vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL MARXISMO
● Il marxismo, fondato da Karl Marx, nasce in primo luogo in contrasto al capitalismo
occidentale ed è una teoria generale della società, non un sistema di governo dello Stato.
Marx, che nasce a Treviri ma si trasferisce a Londra nella metà dell'800, entra in stretta
collaborazione con Engels e la permanenza in Inghilterra è fondamentale per lui, in quanto
culla della Rivoluzione industriale e luogo di grande cambiamento sociale. Di base, Marx
crede che il capitalismo sia destinato ad essere sostituito dal sistema più equo del
comunismo. I punti principali del suo pensiero sono:
1. la teoria del materialismo storico: questa interpretazione del mondo vede le
cose reali e concrete come motore della società, piuttosto che le idee. Per lui, la
società deve essere studiata in relazione alla sua capacità di fornire cose materiali.
La teoria va in parte contro la teoria idealista della storia proposta dal filosofo
Hegel, il quale aveva suggerito che il cambiamento si verifica in modo dialettico
(l'idea dominante del mondo -tesi- viene messa di fronte al suo opposto -antitesi- e
ne deriva una sintesi). Marx, infatti, pur rifacendosi al metodo dialettico, applica
invece l'approccio alle condizioni materiali dell'esistenza, piuttosto che alle idee. Per
misurare queste condizioni, Marx si concentra sulla produzione di una data società.
Le strategie e le tecnologie disponibili per produrre beni vengono definite mezzi di
produzione. In base a come gli individui si relazionano con i mezzi (cioè se ne sono
proprietari o lavoratori) si hanno diversi rapporti di produzione. Per questo si può
dire che egli si concentra sull'economia come principale fattore di distinzione tra le
società.
La teoria di Marx prevede varie fasi storiche e mostra come ogni nuovo modo di
produzione sostituisca il precedente (i periodi sono sequenziali=per raggiungere
l'ultima fase, una società deve attraversare le altre):
comunismo primitivo: privo di classi e caratterizzato dallo scambio reciproco.
◦ modo di produzione antico: una prima forma di società gerarchica, dove esiste la
◦ distinzione tra padroni e schiavi.
modo di produzione feudale: sintesi delle tensioni della società schiavista, in cui
◦ gli schiavi sono liberi ma ancora subordinati alle élite dominanti, anche se i servi
più intraprendenti riescono ad affermarsi come una nuova classe media.
modo di produzione capitalista: epoca della tecnologia industriale, dove chi ha il
◦ controllo delle nuove tecnologie detiene il potere; la vecchia aristocrazia è
rimpiazzata dalla borghesia, l'altra classe è il proletariato. Pur avendo superato
in modo rivoluzionario la vecchia distinzione di status basata sul diritto di
nascita, il capitalismo ha le proprie contraddizioni interne, prima fra tutte lo
sfruttamento del lavoro.
modo di produzione comunista: l'ultima fase sarebbe quella in cui i lavoratori
◦ sfruttati prendono coscienza della loro condizione e si muovono per abbattere il
sistema, creando una nuova società comunista, priva di classi, in cui il compenso
è adeguato all'opera svolta da ciascuno.
2. la teoria del determinismo economico: secondo Marx, la forza guida di una
società è rappresentata dal sistema di produzione e dalla relativa distribuzione di
merci (l'economia). Questa posizione sarà oggetto di varie critiche, poiché viene
considerata l'economia come la forza portante della società e le altre aree tutte
subordinate ad essa. Anche la religione, secondo Marx, ha la funzione (in termini
funzionalisti) di mantenere e difendere il sistema economico dominante. A
differenza del funzionalismo, però, Marx crede che tutte le varie istituzioni (politica,
legge, religione, educazione, media, ecc.) non facciano che proteggere e riprodurre
solo gli interessi del sistema capitalista dominante, a cui sono direttamente
subordinati e non autonomi. Egli indica per questo l'economia come struttura e
tutte le altre istituzioni come sovrastruttura. La sovrastruttura non può esistere
senza struttura e non ha natura indipendente. Si può applicare questo termine
anche all'uomo stesso. Louis Althusser, invece, rifiuta l'idea del determinismo
economico, sostenendo che il capitalismo non sia soltanto un modo di produzione,
bensì un'intera formazione sociale, che comprende aspetti economici, culturali e
politici dotati ciascuno di una relativa autonomia. In alcune società, secondo lui,
l'aspetto economico sembrerebbe dominante, ma essa è comunque sostenuta dagli
apparati ideologici (media, religione, ecc) e regressivi (polizia, esercito) dello Stato,
tuttavia l'aspetto economico può lasciare il posto dominante ad un diverso aspetto
(politico, culturale, ecc) e la sua posizione non sarebbe più superiore alle altre. Il
dibattito Miliband-Poulantzas vede infine a confronto due idee: secondo la
prima lo Stato ha legami con l'economia, ma non dipende del tutto da essa e gode di
una relativa autonomia; la seconda idea invece vede lo Stato come un vaso vuoto,
uno strumento slegato dall'economia e di cui il capitalismo, per essere dominante,
deve impossessarsi.
