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TEMATICHE:
• Il mondo adulto vs l’innocenza del bambino;
• Motivo del “logoro- frusto”: il trionfo di tutto ciò che è logoro-frusto, e Pin ne è l’emblema;
• La misoginia, il sesso, la guerra;
• Esasperazione dei motivi della violenza e del sesso;
A primo avviso sembrerebbe un romanzo da inserire nel filone neorealista, ma non è così, perché
Calvino prende le distanze sia dalla celebrazione agiografica della Resistenza, sia dall’utilizzo della
mimesi linguistica. Il suo approccio è lirico e fantastico e questa venne riconosciuta come la sua
vocazione più autentica.
Anche qui- come nel Barone- compare il “pathos della distanza”( definizione di Nietzche);
Il romanzo si chiude con una constatazione di Pin: le lucciole, viste da vicino, sono esseri orribili
anche loro, e Cugino ribadisce che invece, viste da lontano, sono belle.
LA SINDROME DEL SENTIERO (definizione di Francesca Serra):
Coglie Calvino dopo aver scritto il sentiero, in relazione al problema dello scrivere la seconda opera.
“Il problema è di rimanere catturato e imbalsamato dentro una definizione di scrittore da cui non
riuscire più a liberarsi; di prendere con il primo libro una forma definitiva che non è la più
appropriata a lasciare un segno vero e soddisfacente di sé”
Il primo romanzo sarebbe bene non averlo mai scritto. Il problema di cosa dire è sempre stato più
importante del come dirlo, per il timore di parlare di cose di cui non valesse la pena; la Resistenza
gli dette una grande possibilità, e lo portò alla considerazione che i personaggi vanno raccontati per
quello che fanno (sono attanti più che attori).
Il personaggio nella letteratura calviniana è una casella semivuota, mai tratteggiato
psicologicamente.
Una cosa è sempre mancata al romanzo italiano: l’avventura; le peripezie sono cose da raccontare,
le avventure.
Il suo è un senso di colpa irreparabile per lo SPRECO, lo sperpero delle infinite possibilità che con il
libro hai bruciato per sempre.
La teoria de LA SCELTA E LO SCARTO
Fissando la sua esperienza sulla carta, ha svuotato il serbatoio della memoria. La memoria
seleziona attraverso un meccanismo inconscio e scegliere cosa scrivere significa scartare
qualcos’altro; l’elemento dello scarto non è negativo, ma significa saper scegliere. Potare per far
crescere e rinforzare. L’idea di “scelta e scarto” comincia per Calvino a diventare un’idea centrale,
soprattutto dalle Cosmicomiche in poi.
Dumas scrive in questo modo: sceglie e scarta, interseca e assembla; incrocia materiali secondo un
progetto ben preciso.
PREFAZIONE 1964
Credo che ogni volta che si è stati testimoni o attori d’un’epoca storica ci si sente presi da una
responsabilità speciale… A me, questa responsabilità finiva per farmi sentire il tema troppo
impegnativo e solenne per le mie forze. E allora, proprio per non lasciarmi mettere in soggezione
dal tema, decisi che l’avrei affrontato non di petto ma di scorcio. Tutto doveva essere visto dagli
occhi d’un bambino, in un ambiente di monelli e vagabondi. Inventai una storia che restasse in
margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma nello stesso tempo ne rendesse il
colore, l’aspro sapore, il ritmo…
Questo romanzo è il primo che ho scritto. Come posso definirlo, ora, a riesaminarlo tanti anni dopo?
Posso definirlo un esempio di «letteratura impegnata» nel senso più ricco e pieno della parola. […]
Quello che si chiama l’«engagement», l’impegno, può saltar fuori a tutti i livelli; qui vuole
innanzitutto essere immagini e parola, scatto, piglio, stile, sprezzatura, sfida.
Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si
eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso? Più che come
un'opera mia lo leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale d'un'epoca, da una
tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva,
dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Al tempo in cui l'ho scritto, creare una 'letteratura della
Resistenza' era ancora un problema aperto, scrivere 'il romanzo della Resistenza' si poneva come
un imperativo".
La possibilità per tutti di tornare a parlare divenne smania di esprimere più che voglia di
documentare.
Il Neorealismo non fu una scuola, ma un insieme di voci che rappresentavano le diverse Italie, ma
non fu paesano come il verismo 800esco: la caratterizzazione locale voleva esprimere verità, come
nell’America degli anni ‘30.
Ci eravamo fatti una linea, ossia una specie di triangolo: “I Malavoglia”, “Paesi tuoi”(1941) e
“Conversazione in Sicilia”(1941), ognuno col proprio lessico e col proprio paesaggio.
La Resistenza rappresentò la fusione tra paesaggio e persone.
L’incontro con Cugino fu un omaggio a Nievo (incontro di Carlino con Spaccafumo in “Confessioni di
un italiano”).
Il senso di inadeguatezza di Pin corrispondeva al suo di borghese nei confronti della guerra e
l’atteggiamento spregiudicato corrispondeva al suo modo di “essere all’altezza della situazione”.
Per lui la guerra è stato un alibi.
“Una questione privata”(1963) rappresentava la Resistenza proprio per come era: un libro in cui ciò
che si insegue, si insegue per inseguire altro, e non si arriva al vero perché.
• ULTIMO VIENE IL CORVO 1949
Raccolta di racconti che poi confluiranno in parte nell’antologia del ’58.
