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CAPITOLO 4 – LA COGENITORIALITA’ DURANTE LA GRAVIDANZA E NEL PERIODO POSTNATALE

Mentre in passato gli studi sull’infanzia e sulla genitorialità hanno enfatizzato soprattutto una psicologia fra due

persone, concentrando l’attenzione sulla relazione madre-bambino, recentemente l’interesse è stato spostato su una

psicologia tra tre persone, orientata all’esplorazione delle interazioni tra madre, padre e bambino. Si è avvertita

l’esigenza di esplorare il funzionamento della coppia nel ruolo genitoriale. A tal proposito, bisogna innanzitutto

considerare la qualità della relazione coniugale. Va poi fatta una distinzione concettuale tra genitorialità, intesa come il

funzionamento individuale della madre o del padre con il bambino, e la cogenitorialità, che si riferisce al sostegno

reciproco e all’interazione tra i due genitori, al loro coinvolgimento e all’interazione con il bambino. La ricerca sulla

cogenitorialità ha portato ad una conoscenza più approfondita delle caratteristiche e delle dinamiche del sottosistema

relazionale genitori-bambino, che esercita una grande influenza sullo sviluppo infantile, proprio come la relazione

individuale tra ogni genitore e il proprio figlio. Per la psicanalisi, il periodo edipico, che si manifesta nel mondo psichico

dei bambini dopo l’infanzia e la fanciullezza, è caratterizzato proprio da dinamiche di tipo triadico. Secondo Freud, il

bambino entra in una relazione triangolare con i genitori, nel momento in cui è capace di riconoscere la differenza tra i

sessi. La cogenitorialità è stata studiata anche in una prospettiva sistemico-evolutiva che concettualizza le interazioni e

i comportamenti tra i due genitori e il bambino come un’unità che può assumere configurazioni differenziate,

dipendenti dal fatto che tutti e tre i membri interagiscono nello stesso tempo, oppure che due membri del gruppo

interagiscono di più fra loro, mentre il terzo rimane in una posizione marginale. Le varie definizioni di cogenitorialità

enfatizzano diverse caratteristiche del costrutto, ognuna dipendente dal relativo modello teorico di riferimento. Gli

autori affermano che la cogenitorialità è definita dall’impegno dei genitori nei confronti del bambino all’interno del

contesto familiare, e riguarda non solo la cura del bambino ma anche le rappresentazioni mentali condivise dei genitori

e quelle che riguardano il partner nel suo ruolo di genitore. La cogenitorialità è un processo bidirezionale, interattivo e

intersoggettivo, in cui le azioni di un partner influenzano e sono influenzate da quelle dell’altro.

Un’illustrazione della cogenitorialità

Molti pittori hanno prodotto significative e toccanti opere di madri nell’atto di allattare o prendersi cura dei loro

bambini. Mentre le immagini religiose enfatizzano generalmente l’aspetto sacrale dell’incontro fra la Madonna e Gesù,

alcuni quadri descrivono l’incontro reale fra madre, padre e figlio dopo la nascita, rappresentando dunque la matrice

dell’esperienza quotidiana. Uno di questi è il quadro di Giorgione “La tempesta”. Questo quadro è stato oggetto di

numerose interpretazioni, ma possiamo dire che in qualche modo rappresenti in primo luogo lo scenario delle

interazioni triadiche fra madre, padre e bambino. Madre e bambino si trovano all’interno di uno spazio intimo e privato,

delimitato da un velo bianco che fa pensare ad una membrana placentare che avvolge entrambi. Non si tratta di uno

spazio chiuso e simbiotico, tuttavia, perché la madre pur allattando il figlio si rivolge con lo sguardo allo spettatore, il

quale personifica il mondo sociale. La madre e il figlio sono i due protagonisti della scena, ma a poca distanza vi è un

giovane; un soldato secondo alcuni critici d’arte. Oggi potremmo figurarcelo come un giovane padre; la funzione

protettiva e difensiva del giovane può essere attivata dalla tempesta imminente, che può rappresentare un pericolo per

la madre e il bambino. Il tema della difesa e della protezione è centrale, ad esempio, nella teoria dell’attaccamento. In

secondo luogo, l’interazione fra la figura della madre e del giovane fa pensare alla cogenitorialità. In terzo luogo, la

nudità della madre e del figlio sottolinea l’importanza del contatto corporeo e del suo ruolo fondamentale nella

costruzione del legame di attaccamento.

La cogenitorialità tra diade e triade

Mentre all’inizio la ricerca ha focalizzato l’attenzione soprattutto sui fattori della coppia coniugale che influenzano le

dinamiche cogenitoriali in una prospettiva diadica, più tardi ha ampliato la prospettiva della cogenitorialità,

riconoscendo l’influenza che le caratteristiche e il temperamento del bambino esercitano sulle dinamiche cogenitoriali.

Possiamo parlare di due sottosistemi; una rappresentato dalla coppia genitoriale (sottounità strutturante), che ha il

compito di guidare e sostenere lo sviluppo del bambino; il secondo sottosistema rappresentato dal bambino stesso

(definito sottounità evolutiva), il quale stimola le dinamiche e il funzionamento cogenitoriali. Le due sottounità possono

interagire e influenzare la capacità della famiglia di funzionare come una squadra. Mc Hale ha identificato cinque

tipologie di famiglia: le famiglie centrate sul figlio (i genitori si coinvolgono con il loro figlio, ma non tra loro), le famiglie

competitive, le famiglie coesive centrate sul figlio, le famiglie coesive centrate sui genitori e le famiglie escludenti. Gli

stessi elementi che influenzano il funzionamento genitoriale intervengono anche nello sviluppo della relazione

cogenitoriale. Tra questi vi sono il background sociale e culturale dei genitori, le loro personalità, il loro stile di relazione

interpersonale e i loro atteggiamenti in merito alle questioni educative e la crescita dei figli.

