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ANCORA SUI DUE NUCLEI

Prima di passare al prossimo capitolo, che sarà centrato sulla finalità del pensiero di gruppo, desidero riprendere il discorso su:
a) i temi manifesti delle fantasie pre-consce (primo livello);
b) le fantasie ancora in evoluzione (secondo livello). Nella sequenza clinica riportata, il tema manifesto iniziale è rappresentato dall'andamento della gravidanza di Loredana e dalle cure necessarie alla crescita del cucciolo virtuale di Fabiana. Le fantasie pre-consce, strettamente legate al tema manifesto, sono relative a ciò che è contenuto dentro il gruppo e ai sentimenti di ognuno dei membri. Il nucleo profondo (secondo livello) è costituito da una nuvola di creatività/distruttività, ordine/caos. Nel corso delle sedute di cui ho presentato il resoconto questi due piani spesso si intersecano. In alcuni momenti i temi manifesti e le fantasie profonde in evoluzione sono molto vicini; in altri i due piani si distanziano notevolmente.

CAPITOLO 13: FINALITÀ DEL PENSIERO DI GRUPPO

Il pensiero di gruppo ha una sua propria finalità? Nel corso delle sedute si attua un processo di problem solving? Io credo che sia possibile rispondere affermativamente, anche se le modalità attraverso cui il gruppo cerca una soluzione ai problemi che di volta in volta si presentano sono assai diverse dalle procedure che caratterizzano un processo decisionale “razionale” e organizzato.

IL “CONSIGLIO DEL VILLAGGIO”: DECISIONI NON FORMALIZZATE

Il resoconto di una riunione di un consiglio del villaggio può fornire un’efficiente illustrazione della particolare modalità attraverso cui si sviluppa il pensiero di gruppo. Come nel consiglio del villaggio, a volte il piccolo gruppo psicoterapeutico arriva a conclusioni che sono accettate da tutti o dalla maggioranza dei partecipanti, senza passare attraverso una ratifica formale, come avviene nelle “assemblee organizzate” delle società moderne.

INDIVIDUO E PENSIERO DEL GRUPPO Il pensiero dell'individuo e il pensiero del gruppo sono due dimensioni fondamentali che si intersecano e si influenzano reciprocamente. Nel contesto di un gruppo, infatti, ogni individuo porta con sé le proprie esperienze, emozioni, pensieri e modi di pensare, ma allo stesso tempo è influenzato dagli altri membri del gruppo e dalle dinamiche che si creano all'interno. Nelle "assemblee organizzate", ad esempio, le decisioni vengono prese attraverso un processo di voto. Le questioni da discutere sono esplicitate nell'ordine del giorno, in modo che tutti i partecipanti siano informati e possano contribuire alla discussione e alla decisione finale. Nel consiglio del villaggio, invece, le questioni da affrontare non vengono esplicitate perché tutti i membri della comunità ne sono già a conoscenza. In questo caso, il pensiero del gruppo si basa su una conoscenza condivisa e su una comprensione comune delle questioni da affrontare. Anche nel contesto di un gruppo terapeutico, le questioni da discutere non sono esplicitate in anticipo, ma emergono nel corso delle sedute. Spesso, un membro del gruppo propone uno spunto o una situazione da condividere, e da lì si sviluppa la discussione e l'approfondimento delle tematiche affrontate. È importante sottolineare che nel gruppo terapeutico l'analista non è un "osservatore bianco", ma fa parte attiva del gruppo. L'analista contribuisce a far emergere e a comprendere le dinamiche emotive e fantasmi che si creano all'interno del gruppo, aiutando i membri a prendere consapevolezza del proprio funzionamento come gruppo e delle implicazioni emotive e fantasmi che sono in gioco. In conclusione, il pensiero dell'individuo e il pensiero del gruppo sono due dimensioni che si influenzano reciprocamente all'interno di un gruppo. La comprensione di queste dinamiche è fondamentale per favorire un processo di crescita e di cambiamento individuale e collettivo.GRUPPO Proporrò ora un'altra immagine che mi condurrà a considerare la finalità del pensiero di gruppo e il rapporto tra pensiero dell'individuo e pensiero del gruppo: il gioco della pallanuoto. Perché l'analogia possa risultare valida, sono necessarie alcune precisazioni. L'immagine del gioco suggerisce un'idea del lavoro del gruppo come impegno direzionato verso uno scopo: fare goal, vincere la partita. Nella psicoterapia di gruppo, invece, per lunghi periodi non vi è una chiara visione degli obiettivi. Inoltre, mentre nella pallanuoto tutti i giocatori lavorano per la squadra, nella psicoterapia i partecipanti, pur impegnandosi per il gruppo, perseguono contemporaneamente anche scopi personali: affrontare e risolvere le loro ansie e i loro problemi. Nonostante queste differenze, l'immagine della pallanuoto mette in evidenza il punto principale: nel gruppo di psicoterapia, come in una partita di pallanuoto, il gioco di squadra.è altrettanto importante dell'azione dei singoli giocatori; quando le condizioni sono favorevoli, non vi è contrasto tra gruppo e individui, anzi vi sono complementarietà e reciproco vantaggio.

