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TEORIE INTERAZIONISTE

Si sviluppa tra gli anni cinquanta e sessanta negli USA. Secondo esse la devianza è considerata come fenomeno socialmente costruito. I sociologi si interrogano sul modo in cui i comportamenti vengono definiti devianti e sul perché certi gruppi e non altri sono etichettati come devianti.

Teoria dell'etichettamento:

Si basa sull'idea che per capire la devianza è necessario tener conto non solo della violazione, ma soprattutto della reazione sociale e dell'applicazione delle norme. Parte integrante per spiegare la devianza.

Il focus dell'analisi non è posto sull'atto deviante in se stesso, ma sulla reazione sociale che l'atto deviante suscita: la devianza è il processo di interazione tra devianti e non devianti. Chi compie un atto deviante viene stigmatizzato come tale e tutte le sue azioni, passate, presenti e future, vengono interpretate secondo tale stigma. I processi di etichettamento tendono a

Riprodurre la struttura di potere della società: i criteri e i contesti di definizione della devianza vengono stabiliti dai ricchi per i poveri, dagli uomini per le donne, dagli anziani per i giovani, dalle maggioranze etniche per i gruppi minoritari. Ma, dice Becker nel 1963, il comportamento di un individuo non è il fattore determinante nella sua trasformazione in deviante, lo sono anche l'abbigliamento, il modo di parlare o il paese di origine che esercitano una grande influenza sull'etichettamento di una persona. L'etichettamento condiziona non solo il modo in cui si è visti dagli altri, ma anche la concezione di sé. Importante è la distinzione introdotta da Edwin Lemert nel 1972 fra devianza primaria e secondaria.

1. Devianza primaria: quando la violazione di una norma, di una pratica, di una regola viene ignorata e/o non riconosciuta e la persona che l'ha infranta non si considera un deviante, è l'atto iniziale di trasgressione.

Se però la normalizzazione di quell'atto non si verifica, l'individuo viene etichettato come "delinquente". 2. Devianza secondaria: viene riconosciuta e resa pubblica e la persona che l'ha infranta è etichettata e trattata come deviante. L'individuo lo accetta e vede sé stesso come deviante, il comportamento si intensifica. Per contrastare la carriera criminale e prevenire la devianza secondaria è possibile intervenire in età infantile e giovanile agendo su fattori di rischio che inducono a commettere reati. La reazione sociale al comportamento deviante si esprime e accentua a due livelli: - Informale, si concretizza in processi di stigmatizzazione e marginalizzazione - Istituzionale, messo in atto dalle agenzie di controllo preposte all'applicazione delle norme e dalle istituzioni incaricate del trattamento dei devianti TEORIE DEL CONFLITTO: nuova criminologia 102 Negli anni '60 Taylor e gli altri esponenti in

Una prospettiva marxista afferma che la devianza è una scelta deliberata, spesso di natura politica. Gli individui scelgono come reazione alle disuguaglianze del sistema capitalistico. Queste scelte vengono utilizzate come strumenti dai detentori del potere per conservare le proprie posizioni di privilegio. La nuova criminologia mette in evidenza che la delinquenza è presente a tutti i livelli della società.

Il realismo di sinistra, negli anni ottanta, attinge alle idee della nuova criminologia con un approccio più pragmatico e concreto, ma prende le distanze dagli idealisti di sinistra perché ritengono la devianza una forma di ribellione e tengono in scarsa considerazione le statistiche sui reati, sostenendo che non sono affidabili ma vengono impiegate dai mass media per fomentare paure e usare come capri espiatori i giovani della classe operaia e i gruppi etnici minoritari.

Il nuovo realismo di sinistra riconosce invece che c'è stato realmente un aumento

del numero dei reati e che i motivi di preoccupazione sono fondati. Ci si deve impegnare maggiormente sui problemi concreti delle politiche di controllo e occorre interessarsi alle vittime e non solo agli autori. Le indagini mettono in evidenza come gli autori e le vittime si trovano maggiormente in aree urbane povere e degradate. Proposte realistiche: atteggiamento più sensibile verso la comunità; politiche di intervento attraverso funzionari di polizia locali responsabili verso i cittadini; coinvolgimento di essi sul controllo della zona. In questo modo la polizia riconquisterebbe la fiducia delle comunità.

TEORIA DEL CONTROLLO: Si interroga sulle motivazioni di chi non infrange la legge; si basa sull'idea che le persone generalmente si comportano in maniera conforme, razionale e strumentale alle norme perché esistono dei meccanismi di controllo sociale che interdicono l'azione deviante: se un atto deviante porta a vantaggi concreti, con l'occasione

La maggior parte di noi locommetterebbe. Possono essere:
  • esterni, sorveglianza esercitata dagli altri
  • interni diretti, imbarazzo, vergogna che prova chi trasgredisce
  • interni indiretti, legame a figure autorevoli di riferimento
Secondo Travis Hirschi nel 1969 esistono tipi di vincoli che legano gli individui alla società e promuovono il comportamento rispettoso della legge:
  • attaccamento alla famiglia, si gruppi e alle istituzioni
  • conformità agli stili di vita convenzionali
  • coinvolgimento in attività socialmente approvate come lo studio, il lavoro, il volontariato, lo sport
  • osservanza e riconoscimento della legge e dell'autorità
Ma se questi vincoli sono deboli, di solito causano una socializzazione inadeguata e facilitano la devianza e la criminalità. Parsons nel 1937 aveva già sostenuto che gli individui si conformano spontaneamente, grazie alla socializzazione. Per Tyler nel 2006 l'individuo valuta le leggi sulla base della

La propria morale personale, rispettando quelle che vi si accordano, ma non quelle che la contraddicono; quindi le persone ubbidiscono alle leggi in base a norme interiorizzate di equità e giustizia, non per paura della punizione.

