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EQUILIBRIO NEI MERCATI CONCORRENZIALI
Per massimizzare i profitti é necessario che l'impresa gestisca le proprie attività
interne in modo efficiente (evitando gli sprechi, assicurandosi che i dipendenti
siamo soddisfatti) e prenda decisioni giuste sul mercato (acquistando la quantità
appropriar di input al minor costo possibile e producendo il livello di output
ottimale). In concorrenza perfetta operano numerose piccole imprese che offrono
prodotti identici e le cui dimensioni sono troppo limitate per influenzare il prezzo di
mercato. Per l'impresa concorrenziale la curva di domanda é perfettamente
orizzontale. Il prezzo di ciascuna unità venduta costituisce il ricavo aggiuntivo che
l'impresa incasserà.
Un'impresa che mira a massimizzare i profitti stabilisce un livello di produzione al
quale il costo marginale é uguale al prezzo. Graficamente, questo significa che la
curva del costo marginale di un'impresa corrisponde alla sua curva di offerta.
Per determinare il punto di chiusura di un impresa nel breve periodo, é necessario
considerare i costi variabili, al di sotto del punto di chiusura la perdita subita
dall'impresa supera i costi fissi, quando il prezzo scende al di sotto di tale punto,
l'impresa di conseguenza cesserà di produrre.
Per ottenere la curva di offerta del mercato di un bene é necessario sommare
orizzontalmente le curve di offerta di tutti i singoli produttori di quel bene.
L'equilibrio nel breve periodo é quando l'aumento o la diminuzione del l'output non
comporta variazioni delle quantità fisse di impianti e attrezzature. L'equilibrio nel
lungo periodo é quando tutti i fattori sono variabili, per cui nuove imprese possono
entrare nell'industria o vecchie imprese possono uscirne.
Nel lungo periodo tutti i costi sono variabili (un'impresa in perdita può licenziare gli
amministratori o lasciare scadere i contratti di affitto). Se un'industria é costituita da
imprese concorrenziali che presentano curve di costo identiche e possono entrare
e uscire liberamente dall'industria, la condizione di equilibrio nel lungo periodo é
che il prezzo eguagli il costo marginale e che quest'ultimo sia a sua volta pari al
costo totale unitario minimo nel lungo periodo di tutte le imprese identiche
(condizione di profitto economico pari a zero nel lungo periodo).
In generale, se la domanda di un bene aumenta é la curva di offerta resta invariata,
il prezzo del bene subisce un incremento. Per gran parte dei beni, un aumento
della domanda comporta un incremento della quantità domandata, mentre una
diminuzione della domanda avrà l'effetto opposto. Se l'offerta di un bene aumenta e
la curva di domanda rimane costante in genere il prezzo diminuisce é la quantità
acquistata e venduta aumenta. Una diminuzione dell'offerta avrà l'effetto contrario.
Le regole della domanda e dell'offerta di un mercato concorrenziale affermano che,
nel primo caso, se la domanda di un bene aumenta é la curva di offerta rimane
invariata, il prezzo e la quantità domandata del bene subiscono un incremento,
mentre la diminuzione della domanda avrà l'effetto opposto; nel secondo caso, se
l'offerta di un bene aumenta é la curva di domanda rimane costante, in genere il
prezzo diminuisce e la quantità acquistata e venduta aumenta. Una diminuzione
dell'offerta avrà l'effetto contrario.
IL MONOPOLIO
Il monopolio é una situazione di concorrenza imperfetta. Per un impresa in
concorrenza perfetta la domanda é perfettamente elastica, mentre per un'impresa
in concorrenza imperfetta essa presenta un'elasticità limitata. Con il monopolio un
unico venditore ha il totale controllo di un industria, non esiste altra industria
capace di produrre un bene sostitutivo (una società farmaceutica che scopre un
nuovo farmaco miracoloso e che riceve un brevetto che garantisce l'esclusiva delle
vendite per un determinato numero di anni).
Oltre i ai costi decrescenti, altre forze che provocano la concorrenza imperfetta
sono le barriere all'ingresso sotto forma di restrizioni legali (come i brevetti o le
regolamentazioni pubbliche), elevati costi d'ingresso, pubblicità e differenziazione
dei prodotti.
Nel caso del monopolio l'equilibrio del mercato si stabilisce quando l'offerta del
singolo produttore eguaglia la domanda di una moltitudine di consumatori, questa
asimmetria determina una riduzione dell'output e un incremento dei prezzi. La
curva di domanda dell'impresa indica la relazione esistente tra il prezzo e la
quantità venduta. Il ricavo marginale é l'incremento del ricavo totale derivante dalla
venduta di un'unità aggiuntiva, esso non può essere sia positivo che negativo. Se il
ricavo marginale é negativo significa che, per vendere unità aggiuntive, l'impresa
deve diminuire il prezzo delle unità precedenti di un ammontare tale che i ricavi
totali diminuiscono (l'impresa vende 5 unità a 100 euro quindi ricava 500 euro, se
vuole vendere un'unità aggiuntiva di prodotto, operando in concorrenza imperfetta,
deve diminuire il prezzo dunque vende 6 unità a 80 euro per un ricavo di 480 euro.
