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3.QUANDO VIENE INTRODOTTO SAP? CON QUALI MODALITÀ? QUALI MODULI?
3. nel 1998 si decide di introdurre SAP, ma solo per quanto riguarda i moduli contabili. In modo da fare un
passo avanti in fatto di tecnologie e di realizzare un sistema molto compatibile e implementabile. Essendo
SAP un sistema molto complesso e gestibile, la scelta di fare un passetto alla volta è molto saggia.
4.QUANDO E COME SI ARTICOLA LA 2 FASE DI INTRODUZIONE SAP?
4. La seconda fase si apre nel 2002 e si comincia ad introdurre nuovi moduli (come quello per la logistica)
che vanno a sostituirsi ai vecchi sistemi informativi. Tali moduli si caratterizzano per il fatto che sono la
“verticalizzazione sap per il mondo fashion”, ossia i processi di best practice proposti da sap per gestire
tutte le dinamiche e problematiche tipiche del settore fashion.
Caratteristiche:
-nuovi capi in continuazione
-nuovi codici corrispondenti ai nuovi capi
-130mila nuovi record (=righe delle tabelle) all’anno
-enormi quantità di dati
questa seconda fase però, passa per 3 ulteriori sotto-fasi, corrispondenti all’implementazione successiva
dei singoli moduli. Durante suddetta implementazione viene seguita una prospettiva di tipo EMERGENTE.
Lo capiamo sia dal fatto che vengano seguiti momenti di parallelismo tra il vecchio e nuovo sistema per
giungere a un equilibrio informatico-organizzativo, sia quando si dice che molto dell’offerta di sap è stato
personalizzato e molto è stato adattato dal punto di vista organizzativo.
Ultima cosa da dire su questa seconda fase è che i vecchi sistemi non vengono buttati completamente nel
cesso ma in parte salvati.
L’ultimo paragrafo ci presenta due dettagli importanti.
1)il sistema erp si configura come un extended erp, meglio ancora un sistema inter company, in quanto
fashion box integra i propri processi con quelli dei suoi fornitori, al fine di rispettare i tempi di produzione e
consegna agli store. I fornitori possono accedere alo stato di produzione in tempo reale così come allo
stato di avanzamento degli ordini. Questa trasparenza aiuta moltissimo a migliorare la performance.
2)???
questo sistema che stiamo considerando è un sistema di supporto decisionale, che supporta le attività di
livello intermedio della piramide gerarchica. Di sistemi di business intelligence parleremo poi, ma intanto è
bene notare questa integrazione.
IL PROCESSO
Definizione: un processo è un insieme strutturato e misurabile di attività, finalizzato a produrre uno specifico
output, progettato per un certo cliente.
Oppure si può definire come un insieme ordinati di attività finalizzate a trasformare un input in un
determinato output.
Per descrivere un processo abbiamo diverse tipologie a disposizione, praticamente tutte grafiche. Tali
modalità servono a definire un processo in maniera sequenziale che sia efficiente.
Fare analisi del processo è difficile. Descrivere un processo non è come svolgere un’operazione.
Fare analisi del processo prevede una buona conoscenza del contesto e la capacità di estrapolare
dall’operazione le fasi fondamentali ed essenziali.
Un processo è:
1)“complesso”, nel senso che comprende molte attività.
Es: nel prendere a prestito un libro la prima attività (banale) è l’identificazione dell’utente.
2)interdipendente, cioè ha delle dipendenze da altri sistemi interni o esterni all’impresa
lungo periodo,
3)di in quanto un processo dura inalterato ed è fino a quando qualcuno non si prende la
briga di modificarlo
essere automatizzato,
4)può se lo automatizzo devo essere sicuro che sia corretto ed efficiente, perché
altrimenti le persone non potranno mai raggiungere un certo obiettivo per il quale è previsto quel processo
specifico) da esplicitare,
5)difficile proprio perché ognuno di noi ha diverse capacità analitiche ed estrapolative dei
processi, soprattutto per quanto riguarda i processi impliciti nell’impresa (solito esempio del prestito di libri).
Il focus sui processi era stato già introdotto da Taylor con il suo “scientific management”. Secondo lo
scientific management il miglioramento dell’efficienza e della produttività del lavoro può essere conseguito
mediante metodi e tempi di lavoro determinati tramite metodologie scientifiche. Taylor sosteneva che ogni
operaio dovesse svolgere delle operazioni standard in un determinato tempo e modo affinchè si potesse
migliorare la produzione. Stessa cosa valeva l’attività di direzione, Taylor sostenne infatti che le decisioni
dovessero essere prese applicando procedure standard sviluppate dopo un attento studio dei singoli casi.
Assumendo tale approccio i manager sviluppano così procedure standard per lo svolgimento di ogni
attività, selezionano lavoratori capaci e li addestrano nelle procedure standard. L’idea di fondo è quella di
ottenere un sistema finalizzato a ottenere la massima efficienza e organizzare il lavoro con l’obiettivo di
MASSIMIZZARE la produttività.
Taylor va nelle fabbriche e si chiede come sia possibile organizzare il lavoro delle fabbriche in maniera
scientifica per recuperare in efficienza.
