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LEUCEMIE

Le cellule immature che derivano dal blocco della differenziazione e successiva incontrollata proliferazione sono chiamate BLASTI. La trasformazione maligna inizia nel midollo e si diffonde nel sangue.

A seconda del decorso o del blocco della differenziazione, le leucemie possono essere:

  1. Acute: decorso improvviso, tipiche dei bambini e dei giovani, vedono le cellule ematopoietiche bloccarsi ad uno stadio precoce di maturazione, quindi non superano lo stadio di mieloblasti o linfoblasti. Inoltre, i blasti si accumulano nel midollo e nel sangue, per cui il midollo risulta ipercellulare. Si ha soppressione midollare per l'occupazione da parte delle cellule tumorali che prevalgono rispetto alle altre, con conseguente anemia.
  2. Croniche: evoluzione lenta, tipiche di adulti e anziani, vedono le cellule ematopoietiche bloccarsi ad uno stadio più avanzato di maturazione, non si accumulano blasti e il midollo non è ipercellulare.

In base alla tipologia di cellula da cui derivano...

Origina la leucemia si avrà: leucemia mieloide o linfoide. Quindi avremo:

  1. LMA: leucemia mieloide acuta
  2. LMC: leucemia mieloide cronica
  3. LLA: leucemia linfoide acuta - più frequente in età pediatrica, maggiore nei maschi.
  4. LLC: leucemia linfoide cronica

La leucemia mieloide cronica rappresenta il 15-20% di tutte le leucemie ed è caratterizzata da anemia, fatica, debolezza, perdita di peso, anoressia, splenomegalia. È una leucemia non ereditaria causata dalla traslocazione errata dei frammenti di due cromosomi:

  • Il gene ABL del cromosoma 9 trasloca al cromosoma 22
  • Il gene BCR del cromosoma 22 trasloca al cromosoma 9

Ne deriva un cromosoma 9 allungato rispetto al normale e un cromosoma 22 accorciato rispetto al normale. Tale cromosoma 22 è detto cromosoma Philadelphia (fa parte degli oncogeni).

La leucemia mieloide cronica presenta 3 fasi:

  1. Fase cronica - eritrociti nella norma o lieve anemia, splenomegalia, midollo ipercellulare.
  2. astenia, sudorazione. Può durare anni, asintomatica.

    2. Fase accelerata i blasti sono tra il 10-20%

    3. Fase blastica 30% blasti, sopravvivenza di pochi mesi, leucocitosi, anemia, piastinopenia, granulo citopenia, epato-spelonomegalia)

    La diagnosi è spesso casuale, il primo segno può essere l'ingrossamento dei linfonodi. I farmaci inducono remissione nel 90% dei casi anche se alcuni recidivano. Nei giovani si preferisce il trapianto del midollo.

    Terapia innovativa: imatinib (purtroppo diminuisce col tempo l'effetto)

    LINFOMA

    I linfomi sono tumori dovuti a proliferazioni maligne di linfociti o linfoblasti e si presentano come masse distinte, a differenza delle leucemie che non si presentano come masse distinte, interessano il midollo e vedono cellule tumorali in circolo.

    I linfomi si dividono in:

    - Linfoma non Hodgkin; gruppo di neoplasie originate dalla degenerazione maligna di cellule del sistema immunitario, soprattutto LINFOCITI B. Questi linfomi sono

    associati a positività all'HIV, malattie autoimmuni, sindrome di immunodeficienza, terapia immunodepressiva, radiazioni, infezioni da EBV (mononucleosi infettiva). La malattia inizia nei linfodi, si diffonde a milza, fegato e midollo e nelle fasi avanzate anche agli altri organi. I linfomi non Hodgkin vedono interessamento mediastinico (tosse, febbre, versamento pleurico), addominale (dolore e vomito), linfonodale (linfadenopatia laterocervicale, ascellare, inguinale). In definitiva, interessa molti linfonodi periferici, si diffonde per non contiguità, interessa sedi extranodali.

