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LE DUE “SUPERPOTENZE DIETRO LE QUINTE”, STATI UNITI E UNIONE SOVIETICA,
NEL PRIMO DOPOGUERRA
Al suo ritorno in patria, Wilson cominciò la sua battaglia col Senato, poiché voleva a tutti i costi
che gli USA entrassero nella Società delle Nazioni, da lui considerata l’unico mezzo per garantire
la risoluzione pacifica delle controversie. Il Senato, tuttavia, non accettò di ratificare il Trattato di
Pace di Versailles, poiché conteneva, al suo interno, il Patto della Società delle Nazioni. Il tutto si
concluse, nel novembre del 1920, con la vittoria repubblicana alle elezioni presidenziali.
Si ha, quindi, dal 1920, il ritorno degli Stati Uniti, a una politica isolazionista, in cui la politica
internazionale degli USA, coinciderà solamente con la loro politica economica internazionale fu
proprio l’assenza degli Stati Uniti dalla Società delle Nazioni, che impedì al Sistema Internazionale,
di decollare verso una politica mondiale.
Secondo Wilson, il Senato, avrebbe dovuto accettare il Patto della Società delle Nazioni, nella sua
integrità, vista l’importanza che egli attribuiva all’organizzazione sovranazionale.
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Il Senato, in realtà, era disposto ad accettare il Patto, con riserva la riserva riguardava l’articolo
X (“I Membri della Società si impegnano a rispettare, e a proteggere contro ogni aggressione
esterna, l'integrità territoriale e l'attuale indipendenza politica di tutti i Membri della Società”) la
riserva riguardava, quindi, l’ambito geografico in cui gli Stati Uniti dovevano essere tenuti a
osservare tale articolo.
Wilson, continuando con la sua idea, si rivolse, a questo punto, ai suoi compatrioti, con spirito più
di profeta, che di uomo di Governo “L’America indicherà veramente la via”. “La luce splende sul
cammino che ci attende e lascia tutto il resto in ombra”.
L’8 marzo 1920, il Trattato di Versailles, poiché conteneva, all’inizio, i 26 articoli del Patto della
Società delle Nazioni, non ottenne al Senato la maggioranza di due terzi necessaria per essere
ratificato.
Nel novembre del 1920, in seguito a questi eventi, il Partito Democratico, che aveva condotto gli
USA alla guerra, riportò una dura sconfitta da parte dei Repubblicani.
Il Segretario di Stato nella prima metà degli anni Venti, Charles Hughes, tuttavia, riuscì a portare
avanti una politica di collaborazione internazionale di ambito mondiale, in linea con la grande
espansione economico commerciale dell’America postbellica.
Specifico e mirato, fu l’impegno di Hughes, nella situazione dell’Asia Orientale, e nella questione
del disarmo navale (riduzione degli armamenti navali per il Giappone…), che lo indussero alla
convocazione della Conferenza di Washington (dal ’21 al ‘22), che riuscì a stabilire un sistema
dell’Asia Orientale e del Pacifico Occidentale, che si articolò in tre Atti Internazionali:
1. “Trattato delle quattro Potenze” la quattro potenze erano Stati Uniti, Gran Bretagna,
Francia e Giappone dichiarando decaduta la ventennale alleanza anglo-giapponese (asse
diplomatico portante dell’espansione giapponese a inizi XX secolo), impegnava le parti a
rispettare i loro reciproci diritti sui possedimenti insulari nel Pacifico.
2. “Trattato delle nove Potenze” Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Giappone, Cina,
Italia, Olanda, Belgio e Portogallo intendeva essere la garanzia internazionale della
sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Cina, attraverso la conferma della
dottrina americana della porta aperta (le grandi potenze si astengono o rinunciano a
chiedere speciali privilegi, preferenze commerciali o monopoli) e la condanna delle sfere
d’influenza delle singole potenze;
3. “Accordo cino giapponese” accordo strappato da Hughes al Giappone alla fine della
Conferenza riuscì a far sì che il Giappone rinunciasse alla maggior parte dei privilegi
ottenuti dalla Cina mentre la guerra era in corso. Inoltre, ora, gli Stati Uniti ripresero l’antica
politica americana di fine XIX Secolo di “protezione alla Cina” prima la protezione era
contro il “vecchio” imperialismo delle Potenze Europee; ora la protezione è contro il
“nuovo” imperialismo giapponese.
Un altro problema che gli Stati Uniti riuscirono a definire alla Conferenza, fu quello della riduzione
degli armamenti navali andò a svantaggio giapponese, poiché, proprio in quel periodo, il
Giappone aveva in cantiere una nuova corazzata dalla tecnologia assai avanzata, il cui allestimento
dovette essere sospeso la marina imperiale giapponese, inoltre, dovette accettare le “proporzioni
di tonnellaggio” fra navi maggiori. Tali proporzioni furono stabilite nel ’22 fra Stati Uniti,
Inghilterra, Giappone, Francia e Italia fu adottata una “scala di potenza”, che partiva da quota
5 per gli USA e la Gran Bretagna, scendeva a 3 per il Giappone, e a 1,75 per Francia e Italia.