DAL CAOS AL PROCESSO CREATIVO

Tornerò ora all'illustrazione clinica riportata nel capitolo precedente. Il gruppo, partendo dalla morte di Tamagotchi, arriva a formulare un pensiero: "Dare forma a una congerie, a un embrione". Questo pensiero, che ha preso forma attraverso percorsi discontinui, illumina retrospettivamente ciò che è accaduto.

Una gravidanza è sempre accompagnata da sentimenti ambivalenti da parte della donna che rimane incinta. L'embrione modifica il suo corpo. La sua vita non sarà mai più quella di prima. Loredana, rimanendo incinta, ha già superato in grande misura la sua ambivalenza. Per mandare avanti la gravidanza, il progetto creativo, è necessario affrontare l'ambivalenza residua.

L'ambivalenza,

nella sua radice, è compresenza di distruttività e creatività. La distruttività si accompagna a ogni impresa creativa. Il gruppo, nel suo insieme, si assume il compito di gestire le spinte distruttive. Con il passare del tempo diventa chiaro che la distruttività non può essere continuamente repressa, ma deve essere affrontata. Fabiana prende in mano la situazione: introducendo il piccolo Tamagotchi e provocando poi la sua morte, da un aiuto particolarmente grande a Loredana e al gruppo. Poi, dando corso la spinta distruttiva, uccide Tamagotchi. I riti del lutto possono avviarsi. La vita va avanti. CAPITOLO 14 FUNZIONE TERAPEUTICA DEL PENSIERO DI GRUPPO

Un primo aspetto della funzione terapeutica del pensiero di gruppo è la capacità di metabolizzare l'ansia e l'angoscia che l'individuo può non essere in grado di elaborare. In altri termini, il gruppo ha la capacità di disintossicare la

mente dell'individuo da eccessive tensioni che vi sipossono essere accumulate e che la occupano. Per esprimere in modo diverso questa idea, si può dire che il pensiero di gruppo ha una funzione analoga a quella della funzione alfa dell'individuo.

La funzione terapeutica del pensiero di gruppo si manifesta, prima di tutto, come capacità di elaborare l'angoscia. Ognuno di noi si è trovato a volte, la sera, molto stanco e abbattuto, con la testa incapace di pensare. Se l'ambiente è accogliente, se c'è una situazione di gruppo conviviale, questo contribuisce a farci sentire meglio, anche se magari l'attività che si svolge nella riunione del gruppo è intensa e di per sé faticosa. A questa funzione metabolica del pensiero di gruppo si riferisce Francesco Corrao, che la definisce funzione gamma (funzione gruppo). La funzione gamma è analoga alla funzione alfa. L'intitolazione alla lettera greca

