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I RUOLI E I PERSONAGGI

Troviamo, in conformità al numero della compagnia “Mondory” del teatro Marais, 11 personaggi: quattro

femminili e sette maschili. Oltre ai ruoli utilitari dei “gentiluomini castigliani” e delle serve o “governanti” alle

quali le eroine confidano i loro sentimenti e che rendono evidente la nobiltà delle loro signore, Il Cid comporta

cinque ruoli detti secondari e due ruoli principali. Elenco dei personaggi in base ad una gerarchia sociale: il primo è

Don Fernand, che pur avendo una parte secondaria è il re (nel testo descritto come "primo re della Castiglia") ed è

estremamente debole. Il secondo personaggio è l'Infanta, personaggio delineato dai critici come il più "toccante" e

venne introdotto da Corneille alla fine per far recitare un'attrice (venne accusato poiché le vicende laterali all'azione

principali sono reputate superflue, infatti prima molte opere toglievano questa scena). Il terzo personaggio è Don

Diego, il più anziano, il quarto Don Gomes, il più giovane ma anche il più arrogante, ed infine Elvira, la serva di

Chimène, di basso rango (infatti venne tolta la scena in cui Don Diego parla con lei perché mal giudicato un

discorso tra un nobile e una serva).

DON DIEGO: ruolo di vecchio violento, nobile. Tallemant des Réaux, sempre aneddotico, ha affermato che André

Baron, titolare del ruolo, si è così tanto immedesimato nel ruolo da essersi ferito con la spada al piede e di essere

morto successivamente per cancrena. Don Diego è un ruolo canonico e André Baron ha il ruolo di un personaggio

con un passato prestigioso, fedele al suo re ma ancora di più alla sua casata e fiero del suo rango di "Grande", Padre

feudale, prima di tutto, ricorda a suo figlio il valore della sua razza prima di obbligarlo a vendicare il suo onore

perduto. Padre di famiglia, sa anche tremare per suo figlio che ha mandato a battersi e può ancora calcolare la

maniera con la quale la sua progenie può essere perdonata. Capo della casata, manipolatore della ragione di Stato,

capace di essere fedele alla corona purché essa non si trovi in contrasto con i suoi interessi di mantenere il potere

capace di essere fedele alla corona purché essa non si trovi in contrasto con i suoi interessi di mantenere il potere

della sua casata. Don Diego rappresenta il ruolo del fiero aristocratico, violento, ma che ama suo figlio in quanto

valoroso e capace di prolungare il nome della casata e di conseguenza quindi recuperarne anche l’onore.

DON GOMES: criticabile a Corneille per la troppa arroganza, troppa fierezza, qualche volte persino una fierezza

che sfiora il comico, ma un valore incontestabile. Don Gomes non doveva essere visto dal pubblico come un

personaggio buono per non scandalizzare troppo nel momento della sua morte. Il Conte stuzzica Don Diego, si

oppone al re, non sa perdonare e muore. Di Don Diego ha i difetti e gli eccessi: anche lui grande aristocratico,

pericoloso per la corona, che esige con il potere le ricompense che lui dichiara “legittime”. Il ruolo di Don Gomes è

assolutamente necessario nella misura in cui, per la sua azione contro don Diego e per la sua morte, lancia l’intrigo.

RE: un ruolo di re arcaico, vecchio, inquieto della sua decadenza, ancora mal affermato e incerto. È un re

all’antica, che riesce a compiere la giustizia molto tardi, nel momento in cui è assolutamente obbligato.

Durante la Querelle del Cid si è rimarcato che questo re di tipo arcaico mancava di forza e di potere: minacciato dai

suoi feudatari, pressato sulle frontiere dai Mori e salvato da un giovane aristocratico e dall’armata del Cid, cerca di

calmare la situazione, di interrompere il duello, senza intromettersi fisicamente, ma deve accettare che una donna

ostinata faccia ricorso all’appello giudiziario, ed infine “in extremis” tentare di instaurare un ordine politico

fondato su un assolutismo che fa prevalere la giustizia dello stato su quella delle famiglie. La Roque interpreta il

ruolo del 1637.

INFANTA: ruolo dell'innamorata, vittima dello stato, che reprime le sue passioni con la sofferenza. Viene

interpretata da “La Beauchateau” nel 1637, donna conosciuta come estremamente infelice. L’Infanta è colei che sa

sperare ma anche ad un certo punto rassegnarsi, guardando quello che vuole lo stato e affrontando le sue passioni.

Raffigura una delle costanti dei personaggi di Corneille: “toujours aimer, toujours souffrir, toujours mourir”

(Suréna) (amare sempre, soffrire sempre e sempre morire).

DON SANCHE: ruolo di rivale malinconico, un innamorato che ama ma non viene ricambiato, simmetrico

dell’Infanta. È il doppio “trasparente” di Rodrigo: stesso valore, stessi anni, stesso amore. È anche galante, l’eroe

cavalleresco utile al dramma che soffre di non essere amato ma che passa in secondo piano fino a che non si

rivelerà utile per la risoluzione della crisi.

