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Lo sviluppo delle competenze cognitive
Lo studio di come si sviluppano le competenze cognitive ha sempre avuto un ruolo centrale, non si può parlare di sviluppo del linguaggio o motorio senza parlare di sviluppo cognitivo: in psicologia dello sviluppo è importante analizzare le singole funzioni, ma non bisogna dimenticarsi che queste fanno parte di un tutto altamente integrato. I maggiori ricercatori che si sono occupati di questo tema sono stati Piaget, Vygotskij e Bruner, che hanno tutti dato un contributo fondamentale per quanto alcuni dei concetti da loro introdotti siano, ovviamente, oggi superati.
Jean Piaget
L'intelligenza è un prodotto dell'adattamento biologico e permette di costruire, attraverso l'interazione con l'ambiente, nuove strutture mentali per adattarsi e comprendere il mondo.
Il bambino non è né un mero ricevitore di influenze ambientali né il frutto esclusivo del suo patrimonio genetico, bensì un attivo
Costruttore delle proprie conoscenze e capacità attraverso gli scambi con l'ambiente. I fattori implicati nello sviluppo cognitivo sono: assimilazione (incorporare le esperienze nei propri schemi) e accomodamento (è la capacità di adattare e in caso modificare gli schemi nuovi), si alternano in complessi processi di autoregolazione e hanno come scopo l'adattamento. Questi assunti si collocano all'interno della teoria più importante di Piaget, gli Stadi di Sviluppo. Ogni stadio è qualitativamente differente dal precedente e internamente coerente, le acquisizioni dello stadio precedente non si perdono ma si integrano nel successivo e la sequenza varia nei tempi e nei modi (variabilità inter-individuale) ma è invariante e universale. Gli stadi dello sviluppo sono quattro:
- Stadio senso-motorio (da 0 a 18 - 24 mesi): avviene una progressiva conoscenza e comprensione del mondo sulla base di informazioni senso-motorie
- Esercizio dei riflessi (0 - 1 mese): il neonato esercita e applica i riflessi primari a situazioni diverse di complessità crescente (ad es. succhia tutto quello che trova), avvengono dei primi accomodamenti (ad es. capisce che girando la testa può trovare il capezzolo). Non
c'è consapevolezza di sé o del mondo esterno (egocentrismo radicale).
2. Reazioni circolari primarie e primi adattamenti acquisiti (1 - 4 mesi): avviene la trasformazione di semplici attività senso-motorie in base all'esperienza, di fronte a un risultato nuovo il bambino cerca di conservarlo ripetendo (reazioni circolari primarie) e si creano schemi nuovi che possono portare ad abitudini (ad es. succhiarsi il dito), le scoperte sono casuali ma vi è una capacità di conservare i dati dell'esperienza.
3. Reazioni circolari secondarie (4 - 8 mesi): il bambino inizia ad interessarsi all'ambiente e vuol replicare un'azione che ha provocato una conseguenza interessante. Non sono riflessi ma nemmeno comportamenti intelligenti, essendo comunque frutto di scoperte casuali. Il bambino acquisisce la capacità di coordinare visione e prensione che gli consente di afferrare gli oggetti visti.
4. Coordinazione di schemi secondari
e loro applicazione a situazioni nuove (8-12 mesi): aumenta la consapevolezza del mondo esterno in cui è possibile trovare oggetti diversi su cui applicare schemi conosciuti (lanciare, battere) che lo aiutano a comprendere le caratteristiche dell'oggetto stesso. Inizia la costanza dell'oggetto fisico. Il miglioramento delle competenze motorie aumenta la dimensione dell'ambiente che può essere esplorato. 5. Reazioni circolari terziarie e scoperta di mezzi nuovi (12-18 mesi): il bambino cerca nuovi schemi, varia e modifica quelli conosciuti per studiarli. C'è un interesse per la novità. I comportamenti tipici di questo periodo sono la condotta del supporto (spostare un oggetto trascinando il supporto su cui è poggiato), la condotta della cordicella (usare una cordicella come prolungamento dell'oggetto per entrarne in possesso) e la condotta del bastone (come estensione del braccio). Cerca gli oggetti nell'ultimoposto in cui li ha visti ma non è in grado di trovare un oggetto se non ne vede gli spostamenti (non è ancora in grado di immaginare movimenti a cui non assiste).6. Invenzione di mezzi nuovi mediante combinazione mentale (18 - 24 mesi): il bambino anticipa mentalmente gli effetti delle sue azioni, prevedendo quali avranno successo e quali falliranno, non procede più per tentativi ed errori. Compare la capacità di rappresentazione (le azioni sono interiorizzate) e si costruisce la nozione di oggetto permanente, spazio, tempo e causalità (mezzo e fine); il bambino agisce in un ambiente in cui gli oggetti sono dotati di esistenza propria e percepisce anche il proprio corpo come oggetto in mezzo agli altri. Gli schemi di azione diventano schemi mentali.