Cogenitorialità e sviluppo del bambino

La cogenitoriaità inizia a delinearsi durante la gravidanza, ma l’interazione tra i genitori può subire dei cambiamenti

dopo la nascita del bambino e durante i suoi primi anni di vita. Allo stesso tempo, la ricerca ha esplorato l’influenza

esercitata dal bambino e dalle sue caratteristiche sulla relazione cogenitoriale. In base al maggiore o minore equilibrio

tra la qualità della relazione coinugale e la qualità della relazione genitoriale, sono state individuate cinque

configurazioni familiari: consistently supportive, consistently moderate, e consistently risky sono caratterizate da un

equilibrio tra le qualità della relazione coniugale e della relazione genitoriale, ma si differenziano per i livelli di intimità

con il partner e di sensibilità verso il bambino (alto, medio e basso); good parenting/poor marriage e poor

parenting/good marriage sono caratterizzate da una discrepanza tra i due sottosistemi. Le prime due evidenziano

migliori risultati. Inoltre è emerso come il sottosistema genitoriale ha un’influenza maggiore sullo sviluppo del bambino,

rispetto al sottosistema coniugale. L’adattamento reciproco tra genitori e bambini inizia durante la gravidanza e si

sviluppa durante le diverse fasi del ciclo vitale. Nelle diverse fase può essere necessaria una rinegoziazione dei ruoli

genitoriali, anche in virtù delle nuove acquisizioni del bambino che obbligano i genitori a cercare nuove forme di

adattamento ed equilibrio.

Gravidanza e transizione alla cogenitorialità

I risultati di vari studi mostrano una forte connessione tra la dimensione rappresentazionale genitoriale durante la

gravidanza e le interazioni osservabili successivamente. Inoltre pare che la qualità coniugale prenatale e le aspettative

dei genitori rispetto alle future dinamiche familiari siano predittive dell’interazione familiare a tre mesi dalla nascita del

bambino. Tenendo in considerazione la soddisfazione coniugale e l’interazione di coppia, è stato notato come i padri

siano più capaci di cooperare con le madri nella cura del figlio quando vivono una buona relazione di coppia. Al

contrario, le madri sono in grado di orientarsi positivamente sul bambino anche in presenza di un conflitto nella

relazione coniugale: le madri si sentono più coinvolte nel ruolo genitoriale, poiché sperimentano con maggiore intensità

il processo di affiliazione, sia a livello emotivo sia fisico. La transizione alla genitorialità è un periodo di riorganizzazione

della vita di coppia, che richiede molti cambiamenti, inerenti la relazione, il ruolo familiare e le competenze che devono

essere acquisite. I risultati delle principali ricerche sulla cogenitorialità in gravidanza confermano l’importanza di una

valutazione precoce della relazione cogenitoriale, per l’identificazione delle situazioni a rischio e per la

programmazione di interventi di sostegno.

L’impatto psicologico dell’ecografia ostetrica sulla coppia in gravidanza

La letteratura sulle dinamiche psicologiche in gravidanza evidenzia come, durante la gravidanza, la percezione che i

genitori hanno del proprio bambino subisca graduali cambiamenti. A tal proposito, l’ecografia ostetrica ha un ruolo

fondamentale all’interno del processo psicologico dell’attesa, determinando un cambiamento nelle fantasie consce e

inconsce dei genitori, che si devono confrontare con le immagini reali del bambino. Dunque le immagini ecografiche

intervengono nella definizione delle rappresentazioni mentali e hanno un impatto psicologico positivo sui genitori.

Indubbiamente, l’elaborazione psicologica dell’esperienza ecografica da parte della coppia genitoriale viene influenzata

da diversi fattori, come la personalità della madre, il contesto sociale, la percezione dell’esperienza ecografica in sé e

l’atteggiamento dei tecnici che eseguono l’esame. Inoltre l’ecografia può favorire lo sviluppo della paternità, dal

momento che il padre in attesa non è direttamente coinvolto nei cambiamenti fisici della partner. L’ecografia

contribuisce alla costruzione dell’identità genitoriale delle madri e dei padri. Uno degli elementi da considerare è l’età

gestazionale in cui viene eseguita l’ecografia; infatti pare che il momento migliore per cogliere le caratteristiche del

volto del bambino è compreso tra la ventitreesima e la trentesima settimana di gestazione, in cui le ecografie

permettono di cogliere le caratteristiche del feto, che in questa fase costituiscono il prototipo infantile del babyness. Il

babyness è una caratteristica universale che distingue i piccoli della specie umana, e che attraverso un meccanismo

innato, attrae irresistibilmente gli adulti, motivandoli a prendersi cura di loro (grande testa, sproporzionata rispetto al

resto del corpo; fronte molto ampia, occhi grandi rispetto al resto del viso, guance paffute). L’ecografia 4D mostra oltre

alle carat

Dettagli
A.A. 2018-2019
19 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher laroccamarianna di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia delle relazioni interpersonali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Armezzani Maria.