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VITA AFFETTIVA DEL GRUPPO

Socialità sincretica

Bion contrappone la "mentalità gruppo di lavoro" alla "mentalità primitiva. La mentalità

di gruppo di lavoro è intesa come un livello di funzionamento mentale che implica contatto

con la realtà, tolleranza per le frustrazioni e controllo delle emozioni. Può essere rafforzata

con un adeguato addestramento, anche considerando che ciò che tiene uniti i membri del

gruppo proprio la volontà di cooperare in vista del raggiungimento di un obiettivo comune.

La mentalità primitiva, invece, corrisponde a funzionamenti automatici ed inconsapevoli

che si oppongono al gruppo di lavoro e che portano alla perdita dell'individualità.

Secondo Bion, a queste 2 mentalità corrispondono 2 tipologie di leader: il leader del

gruppo di lavoro ed il leader del gruppo in assunto di base. Il primo è operativo ed è un

leader del pensiero che favorisce il raggiungimento dell'obiettivo, ma presta anche

attenzione alle persone. le funzioni positive e razionali del gruppo sono coordinate e

promosse dal leader del gruppo di lavoro, che solitamente è il terapista. Il leader del gruppo

in assunto di base, invece, incarna ed esprime le spinte regressive, incontrollabili e negative.

Secondo Neri la ripartizione proposta da Bion è troppo rigida perché esistono degli

elementi non appartenenti al gruppo di lavoro che, tuttavia, non sono neanche regressivi. Per

spiegare questi aspetti è possibile utilizzare il concetto di socialità sincretica di Bleger, che

valorizza nel gruppo i vissuti sensoriali, propriocettivi e cenestetici (come condividere i

ritmi fisiologici, comune percezione dello spazio, regolazione del tono d'umore) che sono

elementi fondamentali dell'esperienza di appartenenza.

Secondo Bleger il livello sincretico (non verbale) e il livello evoluto della relazione non

possono essere separati, ma sono fortemente interdipendenti. La socialità sincretica è la base

per lo sviluppo della socialità evoluta perché mantiene in vita gli aspetti dell'identità che non

cambiano.

Un attacco ad uno o ad alcuni elementi che mantengono la socialità sincretica, spesso, ha

come conseguenza l'emergere di conflitti tra sottogruppi che si creano non tanto per la

presenza di opinioni diverse, ma perché vi è un'identità ferita nella socialità sincretica. Ogni

sottogruppo attribuisce questa ferita all'altro sottogruppo e la gestire attivando una lotta

intestina.

Il Genius Loci è la persona che nel gruppo svolge, a livello istintivo ed inconscio,

diverse funzioni che hanno come risultato il regolare la socialità sincretica e l'elaborare la

connessione tra vita affettiva e vita razionale del gruppo.

Stimolando la partecipazione alle vicende del gruppo, il Geniu Loci consente il

mantenimento dell'identità e dell'armonia e assicura la continuità.

Il Genius Loci ha anche la capacità di riconoscere la qualità dell'atmosfera condivisa nel

gruppo e svolge anche la funzione di domesticazione di oggetti e luoghi.

Identità del gruppo

Il Genius Loci fallisce quando vi è un eccessivo irrigidimento del confine del gruppo. Il

tal caso, il confine non è più una membrana, ma una barriera.

Il Genius Loci svolge anche la funzione di domesticazione di oggetti e luoghi. Il termine

domesticazione è stato usato da De Martino per indicare un processo attraverso il quale gli

oggetti che ci circondano diventano per noi familiari e sicuri.

Il Genius loci e il terapeuta del gruppo

Solitamente la figura del Genius Loci e quella del leader del gruppo di lavoro non

coincidono in quanto il primo è un riferimento affettivo mentre il secondo ha la funzione di

indirizzare il gruppo verso lo svolgimento del compito. i Genius Loci solitamente non è il

terapeuta, anche perché deve essere una figura vissuta come abbastanza paritaria.

In rari casi il Genius Loci si contrappone al terapeuta: si tratta di situazioni nelle quali il

terapeuta viene percepito come un'autorità insensibile ed ingiusta. Nella maggior parte dei

casi, però, il Genius Loci lavora spalla a spalla con il terapeuta. Uno dei campi in cui si

realizza questa collaborazione è lo sviluppo del pensiero di gruppo, nel quale il Geniu Loci

svolge la funzione di portavoce. Secondo Pichon-Riviere, il portavoce è la persona che, in

un determinato momento, riesce ad avere un'intuizione riguardo alle fantasie, ansie, bisogni

che pervadono il gruppo. Solitamente quando il portavoce interviene pensa che sta

esprimendo qualcosa che riguarda solo se stesso, ma in realtà mette in luce qualcosa che è

significativo per tutto il gruppo, anche se lui non ne è consapevole.

In alcuni casi gli interventi del Genius Loci/portavoce possono sfuggire all'attenzione

degli altri perché apparentemente possono sembrare estranei alla situazione del gruppo. In

tal caso il terapeuta deve saper individuate e cogliere il "segno" che è stato lanciato ed

utilizzarlo, senza portare eccessivamente l'attenzione sulla figura della persona che ha svolto

il ruolo di Genius Loci perché l'investitura potrebbe ostacolare lo svolgimento della

funzione. L'attività del Genius Loci non deve essere interpretata, ma capita e seguita.

