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VIHARA

disposte le celle per i monaci. La tradizione culmina nel A (periodo

COMPLESSO DI JANTA

Gupta): nella collina si susseguono circa 30 grotte, in cui si è anche conservata la pittura

parietale. La primissima fase dell’arte buddhista è definita “aniconica”: la scultura degli

stūpa più antichi, il Buddha non è rappresentato in forma umana ma solo per mezzo di

simboli come le impronte di piedi/trono vuoto/parasole; in modo antropomorfo sono

rappresentati i personaggi di quella che è un’arte di tipo narrativo. Nel periodo in cui il

Buddha inizia ad essere raffigurato con un corpo umano, parallelamente iniziano ad

essere raffigurate anche le divinità dell’induismo=> si tratta del superamento completo

di un pensiero votato all’aniconismo ed all’impermanenza} ≠ dagli dèi vedico-

brahamanici che non venivano raffigurati in statue/rilievi perché per evocarli bastava il

potere della parola sacra e la complessità rituale; il culto non prevedeva nei riti solenni la

costruzione apposita di altari sacrificali di mattoni= si tratta quindi di un’arte progettata

per durare può manifestarsi solo quando le idee e le richieste religiose mutano

profondamente.

!! Il Buddhismo imprime un’identità molto forte nel Gandhara (Pakistan settentrionale+parte

dell’Afghanistan): qui venne elaborato uno straordinario linguaggio artistico composito che

riflette l’iconografia buddhista di forme di ispirazione ellenistico-romana.

2. Fase “induista”. L’induismo non elabora edifici monastici (perchè basato sulla via

individuale), ma vuole un luogo dove i fedeli possano incontrare/onorare gli dèi. Il

tempio hindu, da una parte imita la scelta buddhista di scavare nella roccia sale di culto,

mentre dall’altra i templi in pietra sono propriamente costruiti—> questo processo

emerge in epoca Gupta e nell’area dell’India settentrionale dominata da questa dinastia.

I primi esemplari sono di impianto modesto -anche se ornati da una preziosa scultura-;

dal VI sec. le tipologie assumono maggiore complessità: emerge una terza possibilità,

rara, ossia quella di scavare dalla roccia perfetti edifici templari tridimensionali. L’ ARTE

T N + presso i Chalukya di

PALLAVA DEL AMIL ADU INVENTA IL TEMPIO SCOLPITO A TUTTO TONDO

Badami (Karnataka), i santuari scavati nella montagna costituiscono la primissima fase.

L’apoteosi dell’architettura in grotta viene raggiunta nel E , dove tra il VI-X

SITO DI LLORA

sec., nel fianco della collina si susseguono templi buddhisti+indu+jaina: al centro si trova

il K (VIII sec.), interamente monolitico+ rappresenta il

TEMPIO SHIVAITA DEL AILASANATHA

capolavoro assoluto dell’architettura scolpita indiana. Dopo l’insediamento dei

conquistatori mussulmani nell’India del Nord, l’espressione delle religioni ordinarie del

subcontinente entra in una fase di declino.

9 Fabiola Bonanomi

3. India del Sud. Il regno hindu di Vijayanagara (1336-565) rielaborerà ancora la tradizione.

L’avvento islamico rappresenta una cesura nell’arte indiana, e nel suo studio un punto di

riferimento efficace per delineare agevolmente un prima ed un poi.

La presa di coscienza della necessità di tutela del patrimonio artistico antico si sviluppa in India

nel corso del 1800 dai ranghi dominanti britannici. Le prime generazioni di europei arrivati sul

continente avevano mostrato un profondo disprezzo per i monumenti del subcontinente.

Un momento decisivo è rappresentato dalla fondazione dell’ASI [Archaeological Survey

of India] nel 1861 da parte di Alexander Cunningham -fu anche il primo direttore-; oggi tutela

~3600 monumenti.

Non essendo tipico dell’India tradizionale l’approccio conservativo, la situazione locale dei culti

ha permesso la conservazione dei monumenti religiosi oppure ne ha sancito il declino o

l’oblio. 10 Fabiola Bonanomi

Capitolo 2: forme e significati

I monumenti a destinazione religiosa presentano una profonda commistione di tecnica e

simbolo: le forme architettoniche vogliono esprimere messaggi e significati—> nella fase più

antica il monumento è lo stūpa} !! nonostante strutture simili siano state adottate anche nel

culto jaina, è il buddhismo a fare propria questa forma architettonica. Sappiamo che

esistevano anche templi buddhisti, come il tempio di Bodh Gaya nel Bihar, costruito nel luogo

in cui il Buddha raggiunse l’illuminazione; non si può affermare che siano esistite forme

architettoniche specificatamente buddhiste/hindu/jaina, piuttosto sono documentate diverse

tipologie che vengono adottate via via.

Lo “stūpa”, monumento del buddhismo

Tradizione: in punto di morte, Buddha diede indicazioni ai suoi discepoli su come cremare il suo

corpo e di deporre i suoi resti dentro un tumulo—> rovescia una ciotola di riso e dice “mettetemi in un

tumulo fatto così”.

Quando entra nel parinirvana, gli 8 re delle regioni circostanti, si disputano il possesso del sue

ceneri—> alla fine se le spartiscono: si tratta di un modo per ribadire la sovranità spirituale del Buddha

sul mondo intero -simboleggiato dagli 8 punti cardinali-. Le reliquie subiscono diverse traversie,

finché l’imperatore Ashoka le recupera e le distribuisce in 84.000 nuovi monumenti commemorativi.