    Sintomatologia B: calo ponderale del peso, sudorazione notturna e febbre > 38C - Linfoma di Burkitt; neoplasia a rapida crescita derivante dai linfociti B (leucociti deputati alla difesa di virus e batteri ed hanno la caratteristica di trasformarsi in plasmacellule quando incontrano l'antigene andando a produrre anticorpi), frequente nei bambini dell'Africa centrale, nei soggetti HIV positivi.

    e con infezioni del virus Epstein Barr. È caratterizzato da tumefazioni extranodali, tumore a ossa e mandibola. È dovuto a: traslocazione della porzione C-MYC del cromosoma 8 al cromosoma 14, traslocazione della porzione IgH dal cromosoma 14 al cromosoma 8. Di conseguenza, C-MYC attiva geni che promuovono la crescita e reprime quelli che la bloccano. Il virus dell'Epstein Barr è stato il primo ad essere associato ad un tumore umano. - Linfoma di Hodgkin (LH): neoplasia comune tra i 10-30 anni nell'uomo, adulto e bianco. Sembra essere in relazione sia con l'esposizione ad agenti eziologici sconosciuti da bambino, sia con infezioni da EBV. È caratterizzato dalla cellula di Reed Stenberg. Il linfoma di Hodgkin nasce in un linfonodo o in una catena di linfonodi e si diffonde in quelli contigui, quindi si ha in sequenza: - Malattia linfonodale - Patologia splenica - Patologia epatica - Interessamento midollare - Malattia extralinfonodale In definitiva,

    è circoscritto a un gruppo di linfonodi, si diffonde per contiguità, raramente interessa sedi extranodali.

    Mieloma multiplo–> neoplasia che colpisce i linfociti B allo stadio• terminale di differenziazione in plasmacellule ed è caratterizzata dall’interessamento dello scheletro in sedi multiple. Le plasmacellule neoplastiche producono fattori che favoriscono la distruzione ossea. Le ossa dello scheletro assiale sono le più colpite (colonna vertebrale, coste, cranio, pelvi).

    È una neoplasia di origine monoclonale in quanto le cellule che la costituiscono sintetizzano e secernono un eccesso dell’immunoglobulina prodotta dalla cellula progenitrice (componente M).

    Negli ultimi anni sono state create numerose nuove terapie (circa 15) che hanno ottenuto ottimi risultati trasformando il mieloma in una malattia cronica.

    Le cellule di mieloma producono sostanze che stimolano gli osteoclasti creando delle lesioni focalizzate (buchi) che possono portare

    Il mieloma multiplo è una forma di cancro del sangue che colpisce il midollo osseo. Si caratterizza per la presenza di plasmacellule neoplastiche nel midollo osseo, che aumentano del 30% rispetto alla norma. Queste cellule producono immunoglobuline anomale, che si accumulano nel sangue e nelle urine sotto forma di catene leggere.

    Il mieloma multiplo provoca anche il riassorbimento osseo, che porta a dolore, fratture e ipercalcemia. Inoltre, le cellule tumorali ostacolano la produzione delle altre cellule del sangue, causando pancitopenia. Questo rende il paziente più suscettibile alle infezioni batteriche.

    Un altro effetto del mieloma multiplo è l'insufficienza renale, causata dalla presenza della proteina di Bence Jones (immunoglobuline) nelle urine. Inoltre, il paziente può sperimentare una coagulazione anomala.

    La diagnosi del mieloma multiplo avviene attraverso esami di laboratorio, radioterapici e preparato midollare. La terapia prevede l'utilizzo di chemioterapia, bifosfonati, inibitori del proteosoma e, in alcuni casi, trapianto midollare.

    MGUS (Gammopatia monoclonale di significato incerto) è una lesione che può evolvere in mieloma multiplo con una frequenza del 1% annuo.