Anche se spesso il Genius Loci svolge il ruolo di portavoce, a livello più generale

esistono alcune differenze tra queste 2 figure. Ad esempio il ruolo di portavoce può essere

assunto da una persona anche solo per una seduta, mentre in Genius Loci assume questa

funzione con maggiore continuità e durata.

La collaborazione tra terapeuta e Genius Loci:

consente l'attivazione del pensiero di gruppo

 favorisce il riconoscimento della qualità dell'atmosfera condivisa

 permette ai partecipanti disintonizzarsi con il nucleo di fantasie attive in

seduta. Quest'ultimo aspetto è simile al concetto di localizzazione di Foulkes, che

corrisponde al compito del conduttore di percepire il significato, ma anche di

inserirlo nell'assetto dinamico appropriato. Ciò presuppone la consapevolezza

della configurazione dei vari fenomeni. Tuttavia, Foulkes attribuisce queste

funzioni soltanto al terapeuta.

IL CAMPO

Campo

Il "campo" è un concetto che può assumere vari significati diversi e che è stato

considerato da vari autori sottoprospettive diverse.

Baranger parla di campo bi-personale per indicare che l'analista è co-protagonista della

vicenda psicoanalitica e che, con il paziente, forma una coppia legata e complementare che

partecipa allo stesso processo dinamico.

La diade paziente-terapeuta genera anche un campo che essa stessa produce (il campo bi-

personale) che non è semplicemente la somma di 2 situazioni psichiche interne perché si

crea nell'interazione tra individui. Il campo bi-personale, anzi, è qualcosa che differisce

radicalmente da quello che ognuno dei 2 è separatamente dall'altro.

Secondo Baranger esistono 3 livello di strutturazione del campo: il setting, la transazione

verbale che si svolge in seduta, la fantasia inconscia bi-personale (assimilabile alla mentalità

primitiva).

Questa nozione di campo bi-personale è stata elaborata in relazione alla situazione

psicoanalitica duale, ma può essere estesa alla situazione gruppale. In questo caso si parlerà

di campo multi-personale.

Un altro modo di intendere il campo è quello di Di Trapani che lo concepisce come un

pool trans-personale che è al di là delle persone e che non corrisponde alla loro relazione,

ma condiziona sia le persone che la relazione.

Correale aggiunge qualcosa a questa definizione, affermando che il campo deve essere

inteso come una situazione fluida in continuo movimento alla quale gli individui

contribuiscono, ma che, al tempo stesso, li condizione. Correale distingue anche un campo

attuale ed un campo storico. Il campo attuale è la risultante dell'insieme di pensieri,

immagini, fantasie, rappresentazioni, affetti, impulsi, emozioni e sensazioni presenti ed

attive nel gruppo in uno specifico momento. Il campo del gruppo, però, è anche il risultato

dell'apporto del campo storico, cioè del deposito di relazioni affettive, vicende ideative,

rappresentative ed emozionali. Costituisce una memoria del gruppo che si attualizza

continuamente e che condiziona il campo attuale. Questo elemento arricchisce ma al tempo

stesso appesantisce la vicenda dl gruppo.

Perrotti non parla esplicitamente di campo, ma fa una serie di riferimenti che possono

essere ricondotti ad esso. Egli suggerisce che il gruppo potrebbe esser un luogo in cui si

depositano sentimenti, emozioni, affetti, ma anche parti di sé che i membri del gruppo

vogliono allontanare.

Anche Bleger non usa direttamente il concetto di campo, ma quello di setting. In

particolare ritiene che gli aspetti psicotici della personalità si realizzano nelle dimensioni del

setting (la stanza, l'orario, l'atteggiamento dell'analista) che sono maggiormente stabili nel

tempo. Bleger afferma: "mi è sempre sembrato sorprendete e appassionante notare come il

paziente può sconvolgersi e diventare violento, per esempio per una differenza di pochi

minuti nell'iniziare o terminare una seduta". Secondo l'autore i pazienti possono depositare

nel setting anche alcuni aspetti vitali ed essenziali

Il campo può essere concepito anche come uno stato mentale, inteso non come un'idea,

ma un sistema complesso di fantasie, emozioni ed idee legate tra loro. Tra gli autori che

concepiscono il campo come stato mentale troviamo Bion, che lo analizza prevalentemente

in relazione ai pazienti borderline e lo considera neutro dal punto di vista emozionale. In

questa prospettiva la funzione del campo è mantenere la possibilità di relazione e di

pensiero del paziente.

Secondo Neri, il campo come stato mentale è un sostegno di base non necessariamente

neutro perché in alcuni casi può essere fortemente connotato dal punto di vista emotivo.

Il campo come stato mentale coinvolge tutti i membri di un certo gruppo ed esiste al di là

delle limitazioni spaziali e temporali.

Il campo può essere considerato anche come un sistema di sincronicità e di

interdipendenza. L'ottica della sincronicità considera i sentimenti, le idee, i fatti del gruppo

come compresenti, sia nel caso in cui appartengono al momento attuale, sia nel caso in cui

appartengono al passato, sia nel caso in cui sono timori o aspettative rivolte al futuro. Vi è,

quindi, una forte compressione della prospettiva temporale perché il tempo si condensa nel

qui ed ora. Il concetto di sincronicit&

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
22 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sararossi4 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Dinamica di gruppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ortu Francesca.