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Il lavoro di Calvino sulle fiabe
Ad essere scelto per questo lavoro è proprio Calvino: da qui inizia il suo lavoro sulle fiabe. Egli era infatti la persona più adatta a farlo, per alcuni motivi:- Predisposizione tra l'universo della fiaba e il mondo che Calvino aveva "scoperto": Pavese era stato il primo a parlare in tono fiabesco in suo proposito, e da allora anche Calvino se ne rende conto.
- Era stato narratore della Resistenza: aveva lavorato su materiali orali, su una "materia epica", che aveva ripreso e rielaborato a partire dal racconto di un ragazzo che gli aveva permesso di avvicinarsi alle cose con lo sguardo di chi scopre il mondo per la prima volta e ritrova lo stampo delle favole più remote, dietro le apparenze.
- Tre anni prima che il progetto delle Fiabe italiane prendesse corpo, aveva scritto Il visconte dimezzato, dove il mondo fiabesco è scoperto e la narrazione ruota intorno a un uomo tagliato in due metà, che
spazio: hanno una natura migratoria, viaggiano nel tempo e nello spazio attraverso secoli e continenti, ma anche attraverso gli strati sociali. Nonostante questo, esse possono essere utilizzate come un documento storico. È impossibile stabilire dove e quando è nata una fiaba, ma è possibile stabilire in quale luogo e in quale momento quel dato racconto viene narrato. Sulle superfici delle fiabe restano le impronte digitali delle mani attraverso cui, nella sua vita secolare, il testo si è trovato a passare.
L'interesse per i narratori: Calvino è sempre interessato alla figura del narratore, al pubblico che si intravede intorno ad esso, mentre ascolta affascinato. Questo interesse per i narratori e per il mondo che ogni loro parola sembra misteriosamente evocare non scompare.
L'itinerario di Calvino dopo le fiabe: Le Fiabe italiane sono del 1956. L'anno successivo, Calvino pubblica due testi molto diversi tra loro: la sua scrittura
si trova di fronte ad un bivio, e lui decide di imboccare entrambe le strade.- La speculazione edilizia: rappresenta un abbandono del mondo delle fiabe, è una strada che si interrompe.
- Il barone rampante: strada che si rivela più produttiva e che prende ispirazione dalle fiabe. Il libro successivo di Calvino, Il cavaliere inesistente, rappresenta la sua continuazione.
4. Introduzione alle Fiabe italiane
Il viaggio nelle fiabe di Calvino è durato poco più di due anni: inizia il 15 gennaio 1954, quando Calvino risponde alla lettera di Giuseppe Cocchiara, precisando le linee del progetto editoriale. Conosciamo molto bene il procedimento e il lavoro di Calvino: ne parla lui stesso in alcune lettere. È un modo di procedere significativo, che caratterizza il lavoro.dell'autore. Dopo aver raccolto i testi in costellazioni, e dopo aver riconosciuto all'interno di esse degli alberi genealogici, procede alla scelta della variante da riscrivere e, eventualmente, alla combinazione e integrazione di varianti diverse. Questo lavoro rappresenta anche una ripresa e rielaborazione di un esercizio compiuto, in tempi lontani, sul Corrierino dei piccoli: leggere le fiabe, metterle a confronto, sceglierle e contaminarle costituisce quindi una ripresa del gioco infantile.
"Riuscirò a rimettere i piedi sulla terra?" Calvino nell'Introduzione alle Fiabe italiane, scrive: "Ora il viaggio tra le fiabe è finito, il libro è fatto, scrivo questa prefazione e ne son fuori: riuscirò a rimettere i piedi sulla terra?"
Nella duecentesima e ultima fiaba, Calvino lavora con libertà e colloca liberamente la Fata sulla cima di un albero da cui viene fatta scendere per risanare la gamba
zoppa dell'eroe. Questa rappresenta quasi un'anticipazione: ai lettori di Calvino, che conoscono la storia de Il barone rampante, la fiaba ricorda il mondo di Cosimo e il suo ostinato, eroico rifiuto di scendere dall'albero. Il tornare a terra può rimandare a una discesa dagli alberi o a un'ascensione dal mondo sottomarino, ma poco importa: quello che importa è il modo in cui Calvino si era immerso nel mondo delle fiabe. L'abbandono di Calvino nel mondo fiabesco Quello di Calvino è stato un completo abbandono ad un universo, quello della fiaba, dove la legalità è sospesa. Egli parla dell'infinita varietà, del desiderio di far conoscere quel mondo ricco e variegato. La fiaba, infatti, rappresenta la libertà, altrove impensabile per un narratore, di cedere alle seduzioni della logica, di sentirsi svincolato da ogni principio di realtà. Il problema della“voce”L’immersione comincia con la lettura: leggere vuol dire spogliarsi di ogni intenzione e di ogni partito preso, per essere pronti a cogliere una voce che si fa sentire quando meno ci si aspetta, una voce che viene non si sa da dove..Nelle fiabe il problema della voce è cruciale: Propp ha detto che chiunque ascolta una narrazione popolare è un potenziale futuro esecutore, che a sua volta porta nell’opera nuovi mutamenti.Calvino è proteso a impadronirsi di quella voce impersonale, che sembra nascondersi dietro i testi, per compiere quel lavoro di unificazione di cui si è assunto il compito. La voce è il mezzo .L’abbandono del lettore alla fiabaNon c’è quindi nessuno che possa rivendicare un diritto di proprietà su una fiaba: la si racconta ma non la si inventa, e il narrarla produce migliaia di atti di narrazione, senza che si possa risalire alla radice. Nonostante questo, il patto di
Lettura è fortissimo e l'abbandono del lettore a quanto➢ gli viene raccontato e alla voce del narratore sembra totale. In nessun altro caso come nella fiaba la suspension of disbelief di cui parla Coleridge appare altrettanto netta e inevitabile.
Chi ascolta o chi legge una fiaba non ha "niente a cui credere", quindi nessuna incredulità da sospendere: nessuna delle nostre credenze può essere messa a repentaglio una volta che il narratore ha pronunciato la sua formula inaugurale.
Il fiabesco è altro, sfuggente, bidimensionale: chi varca la sua soglia e accetta il suo➢ codice non chiede conferme né altro. 6 Rapporto privilegiato con il libro che è solo del lettore: il poter considerare ciò che è scritto come qualcosa di finito e di definitivo, a cui non c'è nulla da togliere o aggiungere.
Calvino ha rinunciato a questo rapporto: ogni testo scritto può essere riscritto.
è aperto e non definitivo. Si possono immaginare 4 tipi di lettori delle Fiabe italiane di Calvini:
- PRIMO LETTORE: colui che è interessato ad utilizzare la fiaba come un documento storico. Vuole cercare nelle fiabe le tracce, i residui di un vissuto sociale e di una esperienza empirica. Calvino, per assolvere il compito che si è assunto, si mette in viaggio e parte dalla Liguria, dalla regione in cui ha ascoltato le prime fiabe. Il lettore interessato, quindi, potrebbe avviarsi a compiere lo stesso viaggio e compiere alcune verifiche: i luoghi nelle fiabe vengono nominati apertamente, e nei rari casi in cui non succede c’è sempre un indizio o una traccia. Nei confronti di questi segni e tracce Calvino ha diversi atteggiamenti: a volte appare molto conservativo, altre volte taglia ciò che è troppo quotidiano.