RODRIGO: ruolo dell’amante, che non deve essere necessariamente messo in atto da un attore giovane poiché a

quel tempo questa parte importantissima, centrale dell’opera, veniva assegnata solitamente all’attore più bravo e

con più esperienza. Questa convenzione teatrale risale al 1950. A causa di questa convinzione la critica si

accenderà contro Gérard Philippe, un ragazzo considerato troppo giovane e che mancava di esperienza per un ruolo

così importante. Nel 1637 sarà infatti Mondory, un grande attore di 46 anni, che avrà la parte, fino alla paralisi alla

lingua che lo colpì nell’agosto del 1637. Rodrigo dovrà prima di tutto essere nobile, eroico e fugace: ha una

discendenza, un sangue, una casata, un onore e un nome. Deve essere rappresentato come il figlio del “Grande”,

capace di difendersi da solo dai nemici e di raggruppare un’armata personale. Eroe, deve essere anche lirico nelle

strofe, amoroso nei dialoghi ed epico nel momento in cui racconta una battaglia. Questo presuppone svariati stili,

più maniere di dire e di recitare, restando sempre coerente ed una sola persona. Nobile di razza e nobile di animo, il

personaggio è in equilibrio tra il galante cavalleresco, l’amante giovanile e l’eroe aristocratico, è il primo tipo di

eroe Cornelliano, vincitore per il suo valore, la sua gloria, la sua volontà e la sua passione, visto che ha tutti i buoni

motivi di sofferenza sa anche rinunciare alla vita per l’onore e all’amore per la gloria.

CHIMèNE: il ruolo di Chimène, l’amante nemica, è il ruolo più pesante di tutta l’opera (è il personaggio più

presente, quello che parla di più, è l’autore del duello dove tutto gira attorno e la stessa che continua la sua azione

giudiziaria). Anche qui l’estrema giovinezza del personaggio non era ammessa e si aspetterà molto tardi prima di

far entrare degli adolescenti. Bisogna, per avere il ruolo, avere ostinazione, sofferenza, ardore e soprattutto bisogna

dare al pubblico un’idea della rottura in sé stessi, tra l’amore e la necessità di vendetta e della giustizia. Chimène è,

come l’Infanta, una donna, una giovane ragazza, che esige nel nome dell’onore e degli uomini quello che gli

uomini non vogliono e non le possono dare e che nemmeno lei vuole veramente. Presa negli ultimi due atti tra i

sotterfugi e i colpi di teatro tragi-comici, è proposta da Corneille come immensamente sola nella sua sofferenza

logica e nella sua contraddizione insolubile. Nnelle messe in scena moderne il personaggio è deriso dal re e dalla

corte poiché vuole avere qualche cosa di giusto e di vero in un mondo in cui non esistono più questi valori e si

procede per approssimazione e calcoli sotto il nome della ragione di stato.

Possiamo constatare che Chimène è in questa opera il personaggio dominante nonostante sia poco presente nei

primi due atti (2 scene e 34 versi) in quanto riservati ai padri (Don Diego è infatti presente durante 4 scene e recita

80 versi). Al contrario di Rodrigo (3 scene e 62 versi) interviene in un totale di 15 scene e pronuncia 437 versi,

mentre Rodrigo interviene in 10 scene e ne pronuncia, malgrado le sue battute siano recite epiche, solo 377.

A partire dalla morte del conte, quindi a partire dal momento dell’inizio dell’intrigo, la struttura del Cid si confonde

con una struttura giudiziaria: Chimène insegue Rodrigo, domanda la sua punizione e per questo fatto parlerà di più

con il ruolo di parte accusatrice. Se l’opera privilegia Chimène, donandole per molto tempo la parola,

paradossalmente fa trionfare Rodrigo, innanzi tutto donandogli la parte del personaggio epico e un nome eroico,

paradossalmente fa trionfare Rodrigo, innanzi tutto donandogli la parte del personaggio epico e un nome eroico,

“Cid”, e in seguito donandogli uno dei lunghi spazi lirico-epici che equilibrano la retorica giudiziaria di Chimène.

In altre parole, come afferma Georges Forestier nella sua edizione del Cid: "l’opera mette in primo piano le parole

di Chimène, ma basta qualche passaggio per capire che queste parole sono vane, da qui viene l’interesse per il

personaggio, accusatore, che si ritrova vinto, perché l’azione che persegue si situa fuori del piano della legge."

Chimène parla, Rodrigo agisce e racconta e si mette in azione piuttosto che parlare. Quanto ai due dialoghi di

Chimène e Rodrigo, marcano la vittoria del giovane amante eroico sulle parole della sua amante, visto che nel

primo dialogo Chimène dichiara che lo ama ancora e nel secondo afferma che non riesce più a essergli veramente

nemica.

D’altra parte si nota che Don Sanche e l’Infanta, i due personaggi secondari, hanno un rapporto inversamente

proporzionale: Don Sanche appare spesso (10 scene) ma parla poco (57 versi) mentre l'Infanta appare poco (8

scene) ma parla molto (227 versi). I sentimenti più aperti non hanno bisogno, in questo intrigo, di essere detti

perché vengono espressi da atti (Dan Sanche si batte), al contrario degli amori segreti, molto verbalizzati, ma senza

un’azione reale (l’Infanta in realtà non agisce per niente).

Quella che caratterizza l’Infanta è l'essere una voce drammaturgica non effettiva nell’intrigo, un possibile cammino

di speranza che non è altro che una non speranza. In terzo luogo dopo i due eroi il personaggio dell’Infanta, per la

sua risoluzione e per il suo discorso sentito, non esce dalla sua contraddizione, sempre sofferente, sempre amante e

innamorata e sempre passiva, morente.

I SOGGETTI DELL’AZIONE

Anne Ubersfeld (“lire le téathre, édition sociales, 1977) constata che tutto parte da un soggetto, il conte, che spinto

dall&

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
56 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/03 Letteratura francese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giorgia2808 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura francese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cordiner Valerio.