3. la teoria dell'analisi di classe: Marx definisce la “classe sociale” un metodo di
definizione e distinzione degli individui basato sul loro modo di rapportarsi ai mezzi
di produzione. Vede il concetto di classe in modo oggettivo, riguardante solo il fatto
che si possiedono/controllano i mezzi di produzione, traendo vantaggio dal lavoro
degli altri. La classe è quindi un rapporto di potere definito dalla posizione
economica all'interno della società capitalista, fonte di un inevitabile conflitto.
Secondo Theodor Adorno, il concetto principale dell'opera di Marx è quello di
mercificazione: processo attraverso cui un oggetto diventa parte del mercato,
riducendo il suo valore d'uso e di scambio; secondo Adorno, anche la cultura, nel
tardo capitalismo, è ormai diventata merce. Il concetto di mercificazione può essere
anche applicato all'uomo stesso, che vende la propria forza lavoro in cambio di
remunerazione: non ha il controllo sul processo di creazione, non ha possesso del
prodotto, è separato proprio da ciò che lo definisce come uomo. Tutto ciò, secondo
Marx, è l'alienazione. Il capitalismo è caratterizzato dal fatto che un individuo
lavora mentre qualcun altro gode del prodotto (=sfruttamento) e la mobilità sociale
che offre questo sistema non è raggiungibile da tutti. Riguardo alla società
comunista, in realtà, Marx ha detto poco: essa si realizzerà quando i lavoratori,
obbligati a competere uno con l'altro per la sopravvivenza, abituati ad esibire una
falsa coscienza di classe (non si riconoscono come un unico gruppo sfruttato)
giungeranno invece ad una vera coscienza di classe e inizieranno una rivoluzione,
che rovescerà l'ordine capitalista, sostituendolo col nuovo sistema in cui il potere
riflette il lavoro reale. Questo implica un problema, cioè il presupposto che la classe
lavoratrice sia capace di trasformarsi in agente rivoluzionario, infatti, come sostiene
Marcuse, i lavoratori si sono ormai talmente integrati nel sistema capitalista che
hanno perso la capacità di pensare con la propria testa e quindi contestare la
società. Piuttosto, quest'ultimo ripone la propria fiducia in altre classi rimaste fuori
dal sistema, il cui sfruttamento non è necessariamente materiale, ma culturale
(ambientalisti, minoranze etniche, studenti, intellettuali).
● Il più conosciuto esempio di applicazione pratica delle teorie marxiste si ha in Russia,
con Lenin, che pretende di passare allo schema comunista senza prima aver attraversato
lo stato di capitalismo, dando come spiegazione una nuova valutazione del materialismo
storico. Antonio Gramsci si sofferma invece sui processi politici e culturali, intesi come
forze strategiche della riproduzione capitalista, e pensa esista una teoria dell'egemonia
(=far nascere il consenso proprio in chi subisce lo sfruttamento)
A metà del XX secolo, due importanti movimenti tentano di liberare il marxismo dai suoi
limiti: la scuola di Francoforte (vuole far convergere le teorie più su una critica al dominio
che al capitalismo) e il movimento nato da Louis Althusser (ridefinisce il capitalismo
stesso). Negli USA, Immanuel Wallerstein si impegna a rimodellare il progetto
marxista basandolo non più sulle relazioni di potere tra classi ma sulle relazioni degli Stati
all'interno del sistema mondiale capitalista.
TEORIA DELLO SCAMBIO
Quando si parla di teoria dello scambio (o teoria utilitarista, o comportamentista, o della
scelta razionale) si deve anzitutto far riferimento alla spiegazione di Weber sulla
razionalità, da lui applicata per spiegare su cosa si fondano differenti sistemi di leggi.
Razionale è qualcosa che ha senso alla luce di una logica condivisa (radicata magari nella
religione, nella tradizione o basata su un sistema rigido di regole, come nella società
capitalista). Il principale sostenitore della teoria dello scambio è George Homans. Nel
funzionalismo, l'agire individuale è considerato come determinato da fattori esterni, come
norme, valori, integrazione sociale, senza tener conto della scelta di un individuo. Homans
intende invece riportare al centro l'individuo, non l'“uomo”, categoria generica che i
sociologi assumono come presupposto. Contrappone quindi ai funzionalisti un
individualismo metodologico. Il fatto che la sociologia sia di per sé meno interessata
all'individuo (rispetto alla psicologia) nasce in primo luogo da Durkheim, quando spiega la
differenza delle ragioni psicologiche (derivanti dall'interno) e sociologiche (derivanti
dall'esterno) che spingono al suicidio. Homans vuole rovesciare questa abitudine,
affermando che i sociologi dovrebbero avere come punto di partenza negli studi la
comprensione psicologica degli individui. In ciò si rifà in parte all'utilitarismo, corrente che
giustifica un atto moralmente in base alle sue conseguenze: un atto è giustificato se
produce una reazione positiva nella maggior parte delle persone. Anche nella teoria del
comportamentismo si ha un'idea simile, poiché si indaga, a partire da un processo di
apprendimento basato su ricompense/punizioni, sugli effetti che le azioni hanno
sull'individuo. Perfino in economia esiste uno schema di scelta delle azioni basato su una
valutazione dei pro e dei contro, al fine di massimizzare la felicità personale. Da queste tre
fonti e dal lavoro di Homans nasce quindi una delle prospettive sociologiche più
individualistiche: se gli individui sono spinti a compiere azioni mossi dal desiderio di
mass