Critiche a Piaget:
I compiti proposti spesso difficili per i bambini, la soluzione dei compiti dipendeva troppo dai fattori culturali, spesso i bambini riescono a risolvere compiti dello stadio successivo senzaaver completato quello precedente, manca una spiegazione del ruolo e delle competenze emotivo-affettive del pensiero operatorio formale, non considera il ruolo del confronto con l'altro nella risoluzione dei problemi e dell'interazione nello sviluppo della persona. <14Lev Vygotskij> Vygotskij afferma che lo sviluppo cognitivo è il risultato dell'interazione fra componente biologica e culturale e che l'ambiente e il contesto socio-culturale hanno un ruolo fondamentale. La componente culturale determina lo sviluppo del pensiero e del linguaggio, quest'ultimo ha funzione regolativa e auto-regolativa; al contrario di Piaget (il linguaggio è subordinato allo sviluppo cognitivo) sostiene che si sviluppa fin da subito con funzione interpsichica (sociale) mentre in seguito acquisisce una funzione intrapsichica (linguaggio interiore - pensiero verbale) diventando uno strumento di appoggio al pensiero (es: il bambino inizialmente commenta ad
altavoce il proprio gioco e smette quando ha interiorizzato il linguaggio). Lo sviluppo storico culturale e dunque l'evoluzione dell'umanità avviene attraverso i mediatori simbolici (lingua orale e scritta, calcolo, disegno), essi sono prodotti dell'intelligenza, organizzano e guidano lo sviluppo ontogenetico, ovvero l'interiorizzazione di forme culturali (comportamento, comunicazione, funzionamento psicologico). I mediatori simbolici consentono la relazione che ha un ruolo centrale nello sviluppo del bambino, nel rapporto adulto - bambino infatti l'adulto opera come mediatore competente nella sua funzione di supporto: egli mostra come risolvere i problemi mentre il bambino interiorizza gli schemi che diventeranno parte delle proprie abilità individuali. Vygotskij elabora inoltre la teoria delle zone di sviluppo: zona di sviluppo attuale (competenze che il bambino ha), prossimale (capacità raggiungibili con un adeguato supporto), potenziale
(capacità al momento non raggiungibili ma che lo sono potenzialmente se acquisite quelle della zona di sviluppo prossimale). Jerome Bruner è influenzato sia da Piaget che da Vygotskij, da quest'ultimo per l'importanza del contesto socio-culturale nel processo di sviluppo cognitivo. Bruner sostiene che ci siano tre fasi di maturazione delle capacità di rappresentazione: 1) Esecutiva: (1° anno) il bambino comprende la realtà attraverso le azioni che vengono poi interiorizzate e automatizzate (schemi mentali), che utilizzerà sia nel gioco che successivamente al primo anno in attività fisiche. 2) Iconica: (fino ai 6/7 anni) il bambino codifica la realtà tramite le immagini ma anche tramite le percezioni sensoriali, creando un database iconico che può essere rievocato anche in assenza dell'immagine o dell'oggetto. 3) Simbolica: (dai 7 anni) la funzione prioritaria diventa il linguaggio che aiuta non solo a comprendere la realtà, ma anche a rappresentarla e comunicarla in modo simbolico.La realtà è un concetto complesso che non solo rappresenta ciò che ci circonda, ma gli conferisce anche un significato. Ci permette di ragionare in modo astratto, formulare ipotesi e concetti, e acquisire conoscenze che ci consentono di manipolare e trasformare la realtà.
Nell'ambito dell'apprendimento, gli adulti sono considerati coloro che forniscono gli strumenti per espandere la conoscenza attraverso il supporto (scaffolding) e la trasmissione delle conoscenze, che possono avvenire tramite il linguaggio, le azioni e le rappresentazioni iconiche.
L'approccio dell'elaborazione dell'informazione (HIP) studia i processi cognitivi che vengono attivati quando affrontiamo un compito, come questi processi si modificano in base all'età, come interagiscono con l'ambiente, le capacità di base per elaborare le informazioni e come le strategie si modificano nel corso dell'età. Ad esempio, è stato dimostrato che inizialmente i bambini utilizzano solo le strategie insegnate loro, diventando capaci di generalizzarle e di essere flessibili solo in un secondo momento. L'approccio HIP studia anche le funzioni esecutive.
ovvero la capacità di programmare l'azione, di utilizzare dati percettivi e di apportare cambiamenti ambientali per modificare o inibire le risposte. Si basa più specificamente sulla capacità di elaborare informazioni sensoriali, di prendere decisioni e di agire di conseguenza.