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M.E.T.I.S.)
L’Associazione Maestri di Strada Onlus in collaborazione con il Dipartimento di Studi
Umanistici dell’Università di Napoli “Federico II” realizzano nelle periferie della città un
progetto al fine di fronteggiare il disagio e la dispersione scolastica. Il progetto E-vai
viene implementato presso istituto medi e superiori, in cui il disagio scolastico è
connesso sia alla crisi epocale sia a caratteristiche specifiche dei contesti considerati.
Il progetto “E-vai” prevede, quindi, la collaborazione con istituti al alto tasso di drop-
out e in school drop out. I cosiddetti Maestri di Strada, ovvero genitori sociali, esperti
nelle discipline ed educatori collaborano con gli insegnanti e lavorano in aula con i
docenti. L’idea del “gruppo multivisione” si basa sul modello gruppale bioniano, e in
particolare sulla versione sperimentata da Balint con i professionisti dell’area medica.
L’etichetta “gruppo multivisione” rimanda a una molteplicità di sguardi, che creano
una visione multipla delle esperienze condivise. All’interno del setting gruppale, si
invitano i vari membri, appartenenti a diverse categorie di operatori, a descrivere la
propria esperienza quotidiana, promuovendo così l’attività riflessiva. Il conduttore
funge da mediatore e da promotore dei pensieri riflessivi che emergono entro il setting
gruppale. Accanto alla figura del conduttore vi è quella dell’osservatore, che all’inizio
di ciascun incontro esordisce con un resoconto narrativo, ricapitolando quanto emerso
nell’incontro precedente. In conclusione, possiamo dire che lo scopo del lavoro di
gruppo è approfondire la situazione problematica e non trovarne la soluzione; infatti
sono disincentivati coloro i quali intendono dare consigli pratici. Oltre a questo setting
gruppale è stato progettato e implementato il cosiddetto progetto “M.E.T.I.S.”
all’interno di un corso nazionale di formazione. Hanno partecipato quei docenti
motivati dalla finalità del progetto. Ai docenti veniva chiesto di utilizzare come
materiale di discussione la propria esperienza scolastica. Le categorie narrative
emerse nel corso dei vari incontri di gruppo, richiamano lamentele di tipo stereotipico
( difficoltà proiettare su aspetti esterni, quali colleghi, sistema scolastico, formazione
ecc.), gabbie del sistema scolastico (difficoltà nel seguire i limiti di tempo previsti per il
rispetto del programma scolastico oppure numerosità delle classi) e in ultima istanza,
la questione del gruppo come risorsa. Nel corso dei vari incontri si è evidenziato un
importante passaggio in merito alla considerazione del gruppo: da luogo da attaccare
e in cui sfogare la propria frustrazione, a risorsa e possibilità per esprimere e
condividere le proprie esperienze, così da pensare e ripensarle insieme agli altri. In
conclusione, il gruppo multivisione è il fulcro della metodologia dei maestri di strada.
L’efficacia dei progetti proposti è valutabile, in linea con quanto sostenuto da Balint,
rilevando le piccole trasformazioni, le cosiddette variazioni microscopiche del sistema
scolastico. L’utilizzo del GM si configura come l’avvio di un percorso che non può che
compiersi per gradi, volto a fornire ai partecipanti una teoria o una tecnica, oltre che
una possibilità di comprensione e di condivisione.
11.LO SVILUPPO PROFESSIONALE DELLE FUTURE GIOVANI GENERAZIONI: UN
ESEMPIO DI INTERVENTO (Chi lavora che cosa fa? Soresi e Nota)
In un’ottica di sviluppo positivo, diventa rilevante agire per tempo in maniera
preventiva, creando le condizioni affinché i bambini acquisiscano conoscenze, abilità,
modalità di lettura di tipo adattivo. Durante l’infanzia, le relazioni familiari e sociali
hanno un ruolo fondamentale nel modulare l’attenzione dei bambini verso la scuola, il
lavoro e il futuro. Le dimensioni che concorrono a costruire le conoscenze professionali
sono: l’esplorazione, la curiosità, la pianificazione, la prospettiva temporale, le
informazioni, le figure chiave, il locus of control e il concetto di sé. I giochi di finzioni e
la fantasia che caratterizzano il periodo dell’infanzia, costituiscono dei primi momenti
di esplorazione dei significati e delle possibilità future, su cui si svilupperanno
successivamente interessi e aspirazioni. Gli stereotipi relativi alle professioni, forniti
dal contesto di riferimento, assumono particolare rilievo durante l’infanzia. Di
conseguenza è evidente il ruolo centrale del contesto familiare e sociale di riferimento,
nella formazione di interessi, aspirazioni professionali e modalità di lettura del futuro,
nei bambini. In vista di ciò, i genitori e i professionisti potrebbero: stimolare lo sviluppo
di svariati interessi e possibili Sé futuri; dare spazio alla fantasia, ai giochi di finzione;
permettere i bambini di narrare le proprie storie; soddisfare le loro curiosità.
- Strumenti per l’analisi delle conoscenze professionali alla scuola dell’infanzia:
Nel contesto italiano, Ferrari e Nota hanno progettato e implementato
l’intervista “Chi lavora che cosa fa?”. A differenza di altri strumento,
quest’ultimo pone attenzione alle conoscenze di tipo professionale possedute
dai bambini, piuttosto alle classiche interviste in merito a ciò che il bambino
desidera fare da grande. All’interno del laboratorio L.A.R.I.O.S. dell’Università di
Padova è stato messo a punto il programma “Chi lavora che cosa fa? Primi passi
verso la conoscenza delle professioni”, rivolto ai bambini della scuola
dell’infanzia e dei primi anni della scuola primaria. Vengono utilizzate varie
tipologie di modalità e di materiali per stimolare gli interessi e le aspirazioni; per
promuovere lo sviluppo di conoscenze professionali; per ridurre l’uso di idee
stereotipiche in merito al mondo del professioni. Si utilizza: materiale video,
fotografico, grafico; si permettere loro di disegnare, colorare, cerchiare
immagini e così via. Inoltre viene creato una sorta di libro delle professioni da
ciascun bambino, che oltre a documentare quanto svolto, permette di stimolare
i genitori a condividere con i bambini attività e momenti di riflessione analoghi a
quelli proposti. Al termine dell’intervento i bambini del gruppo sperimentale
mostravano un incremento nel numero di conoscenze professionali possedute,
rispetto ai bambini del gruppo di controllo.
In conclusione, è evidente che con i bambini, i counsellor non si propongono di
promuovere l’individuazione precoce di scelte scolastiche e professionali, bensì
intendono promuovere lo sviluppo di interessi, aspirazioni, possibili Sé futuri, oltre che
modalità di lettura della realtà di tipo adattivo. Siccome l’ambiente fa la differenza in
tal senso, si possono pensare anche interventi di coaching o di parent training con i
genitori, oppure è possibile allenare gli insegnanti nella pianificazione di attività
educative, volte a favorire una conoscenza adeguata e adattiva delle professioni
lavorative, nei bambini.
12.COUNSELLING E RIABILITAZIONE SCOLASTICA: QUALI PROSPETTIVE PER LO
PSICOLOGO A SCUOLA?
Diverse sono le difficoltà che si possono presentare a scuola, e la scuola può
affrontarle in vario modo: può riconoscere e affrontarle sul campo oppure per mezzo di
un intervento e aiuto psicologico. Al giorno d’oggi, in Italia non c’è una psicologia
scolastica ben definita né una vera e propria figura dello psicologo scolastico; si può
parlare piuttosto dello psicologo che lavora nella scuola. Generalmente lo psicologo
nella scuola lavora all’interno di tre differenti livelli:
- L’alunno: si lavora con gli alunni, nell’ambito della classe, per riconoscere
situazioni atipiche oppure in vista dell’incremento generale del rendimento
scolastico.
- Il sistema educativo: lo psicologo può intervenire rispetto a diverse aree del
sistema educativo, oltre che nei confronti dei singoli alunni o delle classi.
- La famiglia: lo psicologo può intervenire in merito alla comunicazione tra scuola
e famiglia, ad esempio fornendo corsi di formazione per i genitori.
Grazie ad una collaborazione tra l’università e diversi istituti scolastici della città di
Parma si potuto portare la consulenza psicologica a scuola, soprattutto per supportare
gli insegnanti nell’individuazione, nel riconoscimento e nell’abilitazione in merito ai
disturbi dell’apprendimento, ma anche nella gestione di situazioni difficili dal punto di
vista emotivo, comportamentale ecc.
- Counselling e formazione degli insegnanti: Il bisogno espresso dagli insegnanti
era quello di essere sostenuti nell’interazione e nella comunicazione in classe e
guidati nell’adozione di modalità interattive più funzionali e adattive alle
dinamiche insegnamento-apprendimento. Studi precedenti dimostravano che gli
insegnanti italiani tendono a fornire ai propri studenti una percentuale maggiore
di disapprovazione e una percentuale di gran lunga minore di approvazioni,
rispetto agli insegnanti britannici. Questo confronto spiegherebbe in parte
alcune conseguenti difficoltà nelle dinamiche insegnamento-apprendimento, e
nel relativo impegno degli studenti in termini di comportamento on-task.
L’obiettivo generale, quindi, era quello di aiutare gli insegnanti nella gestione
della classe e di creare un clima positivo e adattivo. Sono stati seguiti due
principali obiettivi:
1. Esaminare gli effetti di un training/consulenza agli insegnanti sul loro
comportamento verbale in classe;
2. Valutare gli effetti dei cambiamenti in termini di comportamento verbale degli
insegnanti, sui comportamenti on-task degli studenti.
L’analisi statistica ha rilevato che il training ha prodotto un incremento significativo in
termini di approvazioni degli insegnanti, in riferimento al compito e al comportamento.
Quindi il training ha influito positivamente sul comportamento verbale degli
insegnanti.
- Counselling nella valutazione e nel riconoscimento dei DSA: Siccome è stata
dimostrata una certa significatività degli interventi precoci nell’ambito dei DSA,
si è pensato di promuovere la valutazione e il riconoscimento di situazioni a
rischio tra i bambini frequentanti il III, il IV e il V anno della scuola primaria. Il
progetto prevedeva innanzitutto l’osservazione indiretta dei bambini, attraverso
la compilazione del questionario RSR-DSA, da parte di genitori e insegnanti. La
parte A era prevista per gli insegnanti e la parte B per i genitori. L’osservazione
e la compilazione dei genitori e degli insegnanti in riferimento all’osservazione
dei b