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I.

La sociologia è lo studio della società, che è costituita da individui e dalle istituzioni che essi creano per

organizzare al meglio le proprie vite. Attualmente la disciplina si occupa anche d’industrializzazione,

capitalismo, globalizzazione, ideologie e ordine sociale.

Durkheim, su uno studio del suicidio, mostrò proprio che questi possono essere causati da fattori che

hanno a che fare con le norme e i valori di una determinata società.

Breve storia della teoria sociologica

E’ stato il francese August Comte nel XIX secolo a definire la sociologia come disciplina autonoma. Comte si

è dato lì obiettivo di stabilire una scienza positiva della società, utilizzando il metodo scientifico,

procedimenti sperimentali e sviluppando leggi generalizzabili.

Herbert Spencer provò ad adottare anche lui il metodo scientifico, così come fecero Karl Marx, Emile

Durkheim e Max Weber.

Il XIX secolo, in Europa, fu il periodo della rivoluzione industriale. L’intero panorama politico stava

mutando: emigrazioni, aumento del potere economico delle nuove classi medie, nuova economia

capitalistica, nascita di organi di forze dell’ordine statali.

Marx, Durkheim e Weber hanno indagato su tali cambiamenti. In seguito Georg Simmel si concentrò sulle

forme d’interazione sociale. G. H. Mead (Scuola di Chicago) utilizzò metodi etnografici, creando a quello che

sarà definito interazionismo simbolico.

Da qui Parsons getterà le basi per uno struttural- funzionalismo: questa teoria fu messa in crisi dalla teoria

dello scambio. In anni più recenti, a causa dei nuovi conflitti, ci si concentrerà proprio su queste dinamiche,

grazie a Dahrendorf, John Rex, Gramsci e Luis Althusser.

II. (funzionalismo)

Il funzionalismo vede la società come un sistema costruito da varie parti, ma non riconducibili alla somma di

queste, che va analizzato, per capire come “funziona”. E’ necessario comprendere sia la struttura, sia le

funzioni svolte dalle parti che lo compongono.

Fu Herbert Spencer a postulare la differenza tra struttura e funzione, ma fu Durkheim il più importante

esponente, che gettò i semi dell’approccio funzionalista della società. Sono due i contributi che diede:

- L’idea di una coscienza collettiva

- Il concetto di differenziazione: una teoria su come le società si adattano, cambiano, per diventare

sempre più specializzate.

Parson viene ricordato come il guru del funzionalismo.

Col tempo emersero alcune sfumature in questa prospettiva: chi vedeva la società come un sistema tenuto

insieme dal consenso culturale, chi si concentrava solo sulla struttura sociale e poco sugli individui. Contro

questo determinismo strutturale si opposero in molti. Durante gli anni ’70 il funzionalismo era quasi

scomparso.

Secondo questo approccio comunque esiste una gerarchia naturale delle parti componenti. Lo stesso si può

dire per tutti gli altri sistemi, all’interno dei quali troviamo dei sottosistemi.

Parson nel sistema A.G.I.L. ha indicato i 4 pre-requisiti che devono soddisfare tutti i sistemi:

-adattamento (a) – conseguimento allo scopo (g) -integrazione (i) - conservazione del modello latente (l)

Parsons parla di società in termini molto generali, come sistema di azione sociale diviso in 4 parti:

antropologia

- Sistema culturale

- Sistema sociale sociologia

- Sistema della personalità psicologia

biologia

- Sistema biologico

Infine divide il sistema sociale in 4 sottosistemi: sistema economico, politico, sociale, fiduciario.

Dopo Parson i funzionalisti si sono indirizzati a studiare particolari istituzioni sociali, come l’istruzione e la

famiglia e culture giovanili, intesi come spazi per esprimere la propria devianza. Tuttavia non basta che ogni

istituzione svolga un particolare funzione nella società, ma deve anche collaborare con le altre istituzioni.

Merton distingue tra funzioni manifeste e latenti: così facendo ha introdotto anche i concetti di disfunzione

e non funzione.

Il funzionalismo è certamente una prospettiva normativa. La socializzazione svolge la funzione di reprimere

le primitive tendenze violente dell’uomo.

Anomia = debolezza di regolamentazione di norme e valori. Gli squilibri sistemici possono derivare da difetti

strutturali con gravi conseguenze per l’attore sociale.

In una società equilibrata, secondo Merton, ci deve essere un uguale enfasi su obiettivi e mezzi disponibili.

Nella realtà però la relazione tra obiettivi e mezzi è fragile: non tutti hanno uguale accesso a mezzi

strutturalmente disponibili ed è così che si sviluppano le sottoculture. Merton e Cohen trattano le

sottoculture come reazioni contro un complesso dominante di valori.

L’opposizione tra società tradizionali e moderne è fondamentale per la descrizione funzionalista del

cambiamento sociale. L’idea che il cambiamento sia progressivo si è trasformato nella teoria della

modernizzazione.

Critica: l’approccio funzionalista al cambiamento sociale, ridotto in termini della modernizzazione,

presuppone che ci sia una “condizione ideale”, ma chi definisce questa condizione ideale? l’uomo che è

interno proprio al sistema che intende interpretare.

III.(conflitto e consenso)

Si parte dall’idea dei funzionalisti secondo cui alla base della società si trova un sistema di valori condiviso.

