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Le problematiche delle "arti degli altri"
Quando parliamo di "arti degli altri" ci imbattiamo in una serie di problematiche: come si fa a rappresentare l'alterità in modo non eurocentrico? Quali accorgimenti bisogna adottare per non riprodurre le modalità di classificazione ed esposizione degli oggetti altrui che sono state adottate a fine '800 (espansione coloniale)?
Il museo come istituzione moderna
Il museo è un'istituzione moderna: il collezionismo è sempre stato presente, ma l'idea di fondare istituzioni pubbliche per esporre opere d'arte nasce nel '700. Negli ultimi decenni però si è criticata l'idea di una qualità estetica universale: secondo i critici essa è la generalizzazione del gusto delle élites europee tra l'Illuminismo e la Rivoluzione Industriale.
Il "processo" al museo: Valery nel 1923 dice che il museo isola le opere d'arte dal loro contesto vitale, mettendole in un ambiente
sovraffollato dove l'occhio è costretto a vedere contemporaneamente molte opere diverse e incompatibili fra loro. Gadamer nel 1960 afferma che il museo separa l'ambito estetico da quello teoretico e da quello pratico; si stacca l'arte dalla totalità dell'esistenza, sostituendo questa connessione col piacere di un valore estetico puro di cui il museo è garante. La nuova museologia però propone di far nascere un "museo-forum" contro il vecchio "museo-tempio". Il museo come istituzione occidentale: vi sono poi altre critiche che vedono nel museo un'istituzione occidentale finalizzata alla costruzione della nostra identità. Si insiste sul fatto che noi entriamo nei musei cercando una fusione col genio nazionale o europeo, e anche quando entriamo nei musei di altre culture ricerchiamo la nostra storia più che quella degli altri. Questo avviene perché anche la differenza culturale viene sempre.Costruita a partire dall'occidente. Poetiche e politiche museali
Questo problema si collega alla questione dei rapporti tra poetiche e politiche museali, cioè della parzialità con cui gli oggetti vengono selezionati e mostrati al pubblico. Infatti, se è impossibile esporre in modo neutro qualsiasi oggetto, anche appartenente alla nostra cultura, questo è ancora più difficile quando si ha a che fare con oggetti provenienti da altri contesti: in questo caso si valutano sia gli oggetti selezionati sia le culture che li hanno prodotti. È molto complesso rappresentare l'alterità (culture altrui), e questo tema è diventato importante grazie anche a due importanti mostre degli anni '80: Mostra Primitivism in Twentieth Century Art: Affinity of the Tribal and the Modern, 1984, Museum of Modern Art di New York. L'obiettivo di questa mostra è illustrare le somiglianze tra le opere di artisti indigeni in Africa,
Australia e nelle Americhe e opere delle avanguardie moderne. Mostra Magiciens de la Terre, realizzata dal Centres Georges Pompidou nel 1989. L'obiettivo di questa mostra è dimostrare che la creazione artistica non è soltanto appannaggio del mondo occidentale. Entrambe le mostre avevano dei limiti: il limite di Primitivism è stabilire una gerarchia eurocentrica, mentre quello di Magiciens è non collocare nessuna opera storiche nel suo contesto storico; inoltre a entrambe è stato rimproverato di appiattire le intenzioni degli artisti non occidentali. Ci si è chiesti se davvero il significato di un'opera viene fissato dal suo contesto di origine o se esso non possa modificarsi in base alle successive ricontestualizzazioni. Dai musei etnografici ai musei d'arte I musei etnografici nascono in Europa verso la fine dell'800. Essi non raccolgono capolavori artistici ma testimonianze culturali di carattere popolare e spesso.riferiti a popolazioni primitive. Essi hanno ritardato a riconoscere il valore estetico degli oggetti che raccoglievano: li consideravano documenti materiali della cultura primitiva che avevano lo scopo di informare sui gusti e le capacità artigianali dei loro produttori permettendo di gestire meglio il potere coloniale. È un esempio di museo etnografico il Musée d'ethnographie du Trocadéro, le cui collezioni provengono dalle colonie francesi. La nozione di arte primitiva: dicendo "arte primitiva" ci si riferiva ad una categoria antropologica: gli oggetti venivano definiti "primitivi" non perché appartenevano ad un passato lontano ma perché erano prodotti da popolazioni che vivevano ancora in società tribali, non civilizzate. Oltre ad esprimere una visione eurocentrica, questa etichetta aveva un'ambiguità: - Da un lato presupponeva l'idea di una dimensione estetica universale, presente in ognitempo e luogo;- Dall'altro lato individuava una cesura tra arti europee ed extraeuropee, associando queste ultime ad uno stadio inferiore dell'evoluzione culturale in cui il piano estetico era ancora subordinato a quello pratico. La contestualizzazione: in seguito questa etichetta è entrata in crisi, ma siccome nei musei etnografici i manufatti esotici apparivano come testimonianze di altre culture è rimasto il bisogno di contestualizzarli, e sono nati dei percorsi per far conoscere la loro funzione in una società. Questo ha contribuito a rendere difficile considerare questi oggetti come oggetti artistici in