Otterrà un ricavo di 80 euro solo dalla sesta unità, il ricavo ma finale é -20 euro). Il
ricavo marginale é positivo quando la domanda é elastica, zero quando la
domanda é a elasticità unitaria e negativo quando la domanda é anelstica. La
domanda é elastica quando una diminuzione del prezzo provoca un aumento del
ricavo.
Il massimo profitto si ha quando l'output si trova al livello in cui il ricavo marginale
dell'impresa é uguale al suo costo marginale.
Il ricavo marginale che massimizza il profitto del monopolista é inferiore al prezzo di
vendita perché l'elasticità della domanda é maggiore di uno.
La regola CM=RM può essere applicata anche in concorrenza perfetta.
Le imprese che detengono il potere di mercato possono aumentare i loro profitti
attuando la discriminazione del prezzo, cioè vendendo a clienti diversi lo stesso
prodotto a prezzi diversi. Il prezzo é maggiore per il gruppo di consumatori con
elasticità minore (come i clienti vecchi) e viceversa (come i clienti da acquisire).
Il potere del monopolio conduce all'inefficienza economica, in quanto il prezzo
supera il costo marginale, ed é anche possibile che si verifichi un deterioramento
della qualità.
Per frenare gli abusi della concorrenza imperfetta, in passato i poteri pubblici hanno
talvolta fatto ricorso al l'imposizione fiscale, ai controlli dei prezzi e alla
nazionalizzazione, ma nelle moderne economie di mercato questi strumenti sono
utilizzati con minore frequenza. Ulteriori strumenti di politica industriale, adottati con
maggiore frequenza, sono la regolamentazione, le leggi antitrust e
l'incoraggiamento della concorrenza; tra questi, il più efficace é quello di favorire la
concorrenza riducendo le barriere in tutti i casi in cui ciò è possibile.
Secondo il principio marginale, nel prendere delle decisioni occorre considerare i
futuri vantaggi e svantaggi marginali e ignorare i costi non recuperabili sostenuti in
precedenza.
OLIGOPOLIO
Nell'oligopolio i mercati sono composti da un numero di imprese tra loro
concorrenti. Il potere di mercato indica il grado di controllo esercitato da una singola
impresa o da un numero limitato di imprese sul prezzo e sulle decisioni relative alla
produzione in un'industria.
Esistono tre fattori principali che influenzano i mercati imperfettamente
concorrenziali:
Le economie di scala: quando in un settore le imprese operano a un'efficienza
minima solo con una porzione elevata di ouput, quelle che possono sopravvivere
vantaggiosamente sono poche ed é probabile che si crei un oligopolio;
Le barriere all'ingresso: la concorrenza, in un settore, é limitata dall'esistenza di
importanti economie di scala o dalle restrizioni all'ingresso sul mercato imposte
dallo Stato. Se le barriere all'ingresso sono elevate ed esiste una totale collusione
si ha l'oligopolio collusivo (situazione simile al monopolio);
L'interazione strategica: quando in un mercato operano poche imprese, esse
immediatamente divengono interdipendenti, l'interazione strategica si verifica
quando l'attività di ciascuna impresa dipende strettamente dal comportamento dei
concorrenti, le imprese considerano le reazioni dei rivali in seguito a variazioni del
prezzo e dell'output.
MERCATI DEI FATTORI DELLA PRODUZIONE
I sistemi economici del mondo occidentale sono detti capitalisti, ciò significa che
gran parte dei fattori necessari per la produzione (capitale, terra, attività
patrimoniali) sono di proprietà privata. In un sistema capitalistico l maggior parte dei
risparmi e della ricchezza provengono da individui e imprese private, che ottengono
gran parte dei profitti grazie a questi investimenti.
La misura utilizzata per indicare il prezzo del lavoro é il salario medio reale, che
rappresenta il potere d'acquisto di un'ora di lavoro. Così come per qualsiasi altro
fattore di produzione, la domanda di lavoro é determinata dal prodotto marginale di
tale fattore. Il livello generale dei salari nei Paesi industrializzati é cresciuto
notevolmente grazie alla maggior specializzazione e istruzione e dei lavoratori, alla
disponibilità di quantità di capitale decisamente superiore e a tecniche di
produzione più avanzate.
Data una certa popolazione, l'offerta di lavoro dipende da tre fattori chiave: numero
medio di ore lavorative, partecipazione della forza lavoro e tasso di immigrazione.
L'aumento dei salari produce due diversi effetti sull'offerta di lavoro: l'effetto di
sostituzione (induce ciascun lavoratore a lavorare un numero maggiore di ore, in
quanto ogni ora viene pagata di più) e l'effetto reddito (salari più elevati indicano
che i lavoratori possono concedersi più ore di svago e altri agi). A un certo livello
salariale la curva di offerta può quindi presentare una pendenza all'indietro.
L'offerta di lavoratori con doti particolari é anelastica e i salari che percepiscono
corrispondono in larga misura a una pura rendita economica.
Nella situazione di equilibrio di concorrenza perfetta, se gli individui e le
occupazioni fossero esattamente uguali, i differenziali salariali non esisterebbero e
tutti i tassi salariali di equilibrio determinati da domanda e offerta sarebbero gli
stessi, ma se si abbandona l'ideale dell'uniformità degli individui e delle<