Max Weber e i suoi seguaci partono da qui per portare avanti la teoria del conflitto: il sistema di valori

condiviso è solo uno dei numerosi sistemi all’interno di una società plurale.

Marx ha ridotto tutto il conflitto sociale al problema delle classi; mentre Weber sostiene che il conflitto

riguarda l’ineguale distribuzione di potere nella società, in particolare per classe, status e partito.

Il teorico principale è Ralf Dahrendorf, fortemente influenzato da Marx. Il progetto funzionalista è fallito

perche guardava solo al consenso; la teoria marxista è troppo limitata in quanto vede il conflitto solo dal

punto di vista economico. Perciò l’unica spiegazione è che consenso e conflitto coesistono. Atri autori sono

invece partiti dall’analisi marxista, come John Rex e altri personaggi influenzati da Weber. Il più importante

sociologo che sfidò il funzionalismo fu C. Wright Mills, parlando di élites di potere.

In ogni caso tutte le teorie hanno in comune che, essendo la società luogo di differenziazione, i conflitti

avvengono in modo naturale. La teoria del conflitto è riassumibile in:

1 gli individui e i gruppi non condividono necessariamente gli stessi valori o scopi

2 alcuni gruppi sono incompatibili con altri

3 a volte si può raggiungere un compromesso, ama volte il conflitto è inevitabile

4 chi detiene il potere, mostra i propri valori come universali

La teoria del conflitto non è un’ideologia politica, ma un modello sociologico di ciò che è la società. Alcuni

come Mills vogliono mostrare le forti disuguaglianze e gli abusi di potere nella società, altri hanno posizioni

che potremo definire di centro-sinistra (Weber), altri come Dahrendorf sono liberali e altri ancora come

Huntington sono conservatori.

Il relativismo culturale pone l’accento sul fatto che ogni cultura e comunità dispongono di particolari

sistemi di valori. Il relativismo emerse nell’antropologia come superamento dell’etnocentrismo. Nei paesi

più poveri le famiglie sono interessate a seguire i valori imposti dai paesi più ricchi, ma poiché non

rispondono ai reali bisogni quotidiani esse, esse sviluppano valori alternativi (cultura della povertà).

Ciascuno di essi deve essere compreso nel proprio contesto. Miller rifiuta l’idea che le sottoculture

emergano quando gruppi di persone non sono in grado di comprendere i valori della cultura dominante: in

realtà le norme e i valori di queste sottoculture costituiscono di per sé una cultura dominante.

Il gruppo di interesse è l’unità fondamentale per analizzare gran parte della teoria del conflitto. Per gruppo

di interesse si intende un collettivo di persone unite da interessi condivisi. Nella maggioranza dei casi, i

gruppi di interesse non sono per loro natura in competizione, ma ciascuno ha il suo opposto (potere a

somma 0). Weber ha posto l’accento sull’importanza dello status come misura dell’influenza dei gruppi di

interesse.

per i teorici del conflitto le società complesse sono caratterizzate da una pluralità di differenti gruppi sociali,

ognuno con il proprio insieme di norme, valori e interessi. Chi ha potere formula le leggi, guida la politica,

stabilisce i crimini. élites. Tra queste élites di solito non avvengono conflitti di interessi, in quanto

tendono ad unirsi e cooperare insieme per la spartizione del potere.

Critica: evita di affrontare il fatto che le disuguaglianze e i conflitti non solo innati nel sistema dominante,

ma attraverso quest’ultimo tendono a riprodursi.

IV. (marxismo)

Il marxismo è una teoria generale della società, non un sistema di governo. Esso si sviluppa attorno ad una

serie di concetti, come capitalismo, classe sociale, materialismo storico, alienazione, ideologia, struttura e

sovrastruttura, sfruttamento. Il marxismo ortodosso prevede: la teoria dell’analisi di classe e di capitalismo,

il materialismo storico, il determinismo economico e la teoria dell’imperialismo.

A metà del XX secolo si sviluppano due correnti:

- la scuola di Francoforte, intenzionata a rimodellare il marxismo come critica al dominio e non solo al

capitalismo Adorno e Marcuse;

- il movimento ispirato a Luis Althusser, che abbandona le posizioni del marxismo ortodosso, per ridefinire

una nuova concezione del capitalismo.

Teoria materialista della storia = ciò che realmente muove la società sono le azioni concrete (opposizione

all’idealismo). Secondo Marx, la società deve essere studiata in relazione alla sua capacità di fornire

strumenti materiali, utilizzando il metodo dialettico hegeliano. Ogni società può essere compresa in base al

suo modo di produrre beni materiali necessari alla sopravvivenza. Fondamentali sono i mezzi di produzione

e i rapporti di produzione (tra proprietari dei mezzi e lavoratori).

4 fasi della storia:

- Comunismo primitivo, privo di classi;

- Metodo di produzione antico (nascita dei padroni e della schiavitù) es: impero romano;

- Metodo di produzione feudale;

- Metodo di produzione capitalista (lo sfruttamento è occultato dai rapporti lavorativi).

Marx sostiene che il capitalismo sia necessariamente legato allo sfruttamento, in quanto alcuni individui

traggono vantaggio dal lavoro di altri. Poco importa

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
9 pagine
22 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Crash_9009 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Bernardini Sandro.