• L’ENTRATA IN GUERRA 1954
Raccolta di 3 racconti che vanno anch’essi a confluire nell’antologia del ‘58. Opera che non riscuote
grande successo e che l’autore stesso tende a minimizzare.
Siamo negli anni più travagliati, nei quali Calvino è alla ricerca della strada maestra, del romanzo-
romanzo
Lo considera il suo peggior lavoro.
CALVINO I TEMPO (1947-1963)
Questo è stato il suo decennio produttivo, durante il quale incrocia e sovrappone registri realistici e
registri fantastici; ci sono infatti coincidenze nelle pubblicazioni: ad ogni testo realistico corrisponde
nello stesso periodo un testo fantastico. Queste differenze si realizzano anche a livello cromatico:
REGISTRO REALISTICO ( racconti grigi ) REGISTRO FANTASTICO
( racconti verdi )
- Il bianco veliero
- I giovani del Po (1949-54)
- La collana della regina
- L’entrata in guerra (1954)
- La formica argentina (1952) - Il visconte dimezzato (1952)
- La speculazione edilizia (1957) - Il barone rampante (1957) (i nostri
antenati
- La nuvola di smog (1958) - Il cavaliere inesistente (1959)
1960)
- La giornata di uno scrutatore (1963) - Marcovaldo, ovvero le stagioni in città (1963)
Progettando la raccolta di racconti del ‘58, aveva pensato lui stesso ad un titolo: ”Racconti grigi e
verdi”.
In qualche modo il sentiero dà origine a 2 linee implicite nel romanzo stesso, dove c’era un rapporto
con la realtà dura da una parte, e dall’altra una costruzione fiabesca; come se Calvino scindesse
queste due componenti facendone nascere due alternative di scrittura, ma la sua intenzionalità
andava più sul grigio che sul verde, perché lui voleva scrivere il GRANDE ROMANZO REALISTA
degli anni ’50 (che comunque non vedrà mai la luce) ed ebbe paura di restare confinato
nell’etichetta appiccicatagli da Pavese di scrittore fantastico.
Sono anni di lavoro intensissimo, in cui lavora a tempo pieno per Einaudi, in cui produce anche testi
che non verranno mai pubblicati finché vive, o pubblicati in sedi minori.
I PROGETTI DI ROMANZO ai quali Calvino mette mano tra il 1949 e il 1954 si collocano nell’area
neorealistica. L’unico che finisce”i giovani del Po”: romanzo sulla sua generazione nel dopoguerra
pubblicato a puntate su Officina nel 1957, ma scritto tra il 1950 e il 1951.
Ci teneva molto, ma gli danno una serie di giudizi negativi che lo fanno allontanare da questo
progetto.
Durante la composizione de i giovani del Po, per trovare un po’ di svago, in un mese scrive quello
che sarà “il visconte dimezzato”. Non ha intenzione di pubblicarlo perché lo ritiene poca roba, ma
commette l’errore di farlo leggere a Vittorini, che in quegli anni curava la collana ”I Gettoni” e glielo
pubblica ottenendo molti consensi.
Non desiste dalla prospettiva realistica e affronta, con L’ENTRATA IN GUERRA, il problema
dell’autobiografismo. Raccoglie in questo volume del ‘54 3 racconti sulla sua adolescenza a
Sanremo negli anni ‘30, prima dell’entrata in guerra nel ‘40 dell’Italia, inserendosi nella corrente
dell’AUTOBIOGRAFISMO POST BELLICO.
Lui era contrario all’autobiografismo, lo definiva un genere pericoloso perché rischia di trasformarsi
in un’autocelebrazione dell’io, o in uno psicologismo malfatto e quando lo pratica è comunque un
autobiografismo mai confessione, ma che racconta azioni, episodi, storie.
• LA FORMICA ARGENTINA (1952) non è un racconto fantastico, ma forse, come sostiene
Calvino, il più realistico e oggettivo che abbia scritto . Dice di averlo scritto perché in Liguria in
questo periodo si verifica la presenza invadente e indistruttibile della formica argentina,
animaletto importato contro il quale non ci sono difese. Sottolinea che il dato che ispira il
romanzo è estremamente oggettivo: è la storia di una giovane famiglia che si trasferisce dalla
città in campagna nell’illusione di trovare un ambiente più confortevole. Tutto fila liscio finché
la donna una mattina trova una fila di formiche sul lavello. Da questo momento le formiche
diventano le protagoniste della storia, si insinuano dappertutto. Comincia una lotta contro
questa invasione.
Vuole rappresentare la lotta vana della ragione, della logica nei confronti dell’esplosione di un caos
naturale. In questo caso la natura è nemica, anche se lui l’ha sempre vista in modo positivo.
Le formiche escono fuori quando su ogni volontà positiva vince il caos. Sono le manovali del
logoro-frusto, incaricate di seminarlo ovunque, alimentando la sindrome della catastrofe che
accompagnerà Calvino fino agli ultimi anni.
Esce in contemporanea con IL VISCONTE DIMEZZATO.
• LA SPECULAZIONE EDILIZIA (1957) (lettura integrale)
(Il racconto grigio per eccellenza)
“Di solito mi piace raccontare storie di gente che riesce in quel che vuol fare (e di solito i miei eroi
vogliono cose paradossali, scommesse con se stessi,