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III. L’età arcaica

Negli anni 594-593 a.C. ad Atene emerse la figura di Solone che agì da pacificatore e mediatore delle

tensioni civili (soprattutto tra grandi proprietari terrieri e quanti lavoravano la terra per loro), operando

attraverso leggi e disposizioni varie, sancì, con una riforma monetaria, la riduzione dei debiti e l’abolizione

della schiavitù contratta per debiti, e dette notevole impulso all’esportazione dei prodotti artigianali. Dopo di

lui si riaccesero inevitabilmente le lotte e sulla scena politica comparve un nuovo protagonista, Pisistrato.

Egli si impose come tiranno nel 534 a.C., ma apportò numerose modifiche positive: incrementò lo sviluppo

dell’agricoltura sotto forma di piccola proprietà terriera, fece allestire un’ingente flotta navale, dette vigore alle

attività artigianali e portò a termine diversi progetti urbanistici. In politica estera, bloccata la strada dei

commerci verso l’Occidente dal controllo esercitato da Corinto, Taranto e Siracusa, egli consolidò la

presenza del mercato ateniese nel Golfo di Saronico, nell’Egeo settentrionale, in Tracia. Pisistrato morì nel

528 succedendogli il figlio Ippia, con quest’ultimo si assisterà ad un inasprirsi delle forme di potere, causa

per cui si scatenerà la crisi del 514 a.C. e la sua stessa cacciata dalla scena politica. L’alcmeonide Clistene

sale, successivamente al comando mutando l’ordinamento costituzionale di Atene, che cesserà di reggersi

su forme aristocratiche di matrice oligarchica. Partendo da una nuova articolazione sociale su base

territoriale, nasce l’assemblea dei 500 (Boulè), i cui membri sono sorteggiati a rotazione in 50 per ogni tribù

territoriale; per combattere il pericolo di una nuova tirannide viene instaurata la procedura dell’ostracismo

(consisteva in una votazione in cui il nome dell'individuo da condannare doveva essere scritto su dei cocci di

terracotta detti appunto ‘ostraka’), per allontanare dalla città coloro che mostrino ambizioni personali

nell’esercizio del potere. Nasce così la democrazia ateniese. Nel corso del VI sec. a.C. si assiste anche al

definirsi del ruolo egemonico di Sparta nel Peloponneso (si costituirà la Lega peloponnesiaca), fino alla metà

del VI sec. a.C., nel campo commerciale e in quello delle esportazioni, consistente soprattutto in ceramiche

figurate e bronzi, distribuite in tutto l’Occidente, grazie anche all’appoggio della propria colonia di Taranto e

sulle coste della Cirenaica (coppa laconica da Vulci fig. 3.2 pg 79). Anche Corinto (dopo la caduta della

tirannide dei Cipselidi nel 585 a.C.) domina i mercati della Grecia settentrionale lungo le coste dell’Epiro e,

grazie alla collaborazione con la colonia di Siracusa. Il tramonto delle fortune delle ceramiche figurate

corinzie intorno alla metà del VI sec. sarà causata dalla concorrenza dei vasi attici. L’autonomia, la ricchezza

e l’intraprendenza commerciale delle città greco-orientali, subirono un duro colpo con la caduta di Creso (re

della Lidia, ‘alleato-amico’ della Grecia), nel 546 a.C. ad opera di Ciro, re dei Persiani. Nel 499 a.C. avvenne

la prima rivolta delle città ioniche contro la Persia, nel 494 seguì lo scontro navale di Lade, vinto dai Persiani,

ma nel 490 a.C. (prima guerra persiana) a Maratona avranno la meglio gli Ateniesi (così come accadrà nelle

famose battaglie di Salamina e Platea, durante la seconda guerra persiana, 480-479 a.C.; da ricordare, in

questi anni, gli epici scontri delle Termopili, dove si consumerà il sacrificio dei ‘300’ Spartani di Leonida).

La ‘colmata’ persiana -> cioè lo scarico di una parte delle macerie che gli Ateniesi trovano sull’Acropoli al

loro ritorno, dopo le violente distruzioni perpetuate dai Persiani nel 480 e 479 a.C.. La colmata è quindi un

deposito sigillato che riceve un prezioso termine ante quem dagli avvenimenti che portano alla sua

formazione, le statue e i frammenti architettonici ivi rinvenuti sono tutti anteriori al 480-479 a.C., essi

testimoniano la qualità delle offerte del grande santuario nell’ultima fase dell’età arcaica.

Definizione degli ordini architettonici

E’nel corso del sec. VI a.C. che il tempio greco trova la sua espressione armonica e matura. L’edificio

periptero, che risponde anche a specifiche esigenze pratiche (riparo dalla pioggia), cultuali e rituali

(esposizione di ex voto e svolgimento di processioni), si impone definitivamente. Il solido chiuso del naòs e il

recinto aperto della peristasi andranno poco a poco collegandosi in una perfetta connessione di disposizioni

assiali fino alla definizione di un canone proporzionale di lunghezza, larghezza e altezza dell’edificio.

