azione. Inoltre, il bambino è in grado di

l’imitazione differita

compiere di azioni compiute da altri alcune ore

gioco simbolico,

prima; ha acquisito il ovvero giocare “facendo finta”; il

linguaggio verbale, combinando fra loro parole per comunicare non più a

livello di parola-frase. La nozione di oggetto poggia ora sulla

rappresentazione, che permette di tenere presenti gli spostamenti

invisibili dell’oggetto; ad esempio il bambino cercherà la palla dall’altra

parte di un divano avendo immaginato il percorso della palla mentre non

la vedeva. Lo sviluppo del pensiero simbolico modifica le modalità di

conoscenza della realtà, lo sviluppo linguistico, emotivo, affettivo, sociale

e morale.

gioco simbolico

Il e il disegno sono attività fondamentali a quest’età,

Ad

svolgono l’importante funzione di soddisfare alcuni bisogni dell’Io.

esempio, una bambina di 3-4 anni può giocare con la bambola facendo

finta di essere la madre e attribuendo alla bambola il ruolo di figlia, se

stessa, potendo sperimentare il ruolo di comandare e non sempre di

ubbidire. Se il bambino non giocasse, ciò avrebbe ripercussioni sul piano

dell’adattamento, il gioco permette la scarica di energie controproducenti

favorendo il riequilibrio con la realtà.

Dal pensiero intuitivo a quello operatorio concreto: Lo sviluppo cognitivo è

secondo Piaget caratterizzato dal passaggio di diverse attività: senso-motoria,

rappresentativa e operatoria, quest’ultima distinta in concreta e formale.

Dai 5 ai 7 anni il bambino, pur mostrando la capacità di raccontare storie, usare

un linguaggio ricco, descrivere gli eventi dettagliatamente mostra un limite:

non è in grado di compiere operazioni ovvero azioni reversibili. Mise a punto

diversi esperimenti per lo studio delle diverse forme del pensiero.

Esperimento: a bambini fra i 4 e gli 8 anni vengono presentati due bicchieri

uguali con la stessa quantità d’acqua colorata; una volta appurato che la

quantità di liquido è la stessa, si effettua un travaso in un bicchiere molto più

largo (o più stretto), chiedendo quindi se vi sia la stessa quantità d’acqua o se

in uno dei due ve ne sia di più.

La maggior parte dei bambini di età inferiore ai 5-6 anni non riconosce la

conservazione della quantità del liquido affermando che ve ne sia di più in uno

dei due, diversamente dai bambini di 7-8 anni. Il bambino più piccolo non

collega fra loro due rapporti per ricavarne un terzo non percepito direttamente.

Gli esperimenti condotti da Piaget relativi al passaggio dal pensiero intuitivo a

quello operatorio evidenziano che fra i 6-7 anni avviene un progresso

fondamentale nel modo di pensare del bambino.

Sviluppo del pensiero formale e adolescenza secondo Piaget e Inhelder: Nel

periodo della scuola media inferiore avviene un ulteriore sviluppo delle

pensiero formale,

strutture mentali e del forma di pensiero al suo massimo

livello.

Richiede anni, non è sempre stabile, non viene acquisito da tutti allo stesso

livello. Tale forma di pensiero è chiamato anche ipotetico deduttivo, è la

capacità di condurre ragionamenti logicamente corretti senza la necessità di

partire da un dato di esperienza e verificare la conclusione del ragionamento

attraverso un dato oggettivo. Tale capacità porta l’adolescente a usare nozioni

come infinito, luogo geometrico, caso, probabilità.

Esperimento: Due persone giocano a dadi; il primo punta sempre sul 2, il

secondo sul 7. Hanno la stessa probabilità di vincere? In altre parole, il 7 e il 2

hanno la stessa probabilità di uscire? La soluzione corretta è possibile solo a

livello del pensiero formale. Il 7 uscirà più volte del 2 perché è la combinazione

di 6+1,5+2,3+4 ecc.. mentre il 2 può risultare solo dalla combinazione di 1+1.

L’adolescenza non coincide con la pubertà; quest’ultima, riguarda le

modificazioni neurofisiologiche e fisiche, mentre l’adolescenza rappresenta

l’inserimento nella società degli adulti, tale inserimento varia nelle diverse

culture e ad esso è collegato l’uso del pensiero formale. Secondo gli studi, il

pensiero formale nelle società Occidentali viene acquisito a 11-12 anni, più

tardi o addirittura assente nei popoli primitivi o in altre culture.

Il livello cronologico di 11-12 anni sarebbe il prodotto dei fattore neurologici,

ovvero della maturazione del sistema nervoso, e dell’ambiente sociale,; nulla

esclude che in futuro questa età media si abbassi in funzione delle condizioni

culturali ed educative. Tanto il sopraggiungere del pensiero formale che

dell’adolescenza, vale a dire l’inserimento dell’individuo nella società degli

adulti, dipendono dai fattori sociali più che da quelli neurologici.

S’individuano 3 aspetti caratterizzanti l’inserimento dell’adolescente in società:

- L’adolescente tende a porsi su un piano di uguaglianza con l’adulto;

- Elabora un programma di vita futuro;

- Si propone un inserimento in società originale e non conformistico.

Le capacità intellettuali necessarie per realizzare tali obiettivi sono in relazione

allo sviluppo del pensiero formale: riflettere al di là del presente, sulla morale,

la religione, l’arte e la letteratura, formulare teorie sulla società e l’esistenza,

costruire “teorie”; in questo processo le variabili scolastiche e culturali possono

condizionare il livello di profondità e sistematicità di tali riflessioni, tuttavia

poco importa che siano limitate, impacciate o poco originali, dal punto di vista

funzionale permettono all’adolescente l’inserimento morale e intellettuale nella

società degli adulti. L’adolescente non si accontenta più di vivere le relazioni

interindividuali offertegli dall’ambiente né di impiegare la propria intelligenza

per risolvere i problemi attuali; egli cerca di inserirsi nella società adulta e per

questo tende a partecipare agli ideali e alle ideologie di un gruppo più vasto.

L’adolescenza è anche caratterizzata da una forma particolare di egocentrismo;

egli cerca di ottenere un inserimento sociale non solo adattando se stesso alla

società, ma anche cercando di modificarla secondo i propri bisogni,

teorizzazioni ed il piano di vita elaborato, di adattare l’ambiente al suo io. Tanto

più articolate saranno tali teorie, ambiziosi i programmi di vita e profonde le

proposte di rinnovamento della società, tanto più rischierà di pretendere

egocentricamente che esse si realizzino. L’adolescente attraversa una fase in

cui attribuisce potenza illimitata al suo pensiero, pensare a un avvenire glorioso

e trasformare il mondo con l’idea sembra un atto di conoscenza positiva ma

anche un’azione effettiva capace di modificare la realtà.

Il superamento dell’egocentrismo adolescenziale è possibile attraverso il

confronto con i pari; è nelle discussioni tra compagni, criticando le altrui teorie

scopre la fragilità delle sue.

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
57 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chianicole di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof De Caroli Maria Elvira.