    L'emostasi è il risultato di un insieme di processi, cellulari e biochimici, ben regolati, che hanno due diverse funzioni:

    mantenere il sangue allo stato liquido nei vasi normali e indurre la formazione del coagulo emostatico in presenza di danno vascolare. Partecipano all'emostasi: le piastrine, i fattori per la coagulazione e vasi sanguigni.

    Eventi:

    • lo spasmo vascolare - Le cellule endoteliali poggiano su una membrana basale formata da collagene. Hanno proprietà antitrombotiche, nel momento in cui si verifica una lesione produce endotelina che induce la contrazione delle cellule muscolari lisce (spasmo vascolare) e riduce il calibro del vaso. Si ha quindi vasocostrizione, il restringimento del vaso favorisce l'agglomerarsi delle piastrine e la formazione del tappo piastrinico.
    • la formazione del tappo piastrinico - Normalmente le piastrine non aderiscono alla parete dei vasi. Tuttavia l'adesione della parete dei vasi stimola l'adesività piastrinica. Le piastrine si aggregano attorno al sito danneggiato formando una barriera fisica all'uscita di sangue. Durante questo processo,

    Le piastrine vengono anche attivate per preparare la fase di formazione del coagulo. Cambiamento della forma da discoide a stellata.

    La formazione del coagulo il sangue diventa una massa solida, trattenuta da una maglia di fibrina la quale deriva dal fibrinogeno tramite il taglio della trombina. Lo scopo della coagulazione è produrre fibrina.

    La trombina è presente allo stato inattivo ed è attivata da fattori numerati da I a XIII. Proenzimi attivati in un sistema a cascata. La diffusione del coagulo oltre la sede del danno viene impedita da sostanze rilasciate dal tessuto non danneggiato. Via intrinseca: definita così perché i fattori sono tutti presenti nel sangue. Via estrinseca: necessita del fattore tessutale fornito dall'esterno. Viene innescata da un danno alla parete vascolare. Le due vie convergono nella attivazione del fattore X. Una molecola di fattore Xa è sufficiente a formare circa 1000 molecole di trombina. Il processo deve essere spento: le

    piastrine e le proteine della coagulazione devono essere inattivate per evitare che si formi un trombo.

    Sistema Fibrinolitico

    Sistema di eliminazione del coagulo, controllato dalla plasmina.

    Trombolisi/fibrinolisi Dopo 24 ore dalla formazione, il coagulo si deve dissolvere grazie a un processo chiamato fibrinolisi che riporta gradualmente il ripristino della circolazione del sangue nel distretto interessato. Il plasminogeno si trasforma in plasmina.

    Ruolo dell'endotelio nella emostasi

    Le cellule endoteliali esercitano un'attività anticoagulante contribuendo a mantenere il sangue allo stato fluido. Sia perché fungono da barriera ed impediscono alle piastrine di venire a contatto con il connettivo Sia perché sintetizzano e rilasciano molecole ad attività anticoagulante. Una volta alterato, l'endotelio favorisce la coagulazione producendo tromboplastina che dà inizio alla via estrinseca della coagulazione. Le cellule endoteliali svolgono una

    La funzione anticoagulante si integra ed è una pro-coagulante se lesa. Fallimento dell'emostasi. Il fallimento dell'emostasi si manifesta con sanguinamento e incapacità di coagulare il sangue. Le alterazioni dell'emostasi comprendono:

    1. Emorragia - fuoriuscita di sangue per rottura di un vaso. Può essere esterna o contenuta in un tessuto (ematoma). Elevate perdite possono provocare shock emorragico. Comprendono:
      • Petecchie - piccole emorragie da lesioni inferiori a 2 mm
      • Porpora - emorragie da lesioni superiori a 3 mm
      • Ecchimosi - grossi ematomi
      • Emotorace
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
74 pagine
1 download
SSD Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MartinaHarley di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Patologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Napoli - Parthenope o del prof Salvatore Giuliana.