gamma corrisponde all'idea che chi attiva questa funzione non è un individuo ma un gruppo. La funzione gamma, in definitiva, è la capacità del pensiero di gruppo di "metabolizzare" elementi sensoriali, tensioni e frammenti di emozioni che sono presenti nel campo. UN PENSIERO CHE OPERA FUORI DELL'INDIVIDUO L'ipotesi, avanzata da Corrao, che il pensiero di gruppo possieda una capacità metabolica ben si collega con alcune ipotesi avanzate da Searles. Quest'ultimo si è occupato fondamentalmente di due temi: il trattamento di pazienti molto gravi e il problema del rapporto tra individuo e l'ambiente, inteso come ambiente umano e non umano. Searles ha affermato che la terapia per i pazienti gravi richiede che determinate funzioni mentali vengano inizialmente attivate fuori dall'individuo (nell'equipe) e che solo successivamente l'individuo se ne possa appropriare. È questo il punto che vorrei porre in.collegamento con la capacità metabolica del pensiero di gruppo. Il "paziente grave" che riesce a utilizzare l'equipe per attivare processi mentali in cui è carente probabilmente vive sé stesso come tutt'uno con l'équipe. La fantasia di fusione con l'équipe gli permette di fruire dell'attività di elaborazione di quest'ultima, senza sentire di avere anche fare con un oggetto altro, con qualcosa di diverso da sé. L'équipe è infatti una parte della sua mente. Ritengo che il processo descritto da Searle si verifichi non soltanto dell'équipe ospedaliere, ma anche nei gruppi a finalità analitica e che ne fruiscano tutti i pazienti che prendono parte a un'analisi di gruppo. UNO SPAZIO PER IL PENSIERO Un altro aspetto del rapporto terapeutico che si stabilisce tra individui e gruppo corrisponde alla possibilità che il pensiero di gruppo offra una sorta di.

Il supporto spaziale ai pensieri dell'individuo. In altri termini, mi riferisco alla possibilità che l'individuo possa utilizzare la struttura poliedrica del gruppo con un "spazio particolare" che si offre ai suoi pensieri. In questo caso, non vi è la necessità di una fantasia di fusione con il gruppo, ma il pensiero dell'individuo cammina di pari passo con il pensiero di gruppo.

In psicoanalisi si è parlato a volte di "madre sensibile". Questa "sensibilità" è propria anche del gruppo analitico, nel senso che ogni minima parola viene accolta. Certe volte, paradossalmente, i membri del gruppo possono sembrare distanti e disinteressati nei riguardi di un singolo che sta intervenendo e dei problemi che propone. Ma non è insensibilità, magari potrà essere piuttosto un modo per prendere distanza da alcuni argomenti, difficili e scottanti da affrontare in gruppo, per avere il tempo di

finalità analitica, possa svilupparsi in modo efficace? La prima e fondamentale condizione è la presenza stessa del gruppo. Senza la presenza fisica e mentale dei partecipanti, il pensiero di gruppo non può esistere. È necessario che tutti i membri siano presenti e partecipino attivamente alle discussioni. COMUNICAZIONE EFFICACE Un'altra condizione importante è la comunicazione efficace all'interno del gruppo. È fondamentale che i membri siano in grado di esprimere le proprie idee in modo chiaro e comprensibile, e che siano in grado di ascoltare e comprendere le idee degli altri. La comunicazione deve essere aperta e rispettosa, senza giudizi o pregiudizi. CONDIVISIONE DELLE INFORMAZIONI Per sviluppare il pensiero di gruppo, è necessario che tutti i membri condividano le informazioni e le conoscenze che possiedono. Ogni membro del gruppo ha una prospettiva unica e delle esperienze personali che possono arricchire la discussione. È importante che tutti si sentano liberi di condividere le proprie idee e di contribuire attivamente alla discussione. RISPETTO E TOLLERANZA Infine, è fondamentale che tutti i membri del gruppo si rispettino reciprocamente e siano tolleranti verso le diverse opinioni e punti di vista. È normale che ci siano divergenze di opinione all'interno di un gruppo, ma è importante che queste divergenze siano affrontate in modo costruttivo e rispettoso. Il confronto e la discussione possono portare a una maggiore comprensione e a soluzioni innovative. In conclusione, affinché il pensiero di gruppo possa svilupparsi in modo efficace, è necessario che ci sia la presenza del gruppo, una comunicazione efficace, la condivisione delle informazioni e il rispetto reciproco. Solo in questo modo il gruppo potrà raggiungere risultati significativi e prendere decisioni informate.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
51 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher davidepirrone di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicodinamica dei gruppi e delle Istituzioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Marogna Cristina.