Perché il focus sui processi?
Il focus ci interessa perché ci serve nella ridefinizione di un processo per renderlo più efficiente prima di
introdurre un nuovo SI in azienda.
Ma è utile in diversi contesti.
Ad esempio a seguito di fusioni, acquisizioni e altre situazioni simili. In questi casi i processi per svolgere le
stesse attività nelle varie imprese fusesi insieme possono differire: il risultato finale è lo stesso, ma i
passaggi intermedi sono diversi. In questi casi l’attività di business process reengineering al fine di rendere
compatibili tutti i diversi sistemi.
Ma il focus sui processi può essere molto utile anche per risolvere problemi di compliance aziendali.
(quando ad esempio bisogna seguire certe modalità nelle banche per fare certe operazioni).
Oppure ancora per esigenze legate a cambiamenti delle strutture produttive, ad esempio quando fashion
box ha introdotto anche i profumi e i gioielli avrà dovuto riprogettare la sua organizzazione e i suoi processi.
Ancora per correzione di un processo che si svolge in modo errato (ad esempio perché non porta all’output
previsto), per il miglioramento di un processo, oppure lastbutnotleast, per capire chi svolge un determinato
processo all’interno dell’impresa.
Analisi dei processi operativi, mappatura e identificazione delle criticità
Quanti e quali sono i processi? Vanno individuati e poi verranno mappati i processi sui quali
lavorerò, analizzati e in caso sia necessario correggerli.
Quali sono le attività svolte all’interno del processo e come sono svolte all’interno dell’azienda
ossia la sequenza logico temporale?
Es.
Quali dati/info (input) sono utilizzati e quali generati (output ) dalle attività?
Ci sono SI coinvolti? La maggior parte delle volte la risposta è positiva
Chi svolge le singole attività ossia chi sono le persone o unità organizzative coinvolte?
Come agire in azienda?
Approccio AS-IS, TO BE
Tale approccio “così com’è” ha 3 step fondamentali
-fase iniziale di analisi e design del processo “AS IS”
-diagnosi e confronto mi domando se sto svolgendo il processo in modo efficiente e effettuo
un confronto con quelli che sono gli obiettivi e con le best practice di settore ossia il miglior
modo di gestire quell’attività effettuando dunque un’attività di benchmark
- fase finale ossia la riprogettazione del processo che può essere parziale perché sto svolgendo
in modo efficiente il processo e devo solo correggere una determinata cosa o totale qualora
andrà riprogettato completamente. “TO BE”
FASI
FASE 1
1) MAPPATURAà devo mappare i processi ossia identificare assegnare loro un nome e
suddividere nelle loro componenti fondamentali cioè in attività e micro-attività
secondo una logica gerarchica
2) Analisi del processoà
3) Re-engineeringà
4) Implementazioneà
5) Controlloà
Alcuni metodi
che servono per dare un modello semplice e intuitivo di rappresentazione del processo
-diagrammi data flowà flusso di dati è un semplice metodo per rappresentare come avviene
tra le diverse attività ed eventuali entità esterne i diversi flussi di dati. È utilizzata per mettere
in evidenza i principali flussi di dati tra le attività e entità esterne ma non ci darà dettagli sulla
procedura che non è intuibile
-diagrammi di flusso o flow chartà utilizzano anche qui simboli standard posso
rappresentare le attività del processo e metter in evidenza la logica del processo cosa che non
potevo fare con i precedenti diagrammi. Funzionano con uno schema base che prevede che le
attività vengono rappresentate con un rettangolo, la sequenza temporale e logica in cui le
attività sono svolte rappresentati da frecce unidirezionali, e all’interno del processo è
possibile individuare percorsi alternativi che si rendono necessarie per ottenere l’output
desiderato. All’interno dei simboli (rettangoli, rombi) vi sono termini che aiutano a
comprendere l’attività, come es. domande chiuse alle quali si dovrà rispondere con un sì o con
un no. Nei diagrammi di flusso c’è sempre un simbolo che indica l’inizio START dove inizia il
processo e il punto di fine STOP. Il punto di fine deve essere sempre espresso al contrario del
punto di inizio che può essere omesso.
-inglese strutturato.
I primi 2 soprattutto utilizzano dei simboli icone che identificano le attività e la sequenza
logica temporale delle stesse attività
Alcuni strumenti informatici
-vision di Microsoft
-ARIS.
Sono software che consentono di effettuare le attività designate attraverso appunto un
software dedicato.
Come si procede?
L’analisi dei processi è svolto da soggetti (analisti funzionali) che hanno competenze
organizzative e tecnologiche tali da descrivere un’analisi di processo utile a supporto del SI
FASE 2 ANALISI DEL PROCESSO
Flow chart : ulteriori indicazioni
Descrizione fasi processo posso avere delle schede di dettaglio che accompagnano il flow
chart che daranno ulteriori info utili.
Come si procede?
FASE 2 ANALISI DEL PROCESSO
È svolta da soggetti definiti Analisti funzionali che hanno conoscenze di tipo organizzativo che
sono in grado di svolgere analisi anche complessa.
Per svolgere l’attività di disegno del flow chart utilizzano dei sistemi infor