L’ordine dorico: sono a Corfù e Siracusa, le più antiche colonie doriche in Occidente, entrambe fondazioni di

Corinto, a essere capaci per prime ad elevare templi interamente di pietra. L’Apollonion di Siracusa è un

tempio periptero con uno dei più antichi colonnati dorici in pietra (fig. 3.4 pg 82), ha un doppio colonnato in

facciata (caratteristica che si riproporrà spesso nell’architettura dorica magnogreca) e un pronao distilo in

antis. Lo spazio interno del naòs ha un duplice colonnato, inoltre, un’adyton chiude la cella al posto

dell’opistodomo (spazio dietro la cella). Per ovviare all’impressione di un’opprimente gravità, le colonne sono

movimentate da scanalature, che si assottigliano verso l’alto (non vi è ancora l’inserimento dell’entasi ->

rigonfiamento della colonna all’altezza di un terzo del fusto tendente a evitare la visione concava della

colonna da lontano). Il capitello si compone di un abaco quadrangolare, su cui poggia l’architrave, e di un

echino a sezione circolare che segna il raccordo con la parte sommitale della colonna. L’architetto qui

rinuncia al fregio dorico che prevede l’alternanza di triglifi e metope, questa è una delle numerose

trasandatezze che rivelano una scarsa dimestichezza degli architetti siracusani con il nuovo materiale, la

pietra, e con le regole della sua articolazione formale. Queste sono al contrario assecondate con maggiore

maturità nel più antico periptero in pietra, l’Artemision di Corcira (corfù) (databile al 580 a.C., fig. 3.6 pg84).

Tempio periptero più antico, peristilio molto largo per svolgere feste (come nell’Heraion di Olimpia), colonne

movimentate da scanalature, composizioni plastiche nei frontoni quello meglio conservato è il frontone

occidentale, fig. 3.7 pg 85. il centro del frontone occupato da una gorgone di tipo arcaico con a lato i figli

Pegaso e Crisaore, oltre a due pantere araldiche di tradizione corinzia, fig. 3.8). Nello spazio discendente del

triangolo trovano posto narrazioni mitiche quali l’uccisione di Priamo, la lotta di Zeus con un gigante o un

tiranno ecc…(fig. 3.8). decorazione frontonale che occupa tutto il timpano superando le difficoltà della forma

triangolare. Risale alla metà del VI sec. a.C. il tempio di Apollo a Corinto (fig. 3.11 pg87), le cui colonne

sono fissate su un crepidoma (la piattaforma a gradini rialzata in pietra sulla quale veniva costruito il tempio)

di 4 gradini che conferiva slancio alla struttura. Ha una pianta periptera esastila, all’interno vi sono 2 celle

contrapposte (forse duplice culto) con pronao distili in antis. Le colonne non presentano ancora l’entasi ma

troviamo una prima applicazione delle correzioni ottiche nella curvatura dello stilobate, il cui piano, è

interessato da un rigonfiamento di qualche centimetro. Con questi edifici l’ordine dorico può dirsi codificato.

Dipteri ionici: architetto importante della cultura Ionica fu Rhoikos, che insieme a Theodoros, progettò a

Samo intorno al 570 a.C. il primo grande tempio diptero della Ionia (fig. 3.12 pg88), ovvero l’Heraion di

Samo. Un edificio enorme orientato a est, sovrapposto agli hekatompeda dell’VIII e VII sec. a.C., doppia

peristasi di colonne si erge a protezione di una cella, strettamente legata all’idea generatrice dell’architettura

templare ionica, tanto che la statua di culto continua a essere posta in un monoptero appositamente

costruito al centro dell’edificio. Vi è un profondissimo pronao che da enfasi all’ingresso. Sulla colonna, a

differenza della colonna dorica, qui vi è una base articolata. ebbe problemi statici e poco dopo fu necessaria

una ricostruzione. L’Artemision di Efeso (fig. 3.13, fig. 3.14 pg 89-90) problemi statici superati. Presenta un

triplice colonnato in facciata, scansione di pronao e cella (fig. 3.15 pg91) nel timpano presenti delle finestre

che insieme alle immagini divine doveva alleggerire il peso dell’architrave. La trabeazione presenta un fregio

continuo, raffigurante cortei di carri; i capitelli (fig. 3.16) sono formati da un toro con fascia a ovuli e palmette

laterali sul quale poggia il cuscino a volute con rosetta a 8 petali. L’ordine ionico trova qui il suo punto di

espressione più alto in età arcaica. Altro esempio di tempio di ordine ionico, a Mileto il diptero del Didymaion,

fig. 3.17, 3.18, 3.20 pg91-92 (naos scandito da pilastri. Tra recinto e pronao eretta una porta delle

apparizioni per la comunicazione degli oracoli, ricca di sculture e decorazioni). A Samo,verso il 530 a.C.,

Policrate (tiranno dell’isola) promuove la ricostruzione del monumentale diptero di Rhoikos, che si trovava

già parzialmente in rovina. Il nuovo Heraion di Samo (fig. 3.21 pg 93) adotta le soluzioni dei precedenti

dipteri di Samo ed Efeso, con l’inserimento però di un terzo colonnato su entrambi i lati brevi. Un tentativo di

penetrazione in area microasiatica dell’ordine dorico è, invece, attestato ad Assos nell’Eolide, intorno alla

metà del VI a.C., si tratta di un tempio dorico dedicato ad Atena (fig. 3.22), cui però si conferisce una

singolare impronta ionica con l’introduzione di un fregio continuo scolpito sull’architrave accanto a quello

dorico con metope e triglifi (strana convivenza di elemento ionico e dorico). La maggior parte dei templi

cicladici di VI sec hanno dimensioni arcaicizzanti e meno ambiziosi dei dipteri ionici. La maggior parte dei

templi non si discosta dall’antica forma ad oikos con una struttura cubica ciusa su 3 lati e aperta in facciata. Il

santuario di Dioniso a Yria (Nasso) mostra dettagliatamente l’evolversi in area insulare delle forme

dell’edificio sacro tra i secoli VIII e VI a.C. (fig. 3.24 I-II-III-IVpg 94), appartengono all’età geometrica 2

successive costruzioni con pianta a oikos e tetto piatto, sostenuto da prima da una sola fila di sostegni

rotondi (I), quindi nella seconda metà del secolo VIII a.C. da 3 file di 5 sostegni ciascuna (II), al principio del

secolo VII

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
34 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuly_belfio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia greca e romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Barbanera Marcello.