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Con restrizioni altissimo controllo, assumono 600/700 calorie al giorno e spesso è in comorbilità con
disturbi ossessivi.
Con condotte di eliminazione o binge-purging in cui si alternano fasi di semi-digiuno a sporadiche
perdite di controllo sul cibo a cui fa seguito compensazioni.
Secondo il DSM ibm > 17 è lieve, tra 16 e 17 moderato e 15 e 16 grave e minore di 15 gravissimo, ma
non è così tanto grave.
Bulimia nervosa
Tendenzialmente sono normopeso o leggermente sottopeso, hanno il ciclo mestruale.
I criteri diagnostici del DSM 5 sono:
1. Episodi di ricorrenti abbuffate e sensazione di perdere il controllo durante l’episodio, non
assume cibo perché a fame ma perché si sente obbligata.
2. Ricorrenti comportamenti di compensazione per prevenire l’aumento del peso.
3. Abbuffate e compensazioni si verificano almeno una volta a settimana per 3 mesi consecutivi.
4. L’autostima è influenzata dal peso e dalla forma corporea.
5. Non si verifica nel caso di anoressia nervosa
In base alla frequenza delle abbuffate si definisce la gravità secondo il DSM: da 1-3 lieve, 4-7
moderato, 7-14 grave, più di 14 gravissimo.
Disturbo da binge-eating
Poco studiato, ma il più diffuso nei paesi anglosassoni e negli Stati Uniti, determina un aumento di
peso o un’obesità.
I criteri del DSM 5 sono:
1. Ricorrenti abbuffate con perdita del controllo durante l’episodio.
2. Mangiare più velocemente del normale anche senza la fame e sino a sentirsi spiacevolmente
pieni. Mangiare da soli per l’imbarazzo di far vedere quando si mangia.
3. Marcato disgusto verso sé stessi a causa del discontrollo alimentare.
4. Mancano i ricorrenti comportamenti compensazione per prevenire l’aumento di peso.
In base alla frequenza delle abbuffate si definisce la gravità secondo il DSM: da 1-3 lieve, 4-7
moderato, 7-14 grave, più di 14 gravissimo.
C’è una grande percentuale di pazienti che va in contro a remissione clinica, mentre il 50% circa
cambia diagnosi cioè da bulimiche a anoressiche e viceversa. Questo perché non è tanto importante il
comportamento alimentare quanto il meccanismo alla base delle patologie.
Non è un’esclusiva delle ragazze, anche le donne anziane possono avere questa patologia, anche se
più rara, poiché anche loro legano la propria stima verso di sé alle forme del corpo e il peso.
La diffusione dei d.a. è di circa il 2/3%, ma moltissime persone vive male il rapporto con il proprio
corpo.
Il Sistema di Williams propone 3 dimensioni per capire le pazienti: la spinta verso la magrezza, paura
del grasso e preoccupazione sulle forme del corpo e la tendenza a perdere il controllo sul cibo.
Quando parliamo di queste patologie usiamo il concetto di spettro dei DCA perché i quadri sono
variabili da persona a persona.
L’immagine corporea è l’immagine tridimensionale che ognuno ha di sé, rappresentazione del nostro
corpo che si forma nella nostra mente. Cambia relativamente facilmente e ha varie componenti tra cui:
pensieri e emozioni nei confronti del corpo, percettiva, comportamentale. Cambia molto in base al
sesso, ambiente, età e caratteristiche fisiche. Siamo molto condizionati dalla società moderna.
La nostra percezione del corpo cambia in funzione della nutrizione, paradossalmente più
dimagriscono velocemente e più si vedono grasse, se recuperano peso questa distorsione.
Non sono deliranti, in certi momenti ci vanno vicino, non sempre hanno la certezza assoluta e possono
anche cambiare idea.
Il problema del corpo non è esclusivo dei disturbi dell’alimentazione, ma ci sono anche dei soggetti,
spesso maschi, che si vedono sempre più piccoli di quello che sono e prendono ormoni per ingrossare.
La loro autostima si basa sull’essere più grosso.
Keys fece uno studio durante le guerra in corea e fece assumere a 36 militari la metà dell’apporto
calorico che assumevano generalmente. Ha ottenuto una perdita approssimativa del 25% del peso
iniziale e svilupparono, dopo 6 mesi, sintomi psicofisici pesanti. Però non avevano un’immagine
corporea distorta, si vedevano e si giudicavano magri.
Gli ortoressici sono le persone che hanno paura del cibo contaminato, industriale e lavorato.
Mangiano solo prodotti a km 0. 9 volte su 10 sono fobici ossessivi o gravi ipocondriaci.
In particolare, le bulimiche hanno un altro rischio suicidario perché molto impulsive, la comorbilità è
un altro problema perché è molto alta.
È la seconda causa di morte nelle donne giovani, dopo gli incidenti stradali, per complicazioni
cardiache o suicidio.
Le persone che curano meglio l’obesità sono gli psicoterapeuti, perché l’aspetto mentale è
determinante nell’insorgenza e nel mantenimento di questi quadri. È obeso chi ha ibm superiore a 30.
L’obesità è in aumento nei paesi in via di sviluppo come Cina e India, mentre in testa ci sono gli Stati
Uniti. L’Italia ha una percentuale bassa, circa 1 su 3 è sovrappeso o obeso, altro discorso per l’obesità
infantile dove in Italia si ha una netta differenza tra Nord e Sud. Oltre all’aumentato rischio di
sviluppare obesità anche in età adulta, questi bambini sono soggetti a bulimia e anoressia, ma anche
svariati problemi sociali.