Hughes e i suoi successori, si preoccuparono anche di eliminare gli aspetti più vistosi
dell’egemonia statunitense nell’America Centrale, rinunciando al metodo del “semiprotettorato”
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(come quello applicato a Cuba nel 1901), e a quello dell’occupazione militare degli Stati Caraibici,
ogni qual volta fossero riscontrati dei disordini la rinuncia al “sistema dell’intervento”, si fece
più marcata con l’amministrazione Hoover, (1929-1932), che, con il Memorandum Clark sulla
Dottrina Monroe, ripudiò ufficialmente il Corollario Roosevelt (“Stante la dottrina Monroe,
comportamenti cronici sbagliati nel continente americano richiedono l'intervento di polizia
internazionale da parte di una nazione civilizzata”).
Per quanto riguarda la Russia, i rapporti del nuovo Stato con il mondo esterno, nascono sotto segni
negativi: la non partecipazione della Russia alla Conferenza della Pace di Parigi, l’imposizione del
Trattato di Brest Litovsk, la politica d’intervento degli alleati a favore delle forze
controrivoluzionarie operanti in territorio russo.
Nel 1919, comunque, si avviarono le relazioni internazionali del nuovo Stato Sovietico il
processo ebbe inizio con la fase di “esportazione” della Rivoluzione, rivolta verso i Paesi Europei
in cui le prospettive di avvento del Comunismo apparivano più favorevoli (come Germania,
Ungheria e Italia) su questa fase, si crea una divergenza d’opinioni all’interno del gruppo
dirigente moscovita:
• Bucharin, Radek, Trotskij sostenitori dell’idea della “rivoluzione permanente” la
nuova Russia doveva impegnarsi nella “guerra rivoluzionaria” all’interno degli Stati
Capitalisti;
• Lenin, Zinovev, Stalin sostenitori della “costruzione del Socialismo in un solo Paese”.
Secondo Lenin, infatti, data l’iniziale debolezza del Nuovo Stato Sovietico, e data l’ostilità del
Mondo circostante, esso doveva impegnarsi, in primis, a difendere e rafforzare la Russia, per
salvare la “Patria del Socialismo”, e cioè, la base indispensabile per realizzare, in un secondo
momento, la “Rivoluzione Mondiale” Lenin, perciò, perseguì una politica duplice:
1. Appoggiare le forze politiche e sociali che, entro gli Stati Capitalisti, avrebbero potuto
promuovere movimenti rivoluzionari;
2. Normalizzare la posizione internazionale dello Stato Socialista, attraverso negoziati e
accordi con i Paesi Capitalisti.
Per il primo punto, fu creata la Terza Internazionale, il “Komintern”, uno strumento dello Stato
Sovietico, fortemente centralizzato, con sede a Mosca, presieduto da Zinovev, a cui aderivano i vari
Partiti Comunisti Nazionali, che agivano clandestinamente, nel fare propaganda, soprattutto nei
Sindacati e nelle Forze Armate.
Per il secondo punto, La Russia, firmò, tra il 1920 e il 1921, una serie di trattati con i Paesi
confinanti, che definirono le sue frontiere: Con l’Estonia, con la Lituania e con la Finlandia; con
la Turchia (che le strappò i territori di Kars e Ardahan); con la Polonia (che si fece riconoscere le
annessioni di Ucraina e Bielorussia).
Dopo questa fase, il Governo Russo, iniziò una fase di ricostruzione e di trasformazione interna,
sia sul piano economico, che delle sue relazioni con l’occidente il primo risultato, fu il trattato di
commercio anglo-sovietico, che comportò il riconoscimento de facto da parte dell’Inghilterra, del
nuovo Stato.
Durante la Conferenza Economica Internazionale di Genova (1922), Russia e Germania,
firmarono il Trattato di Rapallo che, liquidando il contenzioso economico tra i due Paesi,
ristabiliva tra essi relazioni diplomatiche e consolari assumeva il significato di un primo
riconoscimento de jure da parte di un Grande Stato Europeo questo trattato, preoccupò i Paesi
vincitori, in quanto era l’indicazione di un avvicinamento tra i maggiori Paesi usciti perdenti dalla
Guerra, che avevano entrambi importanti motivi per diffidare e contrapporsi alle potenze
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occidentali. La realtà dei fatti, tuttavia, era ben più grave due anni e mezzo prima che fosse
firmato il trattato, infatti, il Generale Von Seekt, nuovo capo delle forze armate tedesche, prese
contatti con l’armata rossa, per stabilire una collaborazione tra i due eserciti, che consentisse ai
tedeschi i perfezionare la propria tecnologia militare, in un territorio non soggetto ai controlli del
“sistema di Versailles” la collaborazione, in effetti, fu avviata, sotto la direzione di un organismo
segreto apposito, la “Zentrale Moskau”. Tale collaborazione durò fino alla sua sospensione, da
parte di Hitler.
Nel corso del tempo, comunque, l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche = nuovo
nome assunto dal ‘22), riuscì a ottenere il riconoscimento de jure anche da altre potenze
industrializzate, dopo aver stabilito con loro rapporti economici.
Il 21 gennaio 1924, morì Lenin. Alla metà degli anni ’20, l'URSS aveva completato la
normalizzazione della sua posizione internazionale (gli Stati Uniti la riconosceranno de facto nel
'33).
Con questi sviluppi, si veniva a creare una sostanziale novità nelle Relazioni Internazionali dell'età
moderna bisogna infatti risalire alla Spagna del XVI secolo per trovare somiglianze con la
politica dell'URSS. Essa, infatti, (la Spagna) manteneva buoni rapporti diplomatici con Francia e
Inghilterra pur aiutando i partiti cattolici in entrambi i paesi nella lotta contro i governi legittimi,
anche se la vastità e la natura delle operazioni del Komintern era