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Compensazioni immaginarie che hanno lo scopo di ripristinare un grado di stabilità interna. 3)del controllo :
sono create per filtrare l’informazione e controllare il comportamento individuale. Lo scopo è quello di
rendere qualcosa di inconsueto,anche l’ignoto,familiare. Negli universi consensuali lo standard di
riferimento per misurare ciò che accade e viene percepito è la memoria:ciò che è familiare,passato. Per
l’uomo di strada le opinioni derivate dalla scienza,dall’economia..che si riferiscono all’universo reificato
differiscono da quelle familiari,e le pensa come irreali. È per questo che le persone di altre culture,gli
handicappati,sono “disturbanti”,poiché sono come noi eppure non familiari,dotati di caratteristiche
immaginarie. ciò ci preoccupa perché rischiamo di perdere i nostri punti di riferimento ma anche ci affascina.
L’atto di rappresentazione è un mezzo per trasferire ciò che ci disturba dall’esterno all’interno,come in
una confessione o in psicoanalisi. Nessuno può eliminare questo pregiudizio. Così arricchiamo e
trasformiamo qualcosa di non familiare, in familiare,interno. La scienza procede nel verso opposto: dalla
premessa alla conclusione. Due meccanismi: ancorare cioè ridurre a categorie,(che non saranno mai uguali
al modello) a immagini ordinarie,le idee insolite e oggettivare per poter vedere,toccare,controllare,constatare
la priorità del verdetto. Ancoraggio : Ciò avviene generalizzando o particola rizzando, e ciò dipende dal
nostro desiderio di definire l’oggetto normale o aberrante. Diamo una matrice di identità. Dunque: una volta
assegnatole un nome (anche inventato ad hoc) la persona o la cosa possono essere descritte ed assumono
determinate caratteristiche; è differente dalle altre;diventa l’oggetto di una convenzione. (es,vari sintomi per
stanchezza). Dire che una persona è “nevrotica” cessa di farla essere disturbante,inclassificata.
Conseguenze: esclude l’’idea di un pensiero o di una percezione che sia senza àncora;facilita la
comprensione delle caratteristiche e forma opinioni,modificando rappresentazioni preesistenti.
Oggettivazione: satura di realtà l’idea di non familiarità,riduce un concetto invisibile in un’immagine. (Dio-
padre). Quelle che non dispongono di una immagine sono selezionate e fuse in un nucleo figurativo che
riproduce un complesso di idee. Nonostante sappiamo che un complesso è “vago” lo utilizziamo come se
esistesse veramente nel valutare una persona. Ogni immagine del concetto può essere idolatrata, ciò che è
percepito prende il posto di ciò che è concepito. Grazie alla psicoanalisi oggi ognuno può distinguere i
“complessi” di una persona o vederne le “repressioni” poiché questa è una scienza e in quanto tale deve
riferirsi ad oggetti fisici. Animismo inverso verso le classi,i poteri,i sentimenti. Da qui la tendenza a
trasformare verbi in sostantivi,sostantivare la grammatica. Così diventano la sostanza o il fenomeno. Il culto
dell’eroe,la personificazione della nazione … rendono l’inconsueto consueto. La densità della memoria
impedisce che vengano modificate improvvisamente ma anche garantisce un grado di indipendenza rispetto
al presente. Ancoraggio ed oggettivazione sono modi di manipolare la memoria. Il primo la mantiene in
moto,è auto diretto,immette e toglie oggetti ed eventi che classifica. Il secondo trae immagini da essa per
mescolarli al mondo esterno.
Gli psicologi sociali americani basano le loro ricerche sulla teoria dell’attribuzione e si occupano
principalmente del modo in cui noi attribuiamo cause alle persone e alle cose che ci circondano come
statistici. La teoria delle rappresentazioni sociali,assume come punto di partenza la diversità degli individui
e dei loro comportamenti, la non prevedibilità. Il suo scopo è scoprire come gli individui possono costruire un
mondo stabile,prevedibile,a partire da questa diversità. se cerchiamo una risposta all’eterno “perché”,siamo
convinti che ogni essere o oggetto è altro da ciò che sembra e dove vediamo del fumo sappiamo che c’è
qualcosa sotto a cui attribuiamo una causa. Secondo la teoria delle r. assumiamo che il nostro pensiero è
bicausale che stabilisce simultaneamente una relazione di causa-effetto e fini-mezzi. È in questa dualità che
differisce dalla scienza. Quando vediamo qualcosa che non corrisponde a prototipo,non capiamo,ci
rivolgiamo spontaneamente ad una causalità primaria non cercando un motivo ma uno scopo interno e
specifico poiché siamo sempre convinti che ve ne sia uno (ti comporti così perché mi odi..) e questo
viene incorporato nella cosa stessa, e non riconosciuto come un’interpretazione. Questa è una
causalità in prima persona. La causalità secondaria non è spontanea ma dettata dalla nostra