Gli obesi si suddividono in due tra chi vuole essere curato e chi non vuole perché sono egosintonici.
Non vale l’equazione più sei obeso, più stai male. Generalmente i soggetti che richiedono aiuto hanno
un’alta percentuale di disturbi mentali quali depressione e ansia, e a determinare la sofferenza è la
perdita di controllo (binge eating). Per spiegare l’abbuffata, nella quale è necessaria la perdita del
controllo, vi sono due modelli: il primo è il modello restrittivo dove il pz mangia verdure per una
settimana e poi perde il controllo, il secondo è modello legato allo stato emotivo dove il pz perde il
controllo perché non sta bene emotivamente. Questo è legato al concetto di emotional eating cioè la
tendenza ad assumere cibo in situazioni emotive di varia natura in risposta a sentimento spesso
emotivi, generalmente questo deriva dall’infanzia quando il familiare dava al bambino cibi ricchi di
grassi e zuccheri per calmarlo dal pianto e quindi il bambino ha associato i due eventi. (Il concetto di
fame nervosa non esiste e non ha senso).
I sistemi della ricompensa servono per mantenere la specie e i due comportamenti fondamentali sono
due: alimentarsi e riprodursi. Si basano sulla gratificazione/piacere e funzionano così: ho un desiderio,
delle aspettative e successivamente imparerò.
Il concetto di food addiction, cioè il parallelismo tra cibo e sostanze stupefacenti, non regge perché la
dipendenza implica il fenomeno della tolleranza cioè devo aumentare la dose e l’astinenza che, nel
caso dell’alcol, porta alla morte.
Si può parlare di cibi in grado di attivare i circuiti della ricompensa, i quali sono dopaminergici come
fanno determinate sostanze.
L’abuso di cibo è un’iperalimentazione in cui non c’è nessuna correlazione con la fame e con la
sazietà e che al tempo stesso fornisce una gratificazione emotiva eccessiva.
La funzione sessuale nei pz con disturbo dell’alimentazione è molto compromessa. Nelle anoressiche
e nelle bulimiche le prime mestruazioni e conseguenti cambiamenti del corpo sono vissuti male, non
hanno desiderio sessuale e non gli interessa di non poter aver figli. Quindi è importante indagare il
desiderio perché è un indice di miglioramento. Quelle che funzionano peggio sono le anoressiche
restrittive perché hanno un controllo su loro stesse fenomenale.
Tra i fattori di rischio dei disturbi dell’alimentazione ci sono eventi traumatici, quali lo stupro, in
particolare per le bulimiche e anoressiche con compensazione.
Un intervento molto utilizzato è il cognitivo comportamentale, molti di questo genere di intervento
sono manualizzati cioè ti dicono cosa fare passo dopo passo. Secondo il professor Fairburn sostiene
che questi disturbi sono mantenuti da modi di pensare distorti e si deve fare A,B,C,D.
I d.a. sono mantenuti principalmente da bassa stima di sé, la dieta e tutti i comportamenti sono
secondari poiché sono conseguenze. Sartre ha introdotto il concetto di corporeità vissuta cioè il
prendere consapevolezza che il mio corpo è visto dagli altri e mi giudicheranno sulla base di quello
che vedono. Diventa il mio biglietto da visita, uno strumento di definizione del sé. In particolare,
nell’adolescenza i soggetti danno un’importanza eccessiva al corpo.
Alta è la comorbilità con depressione, doc dovuto al bisogno assoluto di controllo e perfezionismo
(fallimentare nel binge eating e bulimia).
La spinta alla magrezza è la che la stima verso loro stesse è legata al corpo e quindi più sono magro e
più sono fiero di me.
Il primo punto di questo approccio è quello di ridurre i sintomi attraverso una modifica degli schemi
cognitivi più distorti e patologici. Lo deve capire anche lei oltre che te. Questo è possibile
identificando il problema, smontandolo nei suoi vari aspetti e poi lavorandoci su.
Definiscono loro stesse attraverso una malattia, quindi se cerchi di smontargli la malattia lei non sa
più chi è e quindi è meglio non partire se non c’è una convinzione da parte del pz, il sì non deve
essere dovuto da altre circostanze, ma sentito. Questo è il primo passo perché abbiamo qualcosa in
comune.
Bisogna diventare loro alleati e farle capire che vuoi aiutarla a ridurre la loro sofferenza. Cercare le
motivazioni che alimentano e mantengono la patologia attiva.
Successivamente bisogna fare il bilancio decisionale, praticamente in un foglio di carta scrivi i
vantaggi e gli svantaggi e da questo viene fuori quello che lei pensa, glielo fai leggere e lo
commentate. Importante è anche la domanda “dove vuoi andare a parare?” senza essere troppo
cattivo.
Il primo passo è lavorare sulla perdita del controllo, tranne le anoressiche restrittive, le altre odiano
perdere il controllo e di conseguenza i meccanismi di compensazione. Questo è un ottimo punto di
partenza. Quindi punto fondamentale è l’automonitoraggio, cioè inquadrare la situazione con quello
che si chiama diario alimentare, è composto da 9 colonne dove si deve scrivere, l’ora di inizio del
pasto, cosa mangio, quanto mangio, se avevo fame oppure no, se mi sento sazio, se ho avuto la perdita
del controllo, se ho avuto meccanismi di compensazione, orario fine pasto e emozioni o pensieri
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