Realismo di destra

Negli anni ottanta si diffonde una prospettiva teorica che si proponeva di porre freno alla criminalità rafforzando i controlli di polizia e invocando pene più severe. Margaret Thatcher nel Regno Unito e Ronald Reagan negli Stati Uniti si ispiravano a questa teoria ritenendo che la delinquenza sia provocata dall'assistenzialismo e dall'educazione permissiva, dalla disgregazione della famiglia e delle comunità e alla più generale erosione dei valori tradizionali. La devianza è una questione individuale che riguarda chi, per carenza di autocontrollo e di moralità, sceglie di adottare comportamenti delinquenziali. Ciò provocò un'enorme crescita della popolazione carceraria.

che però non risulta un indicatore attendibile del successo delle politiche anticrimine. Secondo i teorici la crescita dei reati deriva dall'aumento delle occasioni e dei possibili bersagli delle attività criminose, che la diffusione del benessere e l'avvento del consumismo hanno moltiplicato. A partire dagli anni ottanta questa teoria ha ispirato politiche basate non sulla repressione dei delinquenti, ma sulla prevenzione dei reati. Cresce così la sorveglianza e la protezione di possibili obiettivi dell'attività criminosa, che ha indotto alcuni ad affermare che stiamo vivendo in una "società blindata". Effetto collaterale: i quartieri poveri rischiano di assistere a un aumento della criminalità via via che quelli ricchi accrescono le proprie difese. Negli anni Novanta, da un lato scendeva il numero di reati, ma dall'altro saliva quello dei poliziotti denunciati per abusi, in prevalenza di.

giovani di colore, corrispondenti al "profilo del potenziale delinquente".

La criminologia ambientale è connessa con la teoria della finestra rotta, cioè una semplice finestra rotta e non riparata segnala che nessuno se ne cura e può innescare una spirale di reati e di degrado.

TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE

I sostenitori di questa teoria considerano i reati come risultato non di influenze esterne, ma di un'azione intenzionale adottata attivamente dagli individui. I soggetti sono esseri razionali che scelgono intenzionalmente di violare le norme e perseguire i propri interessi. Colui che trasgredisce la legge va incontro a vari tipi di costo:

  • esterni pubblici, dati dalle sanzioni legali inflitte dallo stato e dalle conseguenze negative che queste hanno sulla reputazione sociale
  • esterni privati, i cosiddetti "costi di attaccamento", che derivano dalle sanzioni informali degli "altri significativi", dalle loro critiche, dalla loro

condanna● interni, che nascono dalla coscienza (dalle norme interiorizzate), che fa provare al trasgressore sensi di colpi e di vergogna

Modelli di criminalità

Nei paesi sviluppati, sulla base delle denunce alla polizia, sono cresciuti rapidamente i tassi di criminalità nel corso del XX secolo, prima che la tendenza si invertisse negli anni novanta.

Però, le statistiche sulla criminalità sono forse le meno affidabili e le più controverse nelle scienze sociali. Motivi:

  • la maggior parte dei reati non viene denunciata alla polizia perché molto spesso la vittima crede sia di scarso rilievo o teme di non essere creduta
  • molti dei crimini denunciati non vengono registrati per mancanza di informazioni.

I reati riportati dalle statistiche sono generalmente considerati solo la punta dell'iceberg di quelli effettivamente avvenuti.

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Misurare la criminalità è un'esigenza per la descrizione e l'analisi della questione

criminalità dal punto di vista sociologico (quanti sono i crimini commessi in un certo contesto e in un dato luogo, chi e quanti sono gli autori di reati e le vittime, in quali circostanze, ...) Tre livelli di analisi: 1. criminalità reale: insieme di reati commessi in un certo contesto e periodo, indipendentemente dal fatto che essi siano o meno oggetto di denuncia, di indagine da parte delle forze dell'ordine o di condotta giudiziaria. Criminalità reale = ufficiale + nascosta 2. criminalità ufficiale: insieme di tutte le condotte criminali registrate dalle forze dell'ordine, dalla magistratura e dal sistema penitenziario. Ingloba anche una fetta di reati che non sono tali, si tratta di numeri "socialmente costruiti" (primo problema), ad esempio il furto di un portafoglio che è stato solo smarrito. 3. criminalità nascosta: insieme di reati commessi in un certo contesto e periodo, ma non registrati e quindi non conosciuti dalle agenzie di sicurezza.controllo sociale. è misurata attraverso il
Dettagli
A.A. 2022-2023
124 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giadaficelo347 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Meo Antonella.