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La struttura della programmazione strategica per lo sviluppo

Introduzione.

I paesi sono stati scelti nel Sud del mondo, analizzando per ogni continente 3 tipologie di Nazioni, ossia:

  • un'area in via di sviluppo ormai avanzato (Sud Africa e India)
  • un'area che da anni si impegna per lo sviluppo con un approccio lento ma costante (Etiopia e Filippine)
  • e paesi che si sono appena affacciati all'idea di sviluppo strategicamente perseguito (Bénin e Myanmar).

Analizzando questi 6 paesi abbiamo visto modi di fare strategia e idee di strategia molto diversi, con tempistiche differenti. Il percorso seguito nei piani strategici analizzati prevede: una fase di analisi dello stato dell'arte, la definizione di vision, la definizione degli obiettivi generali, l'indicazione degli attori che intervengono ed in alcuni casi delle modalità di gestione delle risorse umane che vi partecipano, il budget, il monitoraggio e il controllo. Quasi sempre manca la comunicazione.

interna ed esterna e molto spesso all’interno del piano non troviamo indicazioni di budget e di risorse umane. Altrettanto spesso nei piani strategici non troviamo obiettivi specifici che vengono rinviati, insieme al monitoraggio, ai piani a breve e medio termine.

Un altro elemento che accomuna i piani strategici di sviluppo dei paesi analizzati è il ridotto spazio temporale che viene considerato, che deriva spesso dalla durata delle legislature e dalla stabilità o instabilità politica.

I PROGRAMMI DI SVILUPPO: IL MODELLO DELLE SCATOLE CINESI.

Nello studio condotto abbiamo incontrato diverse tipologie di piani di sviluppo:

  • piani strategici a lungo termine (10-30 anni), definiti dal governo in carica, adottati e riadattati dagli altri governi;
  • piani strategici a medio termine (4-5 anni), definiti dal governo ed esauriti nella legislatura governativa;
  • piani strategici di settore (10-5 anni), definiti dal governo e dal ministero competente adottati e riadattati dagli

altri governi;-piani operativi a breve termine (3-1 anno), definiti dal governo centrale e dalle amministrazioni locali e da essi implementati.

Il territorio non è un'impresa che può realizzare in 5 anni il suo piano strategico ha bisogno.di tempo. Nelle aree in trasformazione o in quelle trasformabili, lo sviluppo è lungo e in 3 anni non si può raggiungere lo sviluppo umano desiderato. D'altro canto è anche vero che le strategie territoriali sono legate al potere politico e quindi generalmente ad un tempo limitato. L'instabilità politica infatti risulta essere uno dei principali ostacoli allo sviluppo reale. L'altra anomalia è che quando si studiano i piani operativi, ossia quelli annuali, triennali o quelli che riguardano un'attività specifica, si nota sempre il riferimento ad un altro piano operativo che poi si occuperà dell'implementazione del programma.

crea un sistema di scatole cinesi che non permettono mai di arrivare all'implementazione dell'azione e soprattutto che nella confusione fanno smarrire le tracce della responsabilità. La verità è che uno dei problemi principali è il passaggio dalla pianificazione all'implementazione. Tutti i governi hanno piani strategici ed operativi, ma in alcuni casi non ci sono tracce di programmi dedicati all'implementazione, se non in piani specifici di cooperazione o legati a finanziamenti internazionali. Frequentemente l'implementazione del piano strategico presentato viene poi affidata alla società civile, agli enti non governativi, a volontari e a progetti internazionali. Spesso, quindi, il piano strategico, seppur articolato in centinaia di pagine, rappresenta più un orientamento strategico, più una dichiarazione di intenti che un vero e proprio programma di lavoro a lungo o medio termine. Un altro elemento emergente daquesto studio è che il piano strategico sia una necessità più che un'esigenza. Infatti, ormai, tutti i paesi per poter accedere ai finanziamenti ed alle competenze internazionali devono necessariamente mostrare una direzione e la capacità strutturale non solo di immaginare un piano strategico, ma anche di portarlo a termine. Per cui in alcuni casi, come il Bénin e il Myanmar, si comprende che la costruzione dei piani non sia fatta esclusivamente per dare una direzione al paese, per omologarsi agli altri paesi, ma anche per avere la possibilità di accedere ai finanziamenti. In altri casi, invece, si comprende che l'intenzione del paese è quella di perseguire principalmente uno sviluppo economico, cosa che poi porta ad un pericoloso sbilanciamento. Nei piani di questi paesi però sono indicati tra gli obiettivi ovviamente anche quelli relativi agli altri due pilastri dello sviluppo umano, per 2 ragioni in particolare: devonorispettare gli obiettivi indicati dalle Nazioni Unite per lo sviluppo umano essendo parte di una comunità internazionale e beneficiando anche dei finanziamenti stranieri, e in più devono mostrare alla popolazione "elettrice" anche un interesse verso la risoluzione di problematiche sociali. Capita infatti che i programmi bilaterali o i piani che legano i governi ai finanziamenti privati siano più realisti, precisi, efficaci e controllabili. 3.1- L'Analisi Strategica SWOT ANALYSIS Analisi esterna Analisi interna ↓ ↓ P.E.S.T* rarità delle risorse ↓ valore delle risorse Politico istituzionale imitabilità di quello che ho -Economico ↓ -Socio culturale punti forti e deboli -Tecnologico (sia tecnologie che infrastrutture) Si individuano questi 4 sottoambienti si analizzano e si scindono in quelle che per me possono essere delle minacce o opportunità Fattore politico-istituzionale: si osservano

La legislazione e il sistema politico, la prima può essere facoltativa nel paese che stiamo osservando. Ad esempio i prodotti farmaceutici non possono essere venduti online, ma il sistema spesso viene aggirato.

