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LINGUISTICO EUROPEO

1 - Lo spazio euro-asiatico e la definizione dei confini dell’Europa

L’Europa coincide con la parte più occidentale dello spazio geografico dell’Eurasia anche se la

definizione dei margini orientali è ancora molto discussa; mancando di ostacoli geografici, per

individuare le linee di separazione interne a questo spazio occorre ricorrere a valutazioni e

considerazione di ordine socio-culturale e storico-politico.

Nell’attuale dibattito sull’Europa sono punti di discussione l’ex Unione Sovietica e l’odierna

Russia, oggi interpretate come ‘periferie’ d’Europa e quindi distinte dall’Asia, e la Turchia, a

cavallo tra Europa e Asia.

Per Ferdinand Braudel (1985), le frontiere dell’Europa dovrebbero coincidere con quelle della

diffusione del cristianesimo occidentale, alla luce del fatto che la scissione tra Impero Romana

d’Oriente e d’Occidente (476) fu un profondo trauma all’interno di uno spazio geo-linguistico e

culturale caratterizzato da forti elementi culturali comuni.

La frattura tra Occidente e Oriente europei ripercorre l’antica linea di separazione tra mondo greco-

bizantino e mondo latino-romano e romano-germanico, che vede contrapporsi due forme di scrittura

egemoni, l’alfabeto latino e gli alfabeti cirillici, nati sul modello dell’alfabeto greco.

L’analisi di una carta geolinguistica dell’Europa rileva tre dati fondamentali:

il primo è la notevole frammentazione linguistica del continente; in Europa si parlano più di 60

lingue statutarie (cioè riconosciute dalle Costituzioni dei singoli Stati nazionali) a cui si aggiungono

le lingue non statutarie;

il secondo è la notevole omogeneità propria del quadro europeo (Banfi, 1993): nella maggioranza

dei casi le lingue europee appartengono all’unica famiglia linguistica indoeuropea e solo in misura

ridotta sono presti le isole linguistiche non indoeuropee, come ad esempio il basco, le lingue

uraliche o ugro finniche (ungherese, finnico, lappone), il maltese, il turco di Turchia, il calmucco;

il terzo è che il quadro linguistico europeo risultava già ben definito alla fine del I millennio,

quando si erano concluse le ondate dei movimenti migratori.

2 – Il processo di indo europeizzazione dell’Europa

Il quadro linguistico dell’Europa comprende una massiccia presenza delle lingue appartenenti alla

famiglia linguistica indoeuropea. A questa famiglia appartengono sia i gruppi linguistici ben

individuati (lingue germaniche, celtiche, italiche, balto-slave, indo-arie) sia lingue isolate (greco,

albanese, armeno).

La nascita della linguistica comparata indoeuropea avviene nel 1816 con la pubblicazione del

saggio di Franz Bopp dedicato al confronto dei sistemi morfologici del sanscrito, del greco, del

latino, del persiano e delle lingue germaniche. Negli ultimi anni un punto di riferimento della

linguistica comparata è il progetto di ricerca internazionale Eurotyps, coordinato in Italia da Paolo

Ramat.

Vi sono tre principali teorie che illustrano il processo di formazione del quadro linguistico europeo:

teoria tradizionale

la prima è la che colloca il primo processo di indoeuropeizzazione dell’area

europea tra il V-VI millennio aC quando, nell’età del bronzo, le popolazione formate da guerrieri

pastori provenienti dalle steppe centro-asiatiche sarebbero migrate dall’Asia centrale verso

occidente. La versione più recente di questa teoria è opera della studiosa lituana Marija Gimbutas

(1980) che conferma come l’età del bronzo sia stato il periodo di formazione della maggior parte

del quadro linguistico attuale.

teoria della dispersione neolitica indoeuropea

La (Braker, 1981e Renfrew, 1987) invece tende a

mostrare che i proto-indoeuropei non sono stati guerrieri-invasori provenienti dalle zone centro-

asiatiche ma gruppi di genti medio-orientali dediti all’agricoltura che si spostarono in Europa

durante l’età del rame e del bronzo. Questi popoli si sarebbero mossi dal medio oriente verso

l’Europa meridionale diffondendo tecniche agricole, cultura e lingua nell’Europa meridionale e

centrale. Punti di irradiazione sarebbe stati, nel VII millennio aC, la penisola anatolica, la penisola

balcanica e alcune aree del Mediterraneo centro occidentale.

teoria della continuità uralica

La è elaborata da studiosi specialisti dell’area ugro finnica e

samoieda e si fonda sulla convinzione che le genti uraliche e samoiede avrebbero occupato nel

paleolitico l’Europa medio-orientale e si sarebbero spostate verso le attuali sedi storiche; le genti

uraliche sarebbero quindi stanziate in Europa dalla più remota antichità.

3 – La distribuzione dei gruppi linguistici indoeuropei in Europa

Lo spazio linguistico indoeuropeo è suddiviso in otto principali gruppi linguistici, alcuni dei quali

oggi estinti:

il gruppo delle lingue anatoliche

il gruppo delle lingue tocarie

il gruppo delle lingue celtiche

il gruppo delle lingue italiche

il gruppo delle lingue germaniche

il gruppo delle lingue baltiche

il gruppo delle lingue slave

il gruppo delle lingue indo-iraniche

A questi vanno aggiunte tre lingue isolate: neogreco, albanese, armeno, che sono l’ultima fase

evolutiva del greco della koinè ellenistico romana (neogreco), di un sistema linguistico balcanico,

l’illirico (albanese) e dell’armeno classico (armeno, che però viene considerato lingua non europea).

Queste lingue sono isolate perché le loro lingue-madri non hanno generato altre lingue.

