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Esternalità negative potenziali

rischio di liquidità

Si definisce rischio di liquidità il rischio che la banca non riesca a far fronte ai propri impegni

di pagamento in modo tempestivo ed economico (funding liquidity risk).

Normalmente la banca è in grado di fronteggiare le proprie uscite di cassa mediante i flussi

in entrata, mediante le attività prontamente liquidabili e attraverso la propria capacità di

ottenere credito a breve (mercato interbancario).

Operare in condizioni di liquidità, per la banca, significa essere in grado di far fronte

continuamente e in modo rapido alle richieste di rimborso dei risparmiatori e agli altri

pagamenti: tale necessità deriva dal fatto che la banca opera prevalentemente con capitale

di terzi. In pratica, l’obiettivo della liquidità, si identifica con il perseguimento dell’equilibrio

finanziario. rischio di non avere un patrimonio

capiente per coprire le uscite

rischio di solvibilità

Conservare uno stato di solvibilità significa per la banca avere delle attività il cui valore

supera quello della passività (che equivale a possedere un P.N. positivo) in modo da

permetterle, in caso di liquidazione, di far fronte ai propri impegni e di pagare le obbligazioni

assunte. Quindi, l’obiettivo della solvibilità, si identifica con il perseguimento dell’equilibrio

patrimoniale.

rischio di mercato

Tale rischio composito è inerente alle variazioni delle tipiche variabili di mercato e

riguarda le varie poste del passivo e dell’attivo, con particolare riferimento agli

strumenti quotati.

Funzioni economiche:

soddisfa direttamente le preferenze divergenti di datori e prenditori di fondi

In altre parole la banca interpone la propria struttura finanziaria, il proprio bilancio, tra datori

e prenditori di capitali, da essa stessa selezionati e scelti tramite consolidate capacità di

selezione del merito creditizio e di monitoraggio dei rischi.

alloca il credito, seleziona e monitora i rischi di credito

Nella soddisfazione di domande di investimento (datori di fondi) e di finanziamente

(prenditori di fondi) la banca stipula soggettivamente e separatamente contratti di debito e

contratti di credito, assumendo perciò in proprio i relativi obblighi e diritti.

Per tale ragione non si forma e non vi è alcuna relazione giuridico contrattuale tra i creditori

e i debitori della banca e tutti i costi, i ricavi e i rischi derivanti dai contratti appartengono alla

gestione della banca che intermedia.

si rende controparte di domande e offerte escluse dai circuiti diretti di scambio

Il mercato mobiliare è il luogo elettivo dello scambio diretto fra imprese che emettono titoli di

partecipazione e di debito e investitori che li acquistano. Tuttavia tale mercato è

necessariamente imperfetto nel senso che non è in grado di soddisfare completamente la

domanda di finanziamento e quella di investimento.

Esiste Infatti un segmento assai importante di soggetti che per natura giuridica, dimensione

e rischio non sono in grado di accedere al mercato mobiliare per l'emissione e il

collocamento di strumenti immobiliari e, dall’altra parte, esiste un segmento ancora più

importante di risparmiatori potenziali investitori che non sono in grado di effettuare un

investimento diretto in strumenti immobiliari perché condizionati da situazione di forte

avversione al rischio, di elevata preferenza per la liquidità, di asimmetria informativa e di

razionalità limitata. Gli intermediari creditizi costituiscono perciò un circuito di scambio

indiretto o intermediato che in concreto rende possibile la soddisfazione dei bisogni di

finanziamento e di investimento rispettivamente dei mutuatari e degli investitori insoddisfatti,

interponendosi a proprio rischio fra gli stessi.

Bisogna inoltre considerare che gli individui in surplus di risorse finanziarie presentano una

domanda di passività “free risk” saturabile solo grazie all’attività bancaria tradizionale.

Tra le varie passività della banca i depositi monetari, cioè depositi in conto corrente,

svolgono un ruolo di spicco poiché dotati di funzione monetaria; essi devono essere a loro

volta distinti in relazione alle diverse origini:

depositi generati dal versamento di moneta legale e bancaria, per i quali la banca

➔ produce propria moneta, in sostituzione di quella ricevuta

i depositi generati dall'erogazione di credito; l'erogazione dei prestiti genere la

➔ formazione di depositi monetari e dunque la banca, producendo crediti, produce

dà la possibilità a tali agenti di vendere o acquistare

contemporaneamente nuova moneta bancaria. beni e servizi attraverso la moneta bancaria e perciò

attraverso i conti bancari

corrisponde alle aspettative di liquidità degli agenti dell’economia reale

Grazie all’attività dell’intermediario creditizio tradizionale è possibile soddisfare le aspettative

di liquidità di una parte dei prenditori (che per dimensioni e caratteristiche non possono

emettere strumenti nei mercati mobiliari) e di datori di fondi (caratterizzati da avversione al

rischio e razionalità limitata non investono nei mercati caratterizzati da forti asimmetrie

informative) altrimenti esclusi dal sistema finanziario.