Fattore economico: dobbiamo osservare il PIL, il sistema fiscale e il sistema economico delle popolazioni come la forza della nostra moneta locale.

Fattore socio-culturale: come è composta la popolazione, la religione, il divertimento, se c'è povertà culturale o criminalità.

Fattore tecnologico: capire la copertura della rete, la disponibilità dell'elettricità ecc.

Settore → aziende che producono beni e servizi, c'è solo l'offerta

Mercato → c'è solo la domanda, chi compra o potrebbe comprare il prodotto

La differenza tra gli elementi che emergono dalle 2 analisi (quindi differenza tra opportunità/minaccia e punti forti e punti deboli) è che le variabili

dell'analisi interna possono essere controllate o modificate, mentre quelle dell'analisi esterna no. Si può modificare l'elemento debole in base alla minaccia. Analisi della concorrenza: BENCHMARKING Sceglie degli elementi che analizza su tutti i concorrenti, e dopo averli individuati li mette a confronto. I fattori della concorrenza sono influenzabili ma non modificabili. Analisi di mercato (vision e mission) Bisogna individuare il mercato su cui investire, cioè il MERCATO1.POTENZIALE → tutte le persone che potrebbero acquistare il nostro prodotto → Per sceglierle, dobbiamo capire il bisogno che il prodotto stesso può soddisfare e le persone che hanno i soldi per comprare il prodotto. Per il nostro prodotto, dobbiamo individuare il cliente e il consumatore. 2. Il mercato però non è composto solo da queste 2 figure. → Influenzatore: colui che propone il prodotto al consumatore, il quale può rivolgersi al cliente perfare la scelta. Iniziatore: il coordinatore. Ci sono 4 mercati diversi perché i bisogni sono diversi. Ciò significa che bisogna segmentare la popolazione (questo costa tempo e soldi), quindi il vostro mercato potenziale inizia a restringersi. Si individua poi il MERCATO DISPONIBILE → composto dal bisogno, dai soldi e dall'accessibilità. Ad esempio per Amazon il mercato disponibile è anche composto da chi possiede una carta di credito o internet.

Vision, mission e obiettivi

Vision

Con il termine si intende l'insieme degli obiettivi a lungo termine che un imprenditore definisce per la sua struttura e che rispecchiano i suoi valori, i suoi ideali e le sue aspirazioni generali.

Mission

Se, quindi, la Vision è il "sogno" che definisce lo scopo per cui l'azienda esiste, la MISSION definisce il ruolo dell'azienda per attuare la Vision. La Mission è la strada che si vuole percorrere per

Realizzare la Vision serve per definire le risorse che devono essere utilizzate per arrivare ad essa. La mission aziendale deve essere allineata alla Vision e deve mostrare, in modo molto più dettagliato, come si intendono raggiungere gli obiettivi dell'azienda descritti dalla Vision. La mission tende a focalizzarsi più sul presente e a fornire una guida operativa all'azione dell'organizzazione. La Mission dovrà essere il più sintetica possibile e deve dichiarare come raggiungere la vision.

Gli obiettivi generali sono sempre presenti, anche in più forme o divisi tra accentrati e decentrati, per paese e per settore.

Gli obiettivi specifici li ritroviamo meno nei piani strategici di Stato, ma li troviamo sempre nei piani di settore o di breve termine.

Le strategie di sviluppo stabiliscono la direzione secondo la quale tutta l'impresa intende muoversi, definiscono i passi da percorrere per raggiungere i goal prefissati.

dall'organizzazione; rappresenta un comportamento di tempo lungo finalizzato al raggiungimento di obiettivi primari di gestione. 5-La comunicazione Pur avendo ruolo principale nel coinvolgimento della popolazione, per l'informazione è la comunicazione costruzione di un'immagine per il mondo, la nei piani strategici viene poco considerata. Esistono due tipi di comunicazione: -Esterna → aiuta la costruzione dell'immagine o la comunica semplicemente all'esterno. -Interna → comunicazione necessaria per il coinvolgimento della popolazione e per la sua informazione. La comunicazione viene generalmente considerata soprattutto nei piani legati alla salute: per l'NDP Health sector, la comunicazione è uno strumento importante poiché uno degli obiettivi è quello di modificare lo stile di vita delle persone attraverso l'informazione. Nonostante tutte le azioni di comunicazione che si svolgono in un piano strategico, spesso non si tiene conto dell'importanza di una comunicazione efficace.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
41 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/04 Diritto commerciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MaryUniTn di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto del commercio internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Ceccon Roberto.