Le lingue anatoliche erano diffuse in Anatolia (oggi Turchia asiatica), le lingue tocarie, distinte in

tocario A e tocario B, erano parlate nel Turkestan cinese: entrambi i gruppi sono oggi estinti.

Le lingue celtiche nel I millennio aC erano parlate in un territorio molto vasto, nelle attuali Francia,

Fermania meridionale, Austria, nel bacino del Danubio e nelle isole Britanniche. Nell’ambiente

linguistico celtico si riconoscono due rami principali:

il che comprende gallico, celtiberico, lepontico, galatico, lingue oggi tutte

celtico continentale

estinte

il che comprende irlandese, scozzese, mannese, gallese, cornico e bretone, attestato

celtico insulare

da lingue parlate e diffuse nelle isole britanniche.

All’interno del celtico insulare si distingue ulteriormente tra gruppo gaelico e lingue del gruppo

britannico. Attualmente delle quattro lingue celtiche che continuano ad essere parlate (irlandese,

gallese, bretone, scozzese) solo l’irlandese ha dignità di lingua nazionale mentre le altre sono

marginali.

Le lingue germaniche si dividono in tre sottogruppi:

oggi estinto, a questo gruppo appartenevano il gotico, il vandalo e il burgundo

orientale: (o nordico): comprende il danese, lo svedese, il norvegese, il feringio (Isole Far Or),

settentrionale

l’islandese comprende il tedesco e l’inglese.

occidentale:

Il tedesco si divide in alto tedesco (bavarese, alemannico, tirolese, yiddish) e basso ttedesco (dialetti

settentrionali della Germania, olandese, fiammingo, afrikaans, frisone).

L’inglese ha una storia complessa: l’antico inglese o anglosassone è stato influenzato dal danese e

dall’antico francese. A partire dal XIV secolo si è formata una varietà modellata sul dialetto di

Londra che si è imposta su tutta l’isola; le fortune politiche ed economiche dell’Inghilterra coloniale

hanno poi determinato la fortuna dell’inglese come lingua diffusa a livello mondiale.

Le lingue italiche sono le lingue indoeuropee attestate nell’Italia antica; le più importanti furono il

latino, l’osco-umbro, il venetico, il retico, il messapico. Soltanto il latino ha continuato nel tempo

dando origine alle lingue romanze o neolatine.

Il latino, attestato a partire dal VI secolo aC, divenne la lingua della cultura e delle istituzioni di

Roma e, dal I secolo dC, fu lingua dell’evangelizzazione cristiana nell’Occidente europeo.

Le lingue romanze sono divise in lingue statutarie e non statutarie:

le lingue romanze statutarie sono il portoghese, il gallego, lo spagnolo di Castiglia o castigliano, il

catalano (in area ibero-romanza), il francese, l’italiano, il romeno, articolato in vari dialetti tra cui il

dacoromeno (una varietà del dacoromeno è parlata anche in Moldavia).

Le lingue romanze non statutarie sono, nella penisola iberica, l’asturiano e l’aragonese, in Francia

l’occitanico o provenzale e il franco-provenzale, in Italia il sardo e il friulano, in Svizzera il

romancio, e infine il ladino-dolomitico.

Tra le lingue romanze estinte vanno annoverate il dalmatico e il mozarabico.

Le lingue baltiche comprendono il lituano e il lettone; dipendenti da un sistema linguistico proto-

baltico che ha molti tratti in comune con il proto-slavo, le lingue baltiche hanno un’attestazione

recente. Tra le lingue baltiche estinte la più importante è il prussiano.

Le lingue slave si rifanno a un sistema linguistico unitario, il proto-slavo, e alla base di tutte vi è il

paleoslavo o antivo bulgaro o antico slavo ecclesiastico, lingua inventata come strumento per

l’evangelizzazione delle genti slave nella seconda metà del IX secolo dC dai due apostoli Cirillo e

Metodio; tale lingua era fortemente debitrice del greco bizantino.

Il sottogruppo dello slavo occidentale comprende il polacco, il ceco e lo slovacco;

il sottogruppo dello slavo orientale comprende il russo, il bielorusso e l’ucraino;

il sottogruppo dello slavo meridionale comprende lo sloveno, il serbo, il croato, il bulgaro e il

macedone. Lo sloveno è ufficialmente riconosciuto nelle province di Trieste e Gorizia in Italia. Una

particolarità: il serbo usa l’alfabeto cirillico, a causa delle profonde influenze dell’area bizantina,

mentre il croato utilizza l’alfabeto latino.

Le lingue indo-iraniche o indo-arie si articolano in tre sottogruppi:

le lingue delll’India centro-settentrionale: hindi, urdu, marathi, gujarathi, bengali, nepali, sinhala,

che discendono tutte dal sanscrito, oggi in uso come lingua sacra nelle caste brahmaniche

dell’India;

le lingue iraniche, circa 40, tra cui il persiano, il beluchi, il pasto, il curdo e il tagico;

le lingue nuristane, piccolo gruppo do lingue parlate in Pakistan occidentale.

Le uniche lingue indo-arie parlate in Europa sono le varietà utilizzate dalle comunità degli zingari,

che però risentono degli influssi esercitati dalle altre lingue con cui vengono in contatto.

Il neogreco (NEK, Nea Ellikini Kini, greco comune europeo) è l’ultimo esito dell’evoluzione della

koiné ellenistico-romana; le prime attestazioni di un dialetto greco (il miceneo) risale al 1500 aC. Il

neogreco differisce sensibilmente dall’antica koiné a livello fonologico, morfosi

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
15 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Mayra55 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Sornicola Rosanna.