Le vicende leggendarie adombrano la storia dei primi stūpa buddhisti—>è plausibile ritenere che al III

sec. a.e.c. risalga il nucleo degli antichi stūpa di Bharhut, Sanchi e Amaravati.

La tradizione buddhista vuole che Ashoka abbia per primo inviato i monaci ad operare

proselitismo anche oltre i confini del suo impero.

La parola sanscrita “stūpa” significa “cresta”/ “sommità”; un altro termine con cui si può indicare

questa stessa costruzione è “chaitya”, deriva da una radice verbale che significa “impilare”.

Le narrazioni dimostrano che primariamente si tratta di una struttura funeraria.

Le forme assunte si lasciano interpretare in modo assai complesso: la struttura

essenziale è formata da una serie di parti ben definite, ognuna carica di significati metafisici:

• = (=“cerchio”)} diagramma sacro: costituisce l’immagine ideale del cosmo

PIANTA MANDALA

—>stūpa=immagine dell’universo} si configura come identico alla natura stessa della

11 Fabiola Bonanomi

buddhità+ è uno strumento della meditazione+ lo stupa rappresenta anche la

materializzazione del Dharma buddhista;

• = } rappresenta la terra; inizialmente aveva una forma circolare, ma nel

BASAMENTO MEDHI

Gandhara diventerà a pianta quadrata;

• = (=“uovo”)} simbolo della volta celeste; inizialmente ha una forma sferica che

CALOTTA ANDA

poi tenderà ad allungarsi verso l’alto. È una struttura chiusa: in un’urna sepolta nei suoi

recessi si trovano celate le reliquie—> non sono da contemplare: sono concepite come il

sacro germe segreto da cui si irradia la grazia+ non sono sempre presenti negli stūpa.

• = } è la riproduzione dell’asse cosmico che tiene separato il cielo dalla terra;

PALO YASHTI

attraversa la calotta e vi fuoriesce;

• = (=“piccolo padiglione”)} si trova in cima intorno al palo; negli stūpa più

CHIOSCO HARMIKA

antichi si presenta come una piccola cancellata quadrangolare—> replicavano dei sacelli

scomparsi, ma documentati dai rilievi scolpiti. Racchiudeva uno spazio nel quale si trovava

un albero (antica sede di spiriti)—> nel buddhismo replica l’albero sotto cui Buddha

raggiunse l’illuminazione

• = } si trovano al culmine della harmika, la quale può essere interpretata

PARASOLI CHHATTRA

anche come un altare od un trono} il simbolismo della sovranità è evocato dai ≠ parasoli;

• = } sulla quale si aprono i = ;

CANCELLATA DI PIETRA VEDIKA PORTALI MONUMENTALI TORANA

• nel culto, lo stūpa è meta di devozione/pellegrinaggio ma anche di insegnamento: i rilievi

scolpiti e le sculture trasmettono la conoscenza della dottrina—> la forma di devozione è la

= } il fedele, dopo aver percorso le scale che portano alla

PRADAKŚIṆĀ CIRCUMAMBULAZIONE

terrazza, cammina introno allo stūpa in senso orario.

La collocazione di questi centri buddhisti ha aiutato a comprendere il percorso delle

principali vie di comunicazione di cui si serviva il commercio.

Buddha e Jina

La prima arte buddhista si esprime attraverso la narrazione—> privilegiata è la raffigurazione

dei jataka} questa tradizione di narrate per immagini si mantenne vitale per un lungo periodo:

lo scopo era didattico ed edificante.

Uno studio di Vidya Dehejia ha identificato i diversi modi narrativi:

• composizione monoscenica} episodio facilmente identificabile;

• composizione continua} la narrazione si estende progressivamente in un’unità visiva senza

che i diversi episodi siano separati da elementi estranei;

• composizione sequenziale} gli episodi scomposti in scene successive [= unità distinte];

• composizione sinottica} diverse scene nello stesso spazio visivo senza ordine cronologico;

• composizione combinata} in una singola unità possiamo vedere diversi episodi della storia

attorno al protagonista rappresentato un’unica volta;

• composizione narrativa (tipica di Ajanta)} l’azione di muove in diversi punti a zig-zag, dando

enfasi all’elemento spaziale e svalutando quello temporale.

Fenomeno dell’aniconismo—> una teoria vorrebbe che in questi monumenti l’assenza del

Buddha dipenda dal fatto che i rilievi presentano episodi di adorazione e pellegrinaggio=

situazione in cui gli scultori non avrebbero avuto motivo di raffigurare Buddha} ha incontrato

molte obiezioni. È comunque un dato di fatto che da una certa epoca si sentì l’esigenza di

produrre immagini che raffigurassero il Buddha in forma di superuomo.

I motivi dell’iniziale ritrosia verso la raffigurazione in forma umana possono essere

ricercati nelle dottrine stesse e nella loro evoluzione:

12 Fabiola Bonanomi

• per le dottrine Hinayana, l’Illuminato ed i suoi predecessori restano inaccessibili, dissolti

nello spazio del nirvana;

• il Mahayana, invece, non solo moltiplica i Buddha teoricamente all’infinito, ma soprattutto

elabora la concezione che essi possano assumere un corpo materiale—> la dottrina matura

considererà ciascun Buddha dotato di 3 corpi [=trikaya]:

1. dharmakaya [=“c. del dharma”]} identico alla realtà umana;

2. sambhogakaya [=“c. del godimento”]} appare nei mondi celesti;

3. nirmanakaya [=“c. di trasformazione”]}

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Publisher
A.A. 2017-2018
85 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/17 Filosofie, religioni e storia dell'india e dell'asia centrale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher faabs di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte dell'India e dell'Asia centrale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Pieruccini Cinzia.