❏ costituisce una fonte di liquidità per l’economia reale

Il sistema dell'intermediazione creditizia può essere interpretato come l'infrastruttura

finanziaria dell'economia reale, in relazione soprattutto alle sue funzioni esclusive e

necessarie di circolazione e creazione della moneta e della produzione di credito.

Questo intermediario svolge perciò un ruolo da protagonista nello svolgimento della funzione

(di interesse pubblico) di produzione e di offerta di liquidità nel contesto dell’economia reale.

E’ importante precisare che tale funzione assume una duplice dimensione spazio temporale:

nello spazio in relazione ai servizi di pagamento e di incasso per il regolamento degli

scambi, nel tempo poiché anticipa al presente la liquidità futura dei soggetti in deficit e

promette liquidità futura ai soggetti in surplus.

I fattori determinanti di indebolimento del modello

dell’intermediazione creditizia debit-funded

Il modello istituzionale-funzionale dell'intermediazione creditizia è esposto al rischio

principale della disintermediazione: dal lato del passivo con opportunità di investimento in

strumenti finanziari alternativi e dal lato dell'attivo con la decisione-capacità degli agenti

prenditori di credito bancario di ottenere risorse finanziarie mediante l'emissione di titoli

propri di partecipazione e di debito nei circuiti dello scambio diretto​ .

Questa disintermediazione ha provocato una contrazione rilevante dello spazio di scambio

delle banche a causa della diminuzione del tasso di crescita della domanda di attività

(prestiti) e di passività (depositi e obbligazioni) da esse prodotte. Inoltre la

disintermediazione creditizia impone una pressione competitiva crescente poiché nel settore

complessivo si forma capacità produttiva inutilizzata.

A ciò si somma la tendenza attuale di una term structure caratterizzata da tassi sempre più bassi, soprattutto nel breve termine

(anche negativi). Oggi a causa dei tassi di interesse bassi, il margine di interesse non riesce più ad ammortizzare tutti i costi come in

passato, rendendo molto più difficoltosa l'attività bancaria creditizio classica. Inoltre nella raccolta i tassi non scendono sotto lo

zero, come è invece possibile per i tassi dei prestiti. Dal 1991 al 2018 si è perciò è registrata una riduzione considerevole del margine

di interesse a causa della caduta dei tassi di interesse.

La maggiore pressione competitiva potrebbe a sua volta indurre la banca a selezionare e a

finanziare clientela più rischiosa nella speranza, problematica e discutibile, di poter applicare

a essa tassi attivi più che adeguati per il rischio.

La disintermediazione produce in definitiva un progressivo impoverimento

dell'intermediazione creditizia, che assume fatalmente i caratteri di un settore maturo.

La maggiore concorrenza tende a comprimere i tassi attivi e ad aumentare quelli passivi (nel

periodo 1991-2014 il margine di interesse unitario ha registrato una diminuzione del 68%

che è stata solo in parte compensata dalla diminuzione del costo operativo unitario del 49%)

inducendo politiche di pricing che rendono più difficile l’inclusione di adeguati premi al rischio

nei tassi attivi applicati (a partire dal 2008 si nota una crescente incidenza nei C.E. delle

banche della voce “rettifiche”, riguardanti principalmente i crediti concessi). (tabella pag 17)

Le cause della disintermediazione sono le seguenti:

1. la formazione e lo sviluppo dei fondi comuni di investimento (1983), che hanno

permesso l’accesso collettivo di ampie e numerose classi di risparmiatori

all’investimento azionario e obbligazionario, in forma collettiva

2. la progressiva eliminazione delle barriere normative nazionali ai movimenti dei

capitali su scala internazionale, che ha aumentato le opportunità di investimento

mobiliare

3. l'evoluzione recente dei mercati mobiliari, che ha consentito e reso conveniente a

molte imprese l'emissione e il collocamento di titoli di partecipazione e di debito.

In particolare i clienti dell’intermediario creditizio che hanno con maggior successo

riposizionato le domande di investimento e di finanziamento sui mercati mobiliari

sono quelli più grandi e dotati delle caratteristiche idonee per accedervi cioè

caratterizzati da profili di rischio idonei a renderli presentabili all'investitore diretto.

Quindi, a parità delle altre condizioni, il livello medio del rischio del portafoglio prestiti

residuo delle banche è inevitabilmente aumentato!

presuppone l'esistenza del Mercato dei valori mobiliari, dove

L’intermediario mobiliare possono circolare titoli di credito (in cui sono incorporati i

crediti e debiti) dopo l'emissione nei cosiddetti mercati

secondari

Produce:

servizi di accesso al mercato mobiliare

Come già visto fattori come asimmetrie informative e razionalità limitata impediscono ad

alcuni soggetti di accedere al mercato mobiliare per ragioni di investimento o di

finanziamento. La banca ha sviluppato e possiede la capacità di elaborare le informazioni

necessarie e di applicare proprie competenze all'impostazione e all'esecuzione delle

decisioni di scelte di investimento e di finanziamento potendosi proporsi quindi come veicolo

o intermediario per l'accesso al mercato mobiliare. ​

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Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
45 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AlexDima95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione della banca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Bertelli Ruggero.