senso stretto, e per molto tempo non sono stati visti tali perché si temeva che potesse prevalere una visione decontestualizzante poco rispettosa del significato di un certo manufatto e dei suoi legami con la cultura di provenienza. I musei d'arte: i musei d'arte hanno poi iniziato ad accogliere opere delle culture primitive, e direcente sono nati anche musei che espongono soltanto opere d'arte non occidentali. La visione di questi oggetti quando sono entrati nei musei d'arte è cambiata perché un museo d'arte ha finalità diverse da quelli etnografici: ad esempio le esigenze didattiche devono armonizzarsi con una presentazione che valorizzi la bellezza degli oggetti, che vengono più facilmente visti come oggetti artistici perché sono inseriti in una realtà che ha il compito di consacrare lo statuto artistico di certi manufatti. Bruno Munari Munari è un personaggio complesso, che riunisce in sé le figure dell'artista, del designer e dell'innovatore nel campo delladidattica dell'arte. Queste tre figure si intrecciano tra loro: Munari viene spinto verso il design da una certa idea di arte, che influenza anche il suo modo di vedere l'attività artistica. Per questo le riflessioni che egli fa nel campo dell'arteinfluenzano quelle fatte nel campo della didattica dell'arte. Per Munari artista sono fondamentali tre idee: - L'idea di sperimentazione come pratica costante dell'artista, che deve sempre rinnovare codici, materiali e strumenti; - Un'idea progettuale dell'arte e della creatività, in cui il metodo, le regole e le tecniche hanno un ruolo centrale; - Un'idea democratica dell'arte, secondo cui essa non è più accessibile solo a pochi ma è un bene di cui possono fruire tutti. Munari riprende alcuni tratti del futurismo espressi nel manifesto del 1915 "Ricostruzione futurista dell'universo" scritto da Balla e Depero, soprattutto quando si parla della "costruzione materiale del complesso plastico": il loro progetto era quello di ricavare dalla realtà forme astratte di cui fare dei complessi plastici; partendo dall'astrazione volevano creare qualcosa di concreto. Munari vuoleandare oltre quello proposto dai futuristi: non voleva soltanto fare dei quadri o delle rappresentazioni dove ci fossero plasticità e movimento, ma voleva fare in modo che queste forme non fossero più rappresentate su una tela ma sospese in uno spazio. In questo modo si creava un'interazione tra l'opera e l'ambiente che la circondava. Così si passa dalle due dimensioni (pittura) o dalle tre dimensioni (scultura) alle quattro dimensioni dello spazio-tempo; solo introducendo questa dimensione temporale si possono avere forme plastiche dinamiche e mutevoli. Si realizzano oggetti concreti componendo forme astratte. Egli supera la pittura da cavalletto realizzando sculture mobili, composizioni con forme geometriche in movimento... Con queste costruzioni Munari precede l'arte cinetica, realizzando prima di Calder un vero e proprio mobile. Tutto questo viene vissuto inizialmente viene vissuto come provocazione nell'ambito artistico, e nessunoVuole esporre le sue opere nei musei. Dietro all'idea di costruire queste "macchine inutili" c'era una concezione originale sia dell'arte che della macchina: il tema della macchina era tipico del futurismo, ma Munari non valorizza la macchina in sé ma la sua funzione estetica. Egli cerca un'alternativa all'arte tradizionale costruendo oggetti con una struttura sottomessa a delle regole precise ma il cui movimento è dato dal caso. Questo incontro tra le regole e il caso è alla base della sua poetica artistica e di attività successive.
Il Movimento Arte Concreta
Nel dopoguerra, Munari è tra i fondatori del Movimento Arte Concreta (MAC), che contribuisce a rinnovare l'arte italiana.
Le caratteristiche di questo movimento sono:
- Promuove l'interazione fra le diverse arti;
- Sostiene lo sperimentalismo delle tecniche;
- Sostiene l'idea di un'arte totale, che sfrutta contemporaneamente molteplici
Possibilità di comunicazione ed espressione. Questo movimento si pone sulla linea dell'arte astratta ma si allontana dalle astrazioni formali per concertarsi sul valore percettivo e comunicativo degli oggetti prodotti, che assumono una nuova concretezza.
Cosa vuol dire arte concreta per Munari?
Secondo Munari l'arte serve a rendere concreto, visibile, toccabile con la pittura o la scultura un'idea estetica che non è un'astrazione del vero ma un pensiero estetico che nasce nella mente dell'artista e prende il corpo più giusto (disegno, pittura o altri mezzi) per mostrarsi.
Munari, attraverso la produzione di questi oggetti, ricerca la rottura degli schemi percettivi sperimentando tecniche di costruzione composita e interazione con l'ambiente e producendo opere che possono essere viste in modi diversi.
Opera e ambiente: l'opera è legata all'ambiente nel quale lo spettatore deve essere immerso; essa ha bisogno di spazio.
i tag html per formattare il testo fornito sono i seguenti:di• luce, di ombre riflesse, di spifferi d’aria e di partecipazione. È un progetto d’ambiente: l’oggetto è solo un mezzo per creareun ambiente attraverso la trasformazione (formarsi e disfarsi) di un’immagine.
Semplicità e progettualità
Programmazione e semplicità: necessità di ot