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Sinfonico, che divenne il compimento e la realizzazione della “musica programmata”. Liszt coniò il
termine nel 1854 per denominare questo genere che nasceva e fu Berlioz che nel 1830 con i suoi
“episodi della vita di un’ artista” iniziò l’avventura del Poema sinfonico.
Tale discorso può iniziare dalla trasposizione musicale della poesia “ Ce qu’on entend sur la
montagne” di Hugo che viene rappresentato in musica da Franch e Liszt; il testo descrive
l’incontro- scontro tra due voci immaginarie: una che proviene dal mare riferibile alla Natura e al
suo armonico legame con il creatore, l’altra, disperata, che dalla terra grida lo sconforto degli
uomini. Entrambe si sintetizzano nel pensiero intimo e riflessivo del poeta, che finisce per chiedersi
quale sia il senso di tutto ciò. L’opera di Hugo sembra dettare una sorta di partitura musicale e
l’ascolto permette di entrare in sintonia con chi scrive; infatti, la natura e la realtà terrena del mondo
nella sua poesia, si possono soltanto “ascoltare”.
Il poema però viene reso in musica da Franch che cerca di creare un’interpretazione simbolica-
evocativa del testo in forma di poema sinfonico, seguito poi dal compositore Liszt che creerà
anch’egli un poema sulla stessa poesia, in cui aggiunge una personale interpretazione con
l’aggiunta della riduzione in prosa dello stesso testo. Le due voci che lottano tra di loro sono
descritte dallo stesso Liszt rompendo il tradizionale equilibrio tra le strutture e dando spazio
all’astrazione; la sua musica è di per sé musica dell’anima e allo stesso tempo musica di salvezza
per l’anima .
3.2 Il Faust di Goethe tra letteratura e musica
Appare indispensabile, a completamento del ragionamento fin qui sviluppato, esaminare un
ulteriore opera riferibile ancora alla stagione del poema sinfonico e a Liszt: Il Faust che compone
durante la metà degli anni 50 e che deriva dallo scrittore Goethe; la sua intenzione è quella di
ampliare la partitura e rappresentare i personaggi delineando musicalmente i profili psicologici e
comportamentali.
La vicenda di Faust fa capo ad un personaggio realmente esistito Georg Faust, nato verso il 1480, in
seguito alle sue pratiche magiche si diffuse su di lui una fama oscura alimentata dallo stesso Faust e
dalla credulità della gente cui si rivolgeva. Nel 1507 si ha il primo riscontro relativo la doppia
natura di Faust: un monaco tentò di convertirlo poiché egli aveva affermato di essere in grado di
fare miracoli e di aver assunto questo potere direttamente da un patto col diavolo. Egli era però una
persona colta, dotata di un’astuzia e di un certo fascino che, negli anni, gli permise di creare intorno
a sé, un alone quasi soprannaturale. Intorno a questo personaggio si sviluppò una vicenda tanto che
nel 1599 Widman scrisse una vera storia del doctor Faust cercando di eliminare il più possibile dal
personaggio le inclinazioni pericolose.
L’opera di Goethe scritta nel 1808, racconta il patto tra Faust e Mefistofele, e il loro viaggio alla
scoperta dei piaceri e delle bellezze del mondo.
La tragedia ha inizio con un prologo, nel quale il Signore scommette con Mefistofele ( il diavolo)
che questo non riuscirà a distogliere Faust dalla retta via del bene; Faust è un uomo di grande
cultura ma si scopre insoddisfatto della vita e degli studi e si getta nella magia dimostrando la sua
prima deviazione dalla normalità. Durante i tentativi di evocazione di spiriti gli appare il Maligno
con cui scommette la propria anima, per un desiderio di conoscenza della natura e per soddisfare la
propria sete di sapere; inizia così il cammino di perdizione di Faust che rivela la sua inquietudine di
uomo stanco e privo di stimoli. La comparsa poi di Margherita, donna di cui si innamora
perdutamente, pone Faust nella condizione di cedere alle tentazioni del Maligno chiedendogli aiuto
per conquistarla e scrivendo così la condanna della propria anima. Faust guidato dal Maligno uccide
in duello il fratello della donna, che era tornato da lei allarmato dalle voci sulla caduta in tentazione
della sorella. Sulla figura di Margherita si carica così il peso della colpa, frutto di un amore
sbagliato che la punisce, la donna è colpevole, in prigione di fronte a Dio e condannata dal peccato;
ma quando rivede Faust sembra ritornare in sé, visto i sentimenti che prova, dallo sgomento che
prova quando vede accanto a lui il Maligno. Qui si verifica la possibilità di salvezza, Margherita
ricorre così al Signore, respinge Faust e si affida alla presenza salvifica degli angeli; alla fine Faust
giunge al termine del suo cammino proprio nel momento in cui proietta nei suoi desideri una luce di
positività, dove immagina di creare un regno in cui gli uomini possano vivere felicemente. Egli
muore e in risposta agli ultimi buoni propositi, una schiera di angeli arriva a prendere il defunto
sottraendolo al Maligno che non si dà pace. La salvezza diventa così la possibilità dell’ascesa che
Dio riserva all’anima del peccatore.
3.3 Il Faust nella narrazione di Liszt
Liszt affronta il Faust con una sinfonia nella quale descrive i tratti psicologici che coglie nell’opera
di Goethe; lo stesso Gothe diceva che la potenza espressiva della musica nobilita tutto ciò che
esprime. Liszt divide la sinfonia in tre movimenti, tanto quanti sono i protagonisti di cui intende
descrivere le caratteristiche psicologiche: Faust, Margherita e Mefistofele; nella delineazione dei
personaggi ritroviamo:
-In Faust, il desiderio di onnipotenza e la negazione delle leggi di Dio,
-In Margherita, la prova di un male che si esprime attraverso la pena inflitta ad un’anima buona,
-Mentre Mefistofele, incarna la natura di questo male che è ingabbiato in questa rigida tripartizione.
1) Nella prima parte, si inizia con un lento che intraprende subito l’analisi psicologica dei
personaggi e l’inquietudine di Faust, rappresentato da un senso di indefinita insoddisfazione e di
ricerca.
2) Nella seconda parte, Margherita, è esaltata da una dolcezza strumentale; una dolce melodia,
affidata al timbro dell’oboe e sostenuta da una viola, rimanda all’immagine di una pura e innocente
bellezza che sta per essere travolta da un inganno.
3) Infine nella terza parte, Liszt libera il proprio titanismo, laddove sfida Il maligno con un
intreccio musicale; infine dopo un’interminabile corsa di più di un’ora può dare voce allo stesso
Goethe per esplicitare la promessa di pace e serenità in direzione della salvezza come unica
direzione possibile.
IV Capitolo ROBERT SCHUMANN
Con Schumann vediamo il collegamento tra letteratura, musica ed infanzia che è al centro del
periodo Romantico; già prima dei 12 anni, opera una riconfigurazione dei rapporti tra le diverse
forme d’arte; e compie un passo che rivoluziona il concetto stesso di esperienza artistica,
affermando la possibilità di “raccontare” con la musica un amico, un evento o una particolarità,
componendo accenni ed abbozzi musicali. La musica diviene un mediatore capace di cogliere
l’attenzione dei bambini e creare l’effetto infanzia. Nel 1838, un anno fondamentale , egli
consolida una visione della musica quale espressione d’arte in stretto legame con la letteratura;
compie così un cambiamento e posiziona l’infanzia al centro della sua visione complessiva della
vita. Durante questo anno scrive KINDERSZENEN, “ scene d’infanzia” nelle quali rappresenta la
vita e la psicologia dei bambini; qui l’adulto ed il fanciullo convivono come l’adulto-fanciullo tanto
caro a Pascoli.
Con le scene d’infanzia si viene trasportati in una dimensione narrativa e fiabesca come possiamo
capire dal brano introduttivo poiché lui stesso afferma di non voler parlare dell’infanzia ma della
narrazione dell’infanzia. Cominciando dal brano “C’era una volta”(1): ci mostra una musica che
pone i bambini intorno a un focolare e la narrazione prosegue con la descrizione di azioni
quotidiane, nel (2) “ una storia curiosa” mostra lo stupore riferibile a qualcosa di interessante, il
(3) “mosca cieca” riproduce i passi veloci dei bambini che si rincorrono, nei brani (4) “bambino
che prega” e (5) “quasi felice” vi sono sonorità delicate che non vanno oltre il piano e il
pianissimo; il brano (6) “ un importante avvenimento” rimarca la sovrapposizione nella mente
infantile dei concetti di importante e solenne, il brano (7) “sogno o visione” è la descrizione
psicologica ed emotiva dell’infanzia e ci mostra il senso profondo che la musica riesce a
trasmettere e la sua capacità evocativa. Nel brano (8) “davanti al cammino” si racconta in musica
il luogo ideale dei racconti , come quelli intorno al fuoco, nel brano (9) “su cavalli di legno” si
coglie l’entusiasmo e la felicità interiore che il gioco riesce a suscitare. Nel brano (10) “ in quasi
troppo serio” si coglie la stanchezza con il calar della notte che poi diviene paura come vedremo
nel brano (11) “ far paura” dove vediamo la paura del bambino per ciò che crede di vedere nel
buio, il bisogno di riparo ed il sonno tranquillo che alla fine arriva nel brano (12) “il bambino si
addormenta” fatto da un suono dolce dove parla di un bambino che non sempre dorme sereno
poiché per lui non è bello andare a letto. Nel brano conclusivo “parla il poeta”, Schumann prende
la parola per congedarsi dai suoi ascoltatori e si struttura come un accenno di dolce e sfumato
racconto, che sembra cogliere la dimensione del sogno.
- KREISLERIANA da Hoffman a Schumann:
Le Kinderszenen sono complementari ad un’altra opera di Schumann composta nel 1838, la
Kreisleriana (ciclo di pezzi per pianoforte) dove è lo stesso autore a mostrarci il legame tra le due
opere volendo instaurare un legame con sua moglie Clara e invitandola a suonare. Dedicato a
Chopin, ha come sottotitolo “Fantasie per pianoforte”. Schumann deriva tale opera da due opere di
Hoffman: l’ omonimo Kreisleriana e le considerazioni filosofiche del gatto Murr, in cui abbiamo la
descrizione di Hoffman dell’uomo come irrazionale e desiderante e il gatto come riflessivo e
ragionatore; ma poi inverte i ruoli mostrando la normalità dell’uomo e la bizzarria dell’animale,
arrivando a delineare due personaggi che incarnano una doppia natura. Alla linearità del gatto si
oppone l’infinita circolarità di Kreisler (Kreis= appunto deriva da cerchio) che diventa metafora
dell’infinita incompiutezza dell’uomo; la raccolta divine un racconto infinito in quanto Schumann